La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per 27 gennaio 2017

Prigione


Alla Cattolica di Milano (la Cattolica!) un docente italiano ma di religione musulmana, senza alcun titolo riconosciuto dai nostri ordinamenti, (“Ho completato lo studio di diverse opere classiche della tradizione sapienziale sotto la guida di Sapienti musulmani, che mi hanno rilasciato autorizzazioni a trasmetterle: questa è la modalità tradizionale di trasmissione della conoscenza islamica”)

spiega che una donna, per mantenere la propria dignità, deve girare velata e senza indossare tacchi
(“donne «culturalmente educate a coprire il capo con un velo, con dignità regale», mentre ve ne sono altre “socialmente costrette a camminare sui tacchi con penosa difficoltà”). In poche parole, quante non si coprono il capo e camminano sui tacchi sono delle poco di buono senza dignità! (Questione di punti di vista).

Intanto una giornalista, Flavia Piccinni, scrive che ha provato il burqa e che le è piaciuto.
(“Non devi perdere tempo a coordinare le scarpe con la borsa, o magari a scegliere il vestito che ti fascia meno, i pantaloni che non ti fanno difetto, la maglietta che evidenzia tragicamente e irrispettosamente i chili di troppo. Non devi neanche perdere tempo a sistemarti i capelli, o a truccarti. Non ti vede nessuno. Nessuno sa se dietro c’è una bella donna, o una donna poco attraente… Abituarsi a respirare dietro una specie di grata, sentendosi avvolti da un lenzuolo, è poi piuttosto semplice se non si soffre di claustrofobia, si dimenticano tutti gli insegnamenti della mamma e della nonna, nonché quelli relativi alla propria libertà e al significato religioso che l’oggetto custodisce: difendere la donna dagli sguardi altrui, preservandone l’immagine e dunque l’anima”).

Bene… la cara giornalista l’ha provato per poco tempo, ma chi deve indossare tale indumento per tutta la vita, iniziando dalla pubertà?
Il burqa in sostanza è una prigione, un drappo pesante che copre dalla testa ai piedi, nascondendo anche gli occhi dietro una grata di fili intrecciati. E questo provoca anche danni, fisici e psichici.
Fisici in quanto coperte sempre dalla testa ai piedi le donne hanno carenza di vitamina D quindi di calcio, e sviluppano osteoporosi anche in giovane età. Psichiche perché pur avendo un viso ed un corpo è come se non l’avessero e ciò è causa di depressione.
Come se non bastasse, adesso compare anche la mordacchia

quella museruola che impedisce alla donna pure di parlare. Spero che le sia consentito almeno di respirare.
Le femministe che parlano tanto di libertà cosa fanno? Tacciono?

http://m.ilgiornale.it/news/2017/01/26/viva-il-velo-e-niente-tacchi-la-cattolica-si-mette-il-burqa/1355830/

http://m.huffpost.com/it/entry/14313888


Inviato dal Veloce promemoria


Memoria


numero

Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest’offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più già di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.”
(Primo Levi, Da “Se questo è un uomo”)

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E’ un pezzo del t esto ebraico del Salmo 23 che le maestre ebree deportate nei campi di concentramento facevano cantare ai bambini.
Il testo tradotto è il seguente: “Anche se andassi nella valle della morte non temerei male alcuno, perchè tu sei sempre con me. Perchè tu sei il mio appoggio, il posto più sicuro per me. Al tuo cospetto io mi sento tranquillo”.