E Dio mi fece donna
E Dio mi fece donna, con capelli lunghi, occhi, naso e bocca di donna. Con curve e pieghe e dolci avvallamenti e mi ha scavato dentro, mi ha reso fabbrica di esseri umani. Ha intessuto delicatamente i miei nervi e bilanciato con cura il numero dei miei ormoni. Ha composto il mio sangue e lo ha iniettato in me perché irrigasse tutto il mio corpo; nacquero così le idee, i sogni, l’istinto Tutto quel che ha creato soavemente a colpi di mantice e di trapano d’amore, le mille e una cosa che mi fanno donna ogni giorno per cui mi alzo orgogliosa tutte le mattine e benedico il mio sesso.
Gioconda Belli
L’isola
In nome di questo viso intravisto,
immagine effimera di un’infanzia,
faccio appello ai ricordi fuggiti,
oggi liberati:
mai,
mai più, approderemo
alle rive della nostra infanzia;
profumo tenace al centro del nostro essere
di quest’isola abolita.
Grandi ombre nutrici
degli alberi dove ci arrampichiamo,
difendete la vostra freschezza frusciante
nella cavità degli esseri ardenti?
Allora il giorno era più lungo
nello scivolarci tra le dita lisce,
più misterioso
nell’aprirsi sulla notte.
L’erba alta splendeva,
dolce per le nostre gambe nude.
Chi ci restituirà il gusto del vento
e quello dei ribes, sorsi di sole
sotto i nostri denti?
Eravamo quelle piccole bestie calde,
acciambellate nel fraterno sudore
con i visi confusi nello stesso ardore.
Colette Nys-Mazure
Dipinto di Arthur John Elsley
Se fosse vero
Se fosse vero che due anime
camminano congiunte, senza
che i corpi si conoscano;
Se fosse vero
che si son toccate da sempre,
che bevvero la stessa luce,
che lo stesso destino le culla;
Se fosse vero che son foglie
dello stesso arbusto, eterno e verde;
Se fosse vero che il loro trionfo
si compie il dì che avranno
gli occhi dell’anima gemella
fissi nella loro carne presente;
Se tutto ciò fosse vero,
come mai quel giorno di settembre
non ti cercai, chiamai, portai;
Come mai ignoravo che esistessi,
Come mai non trattenni la stella
che t’arrossava la fronte;
Come mai potevo cantare
sotto la fiamma del ponente;
Come mai poteva non esistere
il tuo passato di ora, che mi doleva.
Come ha potuto essere.
E come non lo impedii, con unghie, denti,
cuore…
José Hierro
Disegno di Duy Huyhn
Giardino
Ogni essere umano, nel corso della propria esistenza, può adottare due atteggiamenti: costruire o piantare.
I costruttori possono passare anni impegnati nel loro compito, ma presto o tardi concludono quello che stavano facendo. Allora si fermano, e restano lì, limitati dalle loro stesse pareti. Quando la costruzione è finita, la vita perde di significato.
Quelli che piantano soffrono con le tempeste e le stagioni, raramente riposano. Ma, al contrario di un edificio, il giardino non cessa mai di crescere. Esso richiede l’attenzione del giardiniere, ma, nello stesso tempo, gli permette di vivere come in una grande avventura.
Paulo Coelho
dipinto di Camille Pissarro
L’uccelletto
Proprio ho sperato che volasse via e non cantasse sempre davanti a casa mia. Gli ho battuto le mani dal limitare quando non ho potuto più sopportare. Mio in parte il torto deve essere stato l’uccelletto non era stonato. E qualcosa non va, qualcosa manca, in chi vuol far tacer uno che canta. Robert Frost
Premonizione o coincidenza?
Sto guardando gli episodi di una vecchia serie TV, “The dead zone”, ispirata all’omonimo romanzo di Stephen King.
Alla seconda stagione c’è un episodio che ritengo addirittura profetico: una misteriosa epidemia colpisce gli abitanti di una cittadina, iniziando a colpire gli scolari che stanno allestendo nella loro scuola una mostra sui loro esperimenti scientifici.
Il protagonista, dotato di poteri paranormali, riesce grazie a queste sue capacità, a risalire al paziente zero (una hostess CINESE) e a consigliare i ricercatori l’uso della clorochina, già usata in Cina per questa patologia, per contrastare gli effetti del morbo, guarda caso della famiglia dei coronavirus.
Ah, l’episodio è del 2003.
Mi ricorda qualcosa…
Autunno
Così cadono le fronde intorno all’albero in autunno:
esso non ne sa nulla, la pioggia lo bagna o lo colpisce il sole o il gelo,
la vita si ritrae lentamente in uno spazio minimo e intimo.
Esso non muore. Aspetta.
Hermann Hesse
L’albero d’amore
Vieni, piantiamo noi il nostro amore come
un seme i contadini, e tu lo annaffierai
con le lacrime ed io gli strapperò le erbacce
con le mani fin quando non mi sanguineranno.
E questo nostro amore seppellito potrà
cadere sopra un fertile terreno e generare,
con i fiori e coi frutti, un albero: e gli amanti
pallidi qui venuti per caso li potranno
raccogliere e mangiare, e nelle loro vene
uno struggente ardore dolce si spanderà
ed una sconosciuta melodia batterà
ai loro polsi e allora quelle timide labbra
si uniranno ed ancora tante volte vivranno
quella felicità. E gli altri che verranno
da lontano a vedere, pellegrini, quest’albero
per il quale noi fummo crocifissi, giammai
– poiché sono felici – sapranno che si è alzato,
l’albero dell’amore, sopra un cuore spezzato.
Countee Cullen
1984 (= 2020?)
Il Ministero della Verità (Miniver in neolingua)
differiva in maniera
sorprendente da qualsiasi altro oggetto che la vista potesse discernere…
Era un’enorme struttura piramidale
di cemento bianco
e abbagliante che s’innalzava, terrazza dopo terrazza,
fino all’altezza di trecento metri..
Da dove si trovava WINSTON..
era possibile leggere,
ben stampati
sulla bianca facciata
in eleganti caratteri,
i tre slogan del Partito:
LA GUERRA È PACE
LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ
L’IGNORANZA È FORZA”
George Orwell, (1984)
Sognavo di amare

scary castle into the storm
Sognavo di amare. Il sogno rimane, ma l’amore
non è più quella tempesta che faceva vibrare di luce bianca ed elettrica
le torri del castello, o lasciava la mente senza più rime
o si accendeva per un istante, lì dove la strada era al bivio.
Ora l’amore è la stella incastrata sotto il mio tacco, nella notte.
Don Paterson
da “Pietre del cammino”
175
Addio donna
ritorno dai tuoi limiti
ai miei infiniti
Alejandro Jodorowsky
Il mare è sempre davanti a me

Karin Jurick Tutt’Art@
Siedo al ristorante, ho terminato il pranzo, vedo il mare.
Mi nascondo col giornale, lo sollevo in alto:
non mi sento bene davanti a questo grande occhio.
Mi volto dall’altra parte, mi agito, mi rannicchio,
ma il mare è sempre davanti a me, fuoriesce dalla stampa
inonda la carta del giornale, sommerge le fotografie;
anziché l’odore della stampa, sento l’odore della salvia.
Antun Šoljan
Illustrazione di Karin Jurick
Blues di nostalgia
Il ponte della ferrovia è un canto triste nell'aria. Quando passa un treno vorrei andare chissà dove. Sono sceso alla stazione. Avevo il cuore in bocca. Sono sceso alla stazione. Avevo il cuore in bocca. In cerca di un vagone che mi portasse al Sud. La nostalgia, Signore, è una cosa orribile. La nostalgia, è una cosa orribile. Per frenare il pianto Apro la bocca e rido. Langston Hughes
È fuggita l’estate,
È fuggita l’estate,
più nulla rimane.
Si sta bene al sole.
Eppur questo non basta.
Quel che poteva essere
una foglia dalle cinque punte
mi si è posata sulla mano.
Eppur questo non basta.
Né il bene né il male
sono passati invano,
tutto era chiaro e luminoso.
Eppur questo non basta.
La vita mi prendeva,
sotto l’ala mi proteggeva,
mi salvava, ero davvero fortunato.
Eppur questo non basta.
Non sono bruciate le foglie,
non si sono spezzati i rami…
Il giorno è terso come cristallo.
Eppur questo non basta.
Arsenij Tarkovskij
Strade

Michiel Schrijver Tutt’Art@
Le strade per cui parti dalla vita
e vi torni, non una innumerevoli
volte, i passi che portano lontano
e quelli che risalgono il versante…
che mi viene di là ora? Memorie,
ambagi, è nulla, è come quando
una città pensata nella veglia
se dormi, s’addormenta sul tuo cuore
con i suoi trivi, i suoi vicoli strani
da porta a porta fino al fiume…
Mario Luzi
Illustrazione di Michiel Schrijver
Incarichi
Mi hai dato due incarichi.
1) Non telefonarti.
2) Non vederti.
Adesso sono un uomo occupato.
C’è anche un terzo incarico: non pensare a te.
Ma tu non me l’hai affidato.
Viktor Sklovskji
dipinto di Fabian Perez
Non basta aprire la finestra
Non basta aprire la finestra per vedere la campagna e il fiume.
Non basta non essere ciechi per vedere gli alberi e i fiori.
Bisogna anche non aver nessuna filosofia.
Con la filosofia non vi sono alberi:
vi sono solo idee. Vi è soltanto ognuno di noi,
simile ad una spelonca.
C’è solo una finestra chiusa
e tutto il mondo fuori; e un sogno
di ciò che potrebbe esser visto
se la finestra si aprisse, che mai è quello che si vede
quando la finestra si apre.
Fernando Pessoa
Perché?
Da quando ho aggiornato WP, non riesco più ad aggiungere commenti sui post che leggo, e talvolta nemmeno a mettere il Like.
Perché?
Discorso di Oliver Cromwell alla camera Inglese nel 1653
È tempo per me di fare qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa: mettere fine alla vostra permanenza in questo posto, che avete disonorato disprezzandone tutte le virtù e profanato con ogni vizio;
siete un gruppo fazioso, nemici del buon governo, banda di miserabili mercenari, scambiereste il vostro Paese con Esaù per un piatto di lenticchie;
come Giuda, tradireste il vostro Dio per pochi spiccioli. Avete conservato almeno una virtù? C’è almeno un vizio che non avete preso? Il mio cavallo crede più di voi;
l’oro è il vostro Dio; chi fra voi non baratterebbe la propria coscienza in cambio di soldi? È rimasto qualcuno a cui almeno interessa il bene del Commonwealth?
Voi, sporche prostitute, non avete forse profanato questo sacro luogo, trasformato il tempio del Signore in una tana di lupi con immorali principi e atti malvagi?
Siete diventati intollerabilmente odiosi per un’intera nazione; il popolo vi aveva scelto per riparare le ingiustizie, siete voi ora l’ingiustizia! Basta! Portate via la vostra chincaglieria luccicante e chiudete le porte a chiave.
In nome di Dio, andatevene!
Oliver Cromwell, discorso alla Camera nel 1653.
Ogni riferimento a personaggi odierni è voluto, anzi, mi piacerebbe tanto cacciarli a calci nel sedere.
Per il nostro bene
Vorrei ricordare una cosa a Conte, al ministro Speranza, ai membri del governo e ai componenti del CTS, che tanto si preoccupano del nostro benessere da salvaguardarlo a colpi di divieti stabiliti dai vari DPCM, naturalmente agendo quando è calata la notte, alla maniera dei predatori notturni.
Non esiste solo la salute fisica, esiste anche la salute mentale. E questa l’avete messa a dura prova se non addirittura minata con una lunga detenzione domiciliare, col divieto di frequentazione di parenti ed amici, con l’incertezza del domani per tante piccole attività, decimate per via del reddito decurtato, e risarcite con la ridicola somma di 600 euro mensili, o dei dipendenti stressati dalla paura per la perdita del lavoro, già concretizzatasi per molte persone e solo rimandata per coloro cui è stato applicato il divieto di licenziamento.
Ci avete privato, poco a poco, subdolamente, di un bene imprescindibile, la libertà.
Avete ridotto la maggior parte degli italiani a pecore obbedienti.
Se inizialmente questo era comprensibile, ora non lo è più. Ora incitate, neppure tanto velatamente, alla delazione: siamo in pieno regime tipo DDR, non vorrei che ci riduciate come la Cambogia di Pol Pot.
State agendo in maniera semplicemente criminale.
Fra me e te
Fra me e te
voglio piantare un frutteto.
Con le tue braccia intreccerò una vite
e quando la pioggia verrà
non ti lascerò sola,
appena il sole sarà alto
ti canterò nelle vene.
Ogni sera verrò a bere
ai tuoi grappoli,
poi l’alba verrà.
Rocco Scotellaro
illustrazione di Helen Beland
Io sono una bambola rotta
Io sono una bambola rotta.
Si sono scordati di mettermi
un cuore nel petto.
E al buio, in un angolo, inutile,
abbandonata.
E come una bambola rotta
al mattino ho ascoltato
i bisbigli di un sogno:
“dormi, tesoro, dormi
e voleranno gli anni
e al tuo risveglio
di nuovo vorranno
prenderti in braccio
cullarti per gioco,
e troverà il suo battito
il cuore”
E’ solo tremendo
aspettare.
Nika Turbina
Solitudine
Ho le braccia dolenti e illanguidite
per un’insulsa brama di avvinghiare
qualche cosa di vivo, che io senta
più piccolo di me. Vorrei rapire
d’un balzo e poi portarmi via, correndo,
un mio fardello, quando si fa sera;
avventarmi nel buio per difenderlo,
come si lancia il mare sugli scogli;
lottar per lui, finché non rimanesse
un brivido di vita; poi, cadere
nella più fonda notte, sulla strada,
sotto un tumido cielo inargentato
di luna e di betulle; ripiegarmi
su quella vita che mi stringo al petto –
e addormentarla – e anch’io dormire, infine…
No: sono sola. Sola mi rannicchio
sopra il mio magro corpo. Non m’accorgo
che, invece di una fronte indolenzita,
io sto baciando come una demente
la pelle tesa delle mie ginocchia.
Antonia Pozzi
Illustrazione di Nikoleta Sekulovic
Cosa ne pensate?