La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per 20 febbraio 2017

Il giudizio

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Ho provato a spiegarlo.

Nulla, ho cozzato contro un muro di pietra.

Ho detto che, secondo il mio parere, non consideravo colpevole quella mamma che ha denunciato il figlio, e del resto molte altre madri lo hanno fatto e sono state elogiate: a lei è andata male, purtroppo, anche per la labilità di carattere del ragazzo.

Una sola voce in mio favore, quella di un’amica che è stata così onesta da riconoscere che lei si era astenuta dal commentare in quanto non si sentiva in grado di giudicare non conoscendo appieno come si erano svolte le cose e provava solo pietà per quanto era successo.

Le hanno dato dell’ignava, citando perfino Dante che metteva gli ignavi nel Limbo, indegni perfino di essere giudicati.

Poi qualche timida voce si è fatta sentire…uno che, cristianamente, citava il Vangelo (non giudicare e non sarete giudicati), un altro che invitava invece a CAPIRE.

È che il giudizio si è trasformato , anche se inconsapevolmente, in una condanna (IO non l’avrei fatto, IO non l’avrei denunciato, IO avrei fatto così e cosà…).

Pochi hanno espresso la volontà di comprendere perché quella madre si sia comportata in quel modo e quali siano le vie che l’abbiano condotta a “tradire” la fiducia del figlio denunciandolo, inoltre non siamo nemmeno a conoscenza se lei, prima, abbia tentato altre strade.

Sono quasi tutti partiti lancia in resta non a giudicare, ma a CONDANNARE, in quanto i fatti si sono conclusi tragicamente, senza considerare che in altre circostanze magari sarebbe andata in maniera diversa.

Ecco, quell’IO…IO…IO… mi ha dato fastidio, molto fastidio.

Dicevano bene i Nativi Americani: “Prima di giudicare qualcuno, cammina per due lune nelle sue scarpe”.

E, a proposito, nessuno che abbia citato il padre: pur separato, anche su di lui incombeva la responsabilità dell’educazione del figlio.


L’ombra della scissione

scinder-listPrendiamo dell’acqua, ci aggiungiamo dell’olio, li frulliamo per bene per farli amalgamare ed otteniamo un’emulsione che SEMBRA stabile: prima o poi però i due elementi si separeranno.

È quello che sta succedendo con il PD, che tempo addietro ha fuso l’anima veterocomunista, rappresentata da D’Alema, Bersani e soci con quella appartenente all’ala sinistra dell’ex Democrazia Cristiana.

La repentina ascesa di Matteo Renzi, che ha subito palesato l’intenzione di svecchiare la nomenklatura rottamando i parlamentari più longevi, ha sparigliato le carte. Già all’epoca del patto del Nazareno, con Berlusconi, molti “sinistri duri e puri” avevano storto il naso, ma sotto sotto la loro più grande paura è stata quella di essere sostituiti ed hanno quindi seguito il novo leader.

Mi ero sempre chiesta cosa ci facessero nel PD persone come Rosi Bindi (ancora nei ranghi del partito) o la cattolicissima Paola Binetti, che è rimasta nel PD fino al 2010 trasmigrando poi in varie formazioni (UDC- Scelta civica- Nuovo Centro Destra , approdando infine al Gruppo Misto (lei, non chiamandosi Scilipoti non ha fatto notizia).

Per non parlare di altri, come Enrico Letta, Franco Marini, Silvia Costa, Romano Prodi, Dario Franceschini. Giuseppe Fioroni, Rosa Russo Iervolino, Maria Pia Garavaglia, Oscar Luigi Scalfaro, tanto per citare alcuni nomi tra i più noti, che in comune avevano, oltre alla provenienza dalla DC, solo l’astio contro Berlusconi.

Le due “anime” hanno visioni antitetiche su moltissimi argomenti, però alla resa dei conti votano concordemente pur di tenersi stretta la poltrona, quindi al momento, non so se si arriverà ad una scissione: troppi interessi in ballo, anche se alcuni hanno manifestato l’intenzione di separarsi ed aderire al nuovo movimento creato da Giuliano Pisapia.

Chi tiene banco intanto però è sempre lui, Matteo, che si dice capace di trionfare al congresso e sminuisce gli avversari.

È arrivato all’assemblea con un look diverso dal solito: niente giacchette striminzite e pantaloni sopra la caviglia, ma maglioncino stile Marchionne, che gli dà un’aria informale e soprattutto giovane, e se per caso indossa la giacca, non mette la cravatta.

Prodigo di battutine e facezie, questa volta non molto ben accolte, si comporta da vero democristiano nell’accezione peggiore del termine, ma non ha la stoffa dei suoi grandi predecessori.

Ma ambiguo è apparso anche Emiliano, scissionista, poi mediatore, infine ancora scissionista.

Mi scindo o non mi scindo? questo è il dilemma

Intanto aspettiamo.

Con tutti i problemi che ha il nostro paese, sentir blaterare per scoprire chi vincerà la tenzone è francamente fastidioso.

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