La fine della scala
Sono passati dei giorni senza incontrarci.
Tu sei là, dietro il traguardo dei sogni,
in un orizzonte circondato di ignoto.
E io cammino, e vedo, e dormo,
consumando i miei giorni e trascinando il mio dolce domani,
che fugge verso il passato perduto.
I sospiri consumeranno i miei giorni finché tu torni?
Nazik al-Malaika
Anche le parole
Anche le parole
vene sono
dentro di esse
sangue scorre
quando le parole si uniscono
la pelle della carta
s’accende di rosso
come
nell’ora dell’amore
la pelle dell’uomo
e della donna.
Ghiannis Ritsos
Dipinto di Marc Chagall
Paese
Nel guscio dei tuoi occhi
sverna una stella dura, una gemma eterna.
Ma la tua voce è un mare che si calma
a una foce di antiche conchiglie,
dove s’infiorano mani, e la palma
nel cielo si meraviglia.
Sei anche un’erba, un’arancia, una nuvola…
T ’amo come un paese.
Gesualdo Bufalino
Dipinto di Salvatore Fiumanò
Destino
Ma viene l’attimo quando
alla porta bussa il Destino
con la tua stessa mano.
Non puoi non aprirgli.
E mette in fuga il silenzio
con la voce tua.
Quel che è scritto per te –
con calligrafia incerta
sarai tu stessa a scriverlo.
Se per paura lo cancelli,
cancellerai il tuo volto
con il gesto tuo.
Il Destino prende dimora in te.
E dove potrai fuggire, tu,
più lontano dalla tua pelle?
Blaga Dimitrova
Ascoltavo la pioggia
Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quale fragile ardore
sillabava e moriva.
L’infinito tendeva
ori e stralci di rosso
profumando le pietre
di strade lontane.
Mi abitavano i sogni
odorosi di muschio
quando il fiume impetuoso
scompigliava l’oceano.
Ascoltavo la pioggia
domandare al silenzio
quanti nastri di strade
annodavano il cuore.
E la pioggia piangeva
asciugandosi al vento
sopra tetti spioventi
di desolati paesi.
Alda Merini
Pianure a maggio
In lucidi specchi
tra volti di nuvole bianche
si celano i grani
del riso.
Traspaiono strade
nel gracile bosco,
dai greti si porgono
al fiume.
Sugli alti viadotti
barcollano andando
lenti i carri
dell’erba recisa-
Antonia Pozzi, 2 maggio 1935
(da “Parole”, 1939)
Dipinto di Camille Pissarro
Nuovamente a Milano
Finalmente, dopo 448 giorni, si torna a viaggiare.
Ore 9.30, alle porte di Milano. Mi ritrovo a sorridere all’uscita della Gobba, poi viale Padova, un pezzo di Leoncavallo con il suo pavé sconnesso, quindi via Giacosa che fiancheggia il Trotter e, finalmente, via Rovereto.
Parcheggiare è praticamente impossibile, visto che stanno riqualificando la zona, predisponendo spazi per gli alberi a discapito delle auto dei residenti. Inoltre in una parte della via stanno ancora lavorando. Una botta di culo (si può dire ?) : una Toyota si sposta lasciandoci posteggiare proprio di fronte al portone di casa.
Ed eccoci nell’appartamento : entriamo con un po’ di apprensione, dopo che la portinaia ci aveva avvisato dell’incursione ladresca. In cucina va abbastanza bene: le antine dei mobili e i cassetti sono spalancati, ma è praticamente tutto abbastanza a posto. In camera invece è un vero disastro: hanno rovesciato tutto per terra in cerca di soldi e gioielli che, ovviamente, non c’erano. Però un vecchio portagioie, dove la mia amica conservava un po’ di bigiotteria, neppure tanto pregiata, è stato completamente svuotato. I ladri si sono dimostrati degli emeriti stupidi, portando via solo una cuffia wireless, ma dimenticando il trasmettitore, senza il quale ovviamente la cuffia non può funzionare. Inoltre hanno lasciato due lettori DVD nuovi, ancora imballati e neppure ingombranti, ed una stufetta pure nuova, sempre imballata.
In poche parole, è maggiore il disagio che il danno.
Per fortuna non hanno buttato a terra tutti i libri…

Mi adagio nel mattino
Mi adagio nel mattino
di primavera.
Sento
nascere in me scomposte
aurore.
Io non so più
se muoio o pure nasco.
Sandro Penna
Dipinto di Claude Monet
Il mio cuore
Il mio cuore ha l’accesso stretto
il sangue non ci passa facilmente
o rigurgita o rimane dentro,
così gli altri non sanno
che passione ho per loro
che potrei
fermare anche gli ignoti per la strada
e dirgli
tutto quello che ho dentro e non mi passa –
e sarebbe la grazia.
Anna Maria Carpi
Sotto la pioggia camminava la primavera
Sotto la pioggia camminava la primavera
con i suoi piedi esili e lunghi sull’asfalto di Mosca
chiusa tra gli pneumatici i motori le stoffe le pelli
il mio cardiogramma era pessimo quel giorno
quel che si attende verrà in un’ora inattesa
verrà tutto da solo
senza condurre con sè
coloro che già partirono
suonavano il primo concerto di Čajkovskij sotto la pioggia
salirai le scale senza di me
un garofano sta all’ultimo piano della casa al balcone
sotto la pioggia camminava la primavera
con i suoi piedi esili e lunghi sull’asfalto di Mosca
ti sei seduta di fronte a me non mi vedi
sorridi a una tristezza che fuma lontano
la primavera ti porta via da me ti conduce altrove
e un giorno non tornerai più, ti perderai nella pioggia.
Di maggio
Come quando di Maggio
sopra il ramo la rosa
nella sua bella età,
nel suo primo splendore
ingelosisce i cieli del suo vivo colore.
Mario Luzi
Gli animali del circo
Gli orsi battono le zampe ritmicamente,
la scimmia in tuta gialla va in bicicletta,
il leone salta nel cerchio fiammeggiante,
schiocca la frusta e suona la musichetta,
schiocca e culla gli occhi degli animali,
l’elefante regge un vaso sulla testa,
e i cani ballano con passi uguali.
Mi vergogno molto, io – umano.
Divertimento
pessimo quel giorno:
gli applausi scrosciavano a cascata,
benché la mano più lunga d’una frusta
gettasse sulla sabbia un’ombra affilata.
Wislawa Szimborska
Fiori di ciliegio
Il fiore di ciliegio
non mi pare
che cada presto:
il cuore umano, invero,
muta senza aspettare il vento.
Ki No Tsurayuki
I papaveri
Questo è un anno di papaveri, la nostra
terra ne traboccava poi che vi tornai
fra maggio e giugno, e m’inebria
d’un vino così dolce così fosco.
Dal gelso nuvoloso al grano all’erba
maturità era tutto, in un calore
conveniente, in un lento sopore
diffuso dentro l’universo verde.
A metà della vita ora vedevo
figli cresciuti allontanarsi soli
e perdersi oltre il carcere di voli
che la rondine stringe nello spento
bagliore d’una sera di tempesta,
e umanamente il dolore cedeva
alla luce che in casa s’accendeva
d’un’altra cena in un’aria più fresca
per grandine sfogatasi lontano.
Attilio Bertolucci
Dipinto di Robert William Vonnoth
da “L’arte di vivere”
Tutto è diventato business, ogni cosa deve funzionare ed essere utilizzabile. Non esiste un sentimento di identità, esiste un vuoto interiore. Non si hanno convinzioni, né scopi autentici. Il carattere mercantile è l’essere umano completamente alienato, privo di qualunque altro interesse che non sia quello di manipolare e funzionare. È proprio questo il tipo di umano conforme ai bisogni sociali. Si può dire che la maggior parte degli uomini diventano come la società desidera che essi siano per avere successo. La società fabbrica tipi umani così come fabbrica tipi di scarpe o di vestiti o di automobili: merci di cui esiste una domanda. E già da bambino l’uomo impara quale sia il tipo più richiesto.
Erich Fromm
Mare calmo
Il mare è tutto azzurro.
Il mare è tutto calmo.
Nel cuore è quasi un urlo
di gioia. E tutto è calmo.
Sandro Penna
Immagine di Anne Packard
Felicità raggiunta
Felicità raggiunta, si cammina
per te su fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, ghiaccio teso che s’incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t’ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.
Eugenio Montale
Torno a ripetermi
Appurato che nell’aria il virus non si diffonde (lo ha detto persino Burioni, e chissà quanto gli sarà costato); assodato che il coprifuoco non serve ad una beata cippa (non voglio scadere nella volgarità); accertata anche la perfetta inutilità delle mascherine, cosa che l’OMS (come pure il dr. Ricciardi) aveva detto ancora ad inizio del contagio, vogliamo parlare anche delle misure incongruenti che abbiamo dovuto subire in oltre un anno?
A cosa serviva vietare i trasferimenti nelle seconde case?
Perché in bicicletta si poteva sconfinare nel comune attiguo, ma in macchina no?
Perché al bar o al ristorante si può togliere la mascherina, ma appena ci si alza è obbligatorio indossarla?
Perché a scuola c’è una frequenza ridotta, ma sui mezzi pubblici ci si può assembrare tranquillamente?
Perché studenti costretti a casa in quanto asintomatici non possono seguire le lezioni neppure tramite DAD in quanto sono considerati assenti per malattia?
Perché il ministro Speranza che ha una laurea in scienze politiche continua a discettare di sanità non avendone le competenze e con l’aiuto dell’AIFA reitera la terapia rivelatasi nociva (Tachipirina e vigile attesa)?
Quando l’impero comincia a scricchiolare, allora sforna leggi illogiche (libera interpretazione di Cicerone).
Don Chisciotte – 1
Sulla città
silenzi improvvisi.
Varchi
con un sorriso indefinibile
i confini:
sai le spine di tutte le siepi.
E vai,
oltre i fiati caldi degli uomini,
il sonno dopo gli amori,
l’affanno e la prigionia.
Su la petraia che è azzurra
come le corolle del lino,
liberata
canti correndo:
ma chiudi gli occhi
se in fondo al cielo
le ali bianche dei mulini
si dilacerano
al vento.
Antonia Pozzi
21 febbraio 1935
Alla finestra
Datemi fame,
o voi dèi che sedete e date
ordini al mondo.
Datemi fame, dolore e mancanza,
chiudetemi fuori dalle vostre porte
d’oro e fama
con vergogna e fallimento,
datemi la vostra più meschina, sfinita fame!
Ma lasciatemi un po’ d’amore,
una voce che mi parli sul finire del giorno,
una mano che mi tocchi nella stanza buia
a spezzare la lunga solitudine.
Nel crepuscolo dello spettro del giorno
che offusca il tramonto,
una piccola errante stella d’occidente
che mi spinga fuori dalle mutanti rive dell’ombra.
Lasciatemi andare alla finestra,
e là guardare le figure del giorno all’imbrunire,
e aspettare, sapendo dell’arrivo di un po’ d’amore.
Carl Sandburg
Dipinto di Maurice Pirenne
A mia madre
Non sempre il tempo la beltà cancella
o la sfioran le lacrime e gli affanni
mia madre ha sessant’anni
e più la guardo e più mi sembra bella.
Non ha un detto, un sorriso, un guardo, un atto
che non mi tocchi dolcemente il cuore.
Ah se fossi pittore,
farei tutta la vita il suo ritratto.
Vorrei ritrarla quando inchina il viso
perch’io le baci la sua treccia bianca
e quando inferma e stanca,
nasconde il suo dolor sotto un sorriso.
Ah se fosse un mio priego in cielo accolto
non chiederei al gran pittore d’Urbino
il pennello divino
per coronar di gloria il suo bel volto.
Vorrei poter cangiar vita con vita,
darle tutto il vigor degli anni miei
Vorrei veder me vecchio e lei…
dal sacrificio mio ringiovanita!
Edmondo De Amicis
Dipinto di Umberto Boccioni (particolare)
Cosa ne pensate?