Escher – 5
La quinta sezione era dedicata ai paradossi geometrici
…ossia alle sue opere più conosciute e famose, quelle che sfidano la prospettiva e che “sfidano” la bidimensionalità del foglio sul quale sono rappresentate.
Innanzitutto le celeberrime “Mani che disegnano” che paiono uscire dal foglio, dove una mano sembra disegnare l’altra e viceversa.
Poi ci sono le “Sfere”, in cui l’effetto prospettico messo in risalto dalle ombreggiature fa sì che la sfera superiore appaia intera, la mediana invece una semisfera e l’inferiore quasi un disco piatto.
Poi ci sono le stampe con i cristalli (Escher era anche affascinato dalla cristallografia e dalle forme degli elementi):. Ha rappresentato una forma che in natura non esiste, o perlomeno non è ancora stata scoperta, derivante dalla fusione di un ottaedro con un esaedro
(cubo) o da tre ottaedri nei quali sono posti due camaleonti, mentre sullo sfondo ci sono altri cristalli che rappresentano una sorta di universo stellato.
Molto originale infine “Altro mondo”, una statuina dono del suocero posta al centro di varie prospettive mutevoli.
Ed eccoci alle sue interpretazioni più fantasiose e famose: “Relatività” (ho un poster di questa opera affascinante), basata sul triangolo di Penrose, una figura che non può esistere se non nella prospettiva: tutto vi appare strano e tuttavia perfettamente logico anche se impossibile 🙂 .
Il triangolo è stato sfruttato anche per opere come “Salita e discesa”
e “Cascata”.
In questa ultima stampa un flusso d’acqua cadendo dall’alto mette in funzione un mulino il quale, a sua volta, spinge il flusso in un canale che, zigzagando, torna all’inizio della cascata.
Per ottenere questo effetto, egli ha unito due triangoli di Penrose in un’unica figura. La cascata rappresenta un sistema chiuso: essa ritorna in continuazione alla ruota del mulino in un movimento perpetuo che viola la legge di conservazione dell’energia.
Salita e discesa invece rappresenta un complesso di case i cui abitanti, che paiono monaci, camminano in un percorso circolare fatto di scalini. Apparentemente tutto sembra a posto, ma osservando attentamente la figura, ci si accorge che i monaci compiono un percorso sempre in discesa o sempre in salita, lungo una scala impossibile.
Lo stesso in “Convesso e concavo”: anche qui delle prospettive ingannevoli che cambiano a seconda di come le si guardino o le si interpretino.
Poi c’è il “Belvedere” (anche di questo posseggo il poster), dove invece a farla da padrona è il cubo impossibile, con la scala che porta al piano superiore che è contemporaneamente all’interno ed all’esterno dell’edificio, cubo che è anche tra le mani del personaggio seduto in basso a sinistra.
Per meglio far comprendere l’effetto della prospettiva, nella sala erano esposti due letti di legno, uno normale, uno costruito con l’effetto “cubo di Necker: guardando quest’ultimo da un punto preciso segnato sul pavimento, sembrava perfettamente normale ed identico all’altro, mentre invece spostandosi, era palese che fosse completamente differente.
Le immagini sono tratte da internet
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