Gay pride
I gay non mi danno fastidio, a patto che non diano loro fastidio a me.
Già circolare a Milano con i mezzi pubblici è un dramma, causa i lavori della M4, il rifacimento di piazza Cinque Giornate e Corso 22 Marzo, ma oggi ci si è messo pure il Gay pride. L’applicazione di ATM che mi dovrebbe tenere informata delle variazioni delle linee non mi ha avvisato che il tram n. 1, l’unico che porta vicino a casa, deviava per la stazione e faceva capolinea là. Così, per non trovarci in mezzo al caos come era già successo lo scorso anno e quello precedente, siamo scesi a piazza Repubblica e per la via Vittorio Veneto ci siamo avviati verso porta Venezia – Oberdan. Una goduria, con tutta la strada al sole e solo 36 gradi 😡. Come se non bastasse, c’erano già folti gruppetti di persone che attendevano di unirsi al corteo: molti a torso nudo, alcuni con canottiere a rete tra le cui maglie sarebbe passato anche un merluzzo adulto, uno con un ridottissimo perizoma, altri in stile drag queen, con vestiti improbabili, tacchi vertiginosi, parrucche dalle acconciature elaboratissime, scie di profumo che stordivano lontano un miglio. C’era perfino uno con un costume composto di piume variopinte che lo faceva assomigliare al mitico quetzalcoatl. Le donne erano più discrete, limitandosi ad indossare magliette con l’arcobaleno o, qualcuna, un tutù di tulle.
Come dicevo, il fastidio è stato dato più che altro dallo stravolgimento dei mezzi pubblici. Cavolo, già paghiamo per i trasporti, già sovvenzioniamo (non so a quale titolo, in quanto non la ritengo culturale) la manifestazione, ma dobbiamo pure sopportare dei disagi?
E il disco infuocato del sole
E il disco infuocato del sole declina nel mare vermiglio.
Ai confini della foresta e dell’abisso, mi perdo nel dedalo del sentiero.
L’odore mi insegue forte e altero, a pungere le mie narici
Deliziosamente. Mi insegue e tu mi insegui, mio doppio.
Il sole si immerge nell’angoscia
In una messe di luci, in un’esultanza di colori e di grida irose.
Una piroga sottile come un ago nella ferma intensità del mare,
Uno che rema e il suo doppio.
Sanguinano le rocce di Capo Nase, quando lontano si accende il faro
delle Mamelles.
Al pensiero di te, così mi trafigge la malinconia.
Penso a te quando cammino e quando nuoto,
seduto o in piedi, penso a te mattina e sera,
La notte quando piango e sì, anche quando sono felice
Quando parlo e mi parlo e quando taccio
Nelle mie gioie e nelle mie pene. Quando penso e non penso,
Cara penso a te.
Léopold Sédar Senghor
Donna nera
Donna nuda, donna nera vestita del tuo colore che è vita,
della tua forma che è bellezza.
Sono cresciuto alla tua ombra;
la dolcezza delle tue mani mi bendava gli occhi.
Ed ecco che nel cuore dell’estate e del meriggio
Ti scopro terra promessa, dall’alto di un alto colle calcinato
E la tua bellezza mi folgora in pieno cuore come il lampo di un’aquila.
Donna nuda, donna oscura
frutto maturo dalla carne piena, estasi cupa di vino nero,
bocca che rende la mia bocca lirica,
Savana di puri orizzonti, savana che fremi alle carezze ardenti del vento dell’Est
tamtam scolpito, tamtam teso che tuona sotto le dita del vincitore
La tua voce profonda di contralto è il canto spirituale dell’amata.
Donna nera, donna oscura
olio che alcun respiro riesce a increspare,
olio calmo sui fianchi dell’atleta,
sui fianchi dei principi del Mali
gazzella dalle giunture celesti,
le perle sono stelle sulla notte della tua pelle
delizie dei giochi della mente i riflessi dell’oro
che rosseggia sulla tua pelle che si screzia
all’ombra della tua capigliatura si rasserena la mia angoscia
per il sole vicino dei tuoi occhi.
Donna nuda, donna nera
canto la tua bellezza che passa,
forma che fisso nell’eterno,
prima che il destino geloso ti riduca in cenere
per nutrire le radici della vita.
Léopold Sédar Senghor
Gli invisibili.
L’ISTAT ci avvisa che in Italia ci sono cinque milioni di poveri.
I mass media tengono a precisare che tra loro ci sono molti extracomunitari che probabilmente al loro paese sarebbero stati meglio, specie se non avessero speso quello che per loro era un piccolo capitale per approdare qui da noi.
Ma tra le persone in difficoltà ci sono anche moltissimi italiani, e alcune sono di mia personale conoscenza.
Una è un’invalida civile, con gravissime patologie, alla quale è stata riconosciuta l’indennità di neanche 290 euro mensili, meno di 10 euro al giorno!
L’altra è una signora poco più che cinquantenne, laureata, perfetta bilingue, colta, che per volere del marito ha sempre fatto la casalinga. Ora è separata, con due figli a carico, il più giovane dei quali ancora minorenne, e da tempo il marito, stimato professionista che però risulta nullatenente, non corrisponde nonostante varie denunce il dovuto assegno di mantenimento, ed è quindi costretta a barcamenarsi tra lavoretti precari ed altro per mettere insieme il pranzo con la cena. Il tutto sopportato con grandissima dignità nonostante le difficoltà incontrate.
Per contro, non manca neppure il padre divorziato, cui la moglie ha preso praticamente tutto, e che si deve dissanguare per pagare gli alimenti.
Infine c’era la vedova ultraottantenne, che arrotondava la misera pensione di reversibilità del marito con qualche lavoretto di cucito per non dover gravare sul figlio e la sua famiglia ma ora, causa l’età ed il calo della vista, non può più farlo.
Sono quelle persone in difficoltà che io definisco “invisibili” perché, nonostante tutto, cercano di presentarsi al meglio, quelle che hanno pudore della propria condizione. Il povero non è solo quello che elemosina per strada: è anche chi vive in silenzio e con rassegnazione la privazione di cose essenziali per la propria esistenza, tanto più grave se si proviene da un periodo di relativa agiatezza.
Tutti pensano ai poveri extracomunitari perché li vedono questuare per strada, ma ai nostri poveri, quelli appunto “invisibili”, purtroppo non pensa mai nessuno.
Le stelle nel sacco
Hai appena mosso un braccio
Sei sveglia o stai dormendo
È più di un ora che ti sento respirare
A un centimetro da me
Non è questione di coraggio
Ma di scegliere il momento
È da quando sono sveglio
Che non so pensare ad altro
Perciò mi do da fare
Per svegliare anche te
Adesso apro la finestra
E volo fino al cielo
Metto le sue stelle
dentro a un sacco
E le spargo tutte intorno a te
Tu che ti volti e mi chiedi perché
Sì, sì, sì, tu che ti raggomitoli
contro di me
Di più… Di più… Di più…
Allora mi vuoi bene anche tu
Si aprono le porte del cielo
Che esplode e cade a pezzi
come fosse di vetro
E sento un brivido
Mi sento libero
Il primo e l’ultimo
Ed è bellissimo…
Ringrazio Dio che ti ha creato
Guardo i tuoi occhi anche se è buio
E metto in banca questo bacio
L’ultimo bacio che mi hai dato
Io ti porto nel posto più lontano
Atterriamo su uno scoglio
Mentre ti dico in un orecchio
Tutto il bene, tutto il bene
che ti voglio
Lo so che un giorno moriremo
Ma spero ci sia un letto
anche nel cielo
Tra le nuvole e le stelle
Per questo amore vero
No, questo amore non morirà mai… mai… mai…
Arriverà alle porte del cielo
e anche più in là
Arriverà ai confini del cielo
e anche più in là
E se non ci sarà posto in cielo
Va bene anche l’inferno
Perché quando l’amore è vero
L’amore è eterno
È come il lampo, non torna più indietro
È il razzo, il fulmine che illumina il cielo
Mi sento libero
Dentro a quel brivido
Un corpo unico
Nel golfo mistico
Ancora un attimo
Ancora un brivido
L’ultimo attimo
Ed è bellissimo
Lucio Dalla
Analfabeti funzionali
Improvvisamente quanti prima votavano PD ed ora hanno cambiato partito o non si sono proprio recati alle urne, si ritrovano ad essere “analfabeti funzionali” perché naturalmente “non hanno capito” il messaggio della sinistra.
Quando voi politici appartenete ad un partito ed ai suoi alleati di governo ma non capite i veri bisogni della gente;
– quando davanti alla realtà di un paese con disoccupazione, recessione, immigrazione incontrollata, esigenze delle popolazioni terremotate e al sacrosanto diritto di difendere se stessi, i propri cari ed i propri beni anteponete i diritti di chi delinque con le scuse più immotivata o le PRETESE degli ultimi arrivati, proponendo provvedimenti come lo ius soli, le unioni civili ed altre amenità;
– quando per mantenere una massa enorme di immigrati massacrate la gente di tasse, incuranti dei suicidi, della chiusura di aziende e della perdita di posti di lavoro;
– quando abbandonate le periferie al degrado e le città ai vandalismi dei vostri sostenitori;
– quando vi presentate con loden o giacca e cravatta e sfottete le felpe perché vi ritenete l’élite;
– quando sfruttate i risparmiatori rubando loro i risparmi per salvare (?) le vostre banche;
– quando per fini elettorali distribuite mancette varie;
– quando non solo trascurate la sicurezza dei vostri cittadini ma legate di fatto le mani a chi è demandato a difenderli;
– quando con voi in Europa l’Italia contava come il due di picche e vi pronavate davanti ai potenti che ci tacitavano con il piccolo aumento di un qualche contributo;
– quando restate chiusi nella vostra torre d’avorio, convinti di essere nel giusto, ed in base ai vostri ragionamenti tacciate di razzismo, fascismo, sessismo ed omofobia chi non la pensa come voi;
– quando non avete capito tutto questo, voi privilegiati che non vivete tra la gente comune, non potete poi lamentarvi di come siano andate le elezioni.
E pure adesso che state analizzando le ragioni della batosta, non riuscite neppure a capirne il perché e tra le varie soluzioni proponete di cambiare il nome al partito e le tecniche di comunicazione, non le persone, le idee, i provvedimenti.
Gli analfabeti funzionali siete VOI.
Amicizia
A me non piace lasciarmi sopraffare dai sentimenti…
Ma questo sentimento, l’amicizia, è molto più fine e complicato dell’amore.
È il più forte dei sentimenti umani… è veramente disinteressato. Le donne non lo conoscono.
(opinione che non condivido)
Vaccini
Premetto: sono favorevolissima ai vaccini, non però all’obbligo di vaccinazione.
Leggo che solo l’Italia e la Lituania hanno l’obbligo di far effettuare ai bambini un così alto numero di vaccinazioni. Gli altri paesi europei obbligano alla somministrazione di 6, 4, 2 vaccini, mentre per altri stati, tipo la Germania, tale obbligo non sussiste proprio.
Giustissima però una seria campagna informativa, affinché i genitori possano essere edotti sui rischi che corrono i bimbi non immunizzati contro talune malattie. Questo perché moltissimi virus si sono ripresentati, quando in Europa erano stati praticamente debellati, grazie alla massiccia presenza di persone provenienti da aree ove i virus sono ancora endemici.
Domenica maledetta domenica
Ritorna, grazie alla proposta di Luigi Di Maio, la solita questione del lavoro domenicale e naturalmente le due fazioni pro e contro si scontrano, assumendo a volte toni assai pesanti.
Ovviamente bisogna escludere i servizi essenziali: sanità, sicurezza, trasporti: è evidente che i loro addetti debbano lavorare.
E per gli altri?
Tutti parlano ESCLUSIVAMENTE dei dipendenti dei supermercati e dei centri commerciali, quali fossero le uniche categorie di lavoratori interessate al provvedimento, ma ci sono moltissime altre categorie che, pur non svolgendo attività essenziali, lavorano nei giorni festivi, anzi, per loro quelli sono i giorni più redditizi.
Forse nessuno nei giorni festivi va al ristorante, al bar, al Gardaland con i bambini, al cinema, in discoteca, allo stadio (ovviamente non parlo di giocatori ma di steward e addetti alla sicurezza)? E nessuno di loro legge il quotidiano o acquista le sigarette?
Quindi, perché favorire alcune categorie trascurando le altre delle quali ci fa comodo poter utilizzare i servizi?
Credo che la questione non vada IMPOSTA per legge, ma demandata alla contrattazione tra dipendenti e datori di lavoro.
Amore
L’unica ossessione che vogliono tutti: «l’amore».
Cosa crede, la gente, che basti innamorarsi per sentirsi completi?
La platonica unione delle anime?
Io la penso diversamente.
Io credo che tu sia completo prima di cominciare.
E l’amore ti spezza.
Tu sei intero, e poi ti apri in due.
Philip Roth – L’animale morente
Traversata
Lago nero, barca nera, due persone, nere sagome di carta.
Dove vanno gli alberi neri che si abbeverano qui?
Le loro ombre devono coprire tutto il Canada.
Un po’ di luce filtra dai fiori sull’acqua.
Le loro foglie non desiderano che ci affrettiamo:
sono rotonde e piatte, piene di oscuri consigli.
Freddi universi ricadono dal remo.
Lo spirito del nero è in noi, è nei pesci.
Un tronco sommerso alza una pallida mano in un addio;
tra le ninfee si aprono le stelle.
Non ti acciecano queste impassibili sirene?
Questo è il silenzio di anime sbigottite.
Sylvia Plath
Censimento
E noi, non siamo SCHEDATI, il che è ancor peggio di “censiti”?
Il fatto che, ad esempio, per stipulare un contratto, per acquistare un elettrodomestico, per comperare un medicinale, io sia COSTRETTA a presentare il codice fiscale, la dice lunga. Ogni mio movimento bancario, è SPIATO dal fisco che sa quando, come e dove spendo, specie se uso la moneta elettronica. Se, causa la lontananza, a mia nipote invece di spedire un regalo faccio un bonifico dimenticando di omettere la causale, questo finisce sotto l’occhio del Grande Fratello, con l’aggravante che il suddetto bonifico è estero: non sia mai che mascheri un’esportazione di valuta…
Solo il fatto che per agevolarci (!) ora il fisco ci prepari anche il 730 precompilato, è la prova provata che ogni nostro movimento sia monitorato.
Ed ora fanno un casino per sapere almeno il numero di rom presenti sul territorio e per verificare che i loro figli frequentino le scuole dell’obbligo. Rom che notoriamente in gran parte dei casi i beni di consumo non li acquistano, ma li prelevano direttamente dalle case altrui, spesso senza essere rintracciati a meno che il “prelievo” non sia avvenuto in casa di un noto sindaco di sinistra, nel qual caso vengono identificati in un paio di giorni.
Da me in Alto Adige esiste perfino.una schedatura di stampo etnico. La chiamano “di dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico” e sono citati i 3 gruppi italiano, tedesco e ladino. Non ci sono i mistilingui, (figli ad esempio di un italiano ed una tedesca che si esprimono correntemente nei due idiomi) e neppure gli appartenenti ad altre nazionalità (rumeni, cinesi, tunisini etc). È comunque una schedatura di tipo etnico, che rimane secretata ai soli fini statistici, ma che deve essere presentata in caso di candidatura politica, assegnazione di alloggi popolari, partecipazione a concorsi pubblici.
Ora tutto questo casino per i rom.
Il problema esiste: ci sono migliaia di rom che girano indisturbati per l’Italia e per la maggior parte vivono nell’illegalità o ai suoi margini.
Possiamo accettare di ignorare in quale modo trovino le risorse per vivere e di tollerare sul nostro territorio accampamenti abusivi dove vengono utilizzati fraudolentemente gli allacciamenti alle reti idriche ed elettriche?
Quindi, come noi italiani ed altri stranieri residenti sul territorio accettiamo di essere censiti e perfino schedati, pure loro debbono accettare questa misura, altrimenti si verifica sí una discriminazione, ma a nostro sfavore.
La prima ad insorgere però è stata la Comunità Ebraica col sostegno di Enrico Mentana, che ha tirato in ballo persino le leggi razziali.
Eh, no! Qui non si tratta di applicare leggi SPECIALI, ma di applicare quelle già vigenti l per tutti i residenti sul territorio nazionale.
Basti ricordare la dicitura presente nei tribunali: “La legge è uguale per TUTTI”.
Quindi giusto controllare i rom, perché è INACCETTABILE che ci siano degli SCONOSCIUTI che circolano all’interno di una nazione sovrana senza alcun controllo.
Non Innamorarti di una donna che legge
Non innamorarti di una donna che legge,
di una donna che sente troppo,
di una donna che scrive…
Non innamorarti di una donna colta, maga, delirante, pazza.
Non innamorarti di una donna che pensa,
che sa di sapere e che inoltre è capace di volare,
di una donna che ha fede in se stessa.
Non innamorarti di una donna che ride
o piange mentre fa l’amore,
che sa trasformare il suo spirito in carne e, ancor di più,
di una donna che ama la poesia (sono loro le più pericolose),
o di una donna capace di restare mezz’ora davanti a un quadro o che non sa vivere senza la musica.
Non innamorarti di una donna intensa, ludica,
lucida, ribelle, irriverente.
Che non ti capiti mai di innamorarti di una donna così.
Perché quando ti innamori di una donna del genere,
che rimanga con te oppure no, che ti ami o no,
da una donna così, non si torna indietro.
Mai.
Martha Rivera Garrido
Aquarius
Ricordate i tedeschi quando arrivarono i primi profughi dalla Siria? Canti, balli, striscioni di benvenuto, distribuzione di cibarie, dolci e giocattoli per i più piccoli.
Ora in Spagna si stanno comportando allo stesso modo.
Come è finita in Germania?
La Merkel in caduta libera ed ascesa dei movimenti “populisti” votati da chi ne ha le scatole piene dell’accoglienza (e dire che i siriani provenivano da zone di guerra!).
Cari spagnoli, questo è solo il primo carico, cantate e ballate pure con i profughi. Vedremo quando saranno tanti, tanti, tanti.
Vi auguro solo che i vostri governanti siano più intelligenti dei nostri di tempo addietro e che si sbrighino a rimpatriare i clandestini al più presto.
Già, perché la Spagna come misura eccezionale ha aumentato da 30 a 45 giorni il permesso temporaneo per i “profughi”, ma se questi non verranno ritenuti tali, non ci impiegherà molto a riportarli indietro. Anzi, fino a poco tempo fa prendeva a fucilate quanti cercavano di passare il confine a Ceuta e Melilla. e non erano poi così accoglienti.
Ora è cambiato il governo e il nuovo premier Sanchez ci tiene a far bella figura.
Ah, mi chiedo come mai sulla banchina ci fossero ben 700 giornalisti. Mai visti tanti quando QUOTIDIANAMENTE arrivavano clandestini sulle coste italiane.
Pure la stampa inizia (?) a fare schifo.
L’enigmaticità dei gatti
Lo Scienziato cerca un gatto,
un gatto nascosto
in una stanza buia.
Non lo trova ma…
ma ne deduce che è nero.
Il Filosofo cerca un gatto,
un gatto che non c’è
in una stanza buia.
Non lo trova ma…
ma continua a cercare.
Il Teologo, oh il Teologo
cerca lo stesso gatto.
Non lo trova ma…
ma dice di averlo trovato.
Ennio Flaiano
Tu non sei i tuoi anni…
Tu non sei i tuoi anni,
né la taglia che indossi,
non sei il tuo peso
o il colore dei tuoi capelli.
Non sei il tuo nome,
o le fossette sulle tue guance,
sei tutti i libri che hai letto,
e tutte le parole che dici
sei la tua voce assonnata al mattino
e i sorrisi che provi a nascondere,
sei la dolcezza della tua risata
e ogni lacrima versata,
sei le canzoni urlate così forte,
quando sapevi di esser tutta sola,
sei anche i posti in cui sei stata
e il solo che davvero chiami casa,
sei tutto ciò in cui credi,
e le persone a cui vuoi bene,
sei le fotografie nella tua camera
e il futuro che dipingi.
Sei fatta di così tanta bellezza
ma forse tutto ciò ti sfugge
da quando hai deciso di esser
tutto quello che non sei.
Ernest Hemingway (attribuita)
Una poetica in soffitta
In mezzo alle cose vecchie cerco quel che
è nuovo. In ogni fine vedo un principio;
e tutti i cocci ritornano a comporsi,
anche quando mancano frammenti, o non
si sa a quale metà l’altra metà appartenga.
Con la poesia è lo stesso: la faccio con le
parole vecchie, quelle che sono piene
di muffa, quelle un tempo gettate in un canto
del dizionario. Alcune cose non so cosa
vogliano dire; altre hanno detto tante volte
la stessa cosa che ormai ho perduto il senso.
di ciò che dicono. Ma se le ricompongo, nel verso,
ciò che sento ha sempre un altro senso.
Questa poesia, per esempio, non ha in sé
nulla di nuovo. Le parole sono semplici,
banali i significati. Ed è per questo che,
in mezzo a loro, cammino in cerca di
cose nuove; e quando arrivo alla fine,
vedo un principio, e so che tutto torna
a comporsi, come se qui nulla mancasse.
Nuno Judice
Partire è un po’ morire
Partire è un po’ morire
rispetto a ciò che si ama
poiché lasciamo un po’ di noi stessi
in ogni luogo ad ogni istante.
E’ un dolore sottile e definitivo
come l’ultimo verso di un poema…
Partire è un po’ morire
rispetto a ciò che si ama.
Si parte come per gioco
prima del viaggio estremo
e in ogni addio seminiamo
un po’ della nostra anima.
Edmond Haracourt
L’ho amata
“L’hai amata, vero?”
Lui sospirò ….
“Come posso risponderti..”
Sì passò la mano tra i capelli
“Dio se era tutta matta, ogni giorno era una donna diversa
Una volta intraprendente, l’altra impacciata.
Una volta esuberante, l’altra timida. Insicura e decisa.
Dolce e arrogante.
Era mille donne lei, ma il profumo era sempre lo stesso
Inconfondibile
Era quella la mia unica certezza.
Mi sorrideva sapeva di fregarmi con quel sorriso
Quando sorrideva io non capivo più nulla
Non sapevo più parlare ne pensare
Niente, zero
C’era all’improvviso solo lei
Era matta, tutta matta
A volte piangeva
Dicono che in quel caso le donne vogliono solo un abbraccio
Lei no
Lei si innervosiva
Non so dove si trova adesso ma scommetto che è ancora alla ricerca di sogni
Era matta tutta matta
Ma l’ho amata da impazzire…”
Charles Bukowski
Sei tornata ridendo
Sei tornata ridendo dal mercato, carica
di pane, frutta e un’infinità di fiori. Sui tuoi capelli, vedo,
ha passato le dita il vento. Non lo amo il vento;
te lo ripeto. E poi, che te ne fai di tanti fiori? Quali fra tutti,
tra l’altro, ti regalò il fiorista? E magari nello specchio
del suo negozio è rimasta la tua immagine illuminata di lato
con una macchia blu sul mento. Non li amo i fiori. Sul tuo seno
un fiore grande quanto un giorno intero. Siedi dunque di fronte a me;
voglio guardare tutto solo come pieghi il ginocchio, e star lì a fumare
finché cada la notte misteriosa e s’alzi magnetica sul nostro letto
una luna popolare da sabato sera, col violino, il salterio e un clarinetto.
Ghiannis Ritsos
Sera di Gavinana
Ecco la sera e spiove
- sul toscano Appennino.
- Con lo scender che fa le nubi a valle,
- prese a lembi qua e là
- come ragne fra gli alberi intricate,
- si colorano i monti di viola.
- Dolce vagare allora
- per chi s’affanna il giorno
- ed in se stesso, incredulo, si torce.
- Viene dai borghi, qui sotto, in faccende,
- un vociar lieto e folto in cui si sente
- il giorno che declina
- e il riposo imminente.
- Vi si mischia il pulsare, il batter secco
- ed alto del camion sullo stradone
- bianco che varca i monti.
- E tutto quanto a sera,
- grilli, campane, fonti,
- fa concerto e preghiera,
- trema nell’aria sgombra.
- Ma come più rifulge,
- nell’ora che non ha un’altra luce,
- il manto dei tuoi fianchi ampi, Appennino.
- Sui tuoi prati che salgono a gironi,
- questo liquido verde, che rispunta
- fra gl’inganni del sole ad ogni acquata,
- al vento trascolora, e mi rapisce,
- per l’inquieto cammino,
- sì che teneramente fa star muta
- l’anima vagabonda.
- Vincenzo Cardarelli
Marina
Ti guardo e il sole si innalza
Presto ricoprirà la nostra giornata
Svegliati con in mente cuore e colori
Per dissipare le pene della notte
Io ti guardo tutto è nudo
Fuori le barche hanno poca acqua
Bisogna dire tutto in poche parole
Il mare è freddo senza amore
È l’inizio del mondo
Le onde culleranno il cielo
Tu ti culli tra le lenzuola
Tiri il sonno a te
Svegliati che io segua le tue tracce
Ho un corpo per aspettarti e per seguirti
Dalle porte dell’alba alle porte dell’ombra
Un corpo per passare la mia vita ad amarti
Un cuore per sognare fuori del tuo sonno
PAUL ÉLUARD
Così piccola e fragile
Non vedo l’ora di rivederla.
Parlo di una cara amica, conosciuta qualche tempo fa a Milano presso uno dei due bancolibri che frequentiamo entrambe e con la quale si è creato un forte feeling. È piccola, magra, una zazzeretta corta, brizzolata, la classica parlata meneghina con le “è” molto aperte e con le tipiche espressioni (mi saluta sempre dicendo “ciao gioia” ❤ , cosa che mi fa davvero piacere ). Vedendola appunto così minuta, la si potrebbe anche credere fragile come lo stelo di un fiore, mentre è più forte di una quercia, avendo sopportato moltissime traversie ed ancora ne sta passando, sia in termini personali che di salute, sorretta da una volontà di ferro, un sottile senso dell’umorismo e da un ottimismo strabiliante. Tra poco la rivedrò, e posso dire sinceramente che è una delle poche persone che davvero ho piacere di frequentare.
Una settimana ancora e finalmente potrò riabbracciarla.
Cosa ne pensate?