Grrrr
Da lunedì altre tre settimane di duro confinamento a Bolzano, negozi nuovamente tutti chiusi, obbligo di mascherina FFP2 se si entra nei supermercati o sugli autobus, divieto di uscire dal comune di residenza con l’auto (a piedi o in bicicletta si può)…manovre a dir poco DEMENZIALI, e multe che fioccheranno a bizzeffe.
Però se chi si accalca sono i giornalisti per intervistare Conte e compagni, allora va tutto bene…
Vi risulta ci sia mai stata una moria di fotografi e/o giornalisti?
Doppio passaporto
Quante polemiche per il doppio passaporto che dovrebbe essere consegnato, su richiesta, a quanti, di lingua tedesca o ladina, ne facciano richiesta.
Allora ho fatto delle ricerche su internet, ed ho scovato una cosuccia interessante, trovando la legge 8 marzo 2006 n.124.
Bene, con la succitata legge si permette alle persone già residenti dal 1940 al 1947 in terre che furono italiane come l’Istria e la Dalmazia, territori diventati jugoslavi in forza dei trattati di Parigi del 10 febbraio 1947 e di Osimo del 10 novembre 1975, di ottenere la cittadinanza italiana in aggiunta a quella attualmente posseduta, beneficio esteso ai loro discendenti.
Quindi una cosa è buona e giusta se la permettiamo noi ma non va bene invece se a richiederla è un altro stato straniero nei confronti di persone che nella mia provincia parlano la lingua tedesca.
Ho sempre ribadito, pur essendo io italiana, che il Tirolo è tedesco.
Un po’ di storia.
Il primo conte di Tirolo di cui si abbia notizia è Mainardo II che nel 1259 ereditò la contea dal padre Mainardo I, mentre al fratello Alberto I spettarono i territori di Istria, Gorizia , Friuli.
Il Tirolo era un territorio posto in posizione strategica tra le ricche zone di commercio venete e padane ed il nord Europa. Mainardo II si adoperò per rendersi indipendente dai principati vescovili di Trento e di Bressanone, sminuendo nel contempo l’influenza della nobiltà locale con l’assegnazione dei territori ai contadini e l’affidamento di compiti amministrativi a persone anche di censo plebeo. Finanziariamente favorì una tassazione basata più sui dazi e sulla zecca piuttosto che sulle rendite fondiarie, privilegiate dalla nobiltà.
Il Tirolo divenne quindi una nazione che, per quanto piccola, era finanziariamente solida, con una moneta forte, la cui economia si reggeva più che altro sugli scambi commerciali e sulle estrazioni di argento e salgemma. I confini del Tirolo stabiliti in quell’epoca da Mainardo rimasero pressoché immutati fino al 1918.
Le varie vicissitudini politiche e le successioni dinastiche, troppo lunghe da riferire, portarono il Tirolo ad essere governato dagli Asburgo.
La sconfitta degli Asburgo ad opera di Napoleone nel 1805 determinarono una scissione della contea del Tirolo: una parte venne assegnata alla Baviera, l’altra, che gravitava attorno alla zona di Bolzano, fu assegnata invece al Regno d’Italia Napoleonico, costituendo il dipartimento dell’Alto Adige (ecco da dove proviene il nome, non certo un’invenzione del fascista Ettore Tolomei come molti credono).
Già in quel periodo si verificarono insurrezioni, specie ad opera di Andreas Hofer che, per l’indipendenza della sua patria, combatté contro francesi e bavaresi, finché venne arrestato e fucilato a Mantova.
Con la Restaurazione e la conseguente caduta di Napoleone, il territorio venne riunito, ma passò interamente sotto il regno d’Austria (1814), divenuto poi impero austro-ungarico (1867),
Come si può notare, il Tirolo non fu mai italiano in senso stretto: fu solo il trattato di Saint-Germain del 1915 a smembrarlo, assegnando la parte meridionale del Tirolo all’Italia solo per il principio della “frontiera naturale” costituita dalla catena delle Alpi, senza tener conto della lingua e delle tradizioni della gente che abitava questo territorio. Territorio quindi “assegnato” e non conquistato, dove non venne sparato neppure un colpo…contrariamente a quanto pensano alcuni che confondono il Trentino – pur appartenente in parte al Tirolo, ma prevalentemente italofono – con l’Alto Adige.
La concessione del doppio passaporto è, per mio conto, una questione puramente formale, in quanto ormai in Europa vige la libera circolazione tra gli stati membri. Semplicemente restituirebbe un’identità a chi a tutt’oggi si sente tirolese a tutti gli effetti.
Un ultimo appunto, Suedtirol, come dice una nostra politica, ist nicht Italien (il Sudtirolo non è Italia), però, aggiungo io, non è nemmeno Austria: è Tirolo e basta.
eroi?
L’Alto Adige è primo…purtroppo.
Un triste primato, perché in provincia si registra il triplo dei ricoveri ospedalieri per le patologie correlate all’abuso dell’alcool rispetto alla media nazionale. Mentre nel 2011 la media in Italia è stata di 36,74 ricoveri ogni 100mila abitanti, in provincia di Bolzano si è raggiunto il livello massimo, ossia il 114,80, unico posto con l’indicatore a 3 cifre. Abbiamo battuto perfino il Veneto dove, secondo le vecchie barzellette, tutti bevevano.
Però la preoccupazione maggiore viene dalla fascia di persone tra i 30 ed i 40 anni, tra le quali si registrano ricoveri ripetuti e quindi maggiori ricadute. Quindi mi chiedo cosa serva fare tanta prevenzione, illustrare i pericoli che derivano dall’alcolismo – pericoli diretti, quali le patologie mentali ed a carico del fegato, o indiretti, come la causa di incidenti stradali – quando poi in televisione passano messaggi quali la pubblicità di una nota marca di birra che recita testuamente “la città ha bisogno di eroi”, e fa vedere quattro “debosciati”, tra i quali uno in particolare, grassoccio, bassotto e vestito di verde, che mi sta particolarmente sulle scatole, oppure la pubblicità dell’Aperol Spritz in cui, alla bevanda già di per se stessa alcolica, viene aggiunto del Prosecco. Sembra davvero che vogliano spingere le persone, specialmente i giovani, allo sballo.
Allora, siate coerenti: o poibite, o quanto meno limitate, questo tipo di pubblicità oppure ripristinate anche la pubblicità sulle sigarette, a suo tempo vietata perché le bionde facevano male alla salute.
Prime uscite
Prime belle giornate…prime uscite.
In attesa di riprendere a pedalare (le biciclette sono ancora ben riposte in cantina), abbiamo iniziato con i soliti giri in macchina nei dintorni, per poi passeggiare. Uno dei nostri posti preferiti è il lago di Caldaro.
Posteggiata la smart, ci siamo incamminati per le strade interpoderali. Nei campi i contadini erano al lavoro per legare i nuovi tralci ai fili metallici che fanno da base ai pergolati, i più giovani in giubbotto, jeans e berrettino da baseball, gli anziani con il classico grembiule blu, il “Sarner” ed il tipico berretto conico di feltro. Saliti tra le collinette, lungo i sentieri ricoperti ancora di foglie secche, la sopresa: le viole mammole
e le primule,
con un bellissimo contrasto cromatico. Non ho saputo resistere alla tentazione, e ne ho raccolto un mazzetto, per portarmi a casa uno scampolo di primavera. Poi pranzo leggero, in un locale con vista sul lago che, illuminato dal sole e appena increspato dalla brezza, brillava quasi fosse cosparso di brillantini….
A…come Alto Adige, Autonomia, Anniversari ed Altro Ancora
Rispondo qui e Giancarlo (Giaros) e ad un’altra persona cui ho dovuto applicare la moderazione, essendosi espressa in modo volgare non verso di me (in tal modo l’avrei pubblicato), ma verso tutti i sudtirolesi.
In effetti in pochi sono a conoscenza della storia dell’Alto Adige. Mentre il Trentino, da sempre italofono, era stato teatro di battaglie durante la prima Guerra mondiale , la mia provincia fu semplicemente inglobata (ti traduco una frase tedesca in uso qui “senza tirare un colpo di schioppo”) grazie ad un trattato di pace e solo perché le Alpi erano considerate il confine geografico “naturale” dell’Italia. Poi arrivò la triste parentesi del fascismo. A differenza dell’Austria, che in Trentino ed altre province italiche come pure in Ungheria aveva lasciato lingue, istituzioni e scuole nelle lingue locali, Mussolini oltre ad italianizzare forzatamente la zona, costrinse i sudtirolesi a parlare solo l’altro idioma ed a frequentare obbligatoriamente le scuole italiane. Nacquero così le Katakombenschulen, ossia, come denuncia il nome stesso, scuole-catacomba, per tramandare ai bambini, di nascosto, lingua e tradizioni. Ora, togliere la lingua materna ad una popolazione significa di fatto estinguerla (a questo proposito, ho postato tempo fa, il 24 agosto 2010, tra le mie poesie preferite, una bellissima poesia di Ignazio Buttitta, in siciliano). La scelta della nazionalità infine, all’inizio della seconda Guerra mondiale (1939), è stata una vile forma di ricatto: o resti qui e ti dichiari italiano a tutti gli effetti, o se ti ritieni di lingua tedesca, parti armi e bagagli per la Germania, senza portarti nulla appresso, lasciando la “Heimat”, che tanti traducono con Patria, ma ha un significato più ampio, comprendendo anche usanze, tradizioni, sentimento di nostalgia etc. Molte famiglie così si smembrarono, coloro che si trasferirono addirittura furono, spesso ingiustamente, di essere filonazisti, e solo alla fine della guerra ai cosiddetti “optanti” fu consentito di rientrare, riprendendo possesso dei loro beni e riacquistando anche la cittadinanza italiana.
Adesso, l’unica cosa che rimprovero ai tirolesi è l’amara parentesi del terrorismo, perché in nessun caso giustifico la perdita di vite umane. L’autonomia, promessa dal trattato DeGasperi-Gruber, era stata da tempo disattesa, i lavori per l’attuazione dello statuto di autonomia andavano molto a rilento ed il ricorso alla violenza è sembrato allora l’unico modo per risolvere la questione, ottenendo solo di attizzare odio tra le due diverse nazionalità.
Tanti poi dicono che, come gli extracomunitari, i tirolesi dovrebbero adeguarsi al paese che li ospita. Un momento…questa è casa loro, è sempre stata loro (eccetto durante il lontanissimo tempo dei ladini), nominalmente Italia, ma di fatto una fetta di Tirolo. Gli “ospiti”, pur in casa nostra, siamo noi.
Tanti ci rimproverano per i soldi che prendiamo. E per quelli che spendiamo? Da anni sanità, scuola, viabilità sono gestite (bene) dalla Provincia, con proprio personale, a totale carico quindi del bilancio locale e non dello Stato . Da quando non c’è più l’ANAS le strade sono migliorate, le scuole rimodernate (anche se la precedenza è stata data a quelle tedesche), la sanità ha un ottimo rapporto qualità-prezzo…buoni risultati (non ottimi) con spesa contenuta. Insomma, siamo gestiti bene e ne siamo fieri. Quanti, anche autonomi, possono dire altrettanto? Ovviamente ogni legge non nasce perfetta. Per accedere a un qualsiasi posto pubblico bisogna essere in possesso del patentino di bilinguismo, dalle differenti tipologie di difficoltà, dal livello A per le categorie digenziali al livello D per la “manovalanza” (per quanto io mi chieda a che serva conoscere, anche a livello elementare, la seconda lingua per spazzare una strada…). Ciò ha comportato anche varie storture: l’ospedale civile ha dovuto privarsi di ottimi elementi (che parlavano correttamente e correntemente il tedesco) solo perché non erano in possesso del pezzo di carta che attestava tale conoscenza.
Le lamentele dei turisti per la presunta freddezza degli albergatori? E’ gente diffidente, vero, dopo tante ingiustizie da parte degli “Italiani”, ma se li saluti con un Gruess Gott…ti sorridono e cambiano atteggiamento e ti parlano volentieri, anche in italiano. (questo è un saluto tipico del Tirolo, ma anche della Baviera, che letteralmente significa “saluta Dio”, come per augurarti la benevolenza divina).
Infine il rozzo Durnwalder…
Premesso che è laureato, ma proviene da Falzes, appena sopra Bressanone, ed ha quindi radici contadine, legatissimo alla sua terra, ma ha espresso in toni decisi ciò che pensa e pensano i suoi elettori.
A proposito di contadini… Sai quanti giovani “contadini” hanno perlomeno un diploma conseguito presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, e nonostante questo li vedi lavorare manualmente nei campi, senza orari o giorni festivi?
La coccinella che vedi sulle nostre mele è il simbolo dell’agricoltura biologica che utilizza questi insetti per sterminare le larve dannose (in particolar modo dei maggiolini) senza ricorrere ai pesticidi.
Concludendo, per i sudtirolesi questa ricorrenza è come “festeggiare” per un funerale…puoi dar loro torto?
Ancora sui 150 anni dell’Italia….
Per comodità, chiamerò Altoatesini gli abitanti dell’Alto Adige di lingua italiana, e Sudtirolesi quelli di lingua tedesca.
Ne ho già accennato e ne discutevo con una persona… Il 150^ per quanto concerne l’Unità d’Italia per mio conto è un falso storico, una ricorrenza voluta da Prodi e dai quei compagnetti che alla bandiera italiana (quando addirittura non la bruciavano in piazza), sovrapponevano quella rossa dato che il comunismo era “internazionale”. Il 1861 segna solamente la proclamazione del Regno d’Italia, composto allora dal Regno di Serdegna e dall’ex Regno delle due Sicilie, conquistato da Garibaldi e dai Mille con il supporto degli Inglesi.
Che mi risulti, l’annessione del Veneto fu attuata solo nel 1866 e quella di Roma, con quel che restava dello Stato Pontificio, praticamente il solo Lazio,nel 1870, dopo la presa di Porta Pia, tanto che la capitale venne spostata là solo nel 1871.
Qui in Alto Adige sta succedendo il finimondo perché la Giunta provinciale ha deciso di non aderire ai festeggiamenti, pur non proibendo, ovviamente, agli altoatesini di parteciparvi, e la questione sta assumendo anche rilevanza nazionale. Se per quanto concerne i monumenti la mia posizione era diametralmente opposta a quella dell’Obmann, Luis Durnwaldner, (sia da un punto di vista artistico che di natura storica, non certamente “nazionalista”), qui devo dargli pienamente ragione. Il Suedtirol, contrariamente al Trentino, con il quale molti lo confondono, è sempre stato austriaco, dal valico del Brennero fino al confine di Salorno. Grazie al trattato di Versailles fu inglobato di prepotenza nello stato Italiano che vedeva nelle Alpi il confine naturale della nazione. I sudtirolesi pertanto nulla hanno da celebrare, costringerli a ciò è una imposizione, come qualcuno che pretende che il suo amore venga forzatamente corrisposto. Gli altoatesini nemmeno non hanno nulla da festeggiare, visto che diventarono italiani solamente nel 1919, in seguito al succitato trattato. Inoltre il territorio fu italianizzato da Mussolini solo con massicci trasferimenti da altre parti d’Italia, prevalentemente dal Veneto e dal Meridione, allora tristemente sottosviluppati.
Il Meridione recrimina ancora oggi per lo spoglio attuato dai Savoia, (piccolo inciso…Vittorio Emanuele II era un gran pu***re, altro che Berlusconi!), tanto da ritenere questa invasione la causa del brigantaggio che infestò queste terre.
Consideriamo gli eventi da un’altra angolazione: perché riteniamo legittime le aspirazioni dei lombardo-veneti, dei toscani, dei marchigiani ecc. ad aderire al regno d’Italia, e vituperiamo tanto se lo stesso fanno i sudtirolesi?
E’ poi da verificare la legittimità dei plebisciti, visto l’esiguo numero di persone che in quel periodo avevano il diritto di voto e non esprimevano certamente il sentimento popolare e nazionale. Il popolo in quei tempi aveva un solo motto “Franza o Spagna, purché se magna”, dato che l’Italia era sempre stata territorio di conquista da parte di altre Nazioni, e le aspirazioni insurrezionali la plebe le lasciava ai “signori”.
Su un quotidiano locale ho letto tantissimi commenti di gente “forestiera” che nulla conosce della storia di questa Provincia se non per averci passato qualche periodo in ferie, (confondendola appunto con il Trentino ed altre amenità del genere) e che farebbe quindi bene a tenere il becco chiuso…
Infine, non del tutto irrilevante, le spese per questa ricorrenza…enormi, considerando la crisi … E qui sto con la Marcegaglia. Le imprese, già oberate di costi dovrebbero sobbarcarsi anche quelli aggiuntivi della giornata festiva retribuita…
Ricorrenze
Ed eccoci nel 2011, l’anno in cui si festeggia il 150^ dell’Unità d’Italia. Per me altoatesina non ha alcun significato, perché la mia regione fu annessa all’Italia solo alla fine della Grande guerra. Anche Trieste è in una situazione analoga, anzi,la sua annessione definitiva si verificò addirittura solo dopo la seconda Guerra mondiale… Ed oggi tutti a festeggiare il Tricolore, anche quelli che anni addietro lo bruciavano in piazza, ritenendolo un simbolo fascista e sostituivano l’Inno di Mameli (bruttarello assai a dire il vero), con “Bella ciao” e non profferirono parola alla soppressione di alcune feste nazionali quali il 4 novembre ed il 2 giugno, gli stessi che su “l’Unità” titolarono che Trieste era libera all’entrata delle truppe titine, dimenticando eccidi, foibe e l’assassinio dei cosiddetti “partigiani bianchi”, cattolici ed azionisti, quindi non comunisti, additati come traditori!
Ed ora queste stesse persone che prima osannavano l’Unità (giornale) come strumento di divulgazione politica, inneggiano ora all’Unità d’Italia… Belle facce di tolla.
Cosa ne pensate?