Sfumature di rosso
Magliette rosse per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dell’accoglienza e per ricordare i bambini annegati in mare che indossavano magliette o tutine di quel colore.
Quindi sui media è tutto uno sfoggiare t-shirt di ogni sfumatura scarlatta: politici, scrittori, sindacalisti, ecclesiastici, persino un’intera commissione d’esame di maturità in un istituto di Palermo.
Ovviamente le magliette vengono indossate adesso, quando il governo è cambiato, però perché non è stata promossa una simile iniziativa quando ad amministrare l’Italia c’era il PD e si era verificato un numero molto consistente di vittime?
Ecco quindi uno specchietto degli annegati dal 2011 al 2016, tenendo conto che per i primi quattro anni i dati sono solo stimati.
In totale (sempre stimati) 14.561 vittime, alle quali bisogna aggiungere ancora quelle del 2017 e dei primi mesi del 2018.
Quanti morti ha sulla coscienza questa infame politica dell’accoglienza a tutti i costi?
C’è chi si è spinto a paragonare questi migranti al Boat People che lasciava il Vietnam del Nord sconvolto dalla guerra dal 1975 in poi per non essere assoggettati al regime comunista che vi si era installato, sfuggendo così alla rappresaglia dei vincitori.
I vietnamiti fuggivano sulle barche come gli africani, certo, ma la similitudine si esaurisce qui.
Loro rischiavano davvero la vita se fossero rimasti in patria, quindi fuggirono imbarcandosi su pescherecci acquistati a caro prezzo e diventando inoltre preda di pirati thailandesi che li depredarono di tutto, incluso viveri ed acqua, lasciandoli alla deriva. Sui pescherecci c’erano in misura quasi pari uomini e donne, perché intere famiglie lasciavano il paese, ed erano riconoscenti quando venivano raccolti e salvati.
Qui invece, tranne pochi casi, arrivano per lo più giovanottoni nel fiore dell’età e molto raramente donne con bimbi, nel qual caso le telecamere si soffermano a lungo su queste ultime, quasi a volerci far credere che anche sui gommoni salpati dalla Libia ci siano intere famiglie. Ed una volta salvati e sistemati nei centri di raccolta non si dimostrano più tanto riconoscenti, anzi, molto spesso iniziano ad accampare pretese, senza contare l’aumento dei casi di criminalità.
Quindi noi abbiamo accolto un numero consistente di maschi che in gran parte non hanno diritto all’asilo e che hanno pagato somme molto consistenti per imbarcarsi, viaggiando senza documenti, mentre sarebbe stato più semplice e sicuro prendere un aereo forniti di passaporto.
I naufraghi contano soprattutto sulla sindrome del “buon samaritano” che spinge le ONG a “salvare” chi si mette intenzionalmente in viaggio, consci che il gommone imbarcherà acqua quanto prima, ancora in vista delle coste libiche; ONG che, effettuata la “consegna”, si disinteressano della fase successiva, se i “migranti” vengano o meno curati, sistemati, collocati al lavoro: il loro compito è esclusivamente quello di consegnare i “pacchi”, null’altro.
Nessuno invece si preoccupa dei VERI bisognosi, quei bimbi macilenti, quelle madri esauste per le troppe gravidanze ed allattamenti, per quegli uomini che cercano di ricavare dai campi quel poco che serve per il sostentamento della famiglia e che spesso sono le vittime di carestie e malattie per l’ingestione di acqua inquinata. Loro non possono certo pagare simili somme per imbarcarsi, e nemmeno avrebbero le forze per affrontare una traversata. Queste sono le vere vittime cui dobbiamo dare assistenza A CASA LORO.
Questi poveretti però non li considera nessuno, tranne i VERI volontari, medici, infermieri e missionari che si recano sul posto e portano loro aiuto concreto. Per queste vere vittime bisognerebbe indossare magliette, e non rosse, ma di un bel colore verde speranza.
Cosa ne pensate?