Distacco dalle montagne
Questa è la prova
che voi mi benedite –
montagne –
se nell’ora del distacco
la vostra chiesa m’accoglie
con la sua bianchezza di sole
e abbraccia forte la mia
malinconia
col canto
delle campane di mezzogiorno –
Nella piccola piazza
una donna ridente
vende le prugne rosse e gialle
per la mia ardente
sete –
sul gradino di pietra
della fontana
luccica la lama
di una piccozza –
l’acqua diaccia gela
il riso in bocca
a un fanciullo –
stampa lo stesso riso
sulla mia bocca –
Questa è la vostra
benedizione –
montagne.
Valtournanche, 30 luglio 1933
Pasturo, 23 agosto 1933
Antonia Pozzi
dipinto di Giovanni Segantini
Non capirsi è terribile
Non capirsi è terribile –
non capirsi e abbracciarsi,
ma benché sembri strano,
è altrettanto terribile
capirsi totalmente.
In un modo o nell’altro ci feriamo:
Ed io, precocemente illuminato,
la tenera tua anima non voglio
mortificare con l’incomprensione,
né con la comprensione uccidere.
Evgenij Evtushenko
Senza titolo
Non piangere sul latte versato
verrà di notte il lupo
a leccarlo
perché il lupo è vago
delle cose perse.
Michele Mari
Corpi
Ci sono corpi come fiori
altri come pugnali
altri come lacci d’acqua
ma tutti, prima o poi
saranno bruciature che in un altro corpo affondano
trasformando grazie al fuoco una pietra in un uomo.
Luìs Cernuda
Avviso ai mediocri
Dobbiamo imitare i saggi della tribù,
gli anziani che impartiscono il segreto secolare;
e i saggi della folla non hanno alcun segreto
né da impartire né da occultare. Eppure:
ciascuno cerchi il suo modello,
quelli che non ne hanno sono schiavi,
come quelli che scelgono per modello uno schiavo.
L’uomo libero insegna libertà,
il veritiero insegna verità,
il nobile insegna nobiltà.
La terra è piena di figli di nessuno;
eppure là, sulle vette dei secoli
si ergono come statue i grandi antenati
che a tanti morti diedero volto e voce.
Non troverete nel baratro un padre
ma in ciò che ancora non è stato travolto,
cospicua eredità rimasta senza eredi.
Juan Rodolfo Wilcock
da “Motivo dimenticato”
Piove su tutte le strade
e piove nel fondo del mio cuore:
non so, non so da dove
giunge questo languore.
Sonoro bruir della piova
per le zolle, sopra le ardesie;
a un cuor che dolce s’accora
oh dolce bruir della piova!
Questo pianger da dove mi viene?
Inganno? E quale? Nessuno.
Eppure nel cuore che geme
da dove, da dove mi viene?
E come duole un dolore
senza radice alcuna.
Odio non c’è, non c’è amore:
e tanta è la pena del cuore.
Paul Verlaine
dipinto di Elena Yushina
Pietre
Sono pesi queste mie poesie,
pietre spinte lungo una salita.
Le porterò stremata
allo strapiombo.
Poi cadrò, viso nell’erba,
non avrò lacrime abbastanza.
Smembrerò la strofa
scoppierà in singhiozzi il verso
e si pianterà nel palmo
con dolore anche l’ortica.
L’amarezza di quel giorno
tutta trasmuterà in parola
Nika Turbina,
dipinto di John William Waterhouse
Poiché non potevo fermarmi per la morte
Poiché non potevo fermarmi per la morte –
lei gentilmente si fermò per me
La carrozza non portava che noi due
e l’immortalità –
Procedemmo lentamente – non aveva fretta
ed io avevo messo via
il mio lavoro e il mio tempo libero anche,
per la sua cortesia –
Oltrepassammo la scuola, dove i bambini si battevano
nell’intervallo – in cerchio –
Oltrepassammo campi di grano che ci fissavano –
Oltrepassammo il sole calante –
o piuttosto – lui oltrepassò noi –
La rugiada si posò rabbrividente e gelida –
perché solo di garza, la mia veste –
la mia stola – solo tulle –
Sostammo davanti a una casa che sembrava
un rigonfiamento del terreno –
Il tetto era a malapena visibile –
il cornicione – nel terreno –
Da allora – sono secoli – eppure
li avverto più brevi del giorno
in cui da subito intuii che le teste dei cavalli
andavano verso l’eternità .
Emily Dickinson
Dove sei tu, luce, è il mattino
I mattini passano chiari
e deserti. Cosí i tuoi occhi
s’aprivano un tempo. Il mattino
trascorreva lento, era un gorgo
d’immobile luce. Taceva.
Tu viva tacevi; le cose
vivevano sotto i tuoi occhi
(non pena non febbre non ombra)
come un mare al mattino, chiaro.
Dove sei tu, luce, è il mattino.
Tu eri la vita e le cose.
In te desti respiravamo
sotto il cielo che ancora è in noi.
Non pena non febbre allora,
non quest’ombra greve del giorno
affollato e diverso. O luce,
chiarezza lontana, respiro
affannoso, rivolgi gli occhi
immobili e chiari su noi.
È buio il mattino che passa
senza la luce dei tuoi occhi.
Cesare Pavese
Dipinto di Salvator Dalì
Senza titolo
Tu sei orizzontale.
Io sono verticale.
Tra di noi
dividiamo gli astri
e le quattro direzioni.
Veniamo dal posto in cui si diviene,
passiamo di qui,
e ci ritroviamo
in questo incontro finale
tra le risaie allagate.
Lin Ling
Non è mio
Tutto quel che ora esiste
non è mio.
L’uomo che si sta facendo la doccia
non è mio.
L’uomo che è stanco di correre nei miei labirinti
non è mio.
L’uomo educato che si lima le unghie
prima di grattare la mia monotonia
non è mio.
L’uomo che nutre tutto quel che mi circonda
e dimentica la mia fame
non è mio?.
Hamda Khamis
Caffè
Avevi l’abitudine di andare ogni mattina a spiare l’arrivo della luce in
giardino. Con in mano la prima tazza di caffè, coglievi la fortuna di esistere, di risvegliarti con la natura qui, in questo angolo del pianeta, di rianimarti e di toccare terra, prima di affrontare lo sforzo di vivere… Respiri avidamente il giorno nuovo, inedito, e capisci che questo, niente più di questo rappresenta ancora la felicità: bere l’aria scura.
Colette Nys-Mazure
Io, oggi con la mia disperazione
Io, oggi con la mia disperazione
sto qui. completamente costernata.
l’hai fatta grossa in questa situazione:
hai fatto veramente la cazzata.
parlo così, io:
alla mia tigre
alla mia maleducazione
alla malora di questa mia giornata.
vorrei passare un brutto quarto d’ora:
io e la mia tigre
essere sbranata.
vorrei andarmene dritta giù. in prigione.
sto qui. completamente frastornata.
a dire alla mia tigre cosa non deve fare
a dire alla mia tigre di comportarsi bene
io alla mia tigre a cui voglio tanto bene
ma che non riesco ad addomesticare.
Francesca Genti
Richiamo
Stenditi accanto a me.
Come la volpe vicino alla sua femmina, come l’uccello vicino all’uccello
quando echeggia l’ululare del gufo.
Che ci avvolga la saggezza del tacere, la saggezza del calore,
la saggezza dell’addio molto prima ancora di andare via.
Distesi l’uno vicino all’altra guardiamo la notte.
Si inchineranno a noi le quattro pareti del mondo
e i viandanti delle tenebre poseranno ai nostri piedi doni sognati,
farmaci e talismani.
Julia Hartwig
Metropolitana
Metropolitana
Psscht… clac…
La porta è chiusa,
I coltelli meccanici hanno tagliato nella massa umana, sulla banchina, quanto occorre per formare una porzione «metropolitana »
Si scuote.
Non posso muovermi.
Non sono più individuo, sono massa.
Una massa che si sposta in blocco come un pasticcio in gelatina, in una scatola un po’ grande (…)
Questa folla è pesante, palla di piombo per i miei piedi già così lenti, passeggeri troppo numerosi nella mia barchetta ingombra.
E pure, Signore, non ho il diritto di ignorare questa gente, sono miei fratelli.
Non posso salvarmi solo.
Michel Quoist
Illustrazione di Cyril Edward Power
Solo
Sei solo. Non lo sa nessuno.
Taci e fingi.
Ma fingi senza fingimento.
on sperare niente che già in te non sia, ognuno con se stesso è triste.
Ha il sole se c’è sole, rami se i rami cerchi, fortuna, se fortuna è data.
Fernando Pessoa
dipinto di Lucian Freud
Sabbie mobili
Dèmoni e meraviglie
Venti e maree
S’è ritirato già il mare in lontananza
E tu
Come alga dolcemente dal vento accarezzata
Nelle sabbie del letto ti agiti sognando
Dèmoni e meraviglie
Venti e maree
Il mare s’è ritirato già in lontananza
Ma nei tuoi occhi socchiusi
Due piccole onde son rimaste
Dèmoni e meraviglie
Venti e maree
Due piccole onde per farmi annegare.
Jacques Prevert
da “Pietre del cammino”
29
Cambia ogni giorno
il mio amore per te
però mai smette
Alejandro Jodorowsky
illustrazione Marc Chagall
Non ti amerò domani
Non ti amerò domani.
Ho atteso per tanti giorni nuda, con il tuo nome
scolpito sulla mia fronte, che ho dimenticato
gli inverni, l’azzurro e le rose.
Il tuo nome inciso sulla mia pelle.
Brucia. Ma tra poco è primavera.
Tra poco voglio dimenticare l’inverno.
Ritrovare i cieli azzurri, la luce, la promessa di un rosa.
Con te, se vorrai. Oppure, credimi, da sola.
Juana Castro
11 settembre 2001
Sono saltati giù dai piani in fiamme
uno, due, ancora qualcuno
sopra, sotto.
La fotografia li ha fissati vivi,
e ora li conserva
sopra la terra verso la terra.
Ognuno è ancora un tutto
con il proprio viso
e il sangue ben nascosto.
C’è abbastanza tempo
perchè si scompiglino i capelli
e dalle tasche cadano
gli spiccioli, le chiavi.
Restano ancora nella sfera dell’aria,
nell’ambito di luoghi
che si sono appena aperti.
Solo due cose posso fare per loro
descrivere quel volo
senza aggiungere l’ultima frase.
Wislawa Szymborska
Pioggia
Perché uno mi sia compagno mentre piove
deve sentire
la pioggia sulla piazza vuota o su un sentiero o soltanto su un paesino.
Oppure è necessario che abbia un volto quieto che dica siamo uomini
e che abbiamo dimenticato o sentito o visto qualcosa da qualche parte
e che qualcosa resta racconta e si bagna o solo tace o viene sotto la pioggia
e ora non sappiamo dove in realtà e che cosa.
Milivoj Slaviček
Illustrazione di Evgeny Lushpin
Tu non sai le colline
- Tu non sai le colline
- dove si è sparso il sangue.
- Tutti quanti fuggimmo
- tutti quanti gettammo
- l’arma e il nome. Una donna
- ci guardava fuggire.
- Uno solo di noi
- si fermò a pugno chiuso,
- vide il cielo vuoto,
- chinò il capo e morì
- sotto il muro, tacendo.
- Ora è un cencio di sangue
- e il suo nome. Una donna
- ci aspetta alle colline.
- 9 novembre 1945
Cesare Pavese dipinto di Filippo Palizzi
Anch’io
Anch'io canto l'America. lo sono il fratello più scuro. Mi mandano a mangiare in cucina quando vien gente, ma io rido, e mangio bene, e divento forte. I negri e l'America Domani siederò a tavola quando verrà gente. Nessuno oserà dirmi: «Mangia in cucina », allora. E poi, vedranno la mia bellezza e ne avranno vergogna anch'io sono l'America. Langston Hughes
Dipinto di Jean-Louis André Théodore Géricault
Comunque questo mondo è per te
Comunque sia, questo mondo è per te.
Mi sono domandato molte volte
a che serviva, e non serviva a niente,
ma adesso grazie a te ritorna utile.
Fa il conto della merce abbandonata
da Dio e prendila, l’hanno fatta per te
millenni di uomini che non ti conoscevano
ma che cercavano di prefigurare
in templi e tombe di roccia e biblioteche
uno stupore come quello che effondi
quando sorridi e fai fermare il tempo
e tutti ammutoliscono rapiti
e ti alzi e dici, «io me ne vado a letto».
Dormi, al risveglio sarà lì il tuo retaggio:
una città che fu famosa assai,
un fiume sporco cantato dai poeti,
il cinema dove hanno ucciso Giulio Cesare;
e intorno valli, montagne, mari, oceani,
e capitali, e continenti e selve,
e piramidi, e versi, e adoratori
della tua forma esterna o quella interna
e in alto il cielo e il sole e le stelle e la luna
e sulla terra le bestie ubbidienti
a te che infine vieni a giustificare
la loro straordinaria varietà.
È tutto tuo e non finisce mai.
Juan Rodolfo Wilcock
dipinto di Amos Cassioli
Cosa ne pensate?