Lizzie
Cercando l’immagine per Ophelie, mi sono imbattuta nel ritratto che John Everett Millais fece ad una modella dall’aspetto molto particolare, una bellezza assai malinconica, dalla pelle chiara e trasparente che ben si accordava con la fluente chioma rossa.
Ho scoperto così che si chiamava Elizabeth Eleanor Siddal, detta Lizzie, e che visse per lungo tempo assieme al pittore Dante Rossetti, con il quale poi si sposò, e che fu una donna eclettica, in quanto oltre che modella, fu lei stessa pittrice e pure poetessa.
Lizzie nacque a Londra nel 1829, terza degli otto figli di un coltellinaio londinese, lavorò dapprima come modista unitamente a tre delle sue sorelle minori finché, divenuta sarta della famiglia Deverell, fu notata dal padrone di casa, preside di una prestigiosa scuola di disegno, che aveva ammirato alcune sue immagini e la presentò al figlio pittore, Walter Howell Deverell. Quest’ultimo, colpito dalla sua fisionomia particolare, la utilizzò come modella per sé e per la “Confraternita dei pittori preraffaelliti” cui apparteneva, e che contava tra i componenti anche Millais. Quest’ultimo la ritrasse appunto nell’Ophelia, costringendola a posare vestita in una vasca colma d’acqua riscaldata da alcuni lumi per lunghe sedute. A causa di un problema al sistema di riscaldamento dell’acqua, Lizzie, già cagionevole di salute, svenne e contrasse una polmonite che la ridusse quasi in fin di vita. Il pittore pagò per questo un risarcimento di 50 sterline e si addossò tutte le spese per le cure mediche. Poco dopo, siamo sempre nel 1852, Lizzie conobbe Dante Rossetti, divenendo non solo la sua modella, ma anche la sua allieva e la sua l’amante. Come pittrice fu incoraggiata e sostenuta dal pittore e critico d’arte John Ruskin, (che la giudicava anche migliore di Rossetti), tanto che acquistò tutte le opere di Lizzie, sostenendo economicamente la coppia. Con quel denaro, la ragazza si recava per le cure a Parigi o Nizza, ma nel frattempo Rossetti portava avanti diverse relazioni con varie modelle, situazioni assai pesanti da sopportare per Lizzie, cui si aggiunse, nel 1959, la morte del padre.
Forse per alleviare i dolori, Lizzie intensificò l’uso di laudano, e ben presto ne divenne dipendente. Ruskin esortava Rossetti a sposare Lizzie, ma questi era titubante in quanto la sua famiglia non avrebbe accettato la donna in quanto di umili origini. Si decise finalmente nel 1860, quando Lizzie finì in overdose. L’anno seguente Lizzie mise al mondo una bimba, morta durante il parto. Invece Dante continuava la sua esistenza libertina, tanto che una delle sue amanti diventò madre di una figlia quasi contemporaneamente alla moglie. Lizzie non resse all’umiliazione, e nel febbraio del 1862, sola in casa, si suicidò con un’overdose di laudano lasciando un biglietto in cui spiegava le ragioni del suo gesto, biglietto che venne bruciato per consentirle di essere sepolta in terra consacrata e per evitare lo scandalo alla famiglia di lui.
Rossetti, disperato, fece seppellire la moglie infilando tra i suoi capelli rosso tiziano un quaderno di poesie che aveva composto per lei. Sette anni dopo, vittima di alcool e droga, convinto di perdere la vista ed indebitato, Rossetti fece aprire nottetempo l’avello per recuperare il quaderno e pubblicare le poesie, ricavandone qualche vantaggio economico. La leggenda dice che la salma della donna era ancora intatta e che la chioma era cresciuta a dismisura riempiendo tutta la bara.
Nel 1872 il pittore cercò il suicidio con le stesse modalità di Lizzie, ma venne salvato da alcuni amici. Morirà dieci anni dopo, solo ed in preda alla follia.
(Nell’immagine “Beata Beatrix”, di Dante Rossetti)
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