A Taliarco
Guarda la neve che imbianca tutto il Soratte e gli alberi che gemono al suo peso, i fiumi rappresi nella morsa del gelo.
Sciogli questo freddo, Taliarco, e legna, legna aggiungi al focolare; poi senza calcolo versa vino vecchio da un’anfora sabina.
Lascia il resto agli dèi: quando placano sul mare in burrasca la furia dei venti, non trema più nemmeno un cipresso, un frassino cadente.
Smettila di chiederti cosa sarà domani, e qualunque giorno la fortuna ti conceda segnalo tra gli utili.
Se ancora lontana è la vecchiaia fastidiosa dalla tua verde età, non disprezzare ragazzo, gli amori teneri e le danze.
Ora ti chiamano l’arena, le piazze e i sussurri lievi di un convegno alla sera, il riso soffocato che ti rivela l’angolo segreto dove si nasconde il tuo amore, il pegno strappato da un braccio o da un dito che resiste appena.
Quinto Orazio Flacco,
Traduzione Mario Ramous
Rispondi