La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per ottobre, 2017

Halloween

Quella festività abbastanza macabra che si celebra nella notte tra il 31 ottobre ed il 1° novembre. Il nome deriva dalla contrazione del lemma scozzese del 1700 circa All Hallow’s-eve, ossia Vigilia di Ognissanti. Una festa celtica di antica memoria, tramutata in festività cristiana ed ora, per motivi prettamente consumistici, diventata pressoché universale.

Anticamente indicava il capodanno in cui si celebrava la fine del raccolto e l’inizio della stagione invernale, quando famiglie e comunità si ritiravano in casa e riallacciavano i legami, però indicava anche quel momento in cui il mondo dei vivi sfiorava il regno dei morti. Si manifesta una certa somiglianza con i riti pagani dei Lemuria o dei Parentalia, in cui gli spiriti dell’Oltretomba venivano ricordati ed esorcizzati.

Papa Bonifacio IV istituì la festa di Ognissanti nell’anno 609, dedicandole il giorno 13 maggio, data coincidente con i sunnnominati Lemuria romani, ma Gregorio III la spostò al 1° novembre, facendola coincidere con la data del Samhain celtico. La riforma luterana però proibì le celebrazioni nelle terre protestanti e la festa si spogliò della sua connotazione cristiana, ritornando alle origini laiche e pagane. E l’usanza di “Dolcetto o scherzetto” da cosa deriva allora? I bambini, rappresentanti la nuova vita, simboleggiano i morti che riprendono vita e che, per assicurarci la loro benignità, devono essere placati con un’offerta per non diventare vittime della loro ripicca.

Una celebrazione quindi assai meno frivola di quanto si possa supporre.

 

Ed ora, festeggiamo la notte di Samhain con la splendida voce di Loreena McKennitt


Giovedì appena passato

Vento.

Quel vento non violento, ma dolce, tepido, primaverile però ugualmente irritante per chi, come me, soffre di emicrania.

Avevamo scelto quel pomeriggio per recarci al cimitero Maggiore (il Musocco).

Un posto che mi mette un’angoscia infinita, specie se si entra nella”Piramide”, dove sono alloggiati ossari e colombari.

Il profumo intenso dei fiori si mescolava a quello delle piante in disfacimento, un odore greve e dolciastro che dava la nausea ed accentuava la natura lugubre di quel luogo.

Ci siamo intrattenuti il meno possibile, per poi uscire finalmente all’aperto: ora che molti campi sono stati svuotati e l’erba è ricresciuta, ci si rende conto della grandezza smisurata di questo luogo, dove lo sguardo spazia a vista d’occhio; tanto grande da essere servito internamente da una linea di autobus. Veniva spontaneo chiedersi se quelle distese non fosse meglio destinarle a verde pubblico, tanto erano vaste: del resto i vivi abbisognano di maggior spazio che non i defunti.

Purtroppo dovevamo visitare un altro colombario, più antico, sito lungo il perimetro del camposanto, e quello in marmo grigio era ancora più tetro, con quei lumini accesi che ricordavano tanto un film horror.

Tra una cosa e l’altra, l’applicazione del cellulare ha segnalato che, solo all’interno, avevamo camminato per circa sei chilometri impiegando, tra una cosa e l’altra, un paio di ore!

Ogni tanto penso all’assurdità dei cimiteri, e naturalmente esprimo una mia personale opinione: io i miei cari preferisco ricordarli com’erano, con una fotografia, una cartolina, uno scritto, qualcosa che è appartenuto a loro: quello che resta di loro non sono LORO, ma solo un pugno di polvere. La polvere, la cenere, non hanno memoria…

 


Fantasma

Stamani, l’aria è di vetro:
stupito, cammino attraverso un muro di cristallo
e un altro muro,
perché tu veda — anche se
di sera il mio cuore si incrina —
com’è semplice
vivere un miracolo
vivere ancora.

Gyula Illyés


Fiducia

Quando per lentezza nei procedimenti penali si fa prescrivere il reato di un padre che ha violentato per anni la propria figlioletta, che all’inizio degli abusi aveva solo otto anni, offrendola a pagamento anche ai suoi amici, ed ora gira libero ed incensurato ; quando un pm intima di non divulgare la notizia che a percuotere a morte una vedova ottantenne, solo per rubarle pochi euro ed una collanina, è stato un trio di ragazzi marocchini – maggiorenni, anche se di poco – in quanto provengono da famiglie “perfettamente inserite” e che quindi potrebbero anche essere figli nostri; o infine quando un ragazzo diciassettenne che per noia ha ucciso un pensionato gettandolo sugli scogli dal molo viene “condannato” a studiare per tre anni dopo di che tutto verrà cancellato come se non fosse mai successo, mi chiedo che valore abbia la vita delle vittime.
Poi dicono che bisogna avere fiducia nella legge e nella magistratura.


Vieni a me

Vieni a me come brezza senz’uscita
per nascere in ciò che dalla ferita scaturisce
là dove non è più possibile nidificare
Umile e silenziosa t’abbandoni al torrente
libera non ti dici ma sai sorridere quando non chiedi
perché tutto hai perso tranne te stessa
Entrando nel piacere ombra su ombra
io della tua pelle vuota, tu dell’oblio della mia anima
come sopravvissuti di tutte le guerre
ogni carezza è un uccello miracoloso
ogni bacio un parto
ogni orgasmo un Eden nel nulla.

Alejandro Jodorowsky


(da Di ciò di cui non si può parlare, City Lights Italia, 1998)

Siamo definitivamente l’istante che non muore


Il notturno di Alcmane

Dormono le cime dei monti
e le vallate intorno
i declivi e i burroni;

dormono i rettili, quanti nella specie
la nera terra alleva,
le fiere di selva, le varie forme di api,
i mostri nel fondo cupo del mare;

dormono le generazioni
degli uccelli dalle lunghe ali.

(traduzione di Salvatore Quasimodo)


Qualche giorno al lago

Qualche giorno al lago…

Per evitare lo stress del viaggio andata-ritorno in giornata, che ci lasciava solo qualche ora per restare in compagnia della nostra amica, abbiamo deciso di pernottare due notti in un B&B poco distante da casa sua.

Bello partire da Milano con calma, ammirando i colori cangianti della campagna ai lati della strada, che sfumavano nella foschia grigia, da dove emergono in lontananza campanili snelli.

Ci aspettavamo la pioggia, invece le giornate sono state solo nuvolose, ma senza precipitazioni. Ho finalmente potuto indossare le maglie pesanti e la giacchina imbottita che mi ero portata appresso e che non avevo mai potuto mettere in quanto a Milano le giornate si sono rivelate piuttosto calde, non sembrava nemmeno autunno.

Abbiamo trascorso questo periodo in tranquillità, senza fretta, godendoci la pace del luogo, attorniati da gatti e gattini vari che zampettavano dappertutto, chiacchierando e raccontandoci mille cose con una tazzona di tisana e biscottini vari in attesa che tornasse la sera per poterci ritirare nella nostra stanza.

Prima di dormire, uno sguardo dal balcone con vista lago: le casette con le finestre illuminate, le strade strette ed i lampioni accesi che brillano nel crepuscolo con gli aloni giallo-zafferano che perforano la nebbiolina…

Tranquillità, pace, serenità…ogni tanto se ne avverte il bisogno.


Luna

E tu, luna! Vidi anche te. Sempre amica mi fosti, o luna. Certe volte ti vidi fra brandelli di nubi in movimento. Certe volte ti scopersi all’improvviso, falce sottilissima nei fuochi del tramonto; quasi trasparente. Da ragazzo ti guardavo a lungo, appoggiato al davanzale, e tu mi parlavi, mi parlavi in un linguaggio che io non intendevo. Ma adesso non mi parli più. È successo qualcosa fra noi. O assai di rado mi dici qualche parola nel tuo linguaggio che io nemmeno ora intendo. Ma subito mi stanco di guardarti.
Luna casalinga. Certe volte sei proprio domestica e semplice. Il mondo sembra una casa e tu stai al posto tuo.
Certe volte cammini in un cielo che sembra coperto di lucidi aghi di pini.
Fraternizzi coi ruderi, conosci il segreto dei castelli incantati.
Quando non c’è nessuno scendi silenziosa nei cortili imbiancati delle moschee deserte.
Luna caliginosa. Anche te dovevo vedere, in un cielo color lavagna.
Per il fatto di essere nato.
Ho potuto così sapere che c’è la stella Sirio.
Se no, pensate, non ne avrei saputo niente.
Certe volte, luna, te la fai con un cielo ingombro dei rottami di nuvole bianche, sul mare tutto bianco di spume e in disordine.
Eri la luna.
Io avevo sempre creduto che tu fossi la luna.
Un bel giorno sento dire: non è la luna è un atomo; è un elemento d’un atomo, di cui il sole è l’elettrone. Nell’universo, è zero; è un punto infinitamente piccolo.
Possibile?
Oh, luna, ti avevo messo nel mio cielo, in un posto d’onore.
Non ti vidi più. Il pensiero ti aveva nascosta, eri scomparsa. Distrutta.
Ma ora capisco: la luna è la luna.
Che vuole il pensiero fra me e te?
(Achille Campanile)


La luna e Nuova York

Ci incontravamo tutti i giorni
nello stesso posto.
Spartivamo versi, sigarette,
e a volte un romanzo d’avventure.
Buttavamo pietruzze
dal ponte, dove mangiavano
gli operai della fabbrica di vetro.
Le dicevo che la terra è rotonda,
mia zia strega e la luna un pezzo di rame.
Che un giorno sarei andato a Nuova York,
la città che abbonda di cose strambe,
dove i gatti vagabondi
dormono sotto le automobili,
dove c’è un milione di mendichi,
un milione di luci,
un milione di diamanti.
Nuova York, dove le formiche
ci mettono secoli a scalare l’Empire State
e i neri passeggiano per Harlem
vestiti con colori chiassosi
che stillano lucido d’estate.
Sarei andato per ristoranti
fino a trovare un cartellino:
“Cercasi ragazzo per lavare i piatti.
Non si richiede titolo universitario”.
A volte avrei mangiato un sandwich,
avrei raccolto mele in California,
avrei pensato a lei quando saliva in ascensore
e le avrei comperato un vestito simile al neon…

Mi stava per baciare quando
suonò la sirena della fabbrica.

(Mario Rivero)


Sereno

Dopo tanta

nebbia

a una

a una

si svelano

le stelle

Respiro

il fresco

che mi lascia

il colore del cielo

Mi riconosco

immagine passeggera

Presa in un giro

Immortale.

(Giuseppe Ungaretti)


Svolta a destra


C’era da aspettarselo.
Appena uscita la notizia della vittoria delle destre in Austria, non è parso vero ai mass media nostrani di evocare le solite parole: xenofobia, razzismo, populismo e chi più ne ha, più ne metta.
Nessuno che ragioni con un briciolo di buon senso, considerando gli altri movimenti europei che virano in senso opposto alla dissennata politica pro immigrazione.
Il Gruppo di Visegrad (Repubblica ceca, Slovacchia, Polonia e l’Ungheria di Orban), in Germania il forte balzo di AfD, il Front Nationale di Marine Le Pen in Francia, il PVV di Wilders in Olanda, la coalizione di destra in Norvegia, non rappresentano altro che il sentimento della gente comune che è stanca di immigrazione selvaggia, multiculturalismo, asservimento ai diktat islamici, attentati terroristici. 

E paradossalmente la maggioranza di chi invece continua a sostenerla, con costi e disagi notevoli, è proprio l’Italia.
Tant’è, ci accontentiamo di un buffetto sulla testa ed i complimenti fasulli degli euroburocrati che ci dicono che noi abbiamo salvato l’onore dell’Europa.


Al tradimento!

Renzi.
Chi se ne va tradisce popolo.
Quale popolo?
Quello vessato dalle tasse estorte per mantenere i privilegi di pochi?
Oppure quello giornalmente oggetto di rapine, borseggi, stupri, uccisioni da parte degli stranieri che noi tanto “accoglioniamo” ? (*) e ai quali tra poco vorrebbero dare pure il diritto di voto, basta che abbiano la residenza?
O quello che ha investito i suoi risparmi nelle banche poi fallite e che ha perso tutto?
O il popolo che se ne frega dello ius soli e pensa piuttosto a come viene quotidianamente turlupinato con l’illusione di una ripresa che tarda ad arrivare e che, mentre il resto dell’Europa ha ripreso a correre, vede invece l’Italia arrancare?
O quello preso ancora in giro con una legge elettorale creata apposta per mantenere lo status quo?

E il PD sarebbe quindi l’argine contro il POPULISMO, ossia la volontà del popolo, del quale ci si ricorda solo in periodo preelettorale.

(*) Accoglione, neologismo del web dal significato intuibile da cui il verbo accoglionare.


L’ombra dell’albero

E’ arrivato l’autunno, coprimi il cuore con qualcosa,
con l’ombra di un albero oppure meglio con l’ombra tua. 
Ho paura a volte di non rivederti mai più,
che mi cresceranno ali sottili fino alle nuvole,
che ti nasconderai dentro un occhio straniero,
e lui si chiuderà con la foglia di assenzio.
E allora mi avvicino alle pietre e taccio,
prendo le parole e le annego nel mare
fischio alla luna, la faccio spuntare e la trasformo
in un grande amore”. 

Nichita Stanescu 


La riunione

Quest’anno salterò la riunione con le compagne e compagni di scuola (questi ultimi erano solo 4 su un totale di 27 alunni), riunione che si tiene ogni decennio dal conseguimento del diploma.

Da domenica scorsa infatti siamo nuovamente qui a Milano, però, sono sincera, queste riunioni stanno diventando meste e monotone.

Un po’ perché essendoci persi di vista da tanto tempo, esauriti i convenevoli e le prime notizie (ormai basta parlare di figli, si passa direttamente ai nipoti), si inizia anche a parlare degli assenti: già, perché mancando per ragioni legate all’età vari professori, adesso purtroppo inizia anche la conta di chi non c’è più tra gli alunni.

Inevitabilmente cala la tristezza…

Differente invece l’incontro con le compagne di scuola delle elementari.

Innanzitutto, eravamo tutte dello stesso quartiere e ci si frequentava anche fuori dalla scuola, durante le ore di gioco e le vacanze estive. Spesso poi ci si riuniva a casa di qualcuna per fare assieme i compiti. Ancora oggi incontro spesso qualche compagna per la strada e ci si ferma a bere un caffè ed a fare qualche chiacchiera. Qualcuna si è trasferita in altra parte della città, però spesso ritorna a trovare genitori o altri parenti che ancora sono rimasti in questo rione.

Con le compagne delle medie e delle superiori invece non c’è mai stato questo stretto contatto, tranne che con un paio di loro, praticamente quelle rare con le quali condividevo il tragitto tra casa e scuola, mentre altre abitavano in altre parti della città, se non addirittura nei paesi limitrofi.

Senza dubbio, durante il pranzo che si terrà tra qualche giorno mi farò viva per cellulare per un saluto a tutte/i. Però il mio impegno finirà là.

Per la riunione del prossimo decennio chissà…intanto speriamo di esserci ancora 😀 .


Ipocrisia

La notizia del giorno è il caso Weinstein, il potente produttore della Miramax.

D’accordo, l’uomo è un ricattatore tendenzialmente porco, e qui non ci piove, però anche le tanto acclamate star di Hollywood non ci fanno certo una bella figura, tutt’altro.

Quello che stupisce (stupisce davvero?) è l’ipocrisia del mondo del cinematografo. Quando succedono questi casi di ricatto sessuale, solitamente si tratta di donne dal basso livello retributivo che devono accettare certe situazioni solo per poter campare.

In alcuni casi si parla di molestie, per quanto pesanti, in altri invece di veri e propri stupri.

Questa volta però ci sono nomi davvero eclatanti, come Gwyneth Paltrow, Angelina Jolie, Ashley Judd, Rosanna Arquette e Asia Argento.

Queste donne non sono “solo” di attrici, ma anche manager e donne d’affari con proprie aziende, alcune testimonial dell’ONU, perfino contro la violenza sessuale.

Sono affari loro se si sono prestate a questo mercimonio, però che non vengano a fare pistolotti moralistici, tanto più che in molti casi ne è passato del tempo, in alcuni casi una ventina d’anni. Asia Argento addirittura avrebbe dovuto “subire” le attenzioni del produttore per cinque anni.

Però, se una accetta di mercificare il proprio corpo in cambio di carriera e quindi soldi, a mio parere non è propriamente stupro ma “libero scambio” 😀 .

Tra l’altro Weinstein era anche in amicizia con la coppia Obama ed è stato uno dei principali finanziatori della campagna elettorale di Hillary Clinton, improntata, guarda caso, sul sessismo di Trump: evidentemente la senatrice non conosceva abbastanza bene i suoi polli, iniziando proprio da suo marito. E non dimentichiamo la bella frase ad effetto di Meryl Streep “Per avere rispetto, bisogna dare rispetto”.

Ecco, tutte le ipocrisie di queste “dive” sempre in prima fila per difendere i diritti delle donne e che nei talk show non fanno che denigrare uomini di potere accusandoli di sfruttamento del corpo femminile, mi fanno pensare solo che le prime avversarie delle donne siano proprio loro in quanto, mediante questa prostituzione mascherata, sottraggono ad altre donne, magari più meritevoli ma che non si sono piegate ai ricatti sessuali, la possibilità di fare carriera e di emergere.


ILVA

Scioperano i dipendenti dell’Ilva, però gli operai dovrebbero ricordarsi bene di chi l’ha affossata.
Innanzitutto certi ambientalisti che hanno agitato il presunto spettro della correlazione tra tumori ed inquinamento, correlazione MAI provata. Poi la magistratura, che ha iniziato indagini durate anni ed anni, chiudendo lo stabilimento e costringendo la proprietà a costose opere di risanamento.
La nostra siderurgia era la quarta al mondo, ma è stata letteralmente estromessa dal mercato a favore della concorrenza straniera dalla demagogia e dalle false motivazioni ambientali, come è successo ad Italcementi ed Alcoa.
Con l’energia elettrica che ormai costa cifre iperboliche, grazie anche alla scelta di privilegiare le fonti rinnovabili anziché ricorrere all’energia nucleare, la produzione non è più conveniente e questo spinge gli industriali o a delocalizzare o a vendere ad investitori stranieri, che però chiedono precise garanzie.
Questo è il caso di Ilva, che è stata privatizzata e venduta al colosso Arcelor-Mittal che è uno dei maggiori al mondo e rifornisce gran parte delle industrie automobilistiche, quando la FIOM avrebbe invece voluto statalizzarla, ossia trasformarla in uno dei tanti carrozzoni pieni di prepensionati, esodati, cassintegrati a vita.
La proprietà ha il DIRITTO di discutere degli esuberi e delle paghe e solo una seria contrattazione può garantire la rinascita dell’Ilva ed il rilancio dell’attività siderurgica.
Le proposte non devono essere dichiarate a priori come irricevibili, quindi il governo, nella figura del ministro Calenda, non deve parteggiare a priori con i lavoratori (magari in funzione di prossime elezioni), ma lasciare questo compito esclusivamente alle organizzazioni sindacali.


Serie televisive

Quando anni addietro trasmettevano le serie alla televisione non le guardavo mai. Infatti se per un qualsiasi motivo si perdeva un episodio, spesso non si riusciva più a seguire l’intreccio degli avvenimenti, quindi si restava con la curiosità di sapere come si fosse svolta la vicenda.

Parlo naturalmente di quelle serie a puntate, non certo quelle serie con i medesimi personaggi, ma con episodi a sé stanti, che si concludevano volta per volta.

Adesso però in commercio si trovano i cofanetti contenenti le intere serie, quindi mi sono fatta tentare da qualche fiction degli anni passati.

Tra i primi cofanetti che ho acquistato ci sono vari sceneggiati italiani, molti ancora in bianco e nero, però qualche tempo fa mi sono fatta tentare da Twin Peaks, anche perché mi piace molto David Linch, pur nella sua eccentricità.

A suo tempo di quello sceneggiato in ufficio ne parlavano tutti, alla radio continuavano a trasmettere la sigla, davvero bella, come le altre musiche, e mi era rimasta la curiosità di sapere di quale storia si trattasse, quindi ho acquistato il cofanetto più che volentieri.

La prima puntata (il “pilot”) era scivolata via tranquillamente…bella fotografia, la storia si prospettava come un giallo da seguire con attenzione, l’ambientazione era bella ed anche i personaggi sembravano azzeccati.

Poi sono iniziate le perplessità, quando sono cominciate le situazioni “esoteriche”, però le ho accettate, conoscendo Linch, che ad un certo punto della storia stravolge tutto, come ad esempio ha fatto in Mullholland Drive, dove realtà e sogno sono strettamente intrecciate.

L’unica cosa che mi ha lasciato perplessa però è la fine della serie (parlo sempre di quella originale, l’altra che si svolge 25 anni dopo non ho proprio intenzione di acquistarla).

Dicevo che sono rimasta perplessa, non tanto per la fine, con il famigerato Bob che si impossessa dell’agente Cooper, quanto per le situazioni che sono rimaste irrisolte, sospese… Che fine avrà fatto quel povero disgraziato di Leo, lasciato solo soletto in una capanna in mezzo al bosco, con una corda tra i denti? E James Hurley, che se ne è andato ancora tempo addietro con la sua moto, pur promettendo di ritornare? Hank Jennings è sempre in carcere? Ed ora che Nadine Hurley ha riacquistato la memoria, come finirà la storia tra suo marito Ed Hurley e Norma Jennings, che sembravano essersi avviati verso una vita in comune? Inoltre, come si evolverà la storia di Dana, dopo che ha saputo di essere figlia di Benjamin Horne, e quindi sorellastra di Audrey?

Troppe risposte inevase. Probabilmente molte cose verranno “spiegate” (?) nel sequel di 25 anni dopo che però, come ho già scritto, non ho intenzione di acquistare per evitare che alle domande irrisolte se ne aggiungano delle altre.

 


Egoismo

L’egoista non ama troppo se stesso, ma troppo poco; in realtà odia se stesso.
Questa mancanza di amore per sé, che è solo un’espressione di mancanza di produttività, lo lascia vuoto e frustrato.
È solo un essere infelice e ansioso di trarre dalla vita le soddisfazioni che impedisce a se stesso di raggiungere.
Sembra interessarsi troppo di sé, ma in realtà non fa che un inutile tentativo di compensare la mancanza di amore per sé.

Erich Fromm


Autorità

po

L’autorità è sempre degradante: degrada sia coloro che la esercitano, sia coloro che la subiscono.

Oscar Wilde


Ridicoli

Alcuni cartelli esposti all’esterno della scuola elementare Carlo Pisacane per la protesta delle maestre contro lo stop allo Ius Soli, Roma, 04 ottobre 2017.
ANSA/ANGELO CARCONI

Gli eredi di Marco Pannella dovrebbero imparare come si fa seriamente uno sciopero della fame.

Ci si priva del cibo per un periodo più o meno lungo, possibilmente fino ad esaudimento delle richieste che hanno portato a tale forma di protesta, e non rinunciando “a staffetta” solamente ad un pasto ciascuno. Del Rio, Della Vedova, Rughetti ed altri hanno molto da apprendere.


Partire

Desidero partire: 


non verso le Indie impossibili

 
o verso le grandi isole a Sud di tutto,

 
ma verso un luogo qualsiasi,

 
villaggio o eremo,

 
che possegga la virtù di non essere questo luogo

.
Non voglio più vedere questi volti,

 
queste abitudini e questi giorni.

Fernando Pessoa


Gatto alla finestra

Un gatto, in casa, solitario, sale
sulla finestra perché dalla strada
lo vedano.

Il sole batte nel vetro
e riscalda il gatto che, immobile
sembra un oggetto.

Sta lì perché
lo invidino indifferente
a chi lo chiama.

Per non so quale privilegio,
i gatti conoscono l’eternità.

                                Nuno Júdice


morti

Non me la sento di commentare gli ultimi attentati.

Due ragazze morte a Marsiglia e 58 morti a Las Vegas, oltre ad innumerevoli feriti.

Feriti pure in Canada.

Tre attentati, differenti modalità: coltello, armi da fuoco, furgone lanciato sulla folla. Medesimo fine: causare vittime.

Sono stanca di stragi, sarebbe ora di reagire, perché questa gente ( anche se continuano ad evitare i termini “terrorismo islamico”) va fermata subito, prima che possa causare altri decessi.

Inutile nascondersi dietro le parole “malati psichici”. L’assassino di Marsiglia poi era stato fermato varie volte con differenti identità, e scarcerato appena il giorno precedente.

A che servono indagini e carceri?


Considerazione personale

Posso accettare tutto, tranne la violenza.

Adesso l’ONU chiede alla Spagna di svolgere un’indagine su quanto è accaduto in Catalogna durante le “votazioni” di ieri, in quanto l’azione di risposta della polizia è stata sproporzionata e non necessaria.

Come ho detto, si può essere a favore o contrari (inoltre sono affari interni della Spagna), ma la reazione offensiva è stata eccessiva. I mass media aumentavano ora per ora il numero dei feriti, giunti alla fine ad 844; qualcuno mi ha contestato il dato, dicendo che al pronto soccorso erano arrivate 99 persone, inclusi alcuni poliziotti, ed evidentemente per colui TUTTI i mass media, giornali, televisioni, notizie web sbagliano. La Spagna ha fatto una ben magra figura con questa azione di forza: avesse fatto svolgere regolarmente il referendum, pur se non legale, il numero di secessionisti sarebbe risultato insufficiente rispetto alla totalità della popolazione residente nella comunità autonoma. In estrema ratio si sarebbe potuto dichiarare nulla la consultazione, salvando la faccia ed evitando l’azione di forza.

Non venitemi a dire che una nazione è come una casa dove la costituzione rappresenta il regolamento condominiale votato da tutti. Io piuttosto penso ad una famiglia, dove se i coniugi litigano continuamente è meglio che si separino prima che succeda qualcosa di irreparabile.

Poi mi chiedo, anche se solo in via teorica: è sensato pensare, al di là della liceità o meno della consultazione catalana, che le nazioni restino per così dire “cristallizzate”, senza poter prevedere nelle loro Costituzioni (che non sono intoccabili, e possono quindi essere soggette a cambiamenti) che i confini possano essere modificati e che frazioni dei loro territori possano staccarsi dallo “stato-madre” senza che ci siano azioni violente, solo per volontà delle popolazioni che le abitano? Siamo sicuri che tra 500 o 1000 anni le configurazioni “politiche” degli stati saranno ancora uguali a quelle odierne? Personalmente lo ritengo irrealistico.