San Babila
Non servono enormi cattedrali per trovare la spiritualità. Non parlo di religiosità, ma proprio di quella sensazione di serenità che si può trovare i certi luoghi.
Quindi, senza nulla togliere alla grandiosità del Duomo di Milano, preferisco la Basilica di San Babila, piccola e raccolta.
Il nome completo è importante: Basilica Collegiata Prepositurale di san Babila: questo santo, di origine turca, fu vescovo di Antiochia e morì martire sotto le persecuzioni dell’imperatore romano Decio assieme a tre fanciulli a lui affidati per avere un’educazione cristiana. La sua statua è conservata anche all’interno del Duomo di Milano, in compagnia appunto dei tre piccoli martirizzati.
È comunque una delle prime chiese cristiane di Milano, ed accanto ad essa, affacciata sul corso di porta Orientale, l’attuale corso Venezia, c’erano da un lato la cappella di Santa Marta, con un vasto spazio cimiteriale, dall’altra, verso il Monforte, la chiesa di San Romano costruita sulle fondamenta di un precedente edificio, detto “Concilium Santorum”, risalente addirittura all’anno 46 d.C., ( “…ecclesiam sancti Babile santique Romani, que antiquitus dicitur Concilia Sanctorum”, dove si pensa venissero sepolti i primi cristiani.)
La basilica assunse particolare importanza dopo la distruzione di Milano ad opera di Federico Barbarossa nel 1162, per cui la nuova cinta muraria edificata dai Milanesi incluse anche la basilica ed il territorio parrocchiale.
La chiesa fu oggetto in differenti periodi di varie ricostruzioni e modifiche che ne mutarono ogni volta l’aspetto.
Qui (con immagini tratte dal sito Urbanfile) si vedono le ipotetiche trasformazioni che avrebbe avuto la chiesa nel corso dei secoli.
Nel 1575 si verificò il crollo del campanile, riedificato solamente nell’anno 1821, ma già qualche anno dopo, viste le pessime condizioni in cui si trovava l’edificio, si pensò addirittura alla demolizione, anche perché si presentava il problema di cattivi odori dovuti all’umidità che ormai aveva impregnato tutte le pareti in muratura e il restauro fu affidato ad Aurelio Trezzi che riammodernò l’edificio in stile barocco tra l’anno 1598 ed il 1610.
Il problema dell’umidità con il conseguente cattivo odore però permaneva.
Nel 1880 vi mise mano l’architetto Paolo Cesa Bianchi che, ritrovati i capitelli e le colonne originali del periodo medievale, ripulì la basilica da tutte le decorazioni barocche, recuperando l’antico stile romanico-lombardo e risolse anche il problema dell’umidità con l’apertura di alcune finestre più ampie delle originali. Il suo lavoro fu proseguito da Cesare Nava che lo concluse nel 1929, con la nuova facciata, come pure il nuovo campanile.
Durante la Seconda Guerra Mondiale la Basilica subì gravi danni, sia nella facciata che sul lato sinistro e con l’occasione della ricostruzione furono apportati altri cambiamenti che le donarono l’aspetto odierno.
Battistero (dove venne battezzato anche il Manzoni)
Cappella dell’Addolorata
Qui di seguito, dopo le foto miserelle che ho scattato io, alcune tratte invece dal sito Urbanfile, dal quale ho tratto anche alcune notizie, che documentano le varie trasformazioni della Basilica nel corso dei secoli.
San Babila e santa Marta 1745
San Babila san Romano e santa Marta 1750
San Babila 1895
San Babila 1906
San Babila 1910
San Babila 1923
San Babila 1943
Abside centrale
Navata sinistra
Navata destra
Cosa ne pensate?