Jeanne Moreau ci ha lasciato
Elle avait des bagues à chaque doigt,
Des tas de bracelets autour des poignets,
Et puis elle chantait avec une voix
Qui, sitôt, m’enjôla.
Elle avait des yeux, des yeux d’opale,
Qui me fascinaient, qui me fascinaient.
Y avait l’ovale de son visage
De femme fatale qui m’fut fatale
De femme fatale qui m’fut fatale
On s’est connu, on s’est reconnu,
On s’est perdu de vue, on s’est r’perdu d’vue
On s’est retrouvé, on s’est réchauffé,
Puis on s’est séparé.
Chacun pour soi est reparti.
Dans l’tourbillon de la vie
Je l’ai revue un soir, aïe, aïe, aïe,
Ça fait déjà un fameux bail
Ça fait déjà un fameux bail
Au son des banjos je l’ai reconnue.
Ce curieux sourire qui m’avait tant plu.
Sa voix si fatale, son beau visage pâle
M’émurent plus que jamais.
Je me suis soûlé en l’écoutant.
L’alcool fait oublier le temps.
Je me suis réveillé en sentant
Des baisers sur mon front brûlant
Des baisers sur mon front brûlant
On s’est connu, on s’est reconnu.
On s’est perdu de vue, on s’est r’perdu de vue
On s’est retrouvé, on s’est séparé.
Dans le tourbillon de la vie.
On a continué à toumer
Tous les deux enlacés
Tous les deux enlacés.
Puis on s’est réchauffé.
Chacun pour soi est reparti.
Dans l’tourbillon de la vie.
Je l’ai revue un soir ah ! là là
Elle est retombée dans mes bras.
Quand on s’est connu,
Quand on s’est reconnu,
Pourquoi s’perdre de vue,
Se reperdre de vue ?
Quand on s’est retrouvé,
Quand on s’est réchauffé,
Pourquoi se séparer ?
Et tous deux on est reparti
Dans le tourbillon de la vie
On a continué à tourner
Tous les deux enlacés
Tous les deux enlacés.
Mensa scolastica
Alcuni sanno che considero certi politici grillini, incapaci come pochi, alla stregua del fumo negli occhi. Alcuni sanno pure che sono vegana ma che non consiglio questa disciplina alimentare a bambini ed adolescenti che abbisognano di proteine nobili.
Tutto il baillamme che stanno facendo sui giornali e sui network per UN pasto vegano AL MESE proposto nelle scuole torinesi dalla giunta Appendino mi sembra francamente esagerato.
A tutti i disinformati che credono che i vegani si nutrano solo di erbette ed insalatine, faccio notare che moltissimi piatti italiani sono vegani: pasta e fagioli, spaghetti al pomodoro, “risi e bisi”, minestrone, bruschette, peperonata, caponata di melanzane e via dicendo…una piccola deroga può essere concessa per la spolverata di parmigiano o pecorino.
Non vedo quindi dove ci sia lo scandalo per un (ripeto: UN) pasto vegano al mese.
Lo scandalo semmai è nell’aver pubblicizzato questa iniziativa e nell’obbligo di parteciparvi: si fossero limitati a scrivere sul menù : “oggi pasta e fagioli, lenticchie, carote in insalata, pane e frutta”, nessuno ci avrebbe fatto caso.
Charlie
Mi chiedo se i figli appartengano ai genitori (o a chi li cresce) oppure allo stato che decide chi deve vivere, morire, essere curato.
Nei panni dei genitori del piccolo Charlie non so come avrei reagito. Senza dubbio, sapendo che delle possibilità di miglioramento erano probabili, avrei tentato il tutto e per tutto. Adesso non so se odiare più certi medici o certi giudici. Certo, odiare, perché se una possibilità poteva esserci, doveva essere tentata quando ancora c’era tempo. Però i medici avevano DECISO ancora a novembre che il bimbo dovesse morire, e tra corsi e ricorsi si è arrivati al luglio di quest’anno, quando ormai tempo non ce n’era più. I medici certamente non potevano fare marcia indietro sulla diagnosi fatta all’inizio, dato che erano stati i genitori a trovare, tramite internet, il luminare esperto di malattie mitocondriali. Anzi è palese che i medici non abbiano nemmeno cercato delle cure per curare il piccolo, ritenendo inutile cercare di salvare la sua vita: a questo punto siamo arrivati all’eugenetica ed al malthusianesimo, ritenendo degni di vivere solo quanti sono potenzialmente sani e capaci di apportare beneficio alla collettività senza essere di peso.
I giudici dal canto loro avrebbero almeno potuto consentire ai genitori di portare il figlioletto a morire nella loro casa, ma con varie scuse e pretesti questo non è stato consentito e, dato che neppure in ospedale poteva essere attuata questa “eutanasia di stato” (il ventilatore infatti viene disattivavo solamente in caso di morte accertata o su richiesta esplicita del malato, in questo caso dei suoi tutori legali ossia i genitori), è stato disposto di farlo UCCIDERE in una struttura per malati terminali. Scuse più assurde di quelle accampate per non trasportare il bimbo nella sua casa non ne ho mai sentite: il ventilatore non sarebbe passato dalla porta d’ingresso, (affermazione rivelatasi poi falsa), il problema delle scale, quando l’appartamento era al pianterreno, il trasporto in ambulanza su strade sconnesse (?) strade simili a quelle che sarebbero state percorse per arrivare all’hospice… Una serie di divieti e dinieghi che avrebbero fiaccato la resistenza di chiunque.
Senza titolo
Contemplo il lago silenzioso
che la brezza fa rabbrividire.
Non so se penso a tutto
o se tutto mi dimentica.
Nulla il lago mi dice
né la brezza cullandolo.
Non so se sono felice
né se desidero esserlo.
Tremuli solchi sorridono
sull’acqua addormentata.
Perché ho fatto dei sogni
la mia unica vita?
(Fernando Pessoa – Canzoniere)
L’ennesimo schiaffo
L’ennesimo schiaffo.
No, non ce l’ho con Macron perché ci danneggia. Lui giustamente fa gli interessi della Francia. La stessa cosa avevo scritto nei confronti della Merkel e di altri politici esteri.
Ce l’ho con i nostri politici, bravi solo a parlare, parlare, parlare…poi si calano le braghe e si mettono a 90°, ed intanto sorridono mentre glielo (anzi ce lo) mettono in quel posto.
Cancellare…
Cancellare tutto del quadro da un giorno all’altro
essere nuovi ad ogni nuova alba,
in una perpetua rinnovata verginità dell’emozione:
questo, e solo questo, vale la pena di essere o di avere,
per essere o avere quello che imperfettamente siamo.
Questa alba è la prima del mondo.
Fernando Pessoa
Bambini
Sarebbe bello parlare con i bambini che eravamo e chiedere loro cosa ne pensano degli adulti che siamo diventati.
Juan Felipe Gabanhia
Fumo negli occhi
Al momento, non so come voterà la Camera per la proposta della riduzione dei vitalizi ai parlamentari, dato che ne stanno ancora discutendo.
Però ritengo che sia solamente il solito espediente “furbetto” del PD che, tutto ad un tratto, presenta questa legge, già ideata dal M5S, per acquisire consenso popolare e naturalmente ci sarà una marea di creduloni che cascherà nel tranello senza valutare le conseguenze di questo gesto. Innanzitutto, c’è già pronta una marea di ricorsi da presentare alla Corte Costituzionale che, ovviamente, decreterà l’incostituzionalità del provvedimento in quanto la retroattività non può essere prevista. Nel malaugurato caso che questo provvedimento venga approvato e che passi il vaglio della Corte Costituzionale, si verificherebbe un precedente pericoloso per moltissimi italiani già andati in pensione che potrebbero vedersi decurtato l’assegno pensionistico che verrebbe ricalcolato esclusivamente con il sistema contributivo anche in sede retroattiva. Infatti se passa il principio che ogni diritto acquisito può essere revocato, potranno toglierci un sacco di cose.
Un conto sarebbe dimezzare un vitalizio di 5mila euro, altro invece dimezzare una pensione di 1000 euro, senza contare che le tasse già versate su quella pensione non verrebbero di certo restituite.
Ovvio che i vitalizi pregressi siano semplicemente vergognosi, specialmente se corrisposti a gente che in parlamento ha messo piede magari per un solo giorno (è successo anche questo) ed è giusto che la norma che li ridetermina venga attuata da questa legislatura in avanti ma, parlando obiettivamente, essi rappresentano solo una goccia nel mare degli sperperi italiani. La norma è solo un meschino imbroglio in previsione non tanto delle prossime elezioni quanto della prossima legge di stabilità che inizierà ad essere approntata dopo il periodo estivo e che ci costerà “lacrime e sangue”. Nel frattempo PD e M5S furbescamente si litigano la paternità del provvedimento di questa gretta messa in scena ad uso del “gregge” che li ascolta.
Campana a morto
Presi il mio cuore
e lo posi nella mia mano,
lo guardai come chi guarda
grani di sabbia o una foglia.
Lo guardai pavido e assorto
come chi sa d’esser morto;
con l’anima solo commossa
del sogno e poco della vita.
Fernando Pessoa
Politicamente corretto
Sono stufa di tutto questo “politicamente corretto”, che poi tanto corretto non è.
E la maggior parte delle fesserie imperanti proviene , guarda caso, sempre da sinistra.
Quando leggo che il consigliere del PD Diego Urbisaglia è stato espulso dal partito per aver scritto che durante il G8 se suo figlio fosse stato nel Defender gli avrebbe consigliato di prender bene la mira (avrebbe dovuto magari farsi ammazzare?) e che per giunta gli impongono di chieere scusa alla famiglia Giuliani (che in sede giudiziaria, anche europea, ha ricevuto un sacco di batoste); quando leggo che la responsabile della Difesa dei diritti degli animali, Patrizia Prestipino, sempre del PD, è stata redarguita dai suoi compagni di partito per aver scritto che bisogna dare un sostegno economico alle mamme italiane per evitare che la nostra razza si estingua (la parola “razza” fa così paura?); quando leggo che MPD attacca Giuliano Pisapia per aver abbracciato Maria Elena Boschi alla festa della “Disunità”…beh, non posso fare altro che constatare che siamo ridotti proprio male.
Il mostro della laguna nera
Avevo forse già scritto che a Milano avevo trovato una “chicca” che cercavo da molto tempo.
Un vecchio film in bianconero, considerato a lungo come un B-movie, di quelli che non hanno vinto premi prestigiosi, con bravi interpreti ma di non grande notorietà, film che è rimasto tenacemente nei miei ricordi di quando ero bambina e passavo il pomeriggio domenicale in compagnia delle mie amiche al cinema, prevalentemente nelle sale parrocchiali dove proiettavano film vecchi di decenni.
Sto parlando de “Il mostro della laguna nera”.
Ai miei tempi (acc…che mi tocca scrivere 🙂 ) mi era rimasto impresso perché era una storia avventurosa, anche se ora è classificato giustamente come fantascienza-horror.
Adesso invece mi sono goduta il film, davvero piacevole, con una bella trama avvincente, una bella sceneggiatura, delle belle riprese subacquee (consideriamo che la pellicola è del 1954!).
Interessante sapere che è stato il primo film con riprese subacquee ad essere girato in 3D.
Parlavo di fantascienza: i primi anni ’50 sono il periodo in cui uscirono le prime pellicole dedicate a questo genere, quali “La cosa dell’altro mondo” ed “Ultimatum alla terra”, ambedue del 1951 (gli originali – che sono presenti nella mia videoteca – per mio conto valgono molto di più dei remake girati in epoca successiva), dove i “protagonisti” non sono umani ma robot, alieni, insetti che hanno subito mutazioni genetiche per via di radiazioni (come in Tarantula, del medesimo regista) o, come in questo caso, esseri sopravvissuti all’era preistorica in ambienti ancora semi-inesplorati dall’uomo, alla maniera del capostipite King Kong.
Può essere considerato come una riedizione della storia della Bella e la Bestia, dove la “bestia” è ovviamente il mostro e la bella è l’attrice Julia Adams. Ma la bestia, che soccomberà alla cattiveria dell’uomo, altro non è che un essere che ha visto minacciato il proprio habitat e si difende uccidendo, tanto che una delle vittime è proprio il finanziatore della spedizione che vorrebbe portarlo dal Rio delle Amazzoni nella sua città per esporlo come un fenomeno da baraccone al solo scopo di ricavarne un profitto economico.
Un film che è diventato, con il passare del tempo, un vero cult_movie, tanto che il mostro è stato riesumato da Striscia la Notizia per introdurre una delle sue rubriche 🙂 .
L’idea iniziale proviene da una leggenda secondo la quale nelle acque dell’Amazzonia vivrebbero esseri stranissimi, degli uomini-pesce dotati di branchie ma che possono stare sulla terraferma per brevi periodi. Per interpretare il mostro la produzione si avvalse di due attori: uno per le riprese in acqua, l’altro, assai più alto per le scene girate sulla terraferma. Ci fu anche una questione relativa alla realizzazione del costume: incaricato del progetto fu Bud Westmore, progetto però che non incontrò il favore della produzione. Westmore incaricò allora la disegnatrice Millicent Patrick di approntare dei bozzetti e questi vennero approvati. Westmore però si arrogò tutto il merito dell’opera senza mai menzionare il contributo definitivo della Patrick,e per questo venne anche anche contestato pesantemente. Però il tempo ha reso giustizia a Millicent Patrick, facendo circolare le sue fotografie mentre disegna il mostro e con i modellini della testa, fotografie dove Westmore non appare mai.
Come ho scritto, gli attori non sono notissimi: oltre alla citata Julie Adams, il cast comprende Richard Carlson, Richard Denning e Whit Bissel, mentre la regia è di Jack Arnold, uno specialista di film fanta-horror del periodo.
Ordine e caos
La vita è atroce; lo sappiamo.
Ma proprio perché aspetto tanto poco dalla condizione umana, i periodi di felicità, i progressi parziali, gli sforzi di ripresa e di continuità mi sembrano altrettanti prodigi che compensano quasi la massa dei mali, degli insuccessi, dell’incuria e dell’errore.
Sopravverranno le catastrofi e le rovine; trionferà il caos, ma di tanto in tanto verrà anche l’ordine.
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano.
L’Isola-Non-Trovata
Ma bella più di tutte l’Isola Non-Trovata:
quella che il Re di Spagna s’ebbe da suo cugino
il Re di Portogallo con firma suggellata
e bulla del Pontefice in gotico latino.
L’Infante fece vela pel regno favoloso
trovò le Fortunate: Iunonia, Gorgo, Hera
e il Mare di Sargasso e il Mare Tenebroso
quell’isola cercando… Ma l’isola non c’era.
Invano le galee panciute a vele tonde,
le caravelle invano armarono la prora:
con pace del Pontefice l’isola si nasconde,
e Portogallo e Spagna la cercano tuttora.
L’isola esiste. Appare talora di lontano
tra Teneriffe e Palma, soffusa di mistero:
“… l’Isola Non-Trovata!” il buon Canariano
dal Picco alto di Teyde l’addita al forestiero.
La segnano le carte antiche dei corsari.
… Hiʄola da-trovarʄi? … Hiʄola pellegrina?…
E l’isola fatata che scivola sui mari;
talora i naviganti la vedono vicina…
Radono con le prore quella beata riva:
tra fiori mai veduti svettano palme somme,
odora la divina foresta spessa e viva,
lagrima il cardamomo, trasudano le gomme…
S’annuncia col profumo come una cortigiana,
l’Isola Non-Trovata… Ma se il pilota avanza,
rapida si dilegua come parvenza vana,
si tinge dell’azzurro color di lontananza…
Guido Gozzano
Notizia distorta
Stando ad un certo Saverio Tommasi, (notizia presa dal suo sito facebook) 15 anni fa Carlo Giuliani era un ragazzo che voleva andare al mare.
Lo si deduce infatti dalla cuffia da bagno che indossava, che copriva anche tutto il viso secondo la moda-mare di quegli anni, e portava inoltre un salvagente a forma di estintore, mentre uno dei suoi compagni si aggrappava ad una trave di legno per paura di affogare…
Piccola storia
Penso ad un grande appartamento, con un saloncino d’entrata dove soggiorna la nostra famiglia e diverse stanze in cui abitano altre persone, con le porte che si affacciano sul suddetto saloncino.
La porta d’ingresso è sempre aperta e possono entrarci tranquillamente tutti, persone per bene ma anche chi non ha buone intenzioni, quindi chi alloggia nelle altre stanze inizia a chiudere le relative porte.
È più logico serrare le porte di ogni singola stanza oppure chiudere direttamente la porta d’ingresso?
Non sto pensando a niente
Non sto pensando a niente,
e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,
mi è gradita come l’aria notturna,
fresca in confronto all’estate calda del giorno.Che bello, non sto pensando a niente!
Non pensare a niente
è avere l’anima propria e intera.
Non pensare a niente
è vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita…
Non sto pensando a niente.
E’ come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perché, in fin dei conti,
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente…
Fernando Pessoa
Doppiogiochisti
Fossi nei panni di Angelino Alfano, dopo queste parole di Renzi (i piedi in due scarpe etc etc) e dopo essere stato scaricato da Berlusconi, andrei a nascondermi il più lontano possibile
Un cappello pieno di pioggia
A Milano, dopo la chiusura delle Messaggerie Musicali e visto che alla Trony (ex FNAC) il reparto DVD è praticamente vuoto ancora dal Natale scorso, rimanendo solo la Feltrinelli e la Mondadori, mio marito ed io abbiamo scoperto altri negozi per trovare DVD di vecchi film. Certo, molti si possono sempre comprare su Amazon o altre aziende che vendono online, ma il bello è proprio cercare tra gli scaffali e trovare qualche vecchio film del quale ci si era perfino dimenticati.
Così l’ultima volta abbiamo scoperto alcuni titoli o sconosciuti o che ricercavamo da molto tempo.
Uno di questi è “Un cappello pieno di pioggia”. L’avevo visto decenni fa in televisione, poi ne avevo perso le tracce, fino a quando non siamo capitati nella Libreria Paolina vicino al Duomo. Molti credono che là si vendano esclusivamente testi di natura religiosa, e noi per caso abbiamo visto che hanno anche una piccola ma fornita sezione di DVD.
Il film è diretto da Fred Zinnemann, un bellissimo bianconero del 1957 dalle inquadrature scarne ed essenziali della New York dei quartieri popolari e narra di un dramma familiare che si sviluppa lentamente ma che avvince subito.
I protagonisti sono quattro.
Johnny, reduce dalla guerra di Corea, dove è stato preso prigioniero e sottoposto a varie torture e che, a causa delle ferite riportate, è diventato morfinomane. Celia, la sua giovane moglie, in attesa del primo figlio, che non è a conoscenza delle condizioni del marito e suppone che le sue uscite notturne celino invece una tresca amorosa con un’altra donna. Polo, il fratello di Johnny che vive con loro e che di professione fa il buttafuori in un locale di infimo ordine. Infine il padre dei due ragazzi, Pop , che giunge inaspettato dalla Florida a trovarli.
È proprio questa visita che fa precipitare la situazione. Il padre infatti, dopo anni di sacrifici, ha deciso finalmente di acquistare un locale a Palm Beach, dove abita, contando su una somma che Polo aveva detto di possedere e di tenere a sua disposizione. Pop però non è a conoscenza della tossicodipendenza del figlio e non sa che Polo ha speso tutti i suoi risparmi pur di procurare la droga a suo fratello; non solo, Johnny è indebitato con il suo spacciatore per altri 500 dollari che non ha, e che dovrebbe trovare per il mattino seguente.
Il padre, non potendo più contare sul prestito da parte del figlio minore se la prende con lui, definendolo debosciato: tutte le sue simpatie infatti sono per il figlio maggiore, che considera, erroneamente, responsabile e lavoratore – mentre invece ha già perduto ben quattro impieghi, nascondendo la situazione anche a Celia – e non si rende invece conto della debolezza di carattere causata dalla dipendenza dalla droga.
L’ennesima crisi di astinenza di Johnny causa l’ultima crisi familiare: Polo, per tacitare i creditori, vende la sua macchina ma consiglia al fratello di confessare alla moglie e al padre la sua dipendenza dalla morfina. Quando questo succede, confessando anche che fine abbiano fatto i soldi promessigli, il padre dà in escandescenze, ma Polo lo tacita, dicendogli che lui dei figli non si è mai interessato, vivendo dall’altra parte della nazione, mentre lui aveva sotto gli occhi la sofferenza del fratello. Chi invece accetta la situazione è Celia che, rimasta sola con Johnny, convince il marito ad autodenunciarsi alla polizia per poi essere ricoverato in un centro di disintossicazione.
C’è anche il risvolto sentimentale: Polo è innamorato della cognata, e molto di quanto ha fatto per suo fratello è anche per garantire a lei la sicurezza. In un momento in cui sono soli, le confessa il suo amore e capisce di essere ricambiato, ma Celia saprà dimenticare questa parentesi per dedicarsi interamente al marito che ha bisogno di lei.
Il vero messaggio che lancia il film è quello del deterioramento delle relazioni personali, sociali, lavorative causate dalla droga, coinvolgendo non solo il tossicodipendente, ma anche tutti coloro che gli gravitano attorno. Un rimprovero nemmeno tanto velato per l’uso “istituzionale” della droga somministrata ai soldati al fronte, senza curarsi poi del loro recupero. Ma il film termina anche con un messaggio di speranza: Johnny che accetta di farsi disintossicare, Pop e Polo che riallacciano i rapporti, la consapevolezza che la famiglia, in questi casi, è l’unica ancora di salvezza.
Interpreti
Don Murray, Johnny
Eve marie saint, Celia
Anthony Franciosa, Polo
Lloyd Nolan, Pop
Ritorno all’ovile
Consci che la maggior parte degli italiani è contraria allo ius soli e che dai vari sondaggi Renzi ormai è in caduta libera, molti centristi cercano di ritornare all’ovile.
Alfano non ha bloccato certo la legge per una pura questione di ideologia: proprio lui che assieme a Renzi ha firmato Triton, permettendo così l’invasione dell’Italia, ha capito che il vento è cambiato e che le elezioni si avvicinano, quindi cerca solamente, unitamente ai suoi compagni di avventura, di ricostruirsi una verginità politica per paura di perdere il seggio sul quale è stato seduto per ben cinque anni in combutta con il PD ed in contrasto con gli intenti dei suoi elettori. Quindi i centristi dopo ben cinque anni si ricordano improvvisamente di essere stati votati dagli elettori di destra e cercano in tutti i modi di far dimenticare il passato e la politica del “doppio forno”, Alfano cercando di affossare la legge dello “ius soli” aborrita da gran parte degli italiani, Costa minacciando le dimissioni dal governo. Spero che gli elettori, quando sarà il momento, si ricordino di questi espedienti disonesti da parte di politici pronti a vendersi, qualora ce ne fosse l’opportunità, al migliore offerente.
Lo stesso dicasi dei pentastellati che, secondo le loro intenzioni, avrebbero dovuto vigilare sull’operato delle istituzioni, ma che si sono accorti del contenuto degli accordi relativi all’operazione Triton ben tre anni dopo che la stessa era iniziata e solo dopo le dichiarazioni esplicite di Emma Bonino che denunciava le modalità dell’operazione stessa ed i suoi risvolti “economici”.
Immagina
Immagina un essere senza paesaggio,
nessuno sfondo, solo
vaghi contorni. Immagina
qualcuno senza parenti
né provenienza, non ha meta,
né valigia, solo cavi
d’alta tensione
dei nervi. Immagina
un corpo bambino senza
madre senza suolo,
l’improvvisazione delle ali,
uno squarcio inesperto
per sorriso,
un essere che non rapina fiato
e non ammucchia respiro,
una lieve accensione
nell’aria, il suono di cosa
che si spezza e si spezza
ancora, senza caduta a terra,
senza gravità. Immagina
quant’è leggero essere
niente, esserlo fino in fondo,
assumerlo su spalle scarne
di facchino. Se vuoi conoscere
come abita, copre un percorso,
si sfama, veglia anche nel sonno,
consegnati allo sciame
del firmamento
e lascia che ti sfili
pezzo a pezzo
faccia a faccia
il mondo.
(Chandra Livia Candiani)
Francesca
Sei emersa dalla notte
e nelle tue mani c’erano fiori
e ora tu emergerai da un mare di persone
da un tumulto di discorsi su di te.
Io che ti avevo vista fra le cose prime
ero furente quando fecero il tuo nome
in luoghi di tutti i giorni.
Vorrei che fredde le onde fluttuassero sulla mia mente
e che il mondo seccasse come una foglia morta
o come una spora di dente di leone – e fosse spazzato via
così che io possa trovarti ancora,
sola.
Ezra Pound
calcio
Avrò scritto tantissime volte che sono juventina fino al midollo, da quando ero ancora una ragazzina delle medie.
Naturalmente seguo tutte le notizie della mia squadra ed ovviamente anche il calciomercato. Mi dispiace molto che Leo Bonucci abbia cessato il rapporto con la Juventus, però non me la prendo tanto come ho letto su molti siti sportivi: prima o poi il momento di cambiare arriva per tutti e piuttosto che tenere in squadra un giocatore che non si trova più bene, trovo che sia meglio lasciarlo andare, anche se bravo. Del resto giocatori partono, altri arrivano…è la squadra che resta: succede oggi con Bonucci, come è successo ieri col Napoli ed Higuaìn.
Molti tifosi si sono scatenati in sfottò (e questo ci può anche stare), ma quando leggo di alcuni che si sono lanciati in commenti beceri augurando perfino la morte al piccolo Matteo, non so come definirli: imbecilli troppo poco: credo che il termine giusto sia INFAMI.
Come si fa ad augurare la morte ad un bambino solo perché suo padre ha deciso di cambiare casacca? Un bambino tra l’altro che ha già sofferto tantissimo nei suoi tre anni di vita.
Ed altre cose del “calcio” mi hanno disgustato ultimamente, non ultima la concessione della cittadinanza onoraria di Napoli ad uno che sarà anche stato un grande calciatore, ma nella vita privata tra droghe e frequentazioni equivoche non è certo da portare ad esempio alla gioventù.
Quando leggo di ingaggi sproporzionati, quando leggo notizie di risse per le quali a volte il calcio è solo una occasione per scatenare gli istinti più violenti…allora arrivo perfino ad odiare questo sport.
Cosa ne pensate?