La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Denatalità e immigrazione.

Tutti si preoccupano sempre più della denatalità, perché mette in crisi il nostro sistema pensionistico basato su uno schema a ripartizione, per cui i contributi dei lavoratori attivi vengono utilizzati per pagare le pensioni dei lavoratori in quiescenza.

Un problema che data da tempo, tanto che un paio di anni fa l’allora ministro della salute Beatrice Lorenzin promosse, senza nessun risultato significativo, il Fertility day.

Quindi giù con la storiella, con Boeri in prima linea, che serviva più immigrazione in quanto i nuovi arrivati avrebbero dovuto pagarci le pensioni.

Ora la stessa INPS, tramite il suo Osservatorio sui cittadini extracomunitari, smentisce tale teoria.

Ci sono 2.259.000 persone iscritte all’Istituto previdenziale, circa 1.700.000 svolgono attività di lavoro dipendente con una retribuzione media di poco più di 12mila euro annui. Circa 120mila persone ricevono una integrazione al reddito, altre 96mila percepiscono una pensione di tipo assistenziale, per il solo fatto di essere residenti in Italia, quindi pensioni non coperte da versamenti contributivi, e sono dovute per la maggior parte ai ricongiungimenti familiari; 10mila assegni sono dovuti per prestazioni di tipo infortunistico, mentre un altro numero, non quantificato, è relativo a pensioni di invalidità, di vecchiaia e ai superstiti.

Contestualmente all’Osservatorio, il Centro Studi Itinerari Previdenziali evidenzia che nel periodo tra il 2008 ed il 2014 i lavoratori italiani sono diminuiti di 1.400.000, mentre i lavoratori stranieri sono aumentati di 516.000 unità, ma con una sensibile diminuzione dei salari e, di conseguenza, dei contributi. Boeri in televisione sciorinava un saldo attivo dovuto all’impiego degli immigrati di una trentina di miliardi di euro, che però a conti fatti è di soli 8 miliardi. C’è da considerare però che solo di spese sanitarie se ne vanno altri 11 miliardi, ed altri 8 per un milione di spese scolastiche per i figli. Mettiamoci anche le spese per l’accoglienza che abbiamo sborsato fino ad ora, l’assistenza sociale, l’assistenza legale, i trasporti etc…

Se almeno una parte di questi soldi fosse stata utilizzata primo per far ripartire l’economia, evitando i licenziamenti, e poi per aiutare in maniera concreta le famiglie italiane che ormai non fanno più figli o, al massimo, si limitano ad un solo bambino (il che non è sufficiente per il ricambio generazionale), il problema non si sarebbe presentato. Oggi le giovani coppie, timorose del futuro che le aspetta, senza adeguati servizi che sostengano le mamme che lavorano, che non posso no neppure più contare sull’aiuto dei nonni quali babysitter perché l’età pensionabile è stata aumentata, sono restie a fare figli. Spero che le manovre di questo governo vadano in tal senso.

Una Risposta

  1. Ma ovviamente si impegnano spesso a usare i soldi nella maniera sbagliata…

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    3 dicembre 2018 alle 08:44

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