Cipolle
La farina è andata a male,
e il grano nel recipiente pure.
Il cucchiaio è rotto,
e la ciotola di legno è consumata.
Non c’è sale,
da mangiare solo un paio di cipolle.
Un cuore contento è la mia porzione,
ed è più dolce di tutti i dolci del mondo.
Anonimo cinese
Dipinto di Maciej Cichocki
Senza titolo
Non sopporto il mio stato mentale:
sono scontenta, garrula, asociale.
Odio i miei piedi, odio le mie mani,
non m’interessano lidi lontani.
Temo il mattino, la luce del giorno;
odio, la notte, al letto far ritorno.
Maldico chi agisce onestamente
non tollero lo scherzo più innocente.
Non mi appagano un quadro, una lettura:
per me il mondo è soltanto spazzatura.
Sono cinica, vuota, scombinata.
Non so come non mi abbiano arrestata
per quel che penso. I vecchi sogni andati,
l’anima a pezzi, i sensi torturati.
Non mi è chiaro nemmeno come sto
ma certo non mi piaccio neanche un po’.
E litigo, cavillo, gemendo di paura:
penso alla morte, alla mia sepoltura.
L’idea di un uomo mi lascia sconvolta…
Sto per innamorarmi un’altra volta.
Dorothy Parker
Giuramenti
Quando tu giuri che sei sua
con brividi e sospiri,
e lui giura che la sua passione è
infinita, immortale –
signora, segnatelo:
uno di voi mente.
Dorothy Parker
Dal dialogo tra Berlicche e Malacoda
Come hai fatto a portare così tante anime all’inferno in quel momento?”
•Con paura. Oh sì! Strategia eccellente, vecchia ma sempre attuale.
•Ma di cosa avevano paura? Di essere torturati? Delle guerre? Di morire di fame?
•No, no. No. Era la paura di ammalarsi!
•Ma poi non c’era nessuno che si ammalasse?
•Sì, si sono ammalati.
•Non è morto nessuno?
•Sì, sono morti.
•Allora non esisteva una cura per quelle malattie?
•Sì, ce n’era.
“…Allora non capisco …”
“Visto che nessuno gli ha insegnato che la vita e la morte fossero eterne, loro pensavano di avere una sola vita, e cercavano di conservarla, anche a costo di perdere tutti i sentimenti più preziosi (non si abbracciavano, non si salutavano, non hanno avuto contatti umani per giorni) ; hanno finito i loro soldi (hanno perso il lavoro, hanno finito i risparmi), ma si sentivano fortunati, malgrado tutto.
Hanno perso la loro intelligenza (una volta la stampa diceva una cosa, e il giorno dopo diceva la cosa opposta, ma loro hanno creduto a tutto!).
La loro libertà? Non uscivano di casa, non andavano a trovare i parenti … era un campo di concentramento con prigionieri volontari!!! Ah, ah, ah!
Hanno accettato tutto pur di prolungare la loro patetica vita solo per un giorno.
Non sapevano che Lui, solo Lui ed è Lui che dà vita e la fa terminare.
È successo così, ed è stato facile, come sempre”.
Clive Staples Lewis
(Vi ricorda qualcosa? a me sì)
A vacanza conclusa
A vacanza conclusa dal treno vedere
chi ancora sulla spiaggia gioca si bagna
la loro vacanza non è ancora finita:
sarà così sarà così
lasciare la vita?
Vivian Lamarque
Illustrazione di Konstantin Razumov
Senza titolo
Sei ovunque, dovunque una volta
ti abbia potuto sapere, vedere, amare:
strada, cima, foresta con te mi salutano
paese e città, giorno e notte
ti evocano sempre montagna d’autunno e neve dell’inverno
riva, e fischio di treni, e tremano lì in ogni cosa
venticinque ardenti primavere e estati
del primo desiderio e di una follia che ancora dura.
Lörinc Szabó
dipinto di Marc Chagall
Metropolitana
In una stazione del metrò
Questi volti apparsi nella folla;
petali su un ramo umido e nero.
Charles Bukowski
Tramontata è la luna
Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte ;
anche giovinezza già dilegua ,
e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l’anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.
Saffo
traduzione Salvatore Quasimodo
Dal “Discorso sulla servitù volontaria”
“Vorrei solo riuscire a comprendere come mai tanti uomini, tanti villaggi e città, tante nazioni a volte, sopportano un tiranno che non ha alcuna forza se non quella che gli viene data, non ha potere di nuocere se non in quanto viene tollerato. Da dove ha potuto prendere tanti occhi per spiarvi se non glieli avete prestati voi? come può avere tante mani per prendervi se non è da voi che le ha ricevute? Siate dunque decisi a non servire più e sarete liberi!”
Étienne de La Boétie – Discorso sulla servitù volontaria
(OGNI RIFERIMENTO è PURAMENTE VOLUTO)
Sto nel cuore del secolo
Sto nel cuore del secolo; incerta è la strada; e ogni
mèta col tempo sfuma all’orizzonte:
il frassino stremato del bordone,
la miseranda patina del bronzo.
14 Dicembre 1936
Osip Mandel’stam.
da “Poesia dei pronomi”
Per vivere non voglio
isole, palazzi, torri.
Che altissima allegria:
vivere nei pronomi!
Getta via i vestiti,
i connotati, i ritratti;
non ti voglio così,
travestita da altra,
figlia sempre di qualcosa.
Ti voglio libera, pura,
irriducibile: tu.
Quando ti chiamerò, so bene,
tra tutte le genti
del mondo,
solo tu sarai tu?.
Pedro Salinas
L’abbraccio
Tu dormi accanto a me così io mi inchino
e accostato al tuo viso prendo sonno
come fa lo stoppino
da uno stoppino che gli passa il fuoco.
E i due lumini stanno
mentre la fiamma passa e il sonno fila.
Ma mentre fila vibra
la caldaia nelle cantine.
Laggiù si brucia una natura fossile,
là in fondo arde la Preistoria, morte
torbe sommerse, fermentate,
avvampano nel mio termosifone.
In una buia aureola di petrolio
la cameretta è un nido riscaldato
da depositi organici, da roghi, da liquami.
E noi, stoppini, siamo le due lingue
di quell’unica torcia paleozoica.
Valerio Magrelli
Dipinto di Oskar Kokoschka
Mi piace di te
Mi piace di te
quello che altri non vedono,
mi piace di te
quello che lo specchio
non può riflettere,
guardare il tuo viso
o i tuoi occhi non mi basta,
guardare il tuo corpo è bello
ma voglio
anche la tua sostanza,
leggere i tuoi pensieri
e guardare i tuoi sogni,
le immagini che hai nella testa
e le sensazioni che nessuno sente,
che nessuno pensa, di te,
mi piace il tuo lato nascosto, di te,
mi piace il mondo che hai dentro
nel profondo.
Ejay Ivan Lac
Il temporale
Un bubbolìo lontano…
Rosseggia l’orizzonte,
come affocato, a mare:
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un’ala di gabbiano.
Giovanni Pascoli
Sono un nero Pierrot
Sono un nero Pierrot: lei non mi amava, così io mi tuffai dentro la notte, e la notte era nera, anche la notte. Sono un nero Pierrot: lei non mi amava, così io piansi fin quando fu l'alba e insanguinò le colline ad oriente e il cuore, anche il mio cuore sanguinava. Sono un nero Pierrot: lei non mi amava, così con l'anima un tempo a colori come un pallone sgonfiato grinzosa, me ne andai via nella mattina in cerca d'un altro amore bruno. Langston Hughes Illustrazione di Lynette Yadom Boakye
Amo gli occhi tuoi
Amo gli occhi tuoi, amica mia
il loro gioco splendido di fiamme
quando li alzi all’improvviso
e come un fulmine celeste
guardi veloce tutt’intorno.
Ma c’è un fascino più forte,
gli occhi tuoi rivolti in basso
negli attimi di un bacio appassionato
e fra le ciglia semichiuse del desiderio
il cupo e fosco fuoco.
Fëdor Ivanovič Tjutčev
da “Filovia”
La mattina accalcati
è tutto un becchettare
sulla tastiera.
Pollici come colombi affamati.
Giancarlo Consonni
Ultimo amore
Da vecchi amiamo con più tenerezza
e amando siamo più superstiziosi…
O splendi, splendi luce dell’addio,
dell’ultimo amore, del tramonto!
Metà del cielo l’ha avvolto l’ombra,
solo a occidente ancora qualche luce,
indugia, indugia, giorno serale,
dura ancora, dura, o incanto!
Certo avrò meno sangue nelle vene,
ma nel cuore cala la dolcezza…
O tu, ultimo amore!
Beatitudine e disperazione.
Inizio 1854
Fëdor Ivanovič Tjutčev
Foto Irina Nedyalkova
La signora del parasole
Come nel famoso quadro, ma non lui a lei, lei a lui teneva il
verde parasole.
Era un parasole speciale.
Chi stava lì sotto era protetto da tutti i mali del mondo.
La signora stava ben attenta a coprire perfettamente tutto il
signore, a non lasciarne fuori, in pericolo, nemmeno un pezzetto.
Vivian Lamarque
illustrazione di Claude Thebergé
Mi hanno tormentata le parole nuove.
Mi hanno tormentata le parole nuove.
Ora qui tralascio qualche lettera,
ora lì un accento manca.
Mi sono vantata a lungo
di quella che ho scordato.
Così facile da dire.
Mi regala il suo valore il tempo
– che è l’Amore –
nel presentimento della quiete.
Nika Turbina
Il serpente che danza
O quant’amo vedere, cara indolente,
delle tue membra belle,
come tremula stella rilucente,
luccicare la pelle!
Sulla capigliatura tua profonda
dall’acri essenze asprine,
odorosa marea vagabonda
di onde turchine,
come un bastimento che si desta
al vento antelucano
l’anima mia al salpare s’appresta
per un cielo lontano.
I tuoi occhi in cui nulla si rivela
di dolce né d’amaro
son due freddi gioielli, una miscela
d’oro e di duro acciaro.
Quando cammini cadenzatamente
bella nell’espansione,
si direbbe, al vederti, che un serpente
danzi in cima a un bastone.
Charles Baudelaire
Il viandante
Entro in sala d’aspetto alla stazione,
manca l’aria.
In tasca ho un libro,
poesie altrui, tracce d’ispirazione.
Accanto, sulle panche, due vagabondi e un ubriaco (oppure due ubriachi e un vagabondo).
Al lato opposto della sala, lo sguardo volto altrove, in alto, verso l’Italia e il cielo, siede un’elegante coppia anziana.
Fummo sempre divisi. L’umanità, i popoli,
le sale d’aspetto.
Mi fermo un attimo, incerto a quale sofferenza unirmi.
Infine mi siedo al centro,
leggo. Sono solo, ma non mi sento tale.
Un viandante che non viaggia.
Svanisce la visione. Montagne di respiri, soffocanti pianure. La divisione perdura.
Adam Zagajewski
fotogramma da Un povero ricco, con Renato Pozzetto e Piero Mazzarella
Cosa ne pensate?