La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per 19 luglio 2017

Un cappello pieno di pioggia

A Milano, dopo la chiusura delle Messaggerie Musicali e visto che alla Trony (ex FNAC) il reparto DVD è praticamente vuoto ancora dal Natale scorso, rimanendo solo la Feltrinelli e la Mondadori, mio marito ed io abbiamo scoperto altri negozi per trovare DVD di vecchi film. Certo, molti si possono sempre comprare su Amazon o altre aziende che vendono online, ma il bello è proprio cercare tra gli scaffali e trovare qualche vecchio film del quale ci si era perfino dimenticati.

Così l’ultima volta abbiamo scoperto alcuni titoli o sconosciuti o che ricercavamo da molto tempo.

Uno di questi è “Un cappello pieno di pioggia”. L’avevo visto decenni fa in televisione, poi ne avevo perso le tracce, fino a quando non siamo capitati nella Libreria Paolina vicino al Duomo. Molti credono che là si vendano esclusivamente testi di natura religiosa, e noi per caso abbiamo visto che hanno anche una piccola ma fornita sezione di DVD.

Il film è diretto da Fred Zinnemann, un bellissimo bianconero del 1957 dalle inquadrature scarne ed essenziali della New York dei quartieri popolari e narra di un dramma familiare che si sviluppa lentamente ma che avvince subito.

I protagonisti sono quattro.

Johnny, reduce dalla guerra di Corea, dove è stato preso prigioniero e sottoposto a varie torture e che, a causa delle ferite riportate, è diventato morfinomane. Celia, la sua giovane moglie, in attesa del primo figlio, che non è a conoscenza delle condizioni del marito e suppone che le sue uscite notturne celino invece una tresca amorosa con un’altra donna. Polo, il fratello di Johnny che vive con loro e che di professione fa il buttafuori in un locale di infimo ordine. Infine il padre dei due ragazzi, Pop , che giunge inaspettato dalla Florida a trovarli.

È proprio questa visita che fa precipitare la situazione. Il padre infatti, dopo anni di sacrifici, ha deciso finalmente di acquistare un locale a Palm Beach, dove abita, contando su una somma che Polo aveva detto di possedere e di tenere a sua disposizione. Pop però non è a conoscenza della tossicodipendenza del figlio e non sa che Polo ha speso tutti i suoi risparmi pur di procurare la droga a suo fratello; non solo, Johnny è indebitato con il suo spacciatore per altri 500 dollari che non ha, e che dovrebbe trovare per il mattino seguente.

Il padre, non potendo più contare sul prestito da parte del figlio minore se la prende con lui, definendolo debosciato: tutte le sue simpatie infatti sono per il figlio maggiore, che considera, erroneamente, responsabile e lavoratore – mentre invece ha già perduto ben quattro impieghi, nascondendo la situazione anche a Celia – e non si rende invece conto della debolezza di carattere causata dalla dipendenza dalla droga.

L’ennesima crisi di astinenza di Johnny causa l’ultima crisi familiare: Polo, per tacitare i creditori, vende la sua macchina ma consiglia al fratello di confessare alla moglie e al padre la sua dipendenza dalla morfina. Quando questo succede, confessando anche che fine abbiano fatto i soldi promessigli, il padre dà in escandescenze, ma Polo lo tacita, dicendogli che lui dei figli non si è mai interessato, vivendo dall’altra parte della nazione, mentre lui aveva sotto gli occhi la sofferenza del fratello. Chi invece accetta la situazione è Celia che, rimasta sola con Johnny, convince il marito ad autodenunciarsi alla polizia per poi essere ricoverato in un centro di disintossicazione.

C’è anche il risvolto sentimentale: Polo è innamorato della cognata, e molto di quanto ha fatto per suo fratello è anche per garantire a lei la sicurezza. In un momento in cui sono soli, le confessa il suo amore e capisce di essere ricambiato, ma Celia saprà dimenticare questa parentesi per dedicarsi interamente al marito che ha bisogno di lei.

Il vero messaggio che lancia il film è quello del deterioramento delle relazioni personali, sociali, lavorative causate dalla droga, coinvolgendo non solo il tossicodipendente, ma anche tutti coloro che gli gravitano attorno. Un rimprovero nemmeno tanto velato per l’uso “istituzionale” della droga somministrata ai soldati al fronte, senza curarsi poi del loro recupero. Ma il film termina anche con un messaggio di speranza: Johnny che accetta di farsi disintossicare, Pop e Polo che riallacciano i rapporti, la consapevolezza che la famiglia, in questi casi, è l’unica ancora di salvezza.

Interpreti

Don Murray, Johnny

Eve marie saint, Celia

Anthony Franciosa, Polo

Lloyd Nolan, Pop