IMMUNI
Sono una persona che segue le regole, quindi pur malvolentieri mi assoggetto a questa segregazione ( basta con l’anglicismo lockdown, non ne posso più; abbiamo l’italiano, usiamolo). Non venitemi però a parlare di venir controllata, pur se in maniera probabilmente anonima, da una applicazione sul cellulare; ho disattivato proprio per questo il tracciamento eseguito da Google, utilizzandolo solo quando è strettamente necessario e per brevissimo tempo, stanca di sentirmi domandare: “Loredana, come ti sei trovata in questo bar? E come era quel monumento?”
Premessa: IMMUNI funzionerà solo se verrà usata da almeno il 60% degli italiani.
Ammesso che tutta questa massa di persone utilizzi l’applicazione, che validità potrà avere se solo una minima parte di loro sarà stata sottoposta al tampone? Uno può essere asintomatico e contagioso comunque, ma senza che gli sia stato fatto il tampone non lo sapremo mai.
Comunque Arcuri ha già parzialmente corretto il tiro, dicendo che non limiterà il diritto di spostamento di chi non scaricherà l’applicazione, piuttosto garantirà facilitazioni sanitarie (non definite) a chi l’avrà scaricata. Mi chiedo in qual modo, dato che l’applicazione garantisce l’anonimato.
„Alcuni potrebbero dire “Non mi interessa se violano la mia privacy perché io non ho nulla da nascondere.” Occorre fargli capire che stanno fraintendendo il concetto fondamentale dei diritti umani. Non occorre giustificare il motivo per cui si ha “bisogno” di un diritto: il carico della giustificazione ricade su chi cerca di infrangere quel determinato diritto. Ma anche se fosse, non puoi cedere i diritti altrui perché a te non sono utili. Ad esempio, la maggioranza non può votare contro i basilari diritti di una minoranza. […] Affermare che non si è interessati al diritto alla privacy perché non si ha nulla da nascondere è come dire che non si è interessati alla libertà di parola perché non si ha nulla da dire.“ (Edward Snowden)
Cosa ne pensate?