La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per agosto, 2019

Sogno di una notte di mezza estate

Amanti e pazzi hanno fervida mente, fecondo

immaginar, che concepisce più idee che la

ragione non intenda.

L’insensato, l’amante ed il poeta son tutti

fantasia. L’uno demoni in maggior copia vede

che l’Averno immenso non ricinga; ed è il

demente.

L’innamorato, ch’egli pur delira, scorge in un

viso egizio la bellezza d’Elena argiva.

L’occhio del poeta, volgendosi in sublime

frenesia, mira di terra in ciel, di cielo in

terra; e al modo che la mente va formando idee di

cose ignote, el colla penna le configura, e

la dimora e ‘l nome conferisce ad un nulla

evanescente.

Del forte immaginare è l’artifizio tal, che se

gioia sogni, esso un datore di quella gioia tosto

concepisce; e di notte, a un pensiero di

spavento, può far sì che un cespuglio sembri un

orso!

(William Shakespeare – Sogno di una notte di mezza estate)


Mio malgrado

Assunto mio malgrado nella fabbrica delle idee
mi sono rifiutato di timbrare il cartellino
Mobilitato altresì nell’esercito delle idee
ho disertato
Non ho mai capito granché
Non c’è mai granché
né piccolo che
C’è altro.
Altro
vuol dire che amo chi mi piace
e ciò che faccio.


Jacques Prévert


Il rifiuto

Arriva per taluni un giorno, un’ora
in cui devono dire il grande Sì
o il grande No. Subito appare chi
ha pronto il Sì: lo dice e sale ancora

nella propria certezza e nella stima.
Chi negò non si pente. Ancora No,
se richiesto, direbbe. Eppure il No,
il giusto No, per sempre lo rovina.
 

Costantino Kavafis


La poltrona innanzitutto

Come al solito, ho delle perplessità.

Perché i ministri Trenta e Toninelli hanno firmato, congiuntamente a Salvini, il divieto di ingresso nelle acque territoriali della nave  Eleonore, battente bandiera tedesca, come invece avevano fatto precedentemente con altre navi ONG, specie dopo la figuraccia fatta con i migranti di Open Arms, con minorenni che non erano tali e malati che si presentavano sanissimi.

La Trenta, relativamente alla nave Open Arms arrivò a dire che “la politica non deve dimenticare l’umanità”, mentre questa volta il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque italiane della Eleonore “è un atto dovuto”.

Come mai nessun politico si è mosso per il salvataggio di quelle “povere persone”, perché non è stata promossa nessuna inchiesta per sequestro dei poveri migranti, mentre la stessa magistratura sta indagando sull’uso della moto d’acqua da parte del figlio di Matteo Salvini (però nessun magistrato fino ad ora si è mosso per il figlio di Giuseppe – o Giuseppi?- Conte sull’aereo che portava il padre a Biarritz)?

Riflettendo bene, credo che tutto dipenda dal fatto che né il M5S – nella persona dei due ministri succitati – né il PD, cui appartiene gran parte della magistratura che fino ad oggi ha inquisito in più riprese il ministro dell’Interno, ha interesse a generare clamore relativamente al problema dell’immigrazione, uno dei punti fermi della Lega e di Salvini.

Se Trenta e Toninelli non avessero firmato, se si fossero comportati come nei casi precedenti, tutta l’attenzione si sarebbe spostata sul fatto che i partiti protagonisti del probabile prossimo governo giallorosso sono favorevoli all’immigrazione e che quindi si sarebbe ripresentata la situazione precedente al governo Conte, ritornando al periodo di Renzi e Gentiloni, quando si verificò la maggior parte degli ingressi di extracomunitari in Italia.

Quindi si guardano bene dal far guadagnare ulteriori consensi, anche solo teorici, a Salvini, il che rivela chiaramente che il principale pensiero di questa gente non è tanto la salvezza dei poveri migranti, quanto la salvaguardia delle loro poltrone.


LES NUAGES PARFOIS S’ENLISENT

Les nuages parfois s’enlisent

sur des terres trompeuses.

L’orage oublie ses étranges pouvoirs.

Nous sommes là,

perpétuant par des plaintes absurdes

cet oubli d’un jardin.

Les dieux nous sont maintenant

comme ce duvet de chardon dans l’espace.

Pierres éclatées le champ rendu ―

ouvert au délire ―

la nuit trop lourde bascule.

L’aube, encore, sublime,

la pièce de soleil jetée par compassion

dans l’aveugle écuelle.

Pierre-Albert Jourdan

(été 1962)

A VOLTE LE NUVOLE  SPROFONDANO

A volte le nuvole sprofondano

su terre ingannatrici.

Il temporale scorda i suoi strani poteri.

Noi siamo là,

tramandando con dei lamenti assurdi

questa amnesia d’un giardino.

Gli dei ci appaiono ora

come questa peluria di cardo nello spazio.

Pietre schiantate reso il campo –

aperto al delirio –

la notte troppo pesante oscilla.

L’alba, ancora, sublime,

il pezzo di sole gettato per compassione

nella cieca scodella.

(estate 1962)


La lampada

Quando nella stanza sarà portata la lampada accesa
io andr
ò via.

Tu forse allora ascolterai la notte,
e, anche se io tacer
ò, sentirai la mia canzone.

Rabindranath Tagore


Tu sei il mio amore e la mia disperazione

Tu sei il mio amore e la mia disperazione.


Tu sei la mia follia e la mia saggezza.


E sei tutti i luoghi in cui non sono stato


e che mi chiamano da tutti gli angoli del mondo.


Tu sei queste sei righe


cui devo limitarmi per non gridare


Henrik Nordbrandt

 


Nella nebbia

Strano, vagare nella nebbia!
E’ solo ogni cespuglio ed ogni pietra,
né gli alberi si scorgono tra loro,
ognuno è solo.

Pieno di amici mi appariva il mondo
quando era la mia vita ancora chiara;
adesso che la nebbia cala
non ne vedo più alcuno.

Saggio non è nessuno
che non conosca il buio
che lieve ed implacabile
lo separa da tutti.

Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è solitudine.
Nessun essere conosce l’altro
ognuno è solo.

Hermann  Hesse


Felicità

E crescendo impari che la felicità non è quella delle grandi cose.

Non è quella che si insegue a vent’anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi…

La felicità non è quella che affannosamente si insegue credendo che l’amore sia tutto o niente,…

non è quella delle emozioni forti che fanno il “botto” e che esplodono fuori con tuoni spettacolari…,

la felicità non è quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.

Crescendo impari che la felicità è fatta di cose piccole ma preziose….

e impari che il profumo del caffè al mattino è un piccolo rituale di felicità,

che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve.

E impari che la felicità è fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi,

e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall’inverno, e che sederti a leggere all’ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.

E impari che l’amore è fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore,

e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze.

E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccolo attimi felici.

E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.

E impari che tenere in braccio un bimbo è una deliziosa felicità.

E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami…

E impari che c’è felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c’è qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia.

E impari che nonostante le tue difese,

nonostante il tuo volere o il tuo destino,

in ogni gabbiano che vola c’è nel cuore un piccolo-grande Jonathan Livingston.

E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.

Richard Bach


Ancora abbiamo perso questo tramonto.

Ancora abbiamo perso questo tramonto.
Nessuno stasera ci vide con le mani unite
mentre il vento azzurro cadeva sopra il mondo.
Ho visto dalla mia finestra
la festa del ponente sui monti lontani.
A volte, come una moneta
si incendiava un pezzo di sole tra le mani.
Io ti ricordavo con l’anima stretta
da quella tristezza che tu mi conosci.
Allora dove eri?
Tra quali genti?
Che parole dicendo?
Perché mi arriva tutto l’amore d’un colpo
quando mi sento triste e ti sento così lontana?
Cadde il libro che sempre si prende nel tramonto
e come un cane ferito ai miei piedi rotolò la mia cappa.
Sempre, sempre ti allontani nelle sera
dove corre il tramonto cancellando statue.

Pablo Neruda


da “La carne degli Angeli”

Così l’angelo che si fa demone,
il demone che si fa angelo,
il male oscuro,
la paura del male
diventano l’inferno vivo della mente.
E allora si sente il palpito divino
di una rinascita che non è più possibile,
e su queste rive di canto
nasce forse l’espansione di una lingua
che non conosce nessuno,
e di cui non parlerà mai nessuno.
Mentre la poesia è distanza
Tra corpo e corpo,
Mentre la poesia è amore.


Alda Merini


Segnali stradali

Nasciamo e moriamo con un bacio,
l’intero corso della vita è segnato da baci
di affetto e tradimento, d’amore e disperazione,
da semplici incontri con persone.


Nasciamo e moriamo con un pezzo di carta,
anagrafi alle due estremità della vita, e in mezzo
documenti amministrativi,
dossier delle più varie polizie,
attestati di promozione e mandati di cattura.


Nasciamo e moriamo nudi.


Titos Patrikios


L’espace d’un matin

Mais elle était du monde où les plus belles choses
Ont le pire destin,
Et Rose, elle a vécu ce que vivent les roses
L’espace d’un matin.

Ma lei era di quel mondo dove le più belle cose
Hanno il peggior destino,
E Rosa, lei ha vissuto quel che vivono le rose
Lo spazio d’un mattino.

François de Malherbe

 


Amore

La mia felice bocca nuovamente incontrare vuole
le tue labbra che baciando mi benedicono,
le tue dita care voglio tenere
e giocando congiungerle con le mie dita,
saziare il mio assetato sguardo col tuo,
avvolgere il mio capo nei tuoi folti capelli,
con le mie membra giovani e sempre sveglio voglio
rispondere a ogni movimento delle tue membra
e da sempre nuovi fuochi d’amore
rinnovare mille volte la tua bellezza,
finché entrambi appagati e grati
ci troviamo felicemente sopra ogni dolore,
finché senza desideri salutiamo il giorno e la notte,
l’oggi e l’ieri come fratelli amati
finché camminiamo sopra ogni fare e ogni agire
come raggianti in una pace completa.

Hermann Hesse


Senza titolo

Non avessi sperato in te

e nel fatto che non sei un poeta

di solo amore

tu che continui a dirmi

che verrai domani

e non capisci che per me

il domani è già passato.

Alda Merini


Tre piccole arance

La mia vecchia camicia di flanella, coi gomiti lisi,

una spalla strappata…Invece di metterla via

col bucato pulito, ne ho fatto

stracci, ne ho tolto le braccia aprendo le loro

cuciture, sforbiciando attraverso il petto

e sopra il dorso, poi lacerando il sottile

tessuto del busto in lunghi rettangoli.

Una immensa tristezza d’improvviso…

 

Mentre facevo cena, ascoltavo notizie

dalla guerra, di tortura dove l’aria

a mezzogiorno è nera di petrolio in fiamme,

e d’un mercato a Baghdad, colpito

per errore, dove ieri un vecchio

portava  nel suo cesto un po’ di pesce

avvolto nei giornali legati con lo spago

e tre piccole acerbe arance verdi.

 

Jane Kenyon

(foto Elena Tatulyan)


Un’altra estate

Pensa se non avessi fatto in tempo
anche quest’estate
a vedere di nuovo la luce sfolgorante
ad avvertire il tocco del sole sul mio corpo
a respirare gli odori freschi o guasti
a gustare sapori pepati e dolceamari
a sentire le cicale fino al profondo della notte
a comprendere i miei cari che amo
a non spazientirmi con chi mi sostiene
a pensare anche a chi ho voluto dimenticare
a trovare amici che vengono da lontano
a lasciar entrare anche altre vite nella mia
a nuotare nel mare caldo
a osservare corpi freschi nudi
a rievocare amori, a sognarne di nuovi
a percepire il cambiamento delle cose.
Così, visto che sono arrivato a quest’estate,
dico: spero di arrivare al prossimo Natale
a qualche prossimo Capodanno –
poi più avanti vedremo.

Titos Patrikios

(Immagine Andrea Serio)


Lettere

Rivedo le tue lettere d’amore

illuminata, adesso, dal distacco;

senza quasi rancore…

L’illusione era forte a sostenerci;

ci reggevamo entrambi negli abbracci

pregando che durassero gli intenti,

ci promettemmo il “sempre” degli amanti,

certi nei nostri spiriti d’Iddii…

E hai potuto lasciarmi,

e hai potuto seguire un’altra luce

che seguitasse dopo le mie spalle!

Mi hai suscitato dalle scarse origini

con richiami di musica divina,

mi hai resa divergenza di dolore,

spazio per la tua vita di ricerca

per abitarmi il tempo di un errore…

E mi hai lasciato solo le tue lettere

onde ne ribevessi la mia assenza…

(Alda Merini – Fiore di poesia)


Uno, due, tre

Tempo addietro, in un centro commerciale di Innsbruck dove c’è anche un fornitissimo reparto di elettrodomestici, elettronica  ed articoli affini, ho trovato la versione italiana di un DVD di un film del 1961, quasi introvabile qui da noi: Uno, due, tre.

Ho una vera passione per James Cagney e la passione si estende anche a Billy Wilder che  ha curato la regia del film, che vanta una sceneggiatura intelligente, con battute e situazioni esilaranti che si susseguono per tutta la pellicola con un ritmo incalzante.

E dire che a suo tempo al botteghino fu un vero flop, in quanto raccontava del periodo in cui venne eretto il muro, e questo rattristò pure i tedeschi che ebbero a dire che si rammaricavano che quello che a loro causava tanta pena fosse invece oggetto di divertimento.

Rivisto oggi, senza dubbio riderebbero anche loro. E’ semplicemente spassoso vedere come James Cagney, dirigente di uno stabilimento della Coca Cola a Berlino, cerchi di trasformare il marito di una ragazza, figlia di un suo superiore che gli era stata affidata per un periodo di ferie, da comunista sfegatato in un capitalista… ed altrettanto esilarante la scena in cui la segretaria particolare di Cagney si esibisce sul tavolo nella “Danza delle spade”, per sedurre i tre dirigenti comunisti che dovrebbero aiutare Cagney a liberare il ragazzo trattenuto a Berlino Est come spia degli americani.

Ricorrendo oggi l’anniversario della costruzione del muro, (13 agosto 1961), ripropongo qui sotto la scena che dà il titolo al film….Uno, due, tre…

 

 

 


Io sono

Io sono – ma chi sa cosa, a chi importa;
Nel ricordo degli amici scomparso
Rimastico fra me dolori e torti –
Armata d’ombra nell’oblio dispersa
Nei soffocati spasmi dell’amore
Eppure io sono e vivo – fra i vapori
Nel nulla del rumore e del disdegno,
Nel vivo mare dei sogni a occhi aperti
Dove di vita o gioia non c’è segno,
Solo il naufragio di tutti i miei meriti;
Perfino a me i più cari, i più amati
Mi sono estranei – per non dire ignoti.
Cerco scenari che orma umana ignorano,
Dove mai donna abbia sorriso o pianto
Per dimorarvi con il mio Creatore,
Dormire il dolce sonno dell’infante
Senza turbare, imperturbato – steso
Sull’erba – in alto la volta celeste.

John Clare


Coniugale

E affacciati guardano fluttuare
questa frangia di sera sui palazzi,
che di sprazzi vermigli ci colora –
polene di balcone
fianco a fianco per vizio coniugale:
che cosa, strenuamente,
resiste in noi – che cosa, più reale
di quello che tentammo
o che insieme sbagliammo dall’inizio,
sale dal fondo e annaspa nella mente
per attestare che è vera, che esiste,
ch’è nostra – come un figlio anche malvagio
è nostro – come la vita, anche se sanguina
chinandosi come quest’aria di mezza sera
?

Fernanda Romagnoli

(dipinto di Henry Villierme)

 


Le stelle si addormentano

Le stelle si addormentano così in pace…

i loro occhi alti e dolci si chiudono come fiori bianchi

nel sogno di un paradiso infantile.

Con il mattino, in casa dopo lugubre casa,

in una smania di denaro, adatti a baciare la loro guerra,

questi piccoli nobili sciocchi si ridestano.

Oh, l’anima del mondo è morta…

La verità marcisce in un fossato di sangue;

e l’amore è impalato su un milione di baionette

ma buon Dio! Si addormentano così pacifiche le stelle

Kenneth Patchen, da «Poesia», dicembre 2007


Il ponte

Se mi dicono che sei dall’altra parte
di un ponte, per quanto strano sembri
che tu sia dall’altra parte ad aspettarmi,
io attraverserei il ponte.
Dimmi qual è il ponte che separa
la tua vita e la mia,
in quale ora scura, in quale città piovosa,
in quale mondo senza luce è questo ponte,
e lo attraverserò.

Amalia Bautista

(El puente, da Tres deseos, 2006)

 


Destini

I popoli urlano nell’ebbrezza

delle loro feste, e sul cadavere

di un cinese ci si ubriaca

l’uomo di Chicago – boschi

in fiamme; e la cattedrale

si erge fra i raggi

di soli elettrici – risa

e bestemmie! Evocazioni

di dèi o altri! Al di là

ed al di qua dei mari luci:

scintille infinite di gioia e

di tormento. Famiglie in festa

oppure no; di giorno, da

guanciali di comodità si stendono

alla ginnastica del piacere – E

quaranta milioni in fuga.

In cielo sale la luna: noi siamo

su una stella e domani

pioverà.

Alexander Xavier Gwerder, da “Poesia d’ottobre”, Crocetti Editore

Illustrazione di Zdzisław Beksiński