Felice chi è diverso
Felice chi è diverso
Essendo egli diverso
Ma guai a chi è diverso
Essendo egli comune
Sandro Penna
Dove nasce il giorno
Il giorno non nasce in tutte le parti del mondo,
ma solo in segreto,
là dove nessuno lo vede.
Da niente diventa increspatura di vita,
da buio diventa cammino,
da notte diventa orizzonte
Il giorno non ha fretta di diventare colore
ma si tinge lentamente
salendo dal cuore del mondo
scalda pian piano il manto del mondo
come il respiro che esce dal freddo letargo infinito dell’insensibilità
seziona il nero come a cercare nella notte dell’anima
quell’unica luce della fratellanza
e solo alla fine si lascia trovare.
Guatan Tavara
Il fuoco degli Dèi
Oh voi, guardate come gli anni cadono
con fragore tutti e formano una nube
e l’uccello sul suo ramo ride dei sogni
dell’uomo, mentre tutto si disfa come scaglie!
Quel fuoco che Prometeo ancora non espia,
dolore posto sulla fronte perché sia eterna,
oh guardatelo crescere sulle rovine,
le ceneri che rimangono del suo incendio sommesso!
Percorriamo le ore senza vederne il volto,
quelle labbra che a volte ci chiamano da così lontano.
Oh se nell’altro sogno potessimo pensare
e quella fiamma infine si innalzasse al riposo
oscillando in mezzo alla Bellezza, per sempre!
Juan Rodolfo Wilkock
Aprile
Prova anche tu,
una volta che ti senti solo
o infelice o triste,
a guardare fuori dalla soffitta
quando il tempo è così bello.
Non le case o i tetti, ma il cielo.
Finché potrai guardare
il cielo senza timori,
sarai sicuro
di essere puro dentro
e tornerai
ad essere felice.
Anna Frank
Il valore delle cose
Il valore delle cose non sta nel tempo in cui esse durano ma nell’intensità con cui vengono vissute; per questo esistono momenti indimenticabili, cose inspiegabili e persone incomparabili.
Fernando Pessoa
Il vento cala e se ne va
Il vento cala e se ne va
lo stesso vento non agita
due volte lo stesso ramo
di ciliegio
gli uccelli cantano nell’albero
ali che voglion volare
la porta è chiusa
bisogna forzarla
bisogna vederti, amor mio,
sia bella come te, la vita
sia amica e amata come te
so che ancora non è finito
il banchetto della miseria ma
finirà…
Nazim Hikmet
I
Attesa
Toglietemi tutto, ma lasciatemi l’attesa;
di qualcuno o di qualcosa che mi tenga in pugno,
che mi metta sul ring col desiderio,
oppure col bisogno,
e che possa infiacchirli,
scemarli o tacitarli definitivamente.
Sylvia Plath
Illustrazione di Daria Petrilli
Senza titolo
Sulla terra esistono due razze.
Coloro che hanno bisogno degli altri, che gli altri divertono, interessano, riposano, e che la solitudine spossa, esaurisce, annienta, come l’ascensione di un terribile ghiacciaio o la traversata del deserto, e coloro invece che l’altrui compagnia annoia, stanca, imbarazza, prostra, mentre l’isolamento li calma, li empie di riposo nella libertà e nella fantasia del loro pensiero.
C’è in questo, insomma, un normale fenomeno psichico.
Gli uni sono fatti per vivere una vita esteriore, gli altri per vivere una vita interiore.
Guy de Maupassant
A mia moglie
Un sonante proemio io non so scrivere
come preludio al mio canto;
da poeta a poema
oserei dire.
Perché di questi petali caduti,
se a te uno solo paia bello,
amore lo spingerà a volo
sui tuoi capelli.
E quando il vento invernale raggeli
la terra disamorata,
esso bisbiglierà del giardino,
e tu capirai.
Oscar Wilde
dipinto di Vincenzo Irolli
Padri e figli
Il rispetto che Grillo ha verso le donne, lo si evince da un paio di frasi.
“La Montalcini è una vecchia puttana”
“Cosa fareste in auto con la Boldrini?”
Ecco, io non so se il figlio di Beppe sia colpevole o meno, non spetta a me giudicare, pur ritenendo che nessuno abbia rivolto anche un solo pensiero alla ragazza (consenziente? Vedremo gli atti), però alla luce delle frasi di cui sopra mi viene in mente il vecchio proverbio “La mela non casca mai lontano dall’albero”.
Mia madre

E ora sono
così uguale a te, madre,
che non mi riconosco dentro il vetro
di quel ritratto tuo così presente.
Se sapessi che tutto
quello che ho odiato di te e maledicevo
adesso in me lo scopro
così esatto e recente come il cerchio
d’una pietra nell’acqua, ripetuta.
Juana Castro
foto di mia madre
La locanda
L’essere umano è una locanda,
ogni mattina arriva qualcuno di nuovo.
Una gioia, una depressione, una meschinità,
qualche momento di consapevolezza arriva di tanto in tanto,
come un visitatore inatteso.
Dai il benvenuto a tutti, intrattienili tutti!
Anche se è una folla di dispiaceri
che devasta violenta la casa
spogliandola di tutto il mobilio,
lo stesso, tratta ogni ospite con onore:
potrebbe darsi che ti stia liberando
in vista di nuovi piaceri.
Ai pensieri tetri, alla vergogna, alla malizia,
vai incontro sulla porta ridendo,
e invitali a entrare.
Sii grato per tutto quel che arriva,
perché ogni cosa è stata mandata
come guida dell’aldilà.
Gialal ad-Din Rumi
Contemplazione istantanea
Di là dai vetri tre rondini,
di qua dai vetri tre mosche
sfiondano
bistrattando a gara
due triangoli di svenevole azzurro.
Antonia Pozzi
Milano, 6 maggio 1929
Dipinto di Giacomo Balla
Dichiarazione
Oscura calava la sera,
ruggiva il mar più selvaggio.
Io sedevo alla spiaggia e guardavo
la candida danza dell’onde,
e il mio petto si fe’ tempestoso
come il mare, e bramosa mi colse
la nostalgia profonda
di te, soave imagine,
che dovunque mi aleggi d’intorno,
e dovunque mi chiami,
dovunque, dovunque,
nel sibilar del vento,
nel muggito del mare,
e nel sospiro stesso del mio petto.
Con una canna leggera
io scrissi sull’arena:
‘Agnese, io t’amo!’.
Ma l’onde cattive
si versarono sopra la dolce
confessione e la spensero.
Oh fragile canna, volubile arena,
oh labili onde, di voi
io più non mi fido!
Il cielo diventa più oscuro,
il mio cuor più selvaggio,
e con valida mano dai boschi
della Norvegia io divelgo
l’abete più eccelso, e l’immergo
nella gola rovente dell’Etna.
Con tale penna gigante
nel fuoco intinta io scrivo
sulla volta del ciel tenebrosa:
‘Agnese, io t’amo!’.
Heinrich Heine
Dipinto di Gustave Courbet
Annuncio
Cerco il mio sorriso.
L’ho fatto cadere qui, da qualche parte
in mezzo ai fatti e alle parole.
Se qualcuno lo trova,
lo appenda all’orecchio
come un orecchino!
E dica al boia:
Non più spauracchi di pianto!
Chi genera paura, è preso dal panico.
Blaga Dimitrova
8 aprile 1989
dipinto di Gaetano Bellei
da “Pietre del cammino”
287
Ha radici il fiore che ti mostro
Piantalo nel tuo cuore
Alejandro Jodorowsky
Non sto pensando a niente
Non sto pensando a niente
e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,
mi è gradita come l’aria notturna,
fresca in confronto all’estate calda del giorno.
Che bello, non sto pensando a niente!
Non pensare a niente
è avere l’anima propria e intera.
Non pensare a niente
è vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita…
Non sto pensando a niente.
È come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perché, in fin dei conti,
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente…
Fernando Pessoa
So che stai leggendo
So che stai leggendo tardi questa poesia,
prima di lasciare l’ufficio
con l’abbagliante lampada gialla e la finestra nel buio
nell’apatia di un fabbricato sbiadito nella quiete
dopo l’ora di traffico.
So che stai leggendo questa poesia in piedi
nella libreria lontano dall’oceano
in un giorno grigio di primavera, fiocchi sparsi di neve
spinti attraverso enormi spazi di pianure intorno a te.
So che stai leggendo questa poesia in una stanza
dove tanto è accaduto
che non puoi sopportare
dove i vestiti giacciono sul letto in cumuli stagnanti
e la valigia aperta parla di fughe
ma non puoi ancora partire.
So che stai leggendo questa poesia mentre
il treno della metropolitana perde velocità
e prima di salire le scale
verso un nuovo tipo d’amore
che la vita non ti ha mai concesso.
So che stai leggendo questa poesia alla luce
del televisore dove immagini mute saltano e scivolano
mentre tu attendi le telenotizie sull’intifada.
So che stai leggendo questa poesia in una sala d’attesa
di occhi che s’incontrano sì e no, d’identità con estranei.
So che stai leggendo questa poesia sotto la luce al neon
nel tedio e nella stanchezza dei giovani fuori gioco,
che si mettono fuori gioco
quando sono ancora troppo giovani.
So che stai leggendo questa poesia con una vista non più buona,
le spesse lenti ingigantiscono
queste lettere oltre ogni significato
però continui a leggere
perché anche l’alfabeto è prezioso.
So che stai leggendo questa poesia mentre vai e vieni accanto alla stufa scaldando il latte,
sulla spalla un bambino che piange, un libro nella mano
poiché la vita è breve e anche tu hai sete.
So che stai leggendo questa poesia non scritta nella tua lingua
indovinando alcune parole mentre altre continui a leggerle
e voglio sapere quali siano queste parole.
So che stai leggendo questa poesia mentre ascolti qualcosa,
diviso fra rabbia e speranza
ricominciando a fare di nuovo il lavoro che non puoi rifiutare.
So che stai leggendo questa poesia perché non rimane
nient’altro da leggere
là dove sei atterrato, completamente nudo.
Adrienne Rich,
Immagine di Vilhelm Hammershoi
Leggerezza
Prendete la vita con leggerezza, ché leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore. Italo Calvino, Lezioni americane
Io aspetto
Io aspetto
come il melo
aspetta i fiori –
suoi –
e non li sa
puntuali
ma li fa,
simili
non identici
all’anno passato.
Li fa precisi
e baciati nel legno
da luce e acqua
da desiderio
senza chi.
Sorrido sotto il noce
ai suoi occhi tanti
che mi studino bene
la tessitura dei capelli
e ne facciano versi
di merlo e di vespa
di acuti
aghi di pino
e betulla appena sveglia.
Non so chi sono
ho perso senso
e bussola privata
ma obbedisco
a una legge
di fioritura
a un comando precipitoso
verso luce
spalancata.
Chandra Livia Candiani,
Gli artisti
Gli artisti dimenticano che l’aria
scorre fra le dita,
le ore ad ascoltare la radio
brillano ottuse e stravaganti,
la loro vicenda oscilla al limite di ogni ora;
in nessun luogo gli oggetti si posano,
eppure esistono in ogni fessura:
la loro superba crudeltà si compone
di minuti solenni.
Gregorio Scalise
Inno alla bellezza
Vieni tu dal cielo profondo o sorgi dall’abisso,
o Bellezza? Il tuo sguardo, infernale e divino,
diffonde confusamente beneficio e crimine,
e per questo ti si può paragonare al vino.
Contieni nel tuo occhio il tramonto e l’aurora;
diffondi profumi come una sera di tempesta;
i tuoi baci sono un filtro, la tua bocca un’anfora,
che rendono vile l’eroe e coraggioso il fanciullo.
Sorgi dal nero abisso o discendi dagli astri?
il Destino incantato segue le tue sottane come un cane;
tu semini a caso la gioia e i disastri,
governi su tutto e non rispondi di nulla.
[…] Che tu venga dal cielo o dall’inferno che importa,
– o Bellezza! Mostro enorme, pauroso, ingenuo! –
se il tuo occhio, il tuo sorriso, il tuo piede mi aprono la porta
di un Infinito che amo e non ho mai conosciuto?
Da Satana o da Dio, che importa? Angelo o Sirena,
che importa se tu – fata dagli occhi di velluto,
ritmo, profumo, luce, o mia unica regina! –
rendi l’universo meno orribile e gli istanti meno grevi?
Charles Baudelaire
Il pozzo
Cigola la carrucola del pozzo
l’acqua sale alla luce e vi si fonde.
Trema un ricordo nel ricolmo secchio,
nel puro cerchio un’immagine ride.
Accosto il volto a evanescenti labbri:
si deforma il passato, si fa vecchio,
appartiene ad un altro.
Ah che già stride
la ruota, ti ridona all’atro fondo,
visione, una distanza ci divide.
Eugenio Montale
6 aprile 2021
Le teste pensanti del nostro governo non si rendono conto che siamo sull’orlo non dico della guerra civile ma di una insoddisfazione diffusa , e la manifestazione di ieri ne è la riprova. Il ministro Lamorgese esprime la sua solidarietà agli agenti, un paio dei quali sono rimasti contusi durante i tafferugli, ma come responsabile dell’ordine pubblico avrebbe fatto meglio ad inviare gli agenti a chi non rispetta i protocolli di sicurezza piuttosto di salvare il posteriore agli inquilini dei palazzi romani. E poi, per favore, non mettete un “cappello politico” sulla manifestazione dei ristoratori a Roma. Non cercate di dire che erano presenti quelli di Casa Pound o di Italexit. E non cercate neppure di dire che i manifestanti erano facinorosi. Erano solo persone che non lavorano da mesi, esasperate da norme palesemente assurde che vengono rinnovate da troppo tempo.
Assurde, perché prima fate loro spendere soldi con l’obbligo di distanziamento dei tavoli (quindi coperti almeno dimezzati), separatori in plexiglas, igienizzanti e misuratori di temperatura all’ingresso, disinfestazione dei locali 2 volte al giorno, in alcuni luoghi anche raccolta di autocertificazioni degli avventori… E poi li fate chiudere? Piuttosto, perché non chiudete certi mezzi pubblici, dove i NAS hanno trovato evidenti tracce di contagio, dove la gente si accalca come pesci in barile e non è fisicamente in grado di mantenere le distanze di sicurezza?
Le persone possono essere mansuete finché volete, ma quando subentra la necessità di pagare le bollette e le tasse e soprattutto di mettere qualcosa in tavola, la mansuetudine passa in second’ordine e subentra la rabbia di chi si sente trattato ingiustamente.
“Si tema l’ira dei mansueti perché essi riverseranno su di voi tutto ciò che hanno subíto”.
Immagine dal sito de “il Messaggero”
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