La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Paura

In alto loco continuano a parlare di non erigere muri, però blindano le città con i new jersey.

A Barcellona, come in altri luoghi colpiti dal terrorismo, la gente si riunisce per urlare

Io non ho paura”.


Invece bisogna averne, io ce l’ho.
Non quella paura che sconfina nella vigliaccheria e che fa restare inerti o rintanare in attesa che il peggio passi, ma quella vigile che ti fa stare all’erta contro i pericoli e che fa reagire, magari con la forza della disperazione.
La paura non si può arginare con gessetti, fiori, palloncini, canzoni, peluches o gattini.

Solo eliminando il nemico si elimina la paura.
La paura si affronta guardando in faccia la realtà e combattendo chi ci fa del male.

La paura si combatte smascherando quei mass-media ipocriti che censurano le foto delle vittime.

Ci si oppone alla paura confutando la doppia morale per cui l’immagine di un piccolo curdo morto annegato può essere pubblicata, anzi, va usata per amplificare i sensi di colpa di noi occidentali per costringerci ad un’accoglienza indiscriminata, altrimenti siamo passabili di razzismo, insensibilità, crudeltà, mentre i bimbi morti sulla Promenade o sulla Rambla, i giovani morti al Bataclan o a concerto di Manchester o al mercatino di Berlino dovrebbero essere semplicemente numeri senza identità da riportare sulle statistiche e da dimenticare al più presto.

Eh no, questo doppiopesismo non mi sta bene, perché si parla di PERSONE, e non fa differenza se siano morti in tragici incidenti o vittime di attentati. Solo che i media speculano sopra a queste situazioni, non certamente con l’intento di sminuire la paura, ma con lo scopo di cancellare i fatti dalla nostra memoria, di creare una sorta di assuefazione per cui, svanita l’emozione del momento, tutto torna come prima, fino all’attentato successivo. L’opinione pubblica viene così instradata secondo il volere delle autorità, cui i media sono ormai asserviti, per cui dobbiamo confermare di essere noi i migliori e dobbiamo dimostrarlo continuando ad accogliere immigrati che, quando giunge il momento, non esitano a massacrare gente inerme, ed il cui grido Allah Akbar ricorda tanto il “Gott mit uns” dei nazisti.

Ci ripetono che dobbiamo ABITUARCI a questo tributo di sangue, quasi fosse una cosa normale e si parli di statistiche degli incidenti stradali.

Solo che lassù, in alto loco, non si rendono conto che in questo modo fomentano ribellioni sotterranee e che ci stiamo semplicemente preparando al suicidio della società come noi l’intendiamo.

4 Risposte

  1. Sono d’accordo con te, forse è che c’è fin troppo caos e fin troppe parole in tutto ciò…

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    20 agosto 2017 alle 21:29

  2. Ciao, sono una sopravvissuta del Bataclan. Da persona che ha vissuto in prima persona i fatti volevo dirti che è sacrosanto che le fotografie delle vittime vengano censurate. Ci sarebbe mancato solo di finire immortalata distesa nel sangue. E questo lo pensano tutti quelli che hanno perso qualcuno. Semmai (se proprio vogliamo accostare i due discorsi) penso che siano i migranti che dovrebbero essere censurati, resi irriconoscibili, non trattati come fenomeni da baraccone.

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    23 gennaio 2018 alle 18:57

    • Rimarcavo come i mass media utilizzino le foto solo per scopi propagandistici. Il piccolo Aslan infatti c’è lo hanno “servito” in tutte le salse solo per suscitare i nostri complessi di colpa, mentre gli altri, vittime del terrorismo, li nascondono non per pietà umana, ma per non irritare i terroristi islamici.

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      23 gennaio 2018 alle 20:13

      • Purtroppo credo che se in molti casi la stampa copre le foto delle vittime europee è perché queste hanno alle spalle famiglie che in caso di pubblicazioni non dignitose fanno un casino (giustamente); mentre “gli altri” non hanno nessuno che se ne occupi e probabilmente non hanno mai neanche riflettuto sul fatto che nella nostra cultura odierna non si prende e si sbatte in prima pagina la foto di una persona riconoscibile sofferente, ferita o morta, e che ci consideriamo prima di tutto individui a cui la propria immagine appartiene. Almeno così è successo col Bataclan, le pubblicazioni prima c’erano, poi sono state fatte togliere una ad una dai familiari o dai diretti interessati se ancora vivi.

        Piace a 1 persona

        24 gennaio 2018 alle 07:25

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