La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per 18 febbraio 2020

Ciao, gioia ❤️

Ci sono persone con le quali si crea un immediato feeling.
Minuta, capelli sale e pepe, tagliati cortissimi per via delle innumerevoli chemio cui doveva sottoporsi, una vitalità eccezionale, Marina non passava certo inosservata.
La vita non era stata generosa con lei:  fin da ragazza era stata colpita da sclerosi multipla, una forma fortunatamente meno grave che non le impediva una vita normale. Poi il suo compagno di vita e di lavoro era morto con i suoi 3 bambini (che lei considerava come figli suoi) in un terribile incidente, causato da un camionista ubriaco, solo pochi giorni prima delle nozze. Si era ritrovata così senza il suo compagno, senza lavoro e pure senza casa, in quanto i parenti di lui non si erano fatti scrupolo di sfrattarla. Era quindi tornata a vivere con i genitori, finché 5 o 6 anni fa la diagnosi di un carcinoma,  iniziando così la trafila solita in questi casi: operazioni, chemio, ancora operazioni per l’asportazione del tumore, ancora chemio. Il cancro nonostante tutto aveva fatto metastasi.
Lei, coraggiosamente, viveva ogni giorno con il sorriso.
Ci si incontrava qui a Milano presso il banco-libri di un comune amico.
“Ciao, gioia” il suo saluto… E si chiacchierava del più e del meno, si rideva, si scherzava, quasi l’ombra della malattia non incombesse su di lei. Le traversie però non erano terminate : la malattia del padre, con il successivo decesso, e lei così fragile e nel contempo così forte, si sobbarcava interminabili viaggi tra casa, clinica in day hospital e casa di riposo per accudire il papà, poi a casa c’era la mamma, molto anziana pure lei. Come facesse a far tutto, non lo so. Morto il padre, altra tegola, lo sfratto, ma fortunatamente era riuscita ad avere l’assegnazione di una casa popolare.
A causa del trasloco a settembre non era stato possibile incontrarci, però ci sentivamo spesso su whats app, qualche notizia, qualche vignetta, qualche battuta,
abbracci, baci…
Poi un’ultima triste notizia nella quale mi avvisava di essersi aggravata, di non chiamare perché si sarebbe fatta sentire lei.
Poi il silenzio… Dai primi di dicembre. 
Ora qui  a Milano abbiamo chiesto notizie anche al nostro comune amico, ma anche lui non sapeva nulla, e solo in quel momento abbiamo realizzato che nessuno sapeva il suo cognome. Una speranza c’era, pur se flebile, ma volevamo avere la certezza.
Ci siamo quindi recati presso la clinica dove faceva la chemio, e lì una cortese assistente ci ha confermato il decesso, anche se non era avvenuto il quella struttura, e ci ha pure comunicato il cognome. Tramite una ricerca, ho potuto appurare che era morta pochi giorni dopo il messaggio che mi aveva mandato, e la tristezza è calata di colpo.  Ora vorrei rintracciare la mamma, se mi sarà possibile.
Ciao, gioia, spero che adesso tu possa avere la serenità che ti è mancata in vita.
L’unico rimpianto è non averti potuto abbracciare un’ultima volta e di non avere neppure una tua foto. 😢


L’ultima Thule

Io che ho doppiato tre volte capo Horn e ho navigato sette volte i sette mari e ho visto mostri ed animali rari, l’anfesibena, le sirene, l’unicorno.
Io che tornavo fiero ad ogni porto dopo una lotta, dopo un arrembaggio, non son più quello e non ho più il coraggio di veleggiare su un vascello morto.
Dov’è la ciurma che mi accompagnava e assecondava ogni ribalderia? Dove la forza che la circondava? Ora si è spenta ormai, sparita via.
Guardo le vele pendere afflosciate con i cordami a penzolar nel vuoto, che sbatton lenti contro le murate con un moto continuo, senza scopo.
E vedo in aria un’insensata danza di strani uccelli contro il cielo bigio cantare un canto in questo mondo grigio, un canto sordo
ormai, senza speranza.
E qui da solo penso al mio passato, vado a ritroso e frugo la mia vita, una saga smarrita ed infinita di quel che ho fatto, di quello che è stato.
L’Ultima Thule attende al Nord estremo, regno di ghiaccio eterno, senza vita, e lassù questa mia sarà
finita nel freddo dove tutti finiremo.
L’Ultima Thule attende e dentro il fiordo si spegnerà per sempre ogni passione, si perderà in un’ultima canzone di me e della mia nave anche il ricordo.

Francesco Guccini