fotografia
Sono rimasta incerta se pubblicare o meno la foto dei morti nella discoteca Reina di Istanbul.
Sapere che quello che si vede in terra non è un mucchio di stracci, che quelli sdraiati sul pavimento non sono manichini ma ERANO persone, ragazzi giovani, pieni di vita, con la voglia di divertirsi, è dilaniante.
Su facebook una persona ha accusato di sciacallaggio chi ha postato questa immagine “solo per ottenere qualche like in più”.
La foto innanzitutto è pubblica, poi ci sono altre immagini terribili che sono state pubblicate sulla stampa e girano ancora in rete: quelle dei cadaveri ammassati nei campi di concentramento non sono meno strazianti
come quelle che raffigurano la piccola Kim Phùc che corre nuda, ustionata dal napalm (una foto che avevo già pubblicato a suo tempo), un bimbo della strage di Bologna,
i morti di piazza Fontana o della questura di Milano.
Forse hanno minor impatto in quanto relative a periodi ormai lontani o perché la maggior parte sono in bianconero?
Dopo alcune perplessità ho deciso di condividerla, non certo per avere qualche like in più, dei quali non m’importa un cazzo come ho scritto spesso, ma solo per smuovere eventualmente certe coscienze: quelle di certi individui che vivono con le fette di prosciutto sugli occhi, che vedono sempre e soltanto il bene ed il bello, che vivono in un mondo illusorio, quelli del politicamente corretto e del buonismo a tutto campo.
Lo scopo di queste foto è lo stesso di quelle immagini orripilanti che figurano sui pacchetti delle sigarette per far comprendere alla gente i pericoli del fumo. Non sempre riesce… qualche volta sì.
E se, come è stato scritto, i morti vogliono rispetto, credo che il miglior servizio che si possa rendere loro sia quello di far conoscere la verità, e la fotografia è uno dei più chiari strumenti d’informazione ed una testimonianza di quanto è accaduto.
Cosa ne pensate?