La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per ottobre, 2019

Barbara

Ricordati Barbara
pioveva senza tregua quel giorno su Brest
E tu camminavi sorridente
raggiante rapita grondante
sotto la pioggia
ricordati Barbara
pioveva senza tregua su Brest
e t’ho incontrata in Rue de Siam
tu sorridevi
e sorridevo anch’io
ricordati Barbara tu che io
non conoscevo
tu che non mi conoscevi
ricordati,
ricordati comunque di quel giorno
non dimenticare
un uomo si riparava sotto un portico
e ha gridato il tuo nome
Barbara.

Jacques Prévert


Trasparente

Più trasparente
di quella goccia d’acqua
tra le dita del rampicante
il mio pensiero tende un ponte
da te stessa a te stessa
Guardati
più reale del corpo che abiti
ferma in mezzo alla mia fronte
Sei nata per vivere in un’isola.


Octavio Paz


Tabula rasa

È sera qualunque
traversata da tram semivuoti
in corsa a dissetarsi di vento.
Mi vedi avanzare come sai
nei quartieri senza ricordo?
Ho una cravatta crema, un vecchio peso
di desideri
attendo solo la morte
di ogni cosa che doveva toccarmi.

 

Luciano Erba


Umbria

La dignità vorrebbe che dopo una simile scoppola il Presidente del Consiglio presentasse le dimissioni per poi farci andare a nuove elezioni.
Ormai è chiarissimo che esiste una forte scollatura tra il paese reale e quanti lo rappresentano in parlamento in base a percentuali che ora non hanno più alcun valore.
L’arroganza e la protervia del PD (“Dobbiamo restare uniti altrimenti vince Salvini.”.. senza considerare che è la gente che lo vuole… Bella idea di democrazia la loro) hanno portato il M5S verso il baratro, a percentuali impensabili dopo poco più di un anno.
L’esperimento Lega – M5S stava producendo i suoi frutti, ma l’ingenuità dei pentastellati che dopo aver raggiunto il proprio scopo – reddito di cittadinanza – hanno iniziato a boicottare tutte le iniziative dell’alleato, ha portato alla rottura del patto. Aggiungiamoci il voltafaccia di Giuseppi Conte, che sulla carta godrebbe di grande fiducia tra gli italiani (😉) e mettiamoci anche il suo progressivo avvicinamento al PD e l’arroganza di cui ha dato ampia prova (“l’Umbria in fondo non è determinante, essendo grande quanto la provincia di Lecce”) ed il quadro è completo. Certo, come lui molti altri hanno detto l’Umbria rappresenta solo il 2% dell’elettorato italiano, ma da sempre era zona “rossa” e va ad aggiungersi a tutte le altre regioni che piano piano sono passare al centro-destra.
Poi si sono riaperti i porti, si ricomincia a parlare di ius soli e ius culturae, aumento di tasse (raschiando il fondo del barile), manette agli evasori, blocco del contante, obbligo dell’uso delle carte, asservimento completo alla UE… Mentre una parlamentare PD si interessa maggiormente a far ritirare le magliette dal Carrefour, che secondo lei incitano alla violenza contro le donne, invece di dedicarsi a cose più concrete.
Vi meravigliate ancora che sia finita così?
Adesso aspettiamo la prossima tappa,  il 20 gennaio prossimo.


Limite

La donna ora è perfetta
Il suo corpo
morto ha il sorriso della compiutezza,
l’illusione di una necessità greca
fluisce nei volumi della sua toga,
i suoi piedi
nudi sembrano dire:
Siamo arrivati fin qui, è finita.
I bambini morti si sono acciambellati,
ciascuno, bianco serpente,
presso la sua piccola brocca di latte, ora vuota.
Lei li ha raccolti
di nuovo nel suo corpo come i petali
di una rosa si chiudono quando il giardino
s’irrigidisce e sanguinano i profumi
dalle dolci gole profonde del fiore notturno.
La luna, spettatrice nel suo cappuccio d’osso,
non ha motivo di essere triste.
E’ abituata a queste cose.
I suoi neri crepitano e tirano.

Sylvia Plath, scritta poco prima di morire, 11.02.1963


Amami davvero

Dici di amarmi, ma con una voce

più casta di quella di una suora che canta

il tenue Vespro della sera a se stessa,

mentre suona la campana a festa…

Per favore, amami davvero!

Dici di amarmi, ma con un sorriso

freddo come un’alba di settembre,

come se fossi la suora di San Cupido

nella settimana di astinenza.

Per favore, amami davvero!

Dici di amarmi, ma poi le tue labbra

color corallo non insegnano gioia

più del corallo stesso nel mare,

non si aprono mai per un bacio…

Per favore, amami davvero!

Dici di amarmi, ma poi la tua mano

non stringe con dolcezza la mia mano,

è morta come quella di una statua

mentre la mia per la passione brucia.

Per favore, amami davvero!

Sospirami qualche parola di fuoco!

Sorridi come se quelle parole mi bruciassero,

stringiti a me come una che ama, o baciami,

e nel tuo cuore seppelliscimi!

Per favore, amami davvero!

 

John Keats,

Illustrazione di Rolf Armstrong

 

 

 


Giornata della pasta

Spaghettini alla scapola
Tu moje, doppo er solito trasloco,
se gode co’ li pupi sole e bagni,
e tu, rimasto solo, che te magni,
si nun sei bono manco a accenne er foco?
Un pasto in una bettola, a dì poco,
te costa un occhio appena che scastagni;
si te cucini invece ce guadagni
e te diverti come fusse un gioco.
Mo te consijo ‘na cosetta cicia
ma bona, pepe e cacio¹ solamente,
che cor guanciale poi se chiama Gricia.²
E m’hai da crede, dentro a quattro mura
magnà in mutanne…senza un fiato…gnente…
se gode più de’ la villeggiatura.

Pasta alla capricciosella

Provate a fa’ sto’ sugo, ch’è un poema:
piselli freschi, oppure surgelati,
calamaretti, funghi “cortivati”,
così magnate senz’avè patema.

Pe’ fa’ li calamari c’è un sistema:
se metteno a pezzetti martajati
nell’ajo e l’ojo e bene rosolati,
so’ teneri che pareno ‘na crema.

Appresso svaporate un po’ de vino;
poi pommidoro, funghi e pisellini
insaporiti cor peperoncino.

Formaggio gnente, a la maniera antica,
fatece bavettine o spaghettini…
Bòn appetito e.. Dio ve benedica!

La dieta

Doppo che ho rinnegato Pasta e pane,
so’ dieci giorni che nun calo, eppure
resisto, soffro e seguito le cure…
me pare un anno e so’ du’ settimane.
Nemmanco dormo più, le notti sane,
pe’ damme er conciabbocca a le torture,
le passo a immaginà le svojature
co’ la lingua de fòra come un cane.
Ma vale poi la pena de soffrì
lontano da ‘na tavola e ‘na sedia
pensanno che se deve da morì?
Nun è pe’ fà er fanatico romano;
però de fronte a ‘sto campà d’inedia,
mejo morì co’ la forchetta in mano!

Aldo Fabrizi


Gli incompetenti

…regnano sovrani, ed a tale scopo ecco un paio di esempi.

Limitare i pagamenti per contante a 1000 euro (mille e non più mille) non serve assolutamente a nulla: se ne era accorto persino Renzi che, dopo la cavolata fatta dal bocconiano Monti, aveva alzato nuovamente il limite a 3000 euro: non che servisse, ma era già qualcosa.

Obbligare la gente ad usare bancomat e carte di credito? Si penalizzano solo i ceti meno abbienti ed i pensionati anziani che solitamente non hanno conti correnti bancari e ritirano le loro pensioncine sotto i 1000 euro direttamente agli sportelli della posta.

Cosa credono di fare, con le manette agli evasori?

I GRANDI (e sottolineo GRANDI) evasori, continueranno come prima, perché hanno ben altri sistemi per eludere l’esosità del fisco: come al solito sarà colpito il piccolo/medio commerciante che magari, messo davanti al dilemma se pagare gli stipendi ai suoi dipendenti o versare l’IVA, solitamente preferisce la prima opzione. Mettendolo in carcere, semplicemente oltre rovinare lui, si metteranno sul lastrico anche le famiglie dei suoi dipendenti. Calcoliamo poi che spesso la presunta evasione è dovuta ad un errato accertamento, che si fa? Si mette in galera uno sulla base di supposizioni? E poi magari dopo parecchio tempo (in Italia certe cose, si sa, vanno per le lunghe) lo si scarcera con tante scuse, ma nel frattempo il danno è stato fatto…

Per ovviare a certe incongruenze c’è solo da riformare SERIAMENTE il fisco, riducendo la pressione e semplificando la burocrazia (basti vedere la cavolata della fatturazione elettronica, risoltasi in maggiori costi e maggior perdita di tempo): solo dopo si potrebbe eventualmente procedere con le “manette”: consideriamo che già ora esiste il carcere per frode fiscale e false fatturazioni

Questa smania giustizialista sembra fatta apposta per accontentare la “pancia” di un certo elettorato grillino che si ferma all’apparenza e non considera la sostanza.

Il sistema fiscale italiano è quanto mai assurdo: solitamente si dovrebbe ragionare in tal modo: i poteri costituiti stabiliscono a priori la percentuale che i cittadini devono versare (alta o bassa, non ha importanza: è solo a titolo esemplificativo). In seguito si verifica quanto i cittadini hanno guadagnato e si incassa la percentuale prestabilita. Infine lo stato tira le somme di quanto ha incassato, e stabilisce quale sia la destinazione degli introiti e quali servizi fornire ai cittadini.

Da noi invece si stabilisce a priori di quanto abbia bisogno lo stato, ed in base a questa stima si effettua una vera guerra contro i cittadini considerati a priori come evasori, specie professionisti e lavoratori autonomi, vessandoli con continue normative che cambiano di anno in anno, con controlli esasperati (che in realtà alimentano spesso la corruzione che si vorrebbe combattere), e spesso li si spoglia talmente che costoro ritengono che non sia più remunerativo lavorare.

Poi c’è la questione Ilva…inutile dire che pure qui affiora la mania “manettara”, ossia togliere lo scudo penale agli amministratori (con effetto RETROATTIVO!) spaventa l’Arcelor Mittal (che sta perdendo qualcosa come 2 milioni di euro al giorno) e potrebbe decidere di lasciare la produzione, mantenendo solo il mercato dell’acciaio (naturalmente acquistato all’estero! E da chi? Naturalmente Germania e Francia) ma spaventa ancor più i lavoratori in quanto si parla di un taglio di 5mila posti di lavoro. Il PD finalmente insorge, in contrasto con gli alleati di governo, e pure i sindacati sembra che si siano svegliati, sempre che non ci metta lo zampino la magistratura…


Piccoli gesti di bontà

Non mi resta che
offrire un bicchier di vino al mendicante
accompagnare silenzioso la vecchia signora,
offrire lenzuola pulite al poveraccio
applaudire attori scalcagnati
prestare un po’ di denaro a un imbroglione
mandare un mazzo di rose a una ragazza antipatica
regalare il mio bastone al cieco.
Piccoli gesti di bontà
fatti nell’indifferenza
di un dio che non distingue
il bene dal male.


Alejandro Jodorowsky


Un vecchio

Interno di caffè. Frastuono. A un tavolino
siede appartato un vecchio. È tutto chino,
con un giornale avanti a sé, nessuna compagnia.

E pensa, nella triste vecchiezza avvilita,
a quanto poco egli godé la vita
quando aveva bellezza, facondia, e vigoria.

Sa ch’è invecchiato molto: lo sente, lo vede.
Ma il tempo ch’era giovane lo crede
quasi ieri. Che spazio breve, che spazio breve.

Riflette. A come la Saggezza l’ha beffato.
Se n’era in tutto (che pazzia!) fidato:
“Domani. Hai tanto tempo” – la bugiarda diceva.

Gioie sacrificate… ogni slancio represso…
Ricorda. Ogni occasione persa, adesso
suona come uno scherno al tuo senno demente.

Fra tante riflessioni, in tutta quella pioggia
di memorie, è stordito il vecchio. Appoggia
il capo al tavolino del caffè… s’addormenta.

Costantino Kavafis

Dipinto di Jean Francois Raffaelli


Il servitore

Non so dove sia successo che il mestiere di servitore sia caduto in discredito. È il rifugio del filosofo, il cibo dei pigri, ed è una posizione di potenza, anzi di amore, se è preso come si deve. Non capisco perché le persone intelligenti non prendano questa carriera, non imparino a farla bene e a ricavarne gli utili. Un buon servitore ha una sicurezza assoluta, non per la gentilezza del suo padrone, ma per abitudine e indolenza. È difficile che uno cambi i gusti o si lavi le calze da sé. Piuttosto che cambiare terrà un cattivo servitore. Ma un buon servitore, e io sono ottimo, può dominare completamente il padrone, dirgli cosa deve pensare, come deve agire, chi sposare, quando divorziare, ridurlo al terrore come una disciplina, o distribuirgli la felicità, e infine essere menzionato nel suo testamento. Se avessi voluto avrei potuto rubare, spogliare e picchiare chiunque, Ho lavorato per molta gente e quando me ne sono andato mi han ringraziato. E poi, io sarei stato senza protezione. Invece il padrone mi difende e mi protegge. Voi dovete lavorare e preoccuparvi. Io lavoro meno e mi preoccupo meno. E sono un buon servitore. Un cattivo servitore non fa nulla e non si preoccupa, eppure è nutrito, rivestito e protetto. Non conosco altra professione dove il campo sia più gremito di gente insufficiente e dove l’eccellenza sia così rara.

(John Steinbeck, La valle dell’Eden)


Mia di nessuno. Mia di me.

Mia di nessuno. Mia di me.

Senza una biografia.

Dolce. Quasi acida.

Con un destino tracciato

in una croce..

Avvinghiata alla dolcezza

come all’unico pane che non conforta…

Mia di nessuno. Mia di me.

Mia senza biografia e senza antenati.

Senza radici.

Né santa

né puttana.

Mia di me…

 

Mia Gallegos


Mistero per la strada

Si posò la luce del giorno sul viso di un uomo addormentato.
Gli giunse un sogno più vivido
Ma non si svegliò.

Si posò l’oscurità sul viso di un uomo in cammino
Tra la gente nei raggi di sole
Forti e impazienti.

D’un tratto si fece buio come per il temporale.
Io ero in una stanza che conteneva tutti gli istanti –
Un museo di farfalle.

Tuttavia il sole era forte come prima.
I suoi pennelli impazienti dipingevano il mondo.

 

Tomas Tranströmer

(dipinto di Charles Duran)


I giorni e le notti

D’improvviso torno
alla notte
con le mie scarpe d’acqua.
Mi spoglio
nel lento
esercizio delle mie mani
e cerco
solamente
un oggetto mio,
una piccola barca,
una cometa,
un circo di cose inventate,
figure quotidiane,
tue e mie,
che amo.
Ma so
che d’improvviso
mi ritrovo inaccessibile
e torno a essere silenzio
e fiamma oscura,
dove la mia barca
fugge dalla tua riva.
Mia Gallegos


Ora che capovolta è la clessidra

Ora che capovolta è la clessidra,
che l’avvenire, questo caldo sole,
già mi sorge alle spalle, con gli uccelli
ritornerò senza dolore
a Bellosguardo: là posai la gola
su verdi ghigliottine di cancelli
e di un eterno rosa
vibravano le mani, denudate di fiori.

Oscillante tra il fuoco degli uliveti,
brillava Ottobre antico, nuovo amore.
Muta, affilavo il cuore
al taglio di impensabili aquiloni
(già prossimi, già nostri, già lontani):
aeree bare, tumuli nevosi
del mio domani giovane, del sole.

Cristina Campo


Risveglio

Lo ripete anche l’aria che quel giorno non torna.
La finestra deserta s’imbeve di freddo
e di cielo. Non serve riaprire la gola
all’antico respiro, come chi si ritrovi
sbigottito ma vivo. E’ finita la notte
dei rimpianti e dei sogni. Ma quel giorno non torna.

Torna a vivere l’aria, con vigore inaudito,
l’aria immobile e fredda. La massa di piante
infuocata nell’oro dell’estate trascorsa
sbigottisce alla giovane forza del cielo.
Si dissolve al respiro dell’aria ogni forma
dell’estate e l’orrore notturno è svanito.
Nel ricordo notturno l’estate era un giorno
dolorante. Quel giorno è svanito, per noi.

Torna a vivere l’aria e la gola la beve
nella vaga ansietà di un sapore goduto
che non torna. E nemmeno non torna il rimpianto
ch’era nato stanotte. La breve finestra
beve il freddo sapore che ha dissolta l’estate.
Un vigore ci attende, sotto il cielo deserto.

Cesare Pavese

 


Il meglio

Se non puoi essere un pino in cima alla collina
sii un arbusto nella valle, ma sii
il miglior, piccolo arbusto accanto al ruscello;
sii un cespuglio, se non puoi essere un albero.
E se non puoi essere un cespuglio, sii un filo d’erba,
e rendi più lieta la strada;
se non puoi essere un luccio , allora sii solo un pesce persico:
ma il persico più vivace del lago!
Non possiamo essere tutti capitani, dobbiamo essere anche equipaggio.
C’è qualcosa per tutti noi qui,
ci sono grandi compiti da svolgere e ce ne sono anche di più piccoli,
e quello che devi svolgere tu è li, vicino a te.
Se non puoi essere un’autostrada, sii solo un sentiero,
se non puoi essere il sole, sii una stella.
Non è grazie alle dimensioni che vincerai o perderai:
sii il meglio di qualunque cosa tu possa essere.

Douglas Malloch


Allora…

La UE ha erogato nel 2016 ad Erdogan la bellezza di oltre 3 miliardi di euro, con l’intesa che quei soldi sarebbero serviti a bloccare l’ingresso dei migranti in Europa, impegnandosi a versarne un’altra decina entro il 2020 per il programma I.P.A. (Instrumentum Pre Accession), ma tra questi contributi ed altri ricevuti dal 2002 sotto altre varie voci (contributi mascherati da progetti industriali o umanitari o volti all’inserimento della Turchia nella UE, come appunto il progetto I.P.A. per avvicinare il paese agli standard europei), la Turchia dovrà a gestire un flusso di denaro pari a ben 15 miliardi.

Questi soldi a cosa sono serviti? Principalmente ad acquistare armi che, teoricamente, sarebbero dovuti servire per il pattugliamento dei confini con la Siria e con i Balcani, ma sono invece stati usati per ingrandire il già grande arsenale turco, uno dei più importanti dell’esercito della NATO.

Forte di questi mezzi, Erdogan non si è fatto scrupolo di assalire i curdi, con il pretesto di istituire uno stato cuscinetto per ospitare i 3 milioni di siriani che ora si trovano in Turchia, cercando di arrivare in Europa, ed inoltre avanza pretese per ottenere al più presto il saldo dei contributi promessi. Il bello è che l’UE ha effettuato dei controlli sui fondi fino ad ora erogati senza però riuscire a cavare un ragno dal buco: nonostante la pignoleria dei controllori, solo lo 0,44% dei fondi – pari a circa 27 milioni di euro – era stato esaminato, trovando inoltre varie frodi per almeno un terzo di essi. Non so quanto costino in termini globali all’Italia i fondi erogati e da erogare alla Turchia, so solo che dei 3 miliardi elargiti per l’emergenza profughi, la nostra tranche è stata di 225 milioni di euro circa.

Tutto questo per foraggiare un dittatore astuto, al quale si stanno pronando tutti i “grandi” europei, con l’eccezione di qualche raro nome, come Junker. Ed intanto la stessa Europa ora blocca le armi ai turchi, in pratica chiude la stalla quando i buoi sono già scappati, ma se continuerà ad elargire fondi, le armi verranno acquistate da altre nazioni.

L’unica speranza, che già si era dimostrata valida, sarebbe quella delle sanzioni economiche già attuate da Trump, che a suo tempo avevano indebolito la già traballante economia turca.

 


1943

Amo in te

l’avventura della nave che va verso il polo

amo in te

l’audacia dei giocatori delle grandi scoperte

amo in te le cose lontane

amo in te l’impossibile

 

entro nei tuoi occhi come in un bosco

pieno di sole

e sudato affamato infuriato

ho la passione del cacciatore

per mordere nella tua carne

 

amo in te l’impossibile

ma non la disperazione.

(Nazim Hikmet)


Vedessi com’è grande

Vedessi com’è grande
il pensiero del mare
dove il mio dolce amore
oggi è andato a pescare
Vedessi com’è grande
la vela del pensiero
eppure sono sola
come un vecchio mistero
vedessi che coralli
ci sono in fondo al mare
e lui non mi ha pescato
perché doveva andare
vedessi come piango
un pianto universale
un amore così bello
non doveva far male.


Alda Merini


Paris di notte

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L’ ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.

Jacques Prèvert


Amore

Come chi gioia e angoscia provi insieme

gli occhi di lei cosí m’hanno lasciato.

Non so pensarci. Eppure mi ritorna

più e più insistente all’anima

quel suo fugace sguardo di commiato.

E un dolce tormento mi trattiene

dal prender sonno, ora ch’è notte e s’agita,

nell’aria un che di nuovo.

Occhi di lei, vago tumulto. Amore,

pigro, incredulo amore, più per tedio

che per gioco intrapreso, ora ti sento

attaccato al mio cuore (debol ramo)

come frutto che geme.

Amore e primavera vanno insieme.

Quel fatale e prescritto momento

che ci diremo addio

è già in ogni distacco

del tuo volto dal mio.

Cosa lieve è il tuo corpo!

Basta ch’io l’abbandoni per sentirti

crudelmente lontana.

Il più corto saluto è fra noi due

un commiato finale.

Ogni giorno ti perdo e ti ritrovo

cosí, senza speranza.

Se tu sapessi com’è già remoto

il ricordo dei baci

che poco fa mi davi,

di quel caro abbandono,

di quel folle tuo amore ov’io non mordo

che sapore di morte.

Vincenzo Cardarelli – dipinto di Charles Dwyer


Mar Rosso

L’animo del poeta: un espatriato!
Un erede di ghetti dati al fuoco!
Non ha foglio di profugo. Non chiede
viveri sigarette posto-letto.
L’atlante – cancellato alle sue spalle.
Pura circonferenza l’orizzonte
(egli – al centro – il suo passo beduino).
Su dal mattino – come da un bivacco;
giù al tramonto, vermiglia intermittenza
d’una misura senza fine.
Ma a notte… come dolce il suo Mar Rosso
trabocca in lui, l’inonda fra le ciglia
quand’egli giace – tutto il cielo addosso.

Fernanda Romagnoli


Luna rossa

La luna rossa, il vento, il tuo colore
di donna del Nord, la distesa di neve…
Il mio cuore è ormai su queste praterie
in queste acque annuvolate dalle nebbie.
Ho dimenticato il mare…


Salvatore Quasimodo