La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per Maggio, 2018

Lady Lazarus

L’ho rifatto.
Un anno ogni dieci
Ci riesco –
Una specie di miracolo ambulante, la mia pelle
Splendente come un paralume Nazi,
Un fermacarte il mio
Piede destro,
La mia faccia un anonimo, perfetto
Lino ebraico.
Via il drappo,
O mio nemico!
Faccio forse paura? –
Il naso, le occhiaie, la chiostra dei denti?
Il fiato puzzolente
In un giorno svanirà.
Presto, ben presto la carne
Che il sepolcro ha mangiato si sarà
Abituata a me
E io sarò una donna che sorride.
Non ho che trent’anni.
E come il gatto ho nove vite da morire.
Questa è la numero tre.
Quale ciarpame
Da far fuori ogni decennio.
Che miriade di filamenti.
La folla sgranocchiante noccioline
Si accalca per vedere
Che mi sbendano mano e piede –
Il grande spogliarello.
Signori e signore, ecco qui
Le mie mani,
I miei ginocchi.
Sarò anche pelle e ossa,
Ma pure sono la stessa identica donna.
La prima volta successe che avevo dieci anni.
Fu un incidente.
Ma la seconda volta ero decisa
A insistere, a non recedere assolutamente.
Mi dondolavo chiusa
Come conchiglia.
Dovettero chiamare e chiamare
E staccarmi via i vermi come perle appiccicose.
Morire
È un’arte, come ogni altra cosa.
Io lo faccio in modo eccezionale.
Io lo faccio che sembra come inferno.
Io lo faccio che sembra reale.
Ammettete che ho la vocazione.
È facile abbastanza da farlo in una cella.
È facile abbastanza farlo e starsene lì.

Sylvia Plath


Notiziola

Leggo che la Corte di Cassazione ha confermato nel giudizio di terzo grado il licenziamento di una signora che aveva denigrato la ditta per la quale lavorava, ravvisando “l’ipotesi del reato di diffamazione” particolarmente grave in quanto poteva potenzialmente raggiungere un elevato numero di persone.

Fin qui nulla di strano: anche se la dipendente avesse avuto delle buone ragioni, il suo comportamento non è stato corretto, però si recava comunque al lavoro, anche se non le piaceva, considerandolo un ”posto di m….”. Allora mi domando: tutti quei dipendenti pubblici, “furbetti del cartellino” (termine che aborro) che hanno praticamente rubato in quanto percepivano uno stipendio senza fornire la relativa prestazione lavorativa, perché sono stati solo sospesi?


Solitudine

Solitudine, mia compagna sola,
dea del prodigio, che hai voluto farlo
non richiesta!, di dare la parola
alla mia voce, dimmi: con chi parlo?
Rifuggo ormai la chiassosa brigata
e senza amici solo pena c’è
con te, signora, nel viso velata,
sempre velata se parli con me.
Non muterò per quanto mi rinnovi,
penso; non è l’enigma quel sembiante
che nell’intimo specchio appare nuovo,
altro è il mistero: la tua voce amante.
Discoprimi il tuo volto ch’io li trovi
fissi su me i tuoi occhi di diamante.

Antonio Machado


La più bella del mondo

La “più bella del mondo” presenta varie pecche, che ne minano la comprensione.
Già ci sono state varie diatribe sull’interpretazione dell’art.92, tutto basato sul significato delle parole “proposta” e “nomina” e quindi sulle prerogative del Presidente della Repubblica: opinioni diverse, espresse da vari cervelloni, alcuni dei quali esperti di diritto costituzionale, la maggior parte dei quali ha condannato la mossa di Sergio Mattarella, anche se i mass media danno maggior risalto alle poche opinioni contrarie.
Però ricordo anche una questione molto più datata, relativa all’art.59, l’articolo che parla dei senatori a vita a nomina presidenziale, escludendo quindi quelli per diritto, ossia coloro già Presidenti della Repubblica.
Il testo recita: “Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini… etc etc etc”.
Il Presidente inteso come carica, quindi cinque senatori IN TOTALE? E per quante volte? Oppure ciascun Presidente in carica, quindi ogni presidente, può nominare cinque senatori a vita che si sommano a quelli nominati dal presidente che lo ha preceduto?

E tra le “nomine”, vanno annoverati anche quanti hanno rifiutato la carica?

Ad esempio, Einaudi durante la sua presidenza nominò ben 8 senatori a vita, ma sempre senza mai superare il limite di 5 in carica: mano a mano che uno decedeva, veniva sostituito. Pertini e Cossiga ne nominarono 5 ciascuno, superando questo limite in quanto i loro prescelti si sommarono a quelli già nominati dai predecessori… Scalfaro non ne nominò nessuno, ma durante la sua presidenza i senatori a vita nominati dai suoi predecessori erano già nove.

Fermo restando che personalmente abolirei la carica di senatore a vita, mantenendola solo come carica onorifica, senza prebende e senza diritto di voto, posso solamente dire che “la più bella del mondo” mostra i suoi limiti…


Nemmeno nato, già deceduto

Prima ci dite che “la sovranità appartiene al popolo”, poi ce la limitate con la frase “che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, tanto che il PdR ha potuto, DA SOLO, opporsi ad un governo, espressione della maggioranza parlamentare, impuntandosi su un solo nome, quello di Paolo Savona, con la sola scusante dell’antieuropeismo del Professore, non considerando che quest’ultimo sarebbe stato vincolato al contratto stipulato tra Lega e M5S, in cui non si parla assolutamente di uscita dall’euro.

Ora c’è l’incarico a Carlo Cottarelli, e questo cosa significa? Quasi certamente mancata fiducia, prossime elezioni in autunno e altra solenne smusata al PD che perderebbe ulteriori consensi.

A suo tempo avevo una certa stima per Cottarelli, l’unico a parlare di riduzioni della spesa pubblica senza caricare i cittadini di ulteriori tasse, ma inascoltato dai suoi stessi compagni di partito.

Sergio Mattarella dice che con il veto a Savona ha voluto difendere i risparmi degli italiani, risparmi già abbondantemente erosi da una politica demenziale basata solo sull’aumento delle tasse, mentre il debito pubblico aumentava comunque a dismisura. Però quand’è che li ha difesi quando si è trattato di finanziare ulteriormente Alitalia, o quando avallava le leggi salvabanche nelle vicende MPS, Etruria CariChieti, o quando è stato varato il bail-in etc etc?

Gli italiani hanno capito chiaramente una cosa: chi comanda sono i MERCATI, ai quali si piega pure il PdR, e che al governo si ritroveranno ancora esponenti di quel partito che è stato impietosamente e sonoramente bocciato alle elezioni del 4 marzo scorso. Quei mercati che condizionano pesantemente la politica europea, tanto che per assistere i nostri terremotati o altre vittime di calamità naturali, dobbiamo sempre chiedere il PERMESSO a Bruxelles, che non solo a volte ci nega di prestare aiuto, ma pretende anche di ritorno i finanziamenti già erogati. Quindi, in pratica, avendo abiurato alla nostra sovranità monetaria, siamo praticamente SERVI.

Alcuni affermano che una delle prerogative del PdR possa essere appunto quella di rifiutare alcuni nominativi, ma qui di seguito riporto altri pareri di esperti di diritto costituzionale, tra i quali anche un paio scritti da “padri costituenti”, redattori della Carta.

“Il Presidente della Repubblica ha un ristretto margine di discrezionalità nella scelta del Presidente del Consiglio (mentre non ne ha alcuno nella scelta dei ministri, formalmente demandata al Presidente del Consiglio)”
Temistocle Martines, manuale di diritto costituzionale.

“È quindi evidente che i ministri debbano avere la fiducia del presidente del consiglio ed è da escludere che il capo dello stato abbia il potere di rifiutarne la nomina. 

Aldo Bozzi, padre costituente.

“La predisposizione della lista dei ministri da parte del Presidente del Consiglio incaricato costituisce una proposta vincolante per il Capo dello Stato, il quale non potrebbe rifiutare alcuna nomina, se non nel caso estremo di un soggetto palesemente privo dei requisiti giuridicamente richiesti per ricoprire l’ufficio”
Livio Paladin, manuale di diritto costituzionale.

“L’avere condizionato la nomina dei ministri alla proposta del presidente del consiglio (che deve ritenersi assolutamente vincolante per il capo dello stato) è pura e semplice applicazione del principio di supremazia conferito al medesimo, e della responsabilità a lui addossata per la condotta politica del gabinetto: responsabilità che, ovviamente, non potrebbe venire assunta se non potesse giovarsi, per il concreto svolgimento della medesima, di un personale di sua fiducia”
Costantino Mortati, padre costituente, manuale di istituzioni di diritto pubblico.

 


Specchio in frantumi

Mi sentivo vuoto.
Non potevo scrivere,
né pensare né sentire.
Se mi avessero chiesto chi ero,
la mia risposta sarebbe stata:
– Sono uno specchio in frantumi -.

Alejandro Jodorowsky


Scrocconi

oznor

A me la Germania piace, come mi piacciono i tedeschi, tanto che sono tornata recentemente da un soggiorno di una settimana a Francoforte ed Offenbach.

Però certe dichiarazioni il “giornalaio” teutonico Jan Fleischhauer dello “Spiegel” poteva benissimo risparmiarsele.

L’Italia non è un Paese povero. Il nord del Paese appartiene alle regioni più prospere del mondo. Un’occhiata alla distribuzione dei patrimoni mostra che gli italiani sono perfino più ricchi dei tedeschi. Secondo la London School of Economics la famiglia media italiana possiede 275.205 euro, cioè 80.035 euro in più rispetto alla corrispondente famiglia tedesca. Di fatto l’Italia potrebbe pareggiare i suoi debiti con le sue sole forze, se il governo si decidesse a far partecipare sul serio i suoi cittadini al risanamento dello Stato. Sarebbe già un grande passo avanti, se gli italiani riuscissero finalmente a convincersi a rinunciare alla loro incuria morale rispetto alle tasse.”

Noi, scrive Fleischhauer, non siamo una nazione povera, ma a forza di tutte le cazzate che l’Unione Europea ci impone, finiremo per diventarlo. E il tizio rincara la dose scrivendo che i MENDICANTI quando si dà loro qualcosa almeno ringraziano. Mendicante sarà lei, “caro” Jan Fleischhauer, magari non povero di soldi, ma di intelletto.

Ovvio che nel mirino ci sia il paventato accordo tra Lega e M5S, con particolare riferimento all’eventuale nomina di Paolo Savona al dicastero dell’Economia, e Mario Draghi che, a detta del “giornalaio”, avrebbe fornito “l’arma che l’Italia punta contro i suoi vicini”, nonché ad una frase del contratto di governo (poi SPARITA), con la quale si chiedeva il taglio del debito per 250 mld di euro. L’unica cosa certa è che se questo governo potrà finalmente vedere la luce, molte disposizioni europee dovranno essere rinegoziate, e sarebbe anche ora, iniziando dalle politiche sull’immigrazione e dal rispetto del vincolo 3% tra debito e PIL, vincolo che noi rispettiamo daL 2007, ma che ad esempio la Francia ha ha osservato solo una volta nell’arco di u n decennio.

Noi saremmo scrocconi aggressivi.

Già, quelli che, OBBLIGATI dalla UE, Germania in testa, devono farsi carico del recupero e dell’assistenza dei clandestini; quelli che pagano molto più di quanto ricevano dall’UE, quelli che ogni volta che si parla di protezione dei prodotti del made in Italy vedono quasi sempre ricusate le proprie richieste.

Noi saremmo il Paese del “dolce far niente”… già, con la disoccupazione crescente (checché ne dicano) lo diventeremmo ben presto…ho solo qualche obiezione sulla parola “dolce”.

Bene, crucco testa di krauto che non sei altro…pensa che la Deutsche Bank ha le casse piene di derivati tossici (non italiani) tanto che a breve dovrà licenziare almeno 10mila dipendenti: la banca ha ben 48 miliardi di debito pari a 14 volte il PIL tedesco, tanto che il valore delle azioni bancarie è diminuito considerevolmente in questi anni e non distribuisce utili da un sacco di tempo.

Questo non ti spaventa, crucco? Allora pensa ai krauti di casa tua, che ai cavoli di casa nostra ci pensiamo noi.

Sempre a tal proposito, riporto quanto scriveva nel 1998  Paul Krugman, premio Nobel (quindi non un cretino qualsiasi). “L’Unione monetaria (l’euro doveva ancora nascere) non è stata progettata per far tutti contenti. È stata progettata per far contenta la Germania; per garantire una severa disciplina antinflazionistica da sempre desiderata da Berlino, e che sempre vorrà in futuro.” , nonché delle considerazioni espresse da altri premi Nobel nel 2013.

https://scenarieconomici.it/4-premi-nobel-paul-krugman-milton-friedman-joseph-stigliz-amartya-sen-leuro-e-una-patacca/

Quindi, se la Germania è l’unico paese ad aver beneficiato dell’introduzione dell’euro, chi sarebbe lo scroccone?

Comunque una parola da Mattarella contro questo attacco me la sarei aspettata, evidentemente a lui preme di più bloccare Savona.


Ad occhi chiusi

In tutte le strade ti incontro
in tutte le strade ti perdo
conosco così bene il tuo corpo
ho sognato tanto la tua figura
che è ad occhi chiusi che io posso
definire la tua altezza
e bevo l’acqua e sorseggio l’aria
che ti ha attraversato la cintura
tanto tanto vicino così reale
che il mio corpo si trasfigura
e tocca il suo intimo elemento
in un corpo che non è più suo
in un fiume scomparso
dove un tuo braccio mi cerca

In tutte le strade ti incontro
in tutte le strade ti perdo

Mario Cesariny


Desiderio di cose leggere

Giuncheto lieve biondo
come un campo di spighe
presso il lago celeste

e le case di un’isola lontana
color di vela
pronte a salpare –

Desiderio di cose leggere
nel cuore che pesa
come pietra
dentro una barca –

Ma giungerà una sera
a queste rive
l’anima liberata:
senza piegare i giunchi
senza muovere l’acqua o l’aria
salperà – con le case
dell’isola lontana,
per un’alta scogliera
di stelle –

Antonia Pozzi

1° febbraio 1934


Qualche conticino

Quelle cose che mi fanno incavolare di brutto.

L’assurdo attacco del PD contro Borghi, accusato di aver fatto “crollare” il titolo di MPS.

CROLLARE, capito?

Ed ecco allora qui sotto, la cronistoria delle azioni MPS.

Nel 2014, in febbraio, all’inizio del governo di Matteo Renzi, con Pier Carlo Padoan ministro, un’azione valeva € 270.

Sempre nello stesso anno, la banca deve essere ricapitalizzata per 3 miliardi di euro, in quanto non supera lo stress-test.

Nel giugno 2015, lo stato diventa azionista di MPS, ed in settembre, con l’approvazione del bail-in, il titolo vale € 180.

1° Gennaio 2016: entra in vigore il bail-in e un’azione MPS scende a € 120.

22 gennaio 2016, Matteo Renzi annuncia trionfante che MPS è “risanata” ed è un affare! Però il titolo scende a € 70 (bell’affare!).

12 Dicembre 2016, inizia il governo Gentiloni, Padoan viene riconfermato quale ministro dell’Economia e Finanze. Quanto vale un’azione MPS? Ben € 20! Ma il 23 dello stesso mese il titolo viene sospeso in borsa.

Luglio 2017, l’Unione Europea approva aiuti di stato per 5,4 miliardi di euro, cosicché nel settembre il titolo viene nuovamente quotato in borsa.

Il 17 maggio Borghi dice che bisogna ripensare MPS. Il titolo “crolla” (?) da € 3,1 a € 2,92.

Padoan si sente in dovere di riprendere Borghi per aver messo a repentaglio un investimento effettuato con risorse pubbliche. Chi ha fatto deprezzare le azioni MPS da 270 a 3 euro circa (-98,88%), se non il PD, del quale il MPS era la banca di riferimento, senza contare quanto ci è costato di ricapitalizzazioni pagate con le nostre tasse, con contributi abbondantemente “evaporati” non si sa come?

Oppure Borghi, che ha fatto “crollare” il titolo di ben 18 centesimi?

Beh? Chi è responsabile del crollo?
Adesso potrei anche capire un rimprovero da qualsiasi altro partito politico, ma non certamente dal PD, responsabile della ROVINA del più vecchio istotuto bancario del mondo.,

Piuttosto, mi chiedo perché nessuno critichi gli aiuti di stato ad Alitalia che vengono continuamente prorogati a spese nostre: siamo stufi di pagare per quel carrozzone disastroso che doveva essere fatto fallire ancora anni ed anni fa. Senza contare che alcuni piloti percepivano una sostanziosa Cassa Integrazione che andava dai 6 ad oltre 10mila euro mensili pur lavorando presso altre compagnie private estere, questo perché i controlli sono pressoché nulli.


Cambio di rotta

Come ho scritto l’altro giorno, dopo tanti anni ho smesso di acquistare “il Giornale”, dopo gli articoli livorosi contro Matteo Salvini ed ora contro il prevedibile, prossimo Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

Ora sto provando con “la Verità”.

Sia ben chiaro: non cerco un quotidiano che decanti le lodi dei politici che ho votato, ma neppure voglio un giornale che utilizzi contro un avversario la stessa macchina del fango che Silvio Berlusconi denunciava nei confronti di molte testate (Repubblica, il Fatto Quotidiano etc), ma che non si fa scrupolo di utilizzare contro Salvini, – diventato scomodo in quanto ha minato la sua leadership – e contro altri avversari.

Cerco una voce critica, che esponga obiettivamente sia il bene che il male, che spieghi esaurientemente quanto succede osservando le situazioni da vari punti di vista, senza scadere nel personale e nelle “piccole” vendette individuali. Qualcuno che mi metta in grado di capire chiaramente le cose, permettendomi quindi di scegliere in piena autonomia, anche da punti di vista differenti dai miei.

Adesso, ad esempio, di questo nuovo governo non mi piacciono diverse cose, guardacaso provenienti tutte dall’area grillina. La chiusura dell’ILVA, ad esempio, o quella prospettata della Piaggio in Liguria., per non parlare della ventilata sospensione dei lavori della TAV.

Inoltre ho dato una scorsa al “contratto” tra le due forze politiche, ma non vedo nulla di stampo liberale, anzi, noto un accentuarsi dello statalismo,mentre altre buone iniziative sono solo accennate. Mi ripropongo di leggerle con calma e con maggior attenzione.

Una cosa è certa: che il livore di certe parti politiche sta aumentando. È ridicolo sentire affermare da Maria Elena Boschi che vigilerà sui risparmi degli italiani; è penoso sentire Martina che dice che darà ascolto al paese reale, quel paese reale che fino ad ora è rimasto inascoltato e che ha sonoramente bocciato il PD alle elezioni.

Per adesso mi accomodo ed aspetto.


Come se io bruciassi

Come se io bruciassi.
Come luce frontale.
Come ghiaccio traditore.
Come mondo di polvere.
Come sbucciata.
Come goccia di sangue
sul palmo.
Come spina.

Mi tocchi.
Mi sbirci.
Non stringi.
Non tieni.
Sfiori.
Tremi.
Lasci.

Chandra Livia Candiani


Aiutare qualcuno

Aiutare qualcuno, amico mio, vuol dire prendere qualcuno per incapace; se questo qualcuno non è incapace, significa farlo tale, supporlo tale; e cioè, nel primo caso, tirannia, nel secondo disprezzo. In un caso si distrugge la libertà altrui; nell’altro si parte, perlomeno inconsciamente, dal principio che gli altri sono spregevoli e indegni o incapaci di libertà.

Fernando Pessoa,

Il banchiere anarchico


La voce del padrone

Una settimana in Germania, girando tra Offenbach e Francoforte.

Pensavo, al ritorno, di trovare un governo bell’e fatto, invece mi toccherà aspettare, se va bene, fino a lunedì prossimo. Logico che mi tenessi comunque informata, tramite internet, delle vicende italiane e di tutto il resto, però non mi aspettavo tanti tira e molla.

L’unica cosa che mi ha fatto imbufalire è stato “il Giornale”.

Ovvio che tenga bordone a Berlusconi, ma una caduta di stile così grossolana non me la sarei proprio aspettata, con delle bassezze inimmaginabili per screditare Salvini a vantaggio del “padrone”.

Innanzitutto il titolo di ieri.

Primo flop del governo, l’imprenditore sfrattato”. Forse l’estensore dell’articolo non si è reso conto che al governo c’è ancora Gentiloni e che Salvini e Di Maio non è che potessero fare molto, in ogni caso. Naturalmente nell’articolo si spiega un pochino meglio come è andata la faccenda, ma il titolo resta comunque fuorviante.

Poi la prima pagina di oggi .

Premier nessuno. Al via il governo da Scherzi a parte”.

E giù con la macchina del fango, quella che lo stesso Berlusconi denunciava nei confronti di Repubblica, Il Fato quotidiano ed altre testate, ma che non si fa scrupolo di utilizzare contro chi non sostiene la sua leadership.

E con questo ho deciso di non comperare più tale quotidiano. Montanelli si rivolterebbe nella tomba.

Personalmente non sono contenta dell’accoppiata Salvini-Di Maio, con idee diametralmente opposte, e ritengo il M5S troppo statalista ed assistenzialista e reputo responsabile di questa situazione il presidente Mattarella: se avesse affidato l’incarico a Salvini quale rappresentante del partito di maggioranza nell’ambito della coalizione che ha vinto le elezioni, il problema della paura per i “populismi” non si sarebbe presentato, in quanto alcune derive leghiste sarebbero state mitigate da Forza Italia e Fratelli d’Italia. Però, guarda caso, tutto il fango che il Giornale sta gettando su Salvini è iniziato dal momento in cui Berlusconi è stato riabilitato, ridiventando candidabile proponendosi addiritura quale premier. La riabilitazione è giunta in un momento assai strano, fatto apposta per dividere il CDX nel momento in cui anche il PD sta passando una crisi non da poco. E sembra anche assai strano che i poteri forti europei che tanto hanno fatto per affossare a suo tempo il leader di FI, ora lo cerchino e lo appoggino, in quanto filoeuropeista ed amico di Frau Merkel, pur di non avere al governo italiano elementi come Salvini.

Però Berlusconi ormai politicamente conta poco: il suo partito è in caduta libera, e Renzi, sul quale contava neppure troppo velatamente, è in fase discendente pure lui. In Germania la Merkel non è più tanto ben vista, ed ha faticato per formare un governo (molto più di quello che stiamo faticando noi). Berlusconi e Renzi sono i rappresentanti di un potere morente e in disgregazione e sferrano gli ultimi colpi di coda di una corrente che ha concluso il suo ciclo politico che sta per essere cancellata dal panorama parlamentare.

Quasi mi aspetto che Mattarella rifiuti il nominativo proposto congiuntamente dalla Lega e dal M5S, magari affidando l’incarico al solo Di Maio, ritenuto, non so a quale titolo, più affidabile di Salvini, che quest’ultimo rifiuti e che si vada a nuove elezioni.


Ti amerei

Ti amerei nel vento
Sotto il cielo terso in primavera
Tra la dolcezza delle rose…
Ti amerei nel canto degli uccelli
All’ombra della vegetazione
Sulle pietra calda e nuda
Sotto il solo bruciante,
Nella frescura dell’erba
E con il canto degli insetti..
Ti amerei il giorno e la notte,
Nella calma e nella tempesta
Sotto le stelle che brillano
Sotto la rugiada della notte
E la mattina all’alba
Con il sorriso e con le lacrima,
Ti amerei con tutte le mie forze…

Percy Bysshe Shelley


Ormai sei mia

Ormai sei mia. Riposa col tuo sonno nel mio sonno.
Amore, dolore, affanni, ora devono dormire.
Gira la notte sulle sue ruote invisibili
presso me sei pura come l’ambra addormentata.
Nessuna più, amore, dormirà con i miei sogni.
Andrai, andremo insieme per le acque del tempo.
Nessuna viaggerà per l’ombra con me,
solo tu, sempre viva, sempre sole, sempre luna.
Ormai le tue mani aprirono i pugni delicati
e lasciarono cadere dolci segni senza rotta,
i tuoi occhi si chiusero come due ali grige,
mentr’io seguo l’acqua che porti e che mi porta:
la notte, il mondo, il vento dipanano il loro destino,
e senza te ormai non sono che il tuo sogno solo.

Pablo Neruda


L’amore dei vecchi

In una gloria di sole occidentale

vaneggi, mente stanca:

inseguito prodigio non s’adempie

nell’aldiquà del fiore che s’imbianca

ma tu, distanza, torna a ricolmarti

tu a farti terra in questa ferma fuga

mare di nuda promessa

ai nostri balbettanti passi tardi

e tu, voce, rimani

persuàdici – un poco, un poco ancora

nostro non più domani,

   usignolo dell’aurora.

Giovanni Giudici


Cigola la carrucola del pozzo

Cigola la carrucola del pozzo
l’acqua sale alla luce e vi si fonde.
Trema un ricordo nel ricolmo secchio,
nel puro cerchio un’immagine ride.
Accosto il volto a evanescenti labbri:
si deforma il passato, si fa vecchio,
appartiene ad un altro…
Ah che già stride
la ruota, ti ridona all’atro fondo,
visione, una distanza ci divide.

Eugenio Montale


da “La donna giusta”

La maggior parte delle persone non sa amare né lasciarsi amare, perché è vigliacca o superba, perché teme il fallimento.

Si vergogna a concedersi a un’altra persona, e ancor più ad aprirsi davanti a lei, poiché teme di svelare il proprio segreto…

Il triste segreto di ogni essere umano: un gran bisogno di tenerezza, senza la quale non si può resistere 

La donna giusta, 

Sándor Márai


I ricordi

I ricordi, un inutile infinito,
ma soli e uniti contro il mare, intatto
in mezzo a rantoli infiniti..
Il mare,
voce d’una grandezza libera,
ma innocenza nemica nei ricordi,
rapido a cancellare le orme dolci
d’un pensiero fedele…
Il mare, le sue blandizie accidiose
quanto feroci e quanto, quanto attese,
e alla loro agonia,
presente sempre, rinnovata sempre,
nel vigile pensiero l’agonia…
I ricordi,
il riversarsi vano
di sabbia che si muove
senza pesare sulla sabbia,
echi brevi protratti,
senza voce echi degli addii
a minuti che parvero felici…

Giuseppe Ungaretti


Cinquant’anni son passati…

Una ricorrenza importante, quella del ’68 che, nel bene e nel male, ha segnato tutti gli anni seguenti.

Fantasia al potere….Vietato vietare… Gli slogan assurdi di allora, senza costrutto. Il punto di riferimento erano le teorie di Herbert Marcuse, contro l’autoritarismo e con il rifiuto della tecnologia e della repressione, ma più che altro dai giovani di allora fu recepita la sua teoria di “liberazione dell’eros”.

Qualcosa di buono il ’68 ha lasciato: una rivoluzione “pacifica”, dove abbondavano i colori, la musica, lo stravolgimento di un certo modo di comportarsi, molto “ingessato”, e soprattutto maggior libertà.

Ma quest’ultima, se da un lato è positiva, dall’altro ha stravolto tutto. Maggior libertà per cosa? Se la libertà non è accompagnata dalla responsabilità – personale e verso gli altri – è solamente il primo passo verso l’anarchia.

Ed infatti in anarchia si è trasformata: senza la guida degli adulti, che fino allora li avevano accompagnati e guidati nei loro percorsi, i giovani si sono sbandati: spinelli, LSD, droghe mano a mano sempre più pesanti, una esagerata promiscuità sessuale, la contestazione di tutto ciò che era visto come convenzionale e “borghese”. Il rifiuto di qualsiasi autorità, con il risultato di snobbare lo studio pretendendo comunque di essere promossi.

In poche parole, il caos.

Il “maggio francese” stravolse il motto “Liberté, fraternité, egalité”.

Libertà divenne appunto anarchia, fraternità in un senso di solidarietà più illusorio che altro, l’uguaglianza tese verso il basso, anziché cercare di elevare chi in basso già c’era.

Solo che anche i giovani di allora invecchiano, e con l’età la maggior parte di loro si è trasformata nei borghesi tanto aborriti, occupando posti nelle banche, negli enti pubblici, in politica, ma in loro è rimasta l’arroganza del “so tutto io” che imperava allora.

Ed anche i meno fortunati che non hanno avuto accesso a carriere importanti, cosa hanno lasciato in dote ai loro figli? Madri e padri spesso gareggiano in giovanilismo con i propri figli, sia nel comportamento che a livello estetico. I genitori non sono più tali, ma “amici”, mancano di autorità e non sono più di esempio. I figli ovviamente ne approfittano, non osservando più orari e rifiutando eventuali consigli e/o rimproveri. E forse ciò è anche la conseguenza di tanti atti di violenza che si osservano al giorno d’oggi nelle scuole, dove i docenti non vengono più rispettati.

E siamo solo all’inizio…

 


La visita

Abbiam tirato a sorte coi fiammiferi, chi ci doveva andare.
E’ toccato a me. Mi alzai dal tavolino,
Si avvicinava l’ora di visita in ospedale.


Non ha risposto nulla al mio saluto.
L’ho preso per la mano – l’ha ritratta
Come un cane affamato, che non vuole mollare l’osso.


Sembrava, che quasi si vergognasse di morire.
Non so, cosa si dice a uno come lui.
Ci alternavamo sguardi come un fotomontaggio.


Non mi ha chiesto di restare, né di andarmene.
Non ha chiesto di nessuno del nostro tavolino.
Né di te, Beppe, né di te, Titti, né di te, Lello.


Mi è venuto mal di testa. Chi a chi muore?
Lodavo la medicina e tre violette nel bicchiere.
Raccontavo del sole e mi spegnevo.


Che bello, che ci sono le scale, per correre giù.
Che bello, che c’è il portone, che si apre.
Che bello, che mi aspettate qui al tavolino.


L’odore dell’ospedale mi fa proprio svenire.

 

Wislawa  Szymborska, 1967
da “Sto pociech” (Cento consolazioni)

(traduzione di Alessandra Czeczott)


Il passato

È una curiosa creatura il passato
Ed a guardarlo in viso
Si può approdare all’estasi
O alla disperazione.

Se qualcuno l’incontra disarmato,
Presto, gli grido, fuggi!
Quelle sue munizioni arrugginite
Possono ancora uccidere!

 

Emily Dickinson –


il “golpe”

Certuni criticano Matteo Salvini asserendo che il vero “padrone” sarebbe Silvio Berlusconi, il che non corrisponde al vero.
Pensino piuttosto a Di Maio, sempre in contatto con Beppe Grillo e Davide Casaleggio (a che titolo, poi?), per seguirne i “consigli” o, meglio, i diktat.
Casaleggio infatti è PROPRIETARIO, tramite la sua agenzia di comunicazione ereditata dal padre Gianroberto,  del M5S  con cui i parlamentari eletti hanno dovuto firmare un contratto (non si sa di quale valenza giuridica).
Sempre tramite la suddetta agenzia, proprietaria anche della piattaforma Rousseau, Casaleggio controlla anche l’eventuale “contratto di governo” con la Lega, che verrà sottoposto all’approvazione o meno degli iscritti al M5S. Piattaforma soggetta a varie falle di sicurezza e ad hakeraggi, senza alcun controllo sulla regolarità delle votazioni e sulla veridicità dei risultati.
Tutto questo in dispregio dell’unica istituzione delegata a concedere la fiducia al governo, ossia il Parlamento. 
Non è immaginabile che un governo possa essere soggetto ad approvazione tramite un sondaggio sul web, tanto più che non tutti possono accedere alla suddetta piattaforma: la democrazia non si attua tramite dei click, ma nelle forme appositamente stabilite dalla costituzione. Hanno un bel coraggio a chiamarla “democrazia diretta”, quando invece si tratta della sottrazione di finalità pubbliche da parte di un’agenzia  privata.
E se i pentastellati vogliono escludere dall’eleggibilità i possessori di mass media (con chiaro riferimento a Berlusconi), a maggior ragione la stessa misura dovrebbe essere applicata a chi possiede agenzie di comunicazione, in quanto capaci di manipolare sensibilmente l’opinione pubblica.

Dio ce ne scampi se ad attuare una cosa simile fosse stato il Centrodestra: Rai 3, la 7, Sky, i vari giornalisti capitanati da Travaglio e Gomez, vari magistrati, i partiti di sinistra sarebbero insorti congiuntamente contro il “golpe fascista”, definendolo degno della dittatura di Pinochet,

Però lo fanno loro, i pentastellati, quindi tranquilli: tutto va bene.