Poesia sul disamore
Perché chi è amato è cosi sciocco e greve?
l’errore è nella causa o nell’effetto?
Voglio un posto di viole e bucaneve…
di biancospini… il mio posto segreto…
Vattene, adesso!… prendi il vaporetto…
non fingiamoci Ofelia con Amleto…
perché è soltanto fiato, sete e fame,
e accoppiamento e malattia e morte…
e del fuoco che a volte mi fa infame
io lo giuro, la colpa non è mia:
non posso farci niente, è la mia sorte…
Vattene adesso, vattene, va’ via!
Tirati dietro azzurro, oro e mare,
ma lascia i fiori, lascia qui i miei fiori!
ma dove sono? li vorrei toccare…
le viole, i bucaneve, i biancospini,
deponimeli qui… non manca molto…
li voglio tutti qui… sopra… vicini…
il tempo adesso è tutto capovolto…
adesso mi amerai? mi amerai molto?
mi si perdona quello che ti ho tolto?
e la malinconia? la mia mestizia?
Fiori sui morti! fiori su chi è vivo!
fiori… misericordia e non giustizia!
Ecco il giorno che dice “Arrivo, arrivo!”
e io… io mi lamento che non vivo…
Fiori sui morti! fiori su chi è vivo!
Fiori su questi letti di tortura
e fiori sul martirio e sul terrore…
Fiori sul buio che ci fa paura,
fiori su piaghe, fiori su ferite,
fiori sul dolce delirio del cuore,
fiori sulle speranze seppellite!
Fiori sui vivi! Fiori su chi muore!
Beato chi crede ancora nell’amore!
Patrizia Valduga
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