La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per gennaio, 2020

Con alterna chiave

Con alterna chiave
tu schiudi la casa dove
la neve volteggia delle cose taciute.
A seconda del sangue che ti sprizza
da occhio, bocca ed orecchio
varia la tua chiave.

Varia la tua chiave, varia la parola
cui è concesso volteggiare coi fiocchi.
A seconda del vento che via ti spinge
s’aggruma attorno alla parola la neve.

 

Paul Celan

 

dipinto di Christian Schloe


Il tuo nome

Il tuo nome è una rondine nella mano,

il tuo nome è un ghiacciolo sulla lingua.

Un solo unico movimento delle labbra.

Il tuo nome sono cinque lettere.

Una pallina afferrata al volo,

un sonaglio d’argento nella bocca.

 Un sasso gettato in un quieto stagno

singhiozza come il tuo nome suona.

Nel leggero schiocco degli zoccoli notturni

il tuo nome rumoroso rimbomba.

E ce lo nomina lo scatto sonoro

del grilletto contro la tempia.

 Il tuo nome – ah, non si può! –

il tuo nome è un bacio sugli occhi,

sul tenero freddo delle palpebre immobili.

Il tuo nome è un bacio dato alla neve.

Un sorso di fonte, gelato, turchino.

Con il tuo nome il sonno è profondo.

Marina Cvetaeva

dipinto di Edvard Munch 

 

 


Non t’amo più

Non t’amo più… È un finale banale.
Banale come la vita, banale come la morte.
Spezzerò la corda di questa crudele romanza,
farò a pezzi la chitarra: ancora la commedia perché recitare!
Al cucciolo soltanto, a questo mostriciattolo peloso, non è dato capire
perché ti dai tanta pena e perché io faccio altrettanto.
Lo lascio entrare da me, e raschia la tua porta,
lo lasci passare tu, e raschia la mia porta,

C’è da impazzire, con questo dimenio continuo…
O cane sentimentalone, non sei che un giovanotto…
Ma io non cederò al sentimentalismo.
Prolungar la fine equivale a continuare una tortura.

Il sentimentalismo non è una debolezza, ma un crimine
quando di nuovo ti impietosisci, di nuovo prometti
e provi, con sforzo, a mettere in scena un dramma
dal titolo Ottuso “Un amore salvato”.

È fin dall’inizio che bisogna difendere l’amore
dai “mai” ardenti e dagli ingenui “per sempre! “.
E i treni ci gridavano: “Non si deve promettere! “.
E i fili fischiavano “Non si deve promettere! “.

I rami che s’incrinavano e il cielo annerito dal fumo
ci avvertivano, ignoranti presuntuosi,
che è ignoranza l’ottimismo totale,
che per la speranza c’è più posto senza grandi speranze.

È meno crudele agire con sensatezza e giudiziosamente soppesare gli anelli
prima di infilarseli, secondo il principio dei penitenti incatenati.
È meglio non promettere il cielo e dare almeno la terra,
non impegnarsi fino alla morte, ma offrire almeno l’amore d’un momento.

È meno crudele non ripetere “ti amo”, quando tu ami.
È terribile dopo, da quelle stesse labbra
sentire un suono vuoto, la menzogna, la beffa, la volgarità
quando il mondo falsamente pieno, apparirà falsamente vuoto.

Non bisogna promettere… L’amore è inattuabile.
Perché condurre all’inganno, come a nozze?
La visione è bella finché non svanisce.
È meno crudele non amare, quando dopo viene la fine.

Guaisce come impazzito il nostro povero cane,
raspando con la zampa ora la mia, ora la tua porta.
Non ti chiedo perdono per non amarti più. Perdonami d’averti amato.

Evgenij Evtusenko

 

 


Haiku

Ascolto in questa notte
il letargo invernale.
Pioggia sui monti.

 

Kobayashi Issa

 

Illustrazione di Tsuchiya Koitsu


Regionali 2020

Alla luce degli ultimi avvenimenti, l’unica cosa rimarchevole e positiva è la vertiginosa caduta del M5S. Già tempo addietro avevo preconizzato che i 5 Stelle  sarebbero stati fagocitati dal PD.

Cambiare alleati di governo non ha portato loro bene, mutare continuamente programmi ha disorientato chi li seguiva, le proposte avanzate in varie materie fondamentali – giustizia, lavoro, economia, sanità – ha messo in luce le incapacità di buona parte di chi è stato eletto ed ancor più di chi è stato messo a governare.
Ora possono solo sperare nel WWF, dato che sono a rischio di estinzione.

Poi, come al solito, tutti hanno vinto, tutti hanno perso: il PD festeggia perché ha mantenuto il primato in una regione da sempre “rossa”, anche se dalle precedenti regionali ha perso circa 10 punti; la Lega festeggia perché pur non raggiungendo la maggioranza ha comunque affermato una forte presenza sul territorio; della Calabria, ritornata al centrodestra, non parla quasi nessuno…

C’è scollamento tra Parlamento e la popolazione. Ci vorrebbe un atto di coraggio da parte del PdR affinché sciolga le camere, perché i parlamentari cercheranno di tenersi stretti i loro seggi con le unghie e coi denti ed accorderanno sempre la fiducia a questo governo fantoccio che non ha la dignità di dimettersi.

Immagine Di Leomonaci98 – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=86357313

 

 


Giorno della Memoria

Il Silenzio accompagnava
il nostro incedere:
il silenzio del Pianto,
della Fame, del Dolore
e mentre morivamo
tutt’intorno era Silenzio
gli occhi vedevano,
le orecchie sentivano
ma le bocche tacevano.
Quel Silenzio è l’arma
che ci ha uccisi.

Rossella Bisceglia

(da un blog)

Foto Binario 21, Milano


La sincerità ne li comizzi

“Er deputato, a dilla fra de noi,

ar comizzio ciagnede contro voja;

tanto ch’a me me disse : – Oh Dio che noja!-

Me lo disse, è verissimo, ma poi

sai come principiò? Dice : – E’ con gioja

che vengo, o cittadini, in mezzo a voi

per onorà li martiri e l’eroi,

vittime der pontefice e der boja! –

E, lì, rimise fòra l’ideali,

li schiavi, li tiranni e le catene

il re, li preti, l’anticlericali…

Eppoi parlò de li princìpi sui:

e allora pianse: pianse così bene

che quasi ce rideva puro lui!”

Trilussa

(dedicato a chi oggi vota)


Parere personale

Mi chiedo se gli italiani si siano finalmente resi conto a chi hanno lasciato in mano l’Italia.

Mi riferisco all’uscita infelice del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che, intervistato dalla giornalista Annalisa Cuzzocrea, afferma che gli innocenti non vanno in carcere (ed a questo proposito la figlia di Enzo Tortora ha chiesto un chiarimento su questa frase). La giornalista aveva evidenziato che in carcere ci sono attualmente oltre 60mila detenuti in attesa di giudizio e che, secondo la statistica, oltre la metà di costoro risulterà innocente, e che dal 1992 al 2018 ben 27mila persone sono state risarcite dallo stato per ingiusta detenzione.

Successivamente, non so in quale contesto – se Twitter, Facebook o canali istituzionali – , Bonafede ha “rettificato (?) la sua affermazione, scrivendo che “gli innocenti ASSOLTI non vanno in carcere”: premesso che pure un colpevole assolto non va in galera, non credo che questo sia un ragionamento da ministro della Giustizia, anzi, come si dice solitamente, “peggio el tacòn del buso”.

Notare che Bonafede è l’unico sopravvissuto tra i ministri del governo Conte 1, probabilmente perché a suo tempo sponsorizzò la nomina di Giuseppe Conte a Presidente del Consiglio.


Se io fossi un poeta

Se io fossi un poeta
galante, canterei
agli occhi vostri un canto così puro
come sul marmo bianco l’acqua chiara.

E in una strofa d’acqua
tutto il canto direbbe:

“So già che non rispondono ai miei occhi,
che vedono e guardando nulla chiedono,
i vostri chiari; hanno i vostri occhi
la calma buona luce,
luce del mondo in fiore, che un mattino
ho visto dalle braccia di mia madre”.

 

Antonio Machado

 


Memorie di una geisha

Il cuore muore di morte lenta. Perdendo ogni speranza come foglie. Finché un giorno non ce ne sono più. Nessuna speranza. Non rimane nulla.
Se un albero non ha né foglie né rami, si può ancora chiamarlo albero?
Lei si dipinge il viso per nascondere il viso.
I suoi occhi sono acqua profonda.
Non è per una geisha desiderare.
Non è per una geisha provare sentimenti.
La geisha è un’artista del mondo che fluttua.
Danza.
Canta.
Vi intrattiene.
Tutto quello che volete.
Il resto è ombra.
Il resto è segreto.
Non si può dire al sole “più sole”.
O alla pioggia “meno pioggia”.
Per un uomo, la geisha può essere solo una moglie a metà. Siamo le mogli del crepuscolo.
Eppure apprendere la gentilezza, dopo tanta poca gentilezza, capire come una bambina con più coraggio di quanto creda, trovi le sue preghiere esaudite, non può chiamarsi felicità?
Dopo tutto, queste non sono le memorie di un’imperatrice, né di una regina. Sono memorie… di un altro tipo.

Memorie di una geisha, film di Rob Marshall


Ti propongo

Ti propongo di costruire
un nuovo canale
senza chiuse
né scuse
che comunichi finalmente
il tuo sguardo
atlantico
col mio naturale
pacifico.


Mario Benedetti

dipinto di Aldo Balding 


Egnazio

Visto ch’Egnazio ha denti bianchi suole

ridere d’ogni cosa. In faccia al banco

dell’imputato, quando l’oratore

suscita il pianto, Egnazio se la ride.

Al lutto di un pio figlio, mentre piange

la madre orbata dell’unico conforto,

Egnazio se la ride. Sempre, ovunque,

qualunque cosa accada, se la ride.

Catullo, carme 39 (parziale)


A Taliarco

Guarda la neve che imbianca tutto il Soratte e gli alberi che gemono al suo peso, i fiumi rappresi nella morsa del gelo.

Sciogli questo freddo, Taliarco, e legna, legna aggiungi al focolare; poi senza calcolo versa vino vecchio da un’anfora sabina.

Lascia il resto agli dèi: quando placano sul mare in burrasca la furia dei venti, non trema più nemmeno un cipresso, un frassino cadente.

Smettila di chiederti cosa sarà domani, e qualunque giorno la fortuna ti conceda segnalo tra gli utili.

Se ancora lontana è la vecchiaia fastidiosa dalla tua verde età, non disprezzare ragazzo, gli amori teneri e le danze.

Ora ti chiamano l’arena, le piazze e i sussurri lievi di un convegno alla sera, il riso soffocato che ti rivela l’angolo segreto dove si nasconde il tuo amore, il pegno strappato da un braccio o da un dito che resiste appena.

Quinto Orazio Flacco,

Traduzione Mario Ramous


Festival delle solite polemiche

Come ho spesso scritto, sono anni che non guardo più il festival di Sanremo. Mi limito a leggere, e solo se mi capitano sott’occhio perché non le cerco di certo, le notizie relative a questa manifestazione.

Però sono curiosa, quest’anno, di vedere come concilieranno la presenza di Rula Jebreal, invitata per patrocinare la dignità femminile (e già questo la dice lunga su come anche il festival ormai sia intriso di politica), con quella di tal Junior Cally (del quale non avevo mai sentito prima parlare), un tizio che non solo insulta pesantemente il genere femminile con frasi volgari, ma addirittura canta testualmente.

Porca troia, quanto cazzo chiacchiera?/L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa/C’ho rivestito la maschera.”…

Oltre alle peggiori volgarità, che non ho riportato, la frase suddetta è un vero incitamento al femminicidio, per quanto mi stia sulle scatole questo termine.

Questo perché non devono circolare i messaggi di violenza e chi li veicola…a meno che non provengano da sinistra.

Rula, dove sei? Batti un colpo!


Coltivo una rosa bianca

Coltivo una rosa bianca
in luglio come in gennaio
per l’amico sincero
che mi dà la sua mano franca
per chi mi vuol male e mi stanca
questo cuore con cui vivo.
Cardi né ortiche coltivo.
Coltivo una rosa bianca.

José Marti


Quei luoghi gentili

E noi li abbiamo lasciati quei luoghi gentili
Con passo pesante, verso il nuovo calvario,
Di qui osserviamo, come chi allo specchio
Veda il proprio volto,
L’umanità suicida.
Capiamo quali spettri orribili
La mano rossa dell’uomo
Sappia fare sorgere.

Oscar Wilde.

 

Illustrazione di Zdzislaw Beksinski 


Senza titolo

Non recidere, forbice, quel volto,
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.

Un freddo cala… Duro il colpo svetta.
E l’acacia ferita da sé scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre.

Eugenio Montale


GRAZIE

Questo è un GRAZIE, per un’amica  preziosa, sensibile e dai pensieri profondi.

Grazie per un graditissimo regalo che ho ricevuto quest’oggi, e che sto “assaporando” con la dovuta attenzione e lentezza.

Già, perché ogni verso, anzi ogni parola va gustata con la dovuta calma, con la necessaria accuratezza.

Mia cara Isabella, mi hai fatto un regalo davvero impagabile, che non so come ricambiare, se non con un grazie di cuore.

Loredana


Metropolitana

E forse l’amore non è che questo:
una donna o un uomo che scende da un vagone
in una stazione del metrò
e brilla per pochi secondi
e si perde senza nome nella sera.


Óscar Hahn


Sogno d’estate

Trapeli un po’ di verde
il limone, il sifone,
il piccolo portone
della pensione,
trapeli il blu,
anche tu
vestita col tuo nudo rosa,
ogni cosa amorosa.
Amore è amore
liscio alla sua foce.
Un’ alpe zuccherina,
l’amore è brina.
Che sogno averti vicina
notturna, fresca, sottovoce.


Alfonso Gatto

Senza titolo

Tu te ne vai e mentre te ne vai
mi dici: “Mi dispiace”.
Pensi così di darmi un po’ di pace.
Mi prometti un pensiero costante struggente
quando sei sola e anche tra la gente.
Mi dici: “Amore mio mi mancherai.
E in questi giorni tu cosa farai? ”
Io ti rispondo: “Ti avrò sempre presente,
avrò il pensiero pieno del tuo niente”.

Patrizia Cavalli


Amo i tuoi occhi

Amo i tuoi occhi, amica mia,
E il loro gioco d’incanto e di fuoco,
Quando, d’un tratto, tu li sollevi
E come un lampo nel cielo
Rapida intorno ti guardi…

Ma vi è un incanto ancor più intenso;
Quando nei tuoi occhi chini,
Nel momento del bacio appassionato,
Attraverso le tue ciglia abbassate
Arde il cupo fuoco del desiderio.

Fëdor Ivanovič Tjutčev

 

Traduzione di Eridano Bazzarelli

 

 

Dipinto di Gustav Klimt


Non ho bisogno di tempo

Non ho bisogno di tempo
per sapere come sei:
conoscersi è luce improvvisa.
Chi ti potrà conoscere
là dove taci, o nelle
parole con cui taci?
Chi ti cerca nella vita
che stai vivendo, non sa
di te che allusioni,
pretesti in cui ti nascondi.
E seguirti all’indietro
in ciò che hai fatto, prima,
sommare azione a sorriso,
anni a nomi, sarà
come perderti. Io no.
Ti ho conosciuto nella tempesta.
Ti ho conosciuto, improvvisa,
in quello squarcio brutale
di tenebra e luce,
dove si rivela il fondo
che sfugge al giorno e alla notte.
Ti ho visto, mi hai visto, ed ora,
nuda ormai dell’equivoco,
della storia, del passato,
tu, amazzone sulla folgore,
palpitante di recente
ed inatteso arrivo,
sei cosí anticamente mia,
da tanto tempo ti conosco,
che nel tuo amore chiudo gli occhi,
e procedo senza errare,
alla cieca, senza chiedere nulla
a quella luce lenta e sicura
con cui si riconoscono lettere
e forme e si fanno conti
e si crede di vedere
chi tu sia, o mia invisibile.

Pedro Salinas


Conosco delle barche

Conosco delle barche
che restano nel porto per paura
che le correnti le trascinino via con troppa violenza.

Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
per non aver mai rischiato una vela fuori.

Conosco delle barche che si dimenticano di partire
hanno paura del mare a furia di invecchiare
e le onde non le hanno mai portate altrove,
il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.

Conosco delle barche talmente incatenate
che hanno disimparato come liberarsi.

Conosco delle barche che restano ad ondeggiare
per essere veramente sicure di non capovolgersi.

Conosco delle barche che vanno in gruppo
ad affrontare il vento forte al di là della paura.

Conosco delle barche che si graffiano un po’
sulle rotte dell’oceano ove le porta il loro gioco.

Conosco delle barche
che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora,
ogni giorno della loro vita
e che non hanno paura a volte di lanciarsi
fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.

Conosco delle barche
che tornano in porto lacerate dappertutto,
ma più coraggiose e più forti.

Conosco delle barche straboccanti di sole
perché hanno condiviso anni meravigliosi.

Conosco delle barche
che tornano sempre quando hanno navigato.
Fino al loro ultimo giorno,
e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
perché hanno un cuore a misura di oceano.

Jacques Brel