Giustizia
Oggi parliamo di (in)giustizia, innanzitutto della lentezza della magistratura ad arrivare a determinate decisioni (già che debba decidere un magistrato in determinate situazioni è un’assurdità).
Non ritengo possibile che ci vogliano 20 anni, con la conseguente prescrizione del reato, mandando quindi libero il violentatore di una bimba che all’epoca dei fatti aveva solo sette anni.
Non è ammissibile che ci vogliano 17 anni per accertare un altro caso di abuso su una minore (poi suicidatasi) mentre il reo, condannato alla ridicola pena di poco più di tre anni, abbia potuto impunemente riparare all’estero,
Non è neppure tollerabile che una coppia di genitori “anziani” abbiano dovuto aspettare sette anni per avere una sentenza, a loro sfavorevole, vedendosi tolta la figlia a loro sottratta a poco più di un mese di vita.
Genitori anziani…certo, la madre alla nascita della bimba aveva 56 anni e il padre 11 di più. La bambina era stata tolta loro in quanto non sarebbe stato certo che la figlia si sarebbe trovata bene con due persone così anziane e che, ancora in giovane età, avrebbe dovuto sobbarcarsi l’onere di accudire due vecchi.
Ma la mamma di cui si parla non si chiama Gianna Nannini, che ha avuto una figlia alla stessa età, e nemmeno Carmen Russo, che alla nascita della figlia aveva “solo” 54 anni.
De resto il celebre professor Antinori fece partorire una donna di 63 anni…
Però si permette ad un politico italiano omosessuale di “acquistare” un figlio all’estero unitamente al suo compagno.
Senza contare tutti i bambini che vengono utilizzati per elemosinare, se non addirittura addestrati al furto, che nessuno si perita di sottrarre ai genitori naturali in quanto “è tipico delle loro tradizioni”.
Purtroppo adesso, per il bene di quella bambina e per evitarle dei traumi, è meglio che rimanga con la famiglia che l’ha avuta in affido in questi sette anni e che ora potrà legittimamente adottarla. Tutto questo per via della lentezza dei procedimenti giudiziari, ai quali sarebbe opportuno porre un limite temporale in quanto, secondo i dati Ocse, l’Italia si posiziona ultima tra tutti i paesi europei per durata media dei procedimenti civili. Il tempo medio per la conclusione di un procedimento nei tre gradi di giudizio è quasi 8 anni (2866 giorni), contro una media di 788 giorni nei paesi Ocse e un minimo di 368 in Svizzera.
Passo ora a parlare della legittima difesa. Già nel 2015 il PM Nordio aveva espresso il parere che chi reagisce ad un reato che lo Stato non è stato in grado di prevenire non è da considerarsi colpevole e non va quindi punito.
In Italia invece cosa succede? Che l’aggredito, se si difende, va sempre e comunque sotto processo.
Ci va se per caso lo uccidi e si configura “l’eccesso di legittima difesa”, e scatta pure il risarcimento per i familiari privati di una così “brava persona”.
Ci va se, in un eccesso di buonismo, lo rinchiude in uno sgabuzzino in quanto scatta il “sequestro di persona” , e pure in questo caso il ladro va risarcito.
Se per caso il malvivente viene azzannato dal cane da guardia, scatta l’arresto per il malcapitato derubato per lesioni.
Se per caso si prende il ladro a cazzotti, ma quello è più grosso e forte del derubato, quest’ultimo deve tenersi le lesioni e stare zitto, mentre il malvivente solitamente se la cava con poco (ogni cavillo è buono per comminare il minimo della pena al delinquente, se non addirittura mandarlo assolto).
In poche parole, siamo messi bene: non esiste una giustizia efficiente, non esistono pene certe che tutelino gli aggrediti, gli aggressori nella maggior parte dei casi restano impuniti alla faccia nostra.
Credo che sia ora di cambiare rotta a questo sistema.
Purtroppo secondo me in Italia i tempi sono sempre quadrupli… e così si rimane indietro, su tutti i fronti…
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14 marzo 2017 alle 22:35