Ultimo brindisi
Che lo vogliamo o no
abbiamo solo tre alternative:
ieri, il presente, e domani. E neppure poi tre
perché come dice il filosofo
ieri è ieri
ci appartiene solo nel ricordo:
alla rosa che ha perso le foglie
non puoi levarle un altro petalo. Le carte da giocare
sono solo due:
il presente e il giorno di domani.
E neppure due
perché è un fatto ben stabilito
che il presente non esiste
se non nella misura in cui si fa passato
e già passò…
come la gioventù.
Riassumendo
ci resta solo il domani:
io sollevo la mia coppa
per questo giorno che non arriva mai
che però è l’unico
di cui realmente disponiamo.
Nicanor Parra
E con questo brindisi auguro a tutti un felice 2020
Qui sono al sicuro
Qui sono al sicuro, qui ci sono querce intorno ai muri,
qui scintilla lo stretto tra monti corrosi dal mare.
Se me ne sto in piedi alla finestra
le querce immense hanno
una profonda tonalità oleosa
come un dipinto antico,
sul cielo di smalto azzurro
nubi ritardatarie
si rincorrono dal mare.
Querce nel sole d’autunno!
Terra azzurra, terra di monti, terra di mare
ed ere alle mie spalle
in una festa di colori
e ardore.
Oggi ci sono freddo e fiocchi di neve nell’aria,
i rami nudi si protendono come artigli
verso il caldo e l’ultimo ozono.
Mi inoltro nella terra azzurra
sotto le foglie che cadono.
E un giorno sarà spoglio Yggdrasil.
Olav H. Hauge
Senza titolo
Ho faticato molto
per conquistare il tuo cuore,
solo per
dormire in lui.
Io sono colei
che ti ha trattenuto per un bottone
e ha legato il suo destino…
con un sorriso.
Maram al Masri
Illustrazione di Fabian Perez
Seguo questo corso di sabbia
Seguo questo corso di sabbia che scorre
tra i ciottoli e la duna
la pioggia d’estate piove sulla mia vita
su me la mia vita che mi sfugge mi insegue
e finirà il giorno del suo inizio.
Caro istante ti vedo
in questa tenda di bruma che indietreggia
dove non dovrò più calpestare quelle lunghe soglie mobili
e vivrò il tempo di una porta
che si apre e si richiude.
Samuel Beckett
Il vento di nome Jaromìr
Un giorno
Andremo insieme, lo promettemmo un tempo
Sul tarassaco negli occhi gialli di un merlo.
Lasceremo a casa le buone mogli
e ce ne andremo a pescare il verso,
quello che il fiume impreca sulle pietre
quando inciampa nella notte scura.
E forse in tutta notte non prenderemo nulla.
Ma gocce d’acqua cadranno nell’erba
Come lacrime di principesse
Dal bosco uscite scalze.
E forse in strada ti domanderanno
Maestro, a quando un libro nuovo?
E tu gli dirai dopo il diluvio
Se ci sarà un bel fango.
E forse i cieli si impietosiranno
e ci scroscerà nella poesia e nelle scarpe,
nubi fredde come trote maculate
ci sorvoleranno le teste.
E daremo al vento il nome di Jaromír
E torneremo sull’acqua allegra.
Jan Skàcel
Berlino 1961
Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
è la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
è la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
è il disegno
tracciato su un raggio di sole
ciò che ho scritto di noi è tutta verità
è la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull’erba
è la tua assenza
quando divento l’ultima luce all’angolo della via
è la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati
è la mia felicità
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe
ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
ciò che ho scritto di noi è tutta verità.
Nazim Hikmet
Canto di Natale…a modo mio
Vorrei ritornasse il primo Spirito del Natale, quello dei Natali passati.
I Natali con la neve, con le strade sfolgoranti di luci, con gli alberi addobbati (bene o male non importa) con fragili palline di vetro, le ghirlande sulle porte d’ingresso, le musiche di Stille Nacht o White Christmas in sottofondo, il presepe con il muschio vero e il laghetto fatto con lo specchio, i regali ammucchiati sotto l’abete che profumava ancora di resina, gli occhi dei miei figli che li scartavano con gioiosa impazienza, tutti intorno alla tavola apparecchiata con la tovaglia rossa ed il servizio buono, noi, i figli e i miei genitori. Il profumo dei cibi quando ancora non c’erano problemi di colesterolo, l’aroma delle bucce d’arancio sulla stufa…
Ogni abitazione era un piccolo, gioioso mondo a sé: addobbi, luci, profumi dai quali percepivo chi abitasse in quell’appartamento.
Ora guardo dalla finestra e mi accorgo che non è più il natale di un tempo.
Forse perché nel condominio e nel cortile di fronte non ci sono più bambini e abitano molti extracomunitari per i quali Natale è un giorno come un altro.
Su nessuno dei balconi, su nessuna finestra risplendono le lucine intermittenti, presso i bidoni dei rifiuti si vedono pochissime scatole vuote, nastri ed incarti di regali.
Nessun profumo particolare di arrosti e paste al forno, pastiere o torte Sacher, o semplici panettoni messi a scaldare quell’attimo necessario per esaltarne il profumo.
Neve neppure a parlarne, solo una spruzzata sulle montagne circostanti.
I figli sono lontani, hanno la loro vita, com’è giusto che sia: un augurio per telefono, qualche messaggio, un abbraccio da lontano.
Siamo rimasti solo noi due, e questo è il regalo più bello.
Buon Natale, amore mio.
Il vecchio Natale
Mentre la neve fa, sopra la siepe,
un bel merletto e la campana suona,
Natale bussa a tutti gli usci e dona
ad ogni bimbo un piccolo presepe.
Ed alle buone mamme reca i forti
virgulti che orneran furtivamente
d’ogni piccola cosa rilucente:
ninnoli, nastri, sfere, ceri attorti…
A tutti il vecchio dalla barba bianca
porta qualcosa, qualche bella cosa.
e cammina e cammina senza posa
e cammina e cammina e non si stanca.
E, dopo avere tanto camminato
nel giorno bianco e nella notte azzurra,
conta le dodici ore che sussurra
la mezzanotte e dice al mondo: È nato!
Marino Moretti
A tutti, i miei più cari auguri per un felice Natale. Loredana
Ortensie
Alla fine ho accettato un’ortensia azzurra.
Ho sempre avuto un debole per le ortensie: sono uno dei pochi fiori che rimangono belli anche quando non sono più freschi.
Anche quando perdono un po’ di colore, restano intatti.
Le ortensie sono fiori scompigliati, ma con una resistenza ammirevole.
Hilary Belle Walker
Silenzio
Passa, sono sepolti…
Una nuvola scivola sul disco del sole.
La fame è un alto edificio
che si sposta di notte
nella camera si apre l’oscura
tromba dell’ascensore verso le viscere.
Fiori nel fossato. Fanfara e silenzio.
Passa, sono sepolti…
Le posate d’argento sopravvivono
in grandi frotte
a grandi profondità dove l’Atlantico
è nero.
Tomas Tranströmer
Dipinto di John Constable
Pilloline

Landing of migrants in the port of Salerno, Italy on April 19, 2017. The Gregoretti ship carried about 400 migrants form Subsaharian to port of Salerno, on the ship there are more than two corpses, 354 man and 40 women. (Photo by Paolo Manzo/NurPhoto via Getty Images)
Credo proprio di aver bisogno di spiegazioni, perché è tutto abbastanza complicato.
Parlo della questione della nave Gregoretti per il qual caso è stata richiesta l’incriminazione di Salvini .
Innanzitutto se sequestro ci fu la magistratura doveva intervenire immediatamente, in quanto per questo tipo di reato mi risulta che ci sia l’obbligatorietà di intervenire, specie in presenza di flagranza.
Salvini mantenne la nave al largo per 3 giorni, facendo però sbarcare ammalati, minori e donne incinte, e rifornendo i restanti migranti di medicinali e viveri.
Il Tribunale dei ministri di Catania ha chiesto l’autorizzazione a procedere contro Salvini, mentre la procura di Catania ritiene che l’ex ministro dell’Interno non debba andare a processo in quanto non si è verificata nessuna limitazione della libertà personale. Del resto credo che in caso di incriminazione debba andare a processo tutto il Consiglio dei Ministri, in quanto queste sono decisioni prese collegialmente.
Allora pure il ministro Lamorgese dovrebbe essere messa sotto accusa per aver “sequestrato” per 11 giorni la nave Ocean Viking, con 104 migranti (tra i quali 14 minori – di cui 2 bimbi sotto l’anno – e 2 donne incinte).
La medesima situazione si presentò qualche mese prima con la nave Diciotti, (la nave con gli “scheletrini” a bordo, rivelatisi poi giovanottoni pasciuti), caso poi caduto nel nulla come era ovvio.
Di mezzo ci si mette pure Luigi Di Maio che raffrontando i casi Diciotti-Gregoretti dice che il primo fu un avvertimento all’Europa (sob), mentre nel secondo era palese l’interesse personale di Salvini (!?!?)
L’unica cosa chiara è che viene utilizzata una certa magistratura per colpire un avversario politico rivelatosi assai pericoloso.
Poi ci sono i pentastellati che non si accorgono di venir presi costantemente per i fondelli. Il loro guru Grillo ha dichiarato in sintesi “Io c’ho i soldi, Casaleggio pure…quindi noi siamo noi e voi non siete un caxxo”. E la conclusione qual è? Che tutti i parlamentari portati in Parlamento dal duo barbuto sono, tranne rare eccezioni, una massa di persone impreparate improvvisatesi parlamentari, manovrate come marionette che, per mantenersi il posto caldo e ben remunerato piovuto dal cielo come la biblica manna, saltano quando e dove i due padroni comandano e ripetono slogan a pappagallo. I quali padroni vanno dove loro più conviene, non certo dove conviene all’Italia ed agli elettori. E gli elettori sono stati bellamente presi per i fondelli: una parte se ne è accorta, ma altri credono ancora alle balle del guru barbuto che li ha mandati già a quel paese (anzi, come è nel suo stile, al Vaffa) perché lui in ogni caso i soldi ce li ha e se li tiene, mentre gli altri possono al massi o sperare nel reddito di cittadinanza.
La tua nostalgia
La tua nostalgia è un mare che puoi navigare,
la tua nostalgia è un terreno su cui puoi camminare,
perché te ne stai allora inerte e scorata
fissando il vuoto?
Verrà un mattino con un orizzonte più rosso
di tutti gli altri,
verrà un vento a porgerti la mano:
mettiti in cammino!
Edith Södergran
Un paio di ali
Siamo le ali di un pensiero
che appena si innalza,
quest’uccello precipita
se uno le separa.
Siamo un paio di ali, ma tra le nuvole
non possiamo volare se non insieme,
a ritmo preciso, coordinato
del nostro battito di cuore.
Vola con me quindi, col battito d’ali all’unisono!
Eravamo da soli penne svolazzanti,
insieme siamo un paio di ali.
Váci Mihály, traduzione di Agnes Preszler
Amore
È assurdo
dice la ragione.
È quel che è
dice l’amore.
È infelicità
dice il calcolo.
Non è altro che dolore
dice la paura.
È vano
dice il giudizio.
È quel che è
dice l’amore.
È ridicolo
dice l’orgoglio.
È avventato
dice la prudenza.
È impossibile
dice l’esperienza.
È quel che è
dice l’amore.
Erich Fried
Sera di neve
Getta via la tua oscurità e sarai ricco.
Come una sera dopo la neve.
Il campo è ricco, e la brughiera,
ovunque aghi di pino,
e le case sono ricche, sicure
per la vita e il calore.
La terra addormentata conosce
il proprio splendore.
Le sopracciglia brinate del cielo
sono piene di stelle.
Olav H. Hauge
Ubriaco
Troppo lontane le anime
e le stelle di cui ho bisogno.
Morirò ubriaco in un angolo.
Charles Cros
Dipinto di Amedeo Modigliani
Non devi amarmi
Non devi amarmi
solo perché
sei tutte le donne
che ho mai voluto
Sono nato per seguirti
ogni notte
mentre sono ancora
in tanti uomini che ti amano
Ti incontro ad un tavolo
Prendo tra le mani il tuo pugno
in un solenne tassì
Mi sveglio solo
con la mia mano nella tua assenza
all’Hotel Discipline
Ho scritto tutte queste canzoni per te
Ho consumato candele rosse e nere
a forma di uomo e di donna
Ho sposato il fumo
di due piramidi di legno di sandalo.
Leonard Cohen
da “Moby Dick”
Il giro del mondo! In questa frase c’è di che ispirare orgogliosi sensi; ma dove mai conduce tutta questa circumnavigazione? Attraverso pericoli innumerevoli, solamente allo stesso punto dal quale siamo partiti, dove coloro che ci siamo lasciati dietro, al sicuro, sono sempre stati davanti a noi. Se questo mondo fosse una pianura senza fine, e navigando a est potessimo raggiungere sempre nuove lontananze e scoprire visioni più dolci e strane di tutte le Cicladi o le Isole del Re Salomone, allora sì che il viaggio prometterebbe qualcosa. Ma inseguendo quei misteri che popolano i nostri sogni, o torturandoci a dar la caccia a quello spettro diabolico che prima o poi nuota innanzi a tutti i cuori umani; andando così a caccia intorno a questo globo, queste cose o ci trascinano in sterili labirinti o ci lasciano, sommersi, a mezza strada.
Herman Melville, Moby Dick
La strada che non presi
Due strade divergevano in un bosco giallo
e mi dispiaceva non poterle percorrere entrambe
ed essendo un solo viaggiatore, rimasi a lungo
a guardarne una fino a che potei.
Poi presi l’altra, perché era altrettanto bella,
e aveva forse l’ aspetto migliore,
perché era erbosa e meno consumata,
sebbene il passaggio le avesse rese quasi simili.
Ed entrambe quella mattina erano lì uguali,
con foglie che nessun passo aveva annerito.
Oh, misi da parte la prima per un altro giorno!
Pur sapendo come una strada porti ad un’altra,
dubitavo se mai sarei tornato indietro.
Lo racconterò con un sospiro
da qualche parte tra anni e anni:
due strade divergevano in un bosco, e io –
io presi la meno percorsa,
e quello ha fatto tutta la differenza.
Robert Frost
Viaggiare
Viaggiare! Perdere paesi!
Essere altro costantemente,
non avere radici, per l’anima,
da vivere soltanto di vedere!
Neanche a me appartenere!
Andare avanti, andare dietro
l’assenza di avere un fine,
e l’ansia di conseguirlo!
Viaggiare così è viaggio.
Ma lo faccio e non ho di mio
più del sogno del passaggio.
Il resto è solo terra e cielo.
Fernando Pessoa
Cosa ne pensate?