La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Viaggi

Paneveggio

Ieri abbiamo saltato un giretto in auto che avevamo programmato, in quanto era martedì grasso, così lo abbiamo spostato ad oggi.

Dove si va? Era da tanto che non ci recavamo a Paneveggio, passo Rolle, le pale di San Martino e zone limitrofe… Del resto, non ho mai nascosto di essere un “animale” di montagna, specie se si tratta delle Dolomiti.

Il parco di Paneveggio è chiamato anche “la foresta dei violini”: è ricca di abeti rossi, che costituiscono il 90% degli alberi presenti, mentre il restante 10% si divide tra abeti bianchi, larici e pini cembri, a seconda dell’altezza.

Per la qualità del legname, dicono che lo stesso Stradivari, quattrocento anni fa, vi si recasse a scegliere gli alberi migliori per la fabbricazione dei suoi violini, in quanto l’abete rosso, grazie alla sua elasticità, è particolarmente adatto a questo scopo, trasmettendo meglio il suono ed è quindi adattissimo per la costruzione della cassa armonica di tali strumenti.

 

Però abbiamo avuto una brutta sorpresa: ricordiamo le fortissime raffiche di vento che hanno imperversato tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre dello scorso anno? Ecco come era ridotta allora la foresta.(foto da internet)

Ovviamente molti alberi sono stati rimossi, ed al loro posto si vedono moltissime cataste ordinate di tronchi, ma molte zone presentano ancora alberi sradicati con tutte le loro zolle, mentre nel folto del bosco, non raggiungibile dai mezzi, altri abeti abbattuti si appoggiano su quelli sani: uno strazio vedere quella che era una bellissima zona verde ridotta in questo modo.

Questa sotto invece è una foto che ho scattato ad Imèr, nella valle del Primiero, verso il lago Schenèr, sempre in Trentino: anche qui, sulla sponda opposta, si notano ancora i tronchi divelti. Viene da piangere pensando che per ricostituire questo magnifico patrimonio boschivo ci vorrà oltre un secolo.


Lubiana – Il castello

Avremmo dovuto salire al Castello di mattina, ma appena alzati c’era nebbia fitta, tramutatasi poi in foschia, quindi dall’alto non si sarebbe potuto gustare appieno il panorama. Siamo saliti quindi nel pomeriggio. La funicolare che porta lassù in circa un minuto percorre una distanza di poco più di cento metri, superando un dislivello di circa 70 metri ed arrivando ad un’altezza di 294 mslm.

 

Secondo la leggenda, le origini di Lubiana risalirebbero addirittura a Giasone che dal Mar Nero risalì il Danubio, la Sava ed infine la Ljubljanica, dove gli Argonauti smontarono la nave per poi riassemblarla nei pressi dell’Adriatico per far ritorno in patria. Nei pressi della Ljubljanica c’era una grande palude dove dimorava un drago, che venne ucciso dall’eroe greco, il medesimo drago che appare nello stemma e su vari ponti e monumenti della città. Questa la leggenda, ma la storia invece di dice che nel terreno paludoso furono impiantate le prime palafitte ancora nel 2000 a.C., dove poi arrivarono in successione Illiri, Veneti, Celti. Nel 50 a.C. si insediarono i Romani, con un accampamento, che divenne poi l’insediamento di Iulia Aemona, smantellato poi dagli Slavi nell’800 d.C.

Ed ecco che si arriva finalmente al castello.

C’era la possibilità di fare il “giro virtuale” del complesso, ma le guide erano tutte in sloveno o inglese, quindi abbiamo rinunciato, preferendo girare a piedi (e salire non so quanti gradini) fino ad arrivare in cima alla torre da dove, nelle belle giornate, si vede un terzo del territorio sloveno. Beh, essendoci ancora un pochino di foschia, ci siamo accontentati di quello che potevamo vedere.

 

Poi abbiamo girato il castello: una buona parte è stata ricostruita nel 1960 sulle rovine di fortificazioni preesistenti. Nel corso dei secoli, oltre che a fortezza, fu adibito anche a carcere, ed in esso fu imprigionato per poco tempo pure Silvio Pellico, prima di essere trasferito allo Spielberg.

Abbiamo potuto visitare le celle delle prigioni, quelle dei nobili, chiuse, mentre quelle dei detenuti comuni erano “aperte”. Dappertutto campeggia l’immagine del drago. Nel cortile c’è anche un ristorantino elegante con annesso bar, e qui è successa una scenetta comica. Al castello, come in tutta la città, c’erano tantissimi turisti giapponesi (lo scorso anno li ho fotografati mentre fotografavano), ed una coppia di anziani si è tranquillamente seduta ad un tavolino del bar, ha aperto uno zainetto, ha tirato fuori panini e thermos e si è messa tranquillamente a mangiare sotto lo sguardo sbigottito dei camerieri e degli altri avventori, tra i quali anche noi. Notare che poco distante c’erano panche dove avrebbero potuto pranzare tranquillamente 🙂 .

 

 

 


Lubiana – edifici, piazze e vie

Un’altra piccola carrellata di immagini di Lubiana, palazzi, viuzze e piazze varie. Questa volta sono riuscita anche ad inserire la musica

L’edificio con le gigantografie appese alla parete è la Sinagoga, le piazze principali sono la piazza dei Congressi, dove si affacciano vari importanti edifici – la Chiesa delle Orsoline, la Filarmonica e l’Università – e piazza Preseren, con il monumento all’omonimo personaggio, un famoso poeta sloveno, dietro al quale c’è la Chiesa di san Francesco, mentre sul davanti ci sono i famosi “Tre ponti” pedonali. L’originalissima casa rosa con decorazioni stile mosaico all’inizio delle foto è la Vurnik Hîsa, ora sede della Cooperative Businnes Bank.

 


Lubiana – 2

Beh, la “vecchietta” ha colpito ancora 😀

Piuttosto di pubblicare un sacco di foto (che poi, siamo sinceri, uno prima o poi si annoia anche) ho preferito fare uno slide, postarlo su you tube (e mi ci sono dovuta pure iscrivere !) per poi metterlo qui su WordPress.

Beh, sono agli inizi, ed infatti ho dimenticato di metterci la musica…ma la prossima volta, prometto, rimedierò.

 


Lubiana

Ci sono posti cui nessuna fotografia, nessun filmato possono rendere l’atmosfera.

Lubiana è uno di questi: una città che bisogna “vivere” per apprezzarla al meglio, passeggiando sulle stradine del centro o per i viali lungo il fiume, tra il brusio delle persone sedute ai tavolini degli innumerevoli localini dai quali escono musiche varie – country, jazz, classica, popolare – e profumi diversi: pesce, carne, dolci, pizza, spezie, mandorle caramellate… Il massimo di questi profumi lo si avverte nella stradina che dal Ponte dei Draghi porta ai Tre ponti, dove ogni venerdì ci sono innumerevoli bancarelle che preparano cibi etnici, che la gente gusta accomodandosi su lunghe panche o sedendosi direttamente sui gradini del passaggio che porta alla Cattedrale di San Nicola.

Ed il fascino di questa città si avverte specialmente all’imbrunire, quando si accendono innumerevoli lucette, la rossa chiesa dei Francescani e i “Tre ponti” si specchiano nelle acque della Ljublianica, i battelli che la solcano accendono i loro fari e pure il Castello, che sovrasta tutta la città, si illumina.

 

 

 

 

 

 

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Un po’ di vacanza

Una settimana in questa bellissima città.

Si torna sempre dove ci si trova bene.


Ora di colazione

Nonostante le molte volte che abbiamo soggiornato in vari alberghi in Germania, non ci siamo ancora abituati alle colazioni che fanno i tedeschi.
Nell’hotel ad Erlangen, dove ci rechiamo abitualmente, c’è di tutto e di più.
Teche con vari tipi di salumi ed affettati, cotti e crudi o formaggi di vari tipi accompagnati da grappolini di uva, vari tipi di burro – normale, salato, alle erbe – e margarina (c’è chi ancora la mangia), ceste con vari tipi di pane, dalle baguettes ai semmel (simili alle nostre rosette) ricoperti di semi di girasole, di lino, di papavero. Pane nero o integrale a fette. Vassoi con pezzi di salumi simili alla nostra soppressata, ma tagliata molto spessa. Uova sode, alla cocque o strapazzate e fette di salmone affumicato. Verdure crude come cetrioli, peperoni, ravanelli. Per chi vuole sentirsi “leggero”, anche una colazione italiana (?) con pomodori, mozzarella e basilico (una caprese, in sostanza) o una macedonia di verdure. Maionese, ketchup e senape per accompagnare le varie pietanze.

Per le persone “normali”, yoghurt vari (bianco intero o scremato, alla frutta, alla vaniglia o di soia) da accompagnare a 6 tipi diversi di muesli, latte, 7 tipi diversi di the bio e camomilla, frutta intera o tagliata a macedonia (mele, pere, ananas, kiwi, uva melone). Marmellate in piccole confezioni alberghiere o fatte in casa, l’immancabile Nutella per la quale i tedeschi vanno pazzi, succhi di frutta e spremuta d’arancia, acqua sia naturale che gasata, caffè in abbondanza (tedesco), brioscine e croissant e, a giorni alterni, torta di frutta o ciambellone marmorizzato.
Al bancone del buffet è tutto un alternarsi di persone che riempiono piatti, piattini e scodelle con ogni sorta di cibo, mentre mio marito ed io ci accontentiamo di una  scodellina di frutta ed un’altra con muesli e yoghurt accompagnate da una tazza di caffè… e ci guardano pure strano 🙂 .


Ritorno a casa.


Mi sembra di essere Pasquale Ametrano, il personaggio interpretato da Carlo Verdone: al confine italo-sloveno avrei voluto scendere dall’auto e baciare il sacro suolo: non il nostro, ma il loro.
Davvero credo che noi italiani dovremmo abbassare un po’ la cresta e prendere ad esempio chi è meglio di noi. Ci riempiamo la bocca delle glorie passate – immense, non c’è che dire – e minimizziamo le magagne attuali, immense pure loro, e non facciamo nulla per eliminarle.
Lubiana ha fatto del turismo un business mentre noi non valorizziamo abbastanza le nostre bellezze naturali ed artistiche, e solo da poco puniamo chi le deturpa.
A Lubiana mi è sembrato di tornare indietro di una quindicina d’anni: una città pulita, ordinata, dove, girando, si avverte il senso della sicurezza. Come avevo già scritto, in giro non si vede nessun mendicante, nessun extracomunitario che rompe le scatole mentre si passeggia, piagnucolando di avere fame (?).
E paradossalmente il senso di sicurezza lo si avverte proprio per la mancanza di forze dell’ordine. Da noi è pieno sia di pattuglie che di elementi indesiderati: ovvio che senza questi ultimi non siano necessari nemmeno i primi.
Quello che mi ha colpito poi è il gran numero di bambini e di mamme che passeggiavano con loro, spettacolo sempre meno usuale da noi.
Una città salottiera, molti locali all’aperto, tantissimo verde, una vastissima zona pedonale, si avverte dappertutto un senso di gioia di vivere, sia tra i turisti che tra i residenti.
Grande educazione, grande civiltà.
E noi, che SECOLI addietro della civiltà siamo stati il faro, ora arranchiamo penosamente e fatichiamo a tenere il passo.


Lubiana, ultimo giorno

Avremmo dovuto salire al castello, ma c’era troppa coda da fare… una marea di giapponesi sembra essersi trasferita tutta in questa città. 😂
La festa di ieri si è trasferita dai Tre ponti alla piazza Congressi, dove affluiscono tantissime scolaresche. Ci sono pure gli stand di Polizia ed Esercito con alcuni loro mezzi, che i piccoli visitano con piacere e, per ricordo, ricevono in dono dei palloncini colorati.

Non ci rimaneva altro che passeggiare per la città.
Anche sul Ponte dei Macellai, con parte del fondo in vetro, è arrivata l’orrenda moda dei lucchetti, e qualcuno ci attacca pure i ciucci dei bambini. Sia sulle spalliere che sul ponte stesso o nelle sue vicinanze si trovano sculture un po’ inquietanti.

Poi un’altra piccola carrellata di edifici tra i quali l’ingresso del teatro dell’opera, e dei dettagli che mi sono piaciuti.

 

Infine le persone: ho fotografato i giapponesi che fotografavano 😅, poi il classico personaggio delle bolle di sapone che fa tanto felici i bambini, un suonatore sui Tre ponti col costume e lo strumento caratteristici ed infine (preso al volo perché mi è sbucato davanti all’improvviso) un tale che sembrava Leonardo da Vinci in bicicletta… il mio tipo 😂.


Ciao Lubiana, tornerò a visitati ancora. Mi è piaciuto il tuo aspetto “salottiero”, la cortesia della tua gente, mi ha colpito l’alto numero di bambini, il verde (non per altro è stata la capitale Green nel 2016), il tuo centro pedonale molto vasto, dove ho visto circolare tantissimi adulti con i monopattini, oltre alle biciclette e minuscoli bus elettrici da 6 posti… (quest’ultima foto è  presa dal web)


Inviato dal Veloce promemoria


Lubiana, terzo giorno

Dubbio: castello o battello?
Vista la bella giornata optiamo per il battello. Un piccolo tour di 45 minuti, per la maggior parte fuori dal centro città.
Il fiume ad un certo momento non è più canalizzato e le sponde sono ricche di vegetazione. Anche qui ogni tanto, tra il verde, si scorgono localini deliziosi. Ci sono anche varie scuole di canottaggio ed alcuni ragazzini che ne frequentano una si divertono a seguirci.
I ponti, visti dal basso, hanno tutto un altro aspetto.

In centro città c’è una festa, non so per quale motivo. Lungo le vie principali sono stati allestiti vari banchetti che vendono le mercanzie più disparate, per lo più gastronomia e bigiotteria. Inoltre ci sono vari artisti di strada, come i suonatori di xilofono ed un gruppo di donne, tutte di una certa età, che si esibiscono con tamburi, bacchette e bandierine, muovendosi ritmicamente: spettacolo molto apprezzato da una compagnia di giapponesi che ridevano ed applaudivano con molta energia, divertendosi come bambini.

Questa città mi affascina sempre di più.



Inviato dal Veloce promemoria


Lubiana, secondo giorno.

Lo scorso anno, sempre di maggio, eravamo a Zagabria, ed ho scritto che mi era piaciuta tantissimo. Lubiana però ha un fascino particolare. Sarà perché lungo il fiume si susseguono moltissimi locali – ristoranti, brasseries, bar, pasticcerie, birrerie, lounge bar – uno dietro l’altro, frequentatissimi ad ogni ora;
sarà perché anche qui non si vede l’ombra di un mendicante o un venditore di merce taroccata; sarà per l’estrema pulizia che regna ovunque; sarà per la cortesia della gente che, pur con la difficoltà della lingua, cerca di aiutare il turista in ogni modo.
La riprova di grande civiltà sta nel fatto che in giro non si vede nessun poliziotto, contrariamente a quel che succede qui da noi, dove gli extracomunitari girano impunemente pur con grande presenza di pattuglie delle forze dell’ordine.
Poi, statue e fontane in abbondanza…incluso il drago, in quanto san Giorgio è anche il patrono della città. E il castello, con la sua torre bianca, domina tutta la città.
Naturalmente, ecco altre foto.


Inviato dal Veloce promemoria


Lubiana , primo giorno

All’hotel la camera era disponibile dalle ore15, perciò ce la siamo presa comoda: siamo partiti verso le10 viaggiando a velocità moderata, tutta autostrada da Bolzano a Lubiana, senza percorrere il tragitto alternativo che, passando dall’Austria, è ben più corto, ma è anche meno veloce perché si snoda su strade statali che spesso non consentono sorpassi.
L’hotel è in periferia, ma in pochi minuti con il taxi, davvero a buon mercato, si raggiunge il centro. Dopo esserci sistemati in camera,  abbiamo avuto un paio d’ore per visitare la città: la prima impressione è stata ottima.
In centro, lungo il fiume, ci sono moltissimi locali dove cenare o anche soltanto bere una birra, c’è una grande quantità di persone, forse anche perché è domenica. Si ha perciò l’impressione di una città piena di vita, oltre che bella anche dal punto di vista architettonico. Abbiamo trovato un bel localino dove cenare, poi abbiamo richiamato il “nostro” tassista e siamo rientrati.

A Lubiana… un pensierino per Libera, chenon vedo più da tempo 😢😢.

Ecco qualche foto


Dilemma

 

Domenica si parte per qualche giorno a Lubiana. L’incognita è il tempo: sarà soleggiato? Ci sarà pioggia? Le temperature come saranno?

Così, per pochi giorni, mi toccherà portare una valigia sia con abiti leggeri che qualcosa di pesante.

Certo è che un maggio simile proprio non me lo aspettavo.

Il bello è che proprio in questo periodo i confini saranno maggiormente sorvegliati per la temporanea sospensione del trattato di Schengen.

Frontiere aperte per quanto riguarda l’accoglienza dei “profughi” senza documenti, chiuse invece per la salvaguardia dei politici partecipanti al G7 a Taormina e del summit che si terrà successivamente a Bari, già normalmente superprotetti da scorte armate,.

La gente comune invece, in quanto a protezione, si arrangi.


Una breve gita

Vivo in una città di provincia, Bolzano, e come tutte le città di provincia non molto grandi la trovo piuttosto “riduttiva”: piacevole viverci (anche se ultimamente, grazie alle “risorse” molto meno che in periodi precedenti), ma con minori attrattive di una grande città. Del resto, se qualcuno ha letto altri miei precedenti interventi, sa che molto spesso mi reco a Milano per periodi piuttosto lunghi e che la amo tantissimo.

Però c’è una cittadina che mi affascina molto. Più piccola della mia (80mila abitanti contro i 105mila di Bolzano), ma molto “salottiera” anche se è il prototipo del comune di provincia, tanto che qui Pietro Germi ha girato il film che meglio denota i pregi ed i molti difetti di questo tipo di città, ossia “Signore e signori”.

Senza dubbio avrete riconosciuto Treviso.

In tempi passati mio marito ed io ci andavamo molto spesso, ed erano anni che non ci recavamo là, così ci è venuta voglia di rivederla, anche se solo per una giornata.

L’ho trovava affascinante come al solito: con i suoi palazzi, il Sile ed il Siletto, le mura e, naturalmente, la piazza dei Signori.

Un giro così, senza meta, solo per passeggiare, anche se la giornata era grigia, trovando scorci di vecchie case che si specchiavano nel canale, o vedendo un gabbiano al mercato del pesce, scoprendo targhe, insegne, affreschi sotto i porticati dai quali ogni tanto vedevamo balconcini fioriti o ammirando le sue fontane, tra le quali la famosa Fontana delle tette che, nei periodi festivi, erogava vino bianco e rosso dai seni. Nella piazzetta c’è una copia, mentre l’originale si trova in una teca nella piazza dei Signori.

Qui una piccola carrellata di fotografie (naturalmente con le limitazioni datemi dal cellulare, ma il fotografo in famiglia era mio marito, anche se adesso ha appeso le macchine al chiodo).

 

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Zagabria 12 maggio

La permanenza a Zagabria ormai volge al termine.

Oltre ai palazzi purtroppo rovinati che ho postato l’ultima volta, ci sono anche palazzi nuovissimi, tra i quali l’hotel Dubrovnic.

20160510_150024 (1) Ma anche altri, uno ad esempio nella trg Mažuranića è molto interessante,

20160509_122842come la scultura che gli sta davanti.

20160509_122850 Sempre là vicino, il teatro dell’Opera (che in cartellone ha pure Puccini)

20160509_173905e nel giardino antistante una singolarissima fontana

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20160509_173552 e, poco distante, una statua di San Giorgio.

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Poi nei pressi della cattedrale, c’è pure questo originalissimo edificio, ma non so esattamente cosa sia.

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Ah, c’è pure un angolo d’Italia: una serie di bancarelle che vendono prodotti alimentari tipici italiani, sardi, siciliani, emiliani e piemontesi..Noi in questo campo non abbiamo certo rivali :-).

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Altri monumenti si trovano un po’ dovunque: la statua nella trg Jelačiča dedicata al conte Jelačič,

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quella dell’ingegnere  Tesla,

20160508_171254poi una che ritrae un certo monaco Orgo Martic,

20160510_115154 un altra dedicata a non so chi sia, ma aveva l’aspetto di una persona amante della della vita,

IMG_20160510_202204ma ce ne sono altre molto originali, come il mezzobusto all’entrata di un ristorante,20160510_152444 (1)

un tizio simile a Freud appoggiato ad una colonna,

20160510_171314 (1) 20160510_202911 (1) la targa dedicata ad un cane (troppo difficile da tradurre la scritta 🙂 )

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e la mia preferita, un lettore appoggiato al muro mentre consulta un libro.

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Poi ci sono i locali dove abbiamo mangiato o ci siamo fermati per una sosta: il ristorantino romantico, con lampadari a forma di carrozza,

20160509_125606una pasticceria molto elegante

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un bistrò dove ci hanno offerto un liquore buonissimo a base di grappa in cui vengono macerate arance, ananas ed altra frutta il tutto aromatizzato con la vaniglia.

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Seguire la nostra dieta è stato difficile, in quanto là mangiano prevalentemente carne (il pesce più che altro sulla costa dalmata), ma qualcosa abbiamo sempre trovato. L’ultimo saluto dalla finestra del nostro hotel…

20160509_092135e si ritorna, lievemente incavolati per il confronto tra il prezzo della benzina tra noi e la Croazia (NB: un Euro equivale circa a 7,5 Kune).

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Zagabria 11 maggio

C’è una parola che ricorre spesso a Zagabria, come in tutta la Croazia : pekarna, ossia panetteria. Ne trovi tantissime,  in ogni luogo. Appena si arriva nella galleria (che ospita anche un grande centro commerciale ) che collega il terminal degli autobus alla stazione ferroviaria, si viene accolto dal profumo di pane appena sfornato. Ci sono tre grandi panifici: Pan Pek,  Mlinar e Dubravica, con forme di pane di tutti i tipi, da quelli piccoli come pasticcini alle pezze enormi (credo di 2 chili circa). Gente che acquista non solo pane, ma anche tranci di pizza (diffusissima qui) e la mangia, avvolta in sacchetti di carta.

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Quelle menzionate sopra sono le panetterie più commercializzate,  ma esistono anche tantissimi piccoli forni artigianali. (le tre foto seguenti le ho prese da internet)

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Ci siamo spostati con vari tram, spingendoci fino in periferia. Se in centro ci sono begli edifici moderni e ben tenuti, è triste vedere che mano a mano che ci si allontana le case sono molto più degradate. Passi per quelle in stile “sovietico”, grossi prefabbricati in cemento armato, spesso nascosti dagli alberi.20160509_115703

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Là ci sono anche begli edifici fine 1800 inizio 1900 con i muri letteralmente corrosi: intonaci che si sgretolano, pareti imbrattate dai soliti graffiti senza senso, per il solo (cattivo) gusto di danneggiare.20160510_171011

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Ma in centro si trovano anche dipinti davvero deliziosi, come questa signora in costume ottocentesco,

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o il bel graffito che decora la caserma dei vigili del fuoco.

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Poi ci sono i musei: partendo dalla solita Stazione, la prima che si incontra è la Galleria Strossmeyer,

20160508_181554imponente con la sua cupola grigia,che contiene numerose opere del Rinascimento italiano: interamente circondata da giardini e fontane, e prospiciente al parco dove, all’arrivo, avevamo notato una grande festa con bimbi e mamme, nonostante l’inclemenza del tempo. Vicino alla stazione c’è il palazzo davvero imponente del Ministero delle Ferrovie.

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Zagabria 10 maggio

Stoicamente mio marito,  nonostante la pioggerella e la temperatura fresca, è voluto uscire indossando solo una camicia jeans a maniche lunghe ed un gilet di pelle,  col risultato che abbiamo dovuto comperare di corsa una giacca impermeabile. Per fortuna ne abbiamo trovata una davvero bella e ben rifinita, interamente foderata di cotone : prezzo ? Al cambio nemmeno 40 euro!
Qui è la stagione delle fragole,  e dappertutto ci sono banchetti che vendono a buon prezzo cestini di questi profumatissimi frutti.
Non solo, ma ovunque  si trovano fiori e piante, sia davanti alla stazione che in vari punti della città. 20160511_102712

Qui ad esempio siamo nei pressi della cattedrale, dove assieme ai fiori vendono anche vari prodotti ortofrutticoli.

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Il simbolo di questo posto è la statua di una vecchia contadina che si trova in un angolo della piazza.20160509_110744

Da un lato, spunta anche il campanile del palazzo arcivescovile.

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La vitalità di Zagabria la si nota proprio nel tratto che va dalla Glavni Kolovdor (Stazione principale) alla trg Bana Jelačiča ed alla trg Mazuranića, (trg sta per Piazza) e sono le  strade maggiormente interessate dalle linee tramviarie (in città autobus non ce ne sono, servono solamente l’esterno) : numerosi e molto puntuali, i tram  sono pulitissimi, dai più recenti a quelli “vecchiotti”, addirittura con due carrozze separate, e sono molto adoperati dalla gente.

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Come avevo scritto l’altro giorno, noi abbiamo acquistato la Zagreb Card che, per il costo di 90 Kune (circa 12 euro) consente di viaggiare per 72 ore su tutti i mezzi in città, oltre agli sconti nei vari musei.

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Nei pressi dei luoghi che ho nominato prima si trovano i maggiori musei e, nelle vicinanze della trg Bana Jelačiča, la Cattedrale. Quest’ultima è dedicata alla Madonna, della quale c’è anche una statua proprio sul piazzale antistante la chiesa,

20160509_104240.jpg è stata costruita tra il 1093 ed il 1217. Distrutta dai mongoli nel 1242, venne ricostruita su iniziativa del vescovo Timoteo sulle rovine di quella preesistente e dedicata a santo Stefano, re di Ungheria (István Király, o Szent István).

Nel 1880 però un violento terremoto fece crollare sia la torre che la navata centrale:venne quindi ricostruita in stile neogotico con due grandi guglie ai lati della facciata principale, alte 108 metri, una delle quali attualmente in ristrutturazione.

Ho provato a fare delle foto all’interno, ma la grande presenza di giapponesi ha reso l’impresa pressoché impossibile. Le tre immagini che seguono sono quindi prese da internet. (Wikipedia – Diego Delso), mentre gli esterni (facciata) sono opera mia, con il cellularino.

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(Navata principale)

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(sarcofago beato Alojzije Stepinac)

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(vestibolo)

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Per strada

Anche guardare per terra può riservare delle sorprese.
Impronte (no, non è Hollywood, ma è sempre Zagabria)

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E poi, anche se lontana dalla madrepatria,  una vecchia conoscenza che indica una pista ciclabile 🙂

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Mare e muri

E qui, su pareti a volte diroccate spunta quel che non ti aspetti.
Una balenottera azzurra sui tetti

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o due enormi conchiglie

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Zagabria 9 maggio

Ho scritto spesso che per il tempo libero e, in generale, per camminare a lungo uso le scarpe della MBT, quelle che sotto la suola hanno un inserto di tipo spugnoso che consente la forma “a gondola”. Solo che col nubifragio di ieri, questo inserto si era impregnato d’acqua che non si era completamente asciugata.
Stamattina, scesa per la colazione, le suole cigolavano tremendamente. I meno giovani ricorderanno forse i telefilm della RAI con Tino Buazzelli quando impersona Nero Wolfe : ecco, il suo arrivo era preannunciato appunto dal cigolio delle scarpe.
Beh, non ho la stazza di Buazzelli (per fortuna 🙂 ), ma il rumore delle suole era identico!
Uno dei migliori modi per visitare la città è di girarla a piedi e con i mezzi pubblici.

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Abbiamo quindi acquistato la Zagreb Card che ci permette di effettuare un numero illimitato di viaggi sui tram cittadini e di ottenere sconti per le entrate nei musei ed altre iniziative (cosa quest’ultima che difficilmente faremo, ma non è detto). Il costo è di 90 kune a testa, corrispondenti a circa 13 euro.
Zagabria conta circa 800 mila abitanti, ma è molto estesa. È una città davvero bella, con tantissimo verde: parchi, giardini, fontane, alberi. Pulitissima ( non ho ancora trovato una cartaccia per terra). Certo, ci sono segni di degrado in periferia, come in altre città del resto , dove abbondano i palazzoni prefabbricati in stile sovietico (ho dimorato in uno anni fa a Budapest in Pascom Liget, un enorme prefabbricato con pareti in cemento armato) e vecchi palazzi che mostrano i segni del tempo, con gli intonaci sgretolati. Ma l’impressione è comunque positiva.
Pulitissimi i tram, alcuni nuovissimi altri “anzianotti” ma che svolgono ancora egregiamente la propria funzione.
Il bus, dall’albergo a Veliko Polje, ci porta direttamente alla stazione.
Il tragitto dura una ventina di minuti. Lungo la strada, parecchi centri commerciali. Si supera il fiume Sava, lungo le cui rive ci sono grandi prati dove giocano bambini e passeggiano molte persone, e si arriva al terminal. Da lì, una galleria piena di negozi porta alla stazione ferroviaria.
Zagabria mi ha entusiasmato
Siamo saliti alla città alta con una cortissima funicolare.

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E qui alcune foto di quello che c’è in “città alta”.

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Siamo ridiscesi a piedi, ma non per la ripida scalinata che fiancheggia la funicolare, bensì per un percorso più dolce, ma sempre di 150 gradini (li ho contati).

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E qui abbiamo trovato un signore stanco che si riposava su una panchina :).

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Madônina

L’è no de Milan, ma l’è semper una Madônina tüta d’or e piscinina

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Non è che per caso…

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Mio marito insiste per prepararsi da solo il bagaglio, quindi quasi ogni volta finisce così :
“Non è che per caso tra le tue cose hai anche il dentifricio? Altrimenti, non è importante, lo compriamo qui.”.
Ed io il dentifricio ce l’ho.
“Non è che per caso hai il pettine? Il mio l’ho dimenticato. L’avevo messo sul ripiano del bagno per ricordarmi di portarlo, ma mi è sfuggito di mente. ”
E la sottoscritta di pettini, conoscendo il suo pollo, di pettini ne ha portati tre.
Lo stesso per i fazzoletti di carta, i cottonfioc, i cerotti… ma l’ho stupito quando tra le mie cose ha trovato anche un calzascarpe.
Già, perché con il nubifragio di ieri le scarpe asciugate con il fon si erano un pochino indurito e faticava ad infilarle.
Il signore è servito 🙂


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Zagabria

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Siamo partiti più tardi del solito, perché qui oggi si votava per eleggere il nuovo sindaco ed il relativo consiglio comunale. Alle 7 eravamo già al seggio poi abbiamo caricato i bagagli e via. Guido io, poiché da ieri mio marito ha un fastidioso orzaiolo ad un occhio: guidare non mi pesa, anche perché non dovrò correre in quanto il check – in all’hotel è previsto dopo le 14.
Autostrada fino a Bressanone, poi la Pusteria. Questa valle è una delle mie preferite con alte montagne, grandi prati, boschi folti. A tratti altissime cataste di tronchi e legname già lavorato in assi che mi ricordano le battaglie dei ragazzi di via Pál letto durante la mia infanzia. Ogni tanto in lontananza si vede il treno locale, coloratissimo.
Al confine di Prato alla Drava non ci sono problemi: la strada è sgombra e non c’è nessun controllo alla frontiera. Anche qui il percorso si snoda tra immensi prati a tratti interrotti dalle coltivazioni di colza dai fiori splendenti di giallo.
Una sosta per mangiare qualcosa poco prima di arrivare al confine sloveno, ed acquistare la vignetta per l’autostrada. E finalmente la Slovenia. Pure qui controllo inesistente.
Non mi aspettavo che il paesaggio fosse così bello: colline dolci con paesini da favola, piccoli e ben tenuti, che per la loro conformazione mi hanno ricordato l’Ungheria. Anche l’autostrada è ottima. Arriviamo infine al confine con la Croazia: al confine due poliziotti danno un’occhiata rapida ai nostri passaporti e ci fanno passare subito, mentre l’auto italiana immediatamente prima della nostra viene fatta accostare per ulteriori controlli. Mi spaventa vedere che in senso inverso ci sono invece code chilometriche di altri autoveicoli: al ritorno probabilmente le troveremo pure noi.
Non finirò mai di lodare l’inventore del navigatore che ci ha condotto fino all’albergo senza intoppi, puntuali quasi fossimo svizzeri!
Una rinfrescata e siamo pronti per uscire. A 50 metri dall’hotel c’è una fermata del bus che ci conduce fino in centro. Cerchiamo un ufficio informazioni per la Zagabria Card che ci permette di viaggiare per 3 giorni su tutti i mezzi pubblici e di entrare in eventuali musei a prezzo ridotto, ma l’addetto ci dice di ritornare domattina. La città è grande, davvero ben tenuta e piena di vita: molti negozi aperti nonostante sia domenica, nelle vie laterali alle arterie principali una serie di locali – bar, gelaterie, paninoteche – molto affollate, come pure i giardini dove si svolge una festa con molti bambini (forse la festa della mamma? Difficile dirlo, in quanto non capiamo una parola di quanto scritto su vari striscioni ).
Mangiamo qualcosa e riprendiamo il bus… ed ecco! Inizia un temporalone tremendo ed inizia un acquazzone proprio nei pressi della nostra fermata. Ci rifugiamo sotto la pensilina, ma il vento spinge la pioggia fin là sotto. Decidiamo di rientrare comunque in hotel, dove arriviamo FRADICI. Naturalmente le scarpe da pioggia erano in auto, ed il K-Way e gli ombrelli in valigia!
Una doccia bollente per scaldarci e da poco ho finito di asciugare capelli, scarpe, jeans, berrettino da baseball con il fohn…
Spero che domani faccia bel tempo.


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E se…

Zagreb2016


“E se…” è il criterio con cui noi donne prepariamo i bagagli.
E se dovesse fare caldo?
E se dovesse rinfrescare?
E se dovesse piovere?
E se mi dovessi macchiare o si dovesse rompere o strappare qualcosa?
Già,  perché noi donne dobbiamo prevedere tutto, essere pronte a tutto, specialmente con il cambio di stagione.
Quindi 3 magliette di cotone e 2 camicette con le maniche corte se dovesse fare caldo.
Poi anche 2 maglie ed una camicia in jeans con le maniche lunghe  nel caso opposto.
Un gilet di maglia può mancare? Certamente no, e risolve molti problemi.
Poi un paio di jeans di ricambio, anche se sono pochi giorni.
Una giacca (con la quale partirò ) ed il K-Way in valigia se dovesse piovere.
Ho portato pure l’ombrello pieghevole ed il mio phon dotato di spazzola.
Le scarpe da pioggia sono sempre nel portabagagli, quindi non occupano spazio in valigia.
Poi biancheria di ricambio,  pigiama e ciabattine…
Ah, il caricabatterie ed un paio di prese multiple (alcuni alberghi sono un po’ avari in questo senso).
Il beauty case… quello è  a parte, e contiene anche la scorta di aspirine ed eutirox, oltre alle lenti a contatto di riserva  (ma in valigia c’è comunque sempre un paio di occhiali da vista).
A conti fatti, la mia valigia peserà il doppio di quella di mio marito… ma non si sa mai…
Spero di riuscire a collegarmi alla sera approfittando del wi-fi.
Se non ci riesco, beh, sono 5 giorni solamente…

Domattina sveglia all’alba anche perché prima della partenza bisogna andare a votare.

Un saluto a tutti 🙂