La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per 23 luglio 2018

Senza titolo

Si perdono lontani i rilievi delle teste degli uomini:

là io rimpicciolisco – non mi vedranno più,

ma nei libri cari e nei giochi dei bambini

risorgerò per dire come il sole splende…

Osip Mandel’stam


Un grande personaggio

Quando Sergio Marchionne prese in mano le redini della FIAT, subito dopo la morte di Umberto Agnelli, questa era un’azienda decotta, piena di debiti e con modelli non in grado di reggere il confronto con la concorrenza estera. E lui si mise subito al lavoro, con professionalità e competenza, stravolgendo tutto il sistema.

Ebbe il coraggio di uscire da Confindustria e di mettersi contro il potentato della CGIL-FIOM per far funzionare le cose secondo il disegno che aveva in mente. Lo scontro con il sindacato fu durissimo, però ne uscì vincitore.

In questo modo riuscì a salvare numerosi posti di lavoro, 4700 a Pomigliano d’Arco, 3800 a Mirafiori, 7500 a Melfi, 4300 a Cassino e 3000 a Grugliasco, per non parlare dell’indotto. La sua ricetta fu semplice: aumenti salariali svincolati dall’inflazione e legati alla produttività. A Pomigliano gli operai venivano da 3 anni di cassa integrazione, e Marchionne propose loro di guadagnare di più a fronte di una maggiorazione dell’orario di lavoro con la riduzione delle pause. Il sindacato ritenne provocatoria questa richiesta indicendo un referendum per la sua approvazione, ma venne sconfitto, registrando un’adesione positiva alla proposta del manager del 63%. Nel 2015 la fabbrica di Pomigliano, che aveva fatto da battistrada per tutto il gruppo FIAT, risultò la più efficiente in Italia.

Merito non solo degli aumenti salariali, ma anche delle migliori condizioni di lavoro: lo stesso Marchionne disse che nei giorni di chiusura girava per gli stabilimenti per rendersi conto di persona di come fossero strutturate le mense, le docce, le officine, gli spogliatoi, i gabinetti, perché un ambiente di lavoro gradevole migliora l’efficienza del lavoro.

La sua è stata una visione completamente opposta a quella della FIOM e della politica assistenzialista di sinistra: il sindacato richiedeva nazionalizzazione e il ripianamento delle perdite – ovviamente a carico della collettività, come era sempre stato fatto in passato – lui invece internazionalizza tutto il gruppo e lo porta in attivo. La FIAT, da azienda decotta che poteva essere acquistata per quattro soldi, diventa anche grazie all’acquisizione di Chrysler, (ripianando anche i debiti della fabbrica americana) uno dei più forti gruppi sul mercato mondiale. E tutto questo in un periodo in cui il mercato automobilistico registrava una pesantissima crisi.

Abruzzese per nascita….Canadese, per studi ed educazione… Americano per visione. Svizzero, per cittadinanza. Ed a questa sua cittadinanza si è attaccato meschiamente Enrico Rossi, governatore piddino della Toscana. Vorrei solo rammentargli che la medesima cittadinanza ce l’ha la tessera n.1 del PD, quel Carlo De Benedetti, manager pure lui che però, a differenza di Marchionne, è ricordato maggiormente per questioni fallimentari. Ed a Rossi dedico questa massima

Non provare pietà per i morti. Prova pietà per i vivi e soprattutto per coloro che vivono senza amore”

[J.K. Rowling]

Le sue frasi

La leadership non è anarchia. In una grande azienda chi comanda è solo. La collective guilt, la responsabilità condivisa, non esiste.

I leader, i grandi leader, sono persone che hanno una capacità fenomenale di disegnare e ridisegnare relazioni di collaborazione creativa all’interno dei loro team.

Siate come i giardinieri, investite le vostre energie e i vostri talenti in modo tale che qualsiasi cosa fate duri una vita intera o perfino più a lungo.

Il diritto a guidare l’azienda è un privilegio e come tale è concesso soltanto a coloro che hanno dimostrato o dimostrano il potenziale a essere leader e che producono risultati concreti di prestazioni di business

Il carisma non è tutto. Come la bellezza nelle donne: alla lunga non basta.

Quello che ho imparato da tutte le esperienze di amministratore delegato negli ultimi dieci anni è che la cultura aziendale non è solo un elemento della partita, ma è la partita stessa. Le organizzazioni, in sintesi, non sono null’altro che l’insieme della volontà collettiva e delle aspirazioni delle persone coinvolte. 

Se ho un metodo è un metodo che si ispira a una flessibilità bestiale con una sola caratteristica destinata alla concorrenza: essere disegnato per rispondere alle esigenze del mercato. Se viene meno a questa regola è un metodo che non vale un tubo.

Non credo assolutamente alla regola che più sono giovani più sono bravi. Anzi. Sono per il riconoscimento delle capacità delle persone, che abbiano trenta o sessant’anni.

Ai miei collaboratori, al gruppo di ragazzi che sta rilanciando la Fiat, raccomando sempre di non seguire linee prevedibili, perché al traguardo della prevedibilità arriveranno prevedibilmente anche i concorrenti. E magari arriveranno prima di noi.