Confini
Parrà strano, però coloro che oggi teorizzano un mondo con ponti e senza muri, quelli che – come Gino Strada o Claudio Amendola -minacciano di lasciare l’Italia perché poco “accogliente”, sono gli eredi di coloro che hanno creato le barriere, non per evitare che estranei entrassero, ma per impedire ai propri cittadini di uscire. Sono quelli che esaltavano i regimi totalitari, quali quello dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, dove non solo non si poteva espatriare, ma era necessario avere anche il passaporto per i movimenti interni al paese; quelli che giustificavano la costruzione del muro di Berlino che tagliava in due parti una città; quelli che esaltavano la Cuba di Castro e la Cina maoista o i paesi del blocco comunista. Nazioni dalle quali era difficilissimo “evadere” e dove chi non riusciva in quell’intento rischiava la vita o, nel migliore dei casi, una lunga prigionia.
Perché scagliarsi contro i confini?
Su larga scala, i confini sono l’equivalente della porta di casa: quando usciamo o rientriamo, è naturale chiudere la porta per evitare che intrusi vi si introducano. E questo desiderio di protezione è tanto radicato in noi che via via, aumentando i reati, abbiamo reso le porte sempre più sicure mediante blindature varie.
A nessuno piacerebbe rientrare a casa e trovarla saccheggiata oppure occupata da estranei che ci impongano le loro abitudini: e come nella nostra abitazione teniamo a conservarle, così nella nostra nazione abbiamo cura di salvaguardare le nostre usanze e tradizioni: il mondo sarà anche stato creato senza confini, ma gli uomini per primi si sono resi conto che avrebbero potuto proteggere solo una frazione di territorio in cui riunirsi per affinità di costumi e di pensiero.
Quindi non vi piace questa Italia poco(?) accogliente? Andatevene pure, a molti di quanti rimangono, non dispiacerà certamente.
Cosa ne pensate?