La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per gennaio, 2017

San Babila

Non servono enormi cattedrali per trovare la spiritualità. Non parlo di religiosità, ma proprio di quella sensazione di serenità che si può trovare i certi luoghi.

Quindi, senza nulla togliere alla grandiosità del Duomo di Milano, preferisco la Basilica di San Babila, piccola e raccolta.

Il nome completo è importante: Basilica Collegiata Prepositurale di san Babila: questo santo, di origine turca, fu vescovo di Antiochia e morì martire sotto le persecuzioni dell’imperatore romano Decio assieme a tre fanciulli a lui affidati per avere un’educazione cristiana. La sua statua è conservata anche all’interno del Duomo di Milano, in compagnia appunto dei tre piccoli martirizzati.

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È comunque una delle prime chiese cristiane di Milano, ed accanto ad essa, affacciata sul corso di porta Orientale, l’attuale corso Venezia, c’erano da un lato la cappella di Santa Marta, con un vasto spazio cimiteriale, dall’altra, verso il Monforte, la chiesa di San Romano costruita sulle fondamenta di un precedente edificio, detto “Concilium Santorum”, risalente addirittura all’anno 46 d.C., ( “…ecclesiam sancti Babile santique Romani, que antiquitus dicitur Concilia Sanctorum”, dove si pensa venissero sepolti i primi cristiani.)

La basilica assunse particolare importanza dopo la distruzione di Milano ad opera di Federico Barbarossa nel 1162, per cui la nuova cinta muraria edificata dai Milanesi incluse anche la basilica ed il territorio parrocchiale.

La chiesa fu oggetto in differenti periodi di varie ricostruzioni e modifiche che ne mutarono ogni volta l’aspetto.

Qui (con immagini tratte dal sito Urbanfile) si vedono le ipotetiche trasformazioni che avrebbe avuto la chiesa nel corso dei secoli.

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Nel 1575 si verificò il crollo del campanile, riedificato solamente nell’anno 1821, ma già qualche anno dopo, viste le pessime condizioni in cui si trovava l’edificio, si pensò addirittura alla demolizione, anche perché si presentava il problema di cattivi odori dovuti all’umidità che ormai aveva impregnato tutte le pareti in muratura e il restauro fu affidato ad Aurelio Trezzi che riammodernò l’edificio in stile barocco tra l’anno 1598 ed il 1610.

Il problema dell’umidità con il conseguente cattivo odore però permaneva.

Nel 1880 vi mise mano l’architetto Paolo Cesa Bianchi che, ritrovati i capitelli e le colonne originali del periodo medievale, ripulì la basilica da tutte le decorazioni barocche, recuperando l’antico stile romanico-lombardo e risolse anche il problema dell’umidità con l’apertura di alcune finestre più ampie delle originali. Il suo lavoro fu proseguito da Cesare Nava che lo concluse nel 1929, con la nuova facciata, come pure il nuovo campanile.

Durante la Seconda Guerra Mondiale la Basilica subì gravi danni, sia nella facciata che sul lato sinistro e con l’occasione della ricostruzione furono apportati altri cambiamenti che le donarono l’aspetto odierno.

 

 

Battistero (dove venne battezzato anche il Manzoni)

 

Cappella dell’Addolorata

Qui di seguito, dopo le foto miserelle che ho scattato io, alcune tratte invece dal sito Urbanfile, dal quale ho tratto anche alcune notizie, che documentano le varie trasformazioni della Basilica nel corso dei secoli.

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San Babila e santa Marta 1745

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San Babila san Romano e santa Marta 1750

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San Babila  1895

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San Babila 1906

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San Babila 1910

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San Babila 1923

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San Babila 1943

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Abside centrale

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Navata sinistra

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Navata destra


Uomini e donne.

Discussione molto accesa su facebook in merito ad un articolo scritto dalla dottoressa Silvana de Mari (la stessa che in altra sede ha evidenziato i danni anche fisici conseguenti le relazioni omosessuali, e che per questo rischia la radiazione dall’albo).
In questo articolo lei condannava giustamente le donne che avevano manifestato contro Trump, mentre non avevano dimostrato la medesima determinazione per lapidazioni, infibulazioni, stupri ed altri crimini commessi sui corpi femminili. E fin qui, mi sta bene.
Però dice anche  che il comportamento di Trump (e non solo suo, beninteso) sia giustificabile in quanto è BIOLOGICAMENTE ed ETOLOGICAMENTE naturale che una notevole percentuale di donne trovi “appetibile” un uomo solo perché ricco e consente a lei ed alla eventuale prole di campare meglio. Il denaro sarebbe, secondo lei, il corrispettivo del territorio sul quale il maschio dominante esercita il suo predominio. Nel branco solo il maschio dominante può quindi accoppiarsi con una o più femmine e gli “sfigati” restano quindi al palo.

Quindi un uomo disoccupato “viene ferito nella sua virilità“, ma una donna giovane e bella, pur se povera, trova sempre qualcuno che la mantenga.

Beh, rifiuto in toto questo ragionamento.
Primo: l’essere umano non vive in branco e si discosta molto dagli animali (almeno nella maggioranza dei casi e purtroppo ci sono delle eccezioni 😯).
Poi noi donne abbiamo impiegato anni per acquisire la parità.

PARITÀ
, il che significa non essere sottomesse ma neppure superiori agli uomini.
Infine c’è quella cosa che si chiama EVOLUZIONE, altrimenti saremmo ancora alla pari delle scimmie, e l’evoluzione ha portato ad un cambiamento dei comportamenti.
Una donna al giorno d’oggi cerca anche l’indipendenza economica, il che potrebbe anche configurarsi come un comportamento maschile. In realtà questo la mette ALLA PARI di un uomo, la affranca dal dover ricercare qualcuno magari non gradito al solo scopo di farsi mantenere (una sorta di prostituzione) e per assicurare una sistemazione duratura per sé e per l’eventuale prole.
Se così non fosse, in questo periodo di licenziamenti, di assenza di lavoro etc, le donne dovrebbero abbandonare gli attuali compagni per ricercare altri più adatti alla bisogna, invece di restare al loro fianco per combattere ASSIEME la battaglia per assicurare un futuro alla propria famiglia.
L’uomo ricco e forte possiede ancora il proprio carisma per assicurarsi i favori di un CERTO TIPO di donne. Ma una donna vera per mio conto resta sempre accanto al compagno col quale ha deciso di condividere l’esistenza, nella buona o nella cattiva sorte.

Però quello che mi ha lasciato maggiormente perplessa è stato leggere

” Molte donne detestano essere mantenute ed è giusto che non lo siano, ma non si può stigmatizzare il comportamento biologicamente vincente: un uomo mi mantiene mentre metto al mondo e tiro su i figli di entrambi. O se dei bambini non ne vogliamo sapere, se un uomo accede al corpo di una donna deve gratificarla. (*)L’uomo che dopo essere venuto a letto con te, ti porta in pizzeria e ti propone di pagare alla romana, non è un campione della liberazione femminile, ma un violatore di regola etologiche, scaricalo.”

Considero questa frase (*) un invito alla prostituzione, legale beninteso.

Se poi si riduce il tutto al pagamento del conto al ristorante o in pizzeria, no, non ci siamo proprio. Qualcuna ha commentato che siamo passate dai diritti negati ai diritti che ci neghiamo e stravolgere la natura non è una conquista ma una rinuncia. Farsi offrire la cena sarebbe un diritto? E quando mai?
Credo che scegliersi un partner, che sia per un’avventura, per una convivenza o per tuta la vita, esuli da questi concetti ormai superati. Solo una minima parte delle donne ormai cerca la “sistemazione “. Subentrano altri fattori, la comunanza di idee, la simpatia, l’attrazione fisica, gusti abitudini e comportamenti comuni.
Poi, che esistano uomini con ottime posizioni che cercano donne da sfoggiare come si fa con l’ultimo modello di una fuoriserie e che trovino compagne succubi (o che si dimostrino tali per ottenerne i favori), questo è un altro discorso, ma qui subentra più una certa vanità maschile più che l’etologia .


Inviato dal Veloce promemoria


Venerdì

Giorno di mercato in via Marco Aurelio. A mio marito serve una tuta da lasciare qui a Milano e da usare in casa e là è il posto più comodo per acquistarla, essendo proprio poco distante a dove dimoriamo.
In pochi anni l’aspetto del mercato è cambiato radicalmente: ora sembra più un bazar orientale in quanto la maggior parte dei banchi sono gestiti da extracomunitari.
Accanto a capi di vestiario occidentali, ce ne sono molti di tipo “arabeggiante”, mentre dai banchi dei prodotti alimentari esalano profumi di spezie esotiche che stanno soppiantando gli aromi nostrani. Non che mi dispiaccia, però c’è il rammarico di veder scomparire molte delle nostre spezie tradizionali. E tra gli avventori sono sempre meno le “sciure” con la sporta della spesa mentre aumentano le donne velate, ciascuna con un codazzo di figli.
Stasera poi, dopo essere stati al cinema a Paderno Dugnano a vedere l’ultimo film di Ficarra e Picone, (tra parentesi: mi è piaciuto molto), siamo tornati a casa alle 23 circa. A quell’ora il negozio del fruttivendolo sudamericano ed il barbiere marocchino sotto casa erano ancora aperti. Fuori da quest’ultima bottega, il solito assembramento di ragazzi, chi appoggiato agli stipiti del negozio, chi seduto sul gradino del marciapiede, che sfruttano il wi-fi del barbiere per i loro smartphone e tablet. Chiassosi quanto mai, a volte c’è timore che scoppi una rissa, per fortuna fino ad oggi non è ancora successo nulla, ma la preoccupazione permane.
Quanto è cambiato questo quartiere nel giro di pochi anni.


Inviato dal Veloce promemoria


Prigione


Alla Cattolica di Milano (la Cattolica!) un docente italiano ma di religione musulmana, senza alcun titolo riconosciuto dai nostri ordinamenti, (“Ho completato lo studio di diverse opere classiche della tradizione sapienziale sotto la guida di Sapienti musulmani, che mi hanno rilasciato autorizzazioni a trasmetterle: questa è la modalità tradizionale di trasmissione della conoscenza islamica”)

spiega che una donna, per mantenere la propria dignità, deve girare velata e senza indossare tacchi
(“donne «culturalmente educate a coprire il capo con un velo, con dignità regale», mentre ve ne sono altre “socialmente costrette a camminare sui tacchi con penosa difficoltà”). In poche parole, quante non si coprono il capo e camminano sui tacchi sono delle poco di buono senza dignità! (Questione di punti di vista).

Intanto una giornalista, Flavia Piccinni, scrive che ha provato il burqa e che le è piaciuto.
(“Non devi perdere tempo a coordinare le scarpe con la borsa, o magari a scegliere il vestito che ti fascia meno, i pantaloni che non ti fanno difetto, la maglietta che evidenzia tragicamente e irrispettosamente i chili di troppo. Non devi neanche perdere tempo a sistemarti i capelli, o a truccarti. Non ti vede nessuno. Nessuno sa se dietro c’è una bella donna, o una donna poco attraente… Abituarsi a respirare dietro una specie di grata, sentendosi avvolti da un lenzuolo, è poi piuttosto semplice se non si soffre di claustrofobia, si dimenticano tutti gli insegnamenti della mamma e della nonna, nonché quelli relativi alla propria libertà e al significato religioso che l’oggetto custodisce: difendere la donna dagli sguardi altrui, preservandone l’immagine e dunque l’anima”).

Bene… la cara giornalista l’ha provato per poco tempo, ma chi deve indossare tale indumento per tutta la vita, iniziando dalla pubertà?
Il burqa in sostanza è una prigione, un drappo pesante che copre dalla testa ai piedi, nascondendo anche gli occhi dietro una grata di fili intrecciati. E questo provoca anche danni, fisici e psichici.
Fisici in quanto coperte sempre dalla testa ai piedi le donne hanno carenza di vitamina D quindi di calcio, e sviluppano osteoporosi anche in giovane età. Psichiche perché pur avendo un viso ed un corpo è come se non l’avessero e ciò è causa di depressione.
Come se non bastasse, adesso compare anche la mordacchia

quella museruola che impedisce alla donna pure di parlare. Spero che le sia consentito almeno di respirare.
Le femministe che parlano tanto di libertà cosa fanno? Tacciono?

http://m.ilgiornale.it/news/2017/01/26/viva-il-velo-e-niente-tacchi-la-cattolica-si-mette-il-burqa/1355830/

http://m.huffpost.com/it/entry/14313888


Inviato dal Veloce promemoria


Memoria


numero

Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest’offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più già di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.”
(Primo Levi, Da “Se questo è un uomo”)

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E’ un pezzo del t esto ebraico del Salmo 23 che le maestre ebree deportate nei campi di concentramento facevano cantare ai bambini.
Il testo tradotto è il seguente: “Anche se andassi nella valle della morte non temerei male alcuno, perchè tu sei sempre con me. Perchè tu sei il mio appoggio, il posto più sicuro per me. Al tuo cospetto io mi sento tranquillo”.


Pensieri scoordinati.

Leggo i quotidiani, ascolto.i telegiornali, ed una ridda di pensieri si affolla nella mente.
Leggo dei furfanti del cartellino (basta chiamarli furbetti: sono ladri e basta) che durante le ore d’ufficio fanno i cavolacci loro, e li paragono ai volontari ed alle forze dell’ordine che da giorni scavano senza riposo a Rigopiano, concedendosi solo brevi soste quando sono al limite dello sfinimento.

Riascolto la voce della funzionaria della prefettura che scambia per una bufala la telefonata che avvisava della slavina: ma chi è costei che, col culo al caldo su una sedia, non sa valutare se sia o meno un’emergenza, e si permette pure di commentare che la madre degli imbecilli è sempre incinta… senza dubbio anni fa sua madre avrebbe fatto meglio ad andare al cinema o in discoteca.
E sono sicura che NON pagherà per la sua inadeguatezza, come non pagheranno quanti hanno concesso l’agibilità all’hotel costruito su cumuli di detriti di precedenti frane e allo sbocco di un vallone lungo il quale è scivolata la slavina.
Penso allo sciatore incauto che sempre in Abruzzo si è infortunato e per salvare il quale sono morti, oltre a lui, anche i cinque soccorritori.
Penso allo stato della nostra Protezione Civile, una volta nostro fiore all’occhiello, ora smembrata e senza coordinamento per pure manovre politiche, mentre a farne le spese sono i terremotati che avrebbero dovuto essere alloggiati decentemente entro il Natale scorso, mentre solo una ventina di essi hanno potuto beneficiare di una casetta grazie ad una riffa, mentre altri si sono dovuti accontentare di container che garantiscono 5 metri quadrati a testa (per la cronaca, se in carcere usufruisci di meno di 6 metri quadri, puoi invocare il reato di tortura). I meno fortunati invece restano ancora nelle tende.
Penso ai cretini che hanno contribuito a questo smembramento decretando che i terremoti si potevano prevedere. I terremoti no, ma le bufere di neve certamente, e nessuno ha mosso un dito: persone rimaste isolate, senza energia, senza viveri e medicinali. Ed a farsi il mazzo per portare gli aiuti i soliti volontari, le solite forze dell’ordine.
Penso a soldi pubblici sperperati nelle maniere più assurde, però non si trovano quelli per aggiustare uno spazzaneve o per rifornire i mezzi di carburante.

Ma che cazzo di stato abbiamo, che non tutela e salvaguarda la salute e l’incolumità dei propri cittadini?


Inviato dal Veloce promemoria


Satira

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Tutti a difendere il diritto di satira per l’ignobile vignetta pubblicata da Charlie Hebdo.
Io rivendico il mio diritto di dire che questa non è satira ma solo volgarità gratuita.
La satira prende in giro i potenti,  gli “intoccabili “, quelli che non puoi avvicinare. Dileggia i governi,  le religioni (al plurale) ed anche se è  offensiva è contemporaneamente un attacco ed una difesa ai/dai poteri forti.
Qui invece questi sciacalli  (Fiorello li ha definiti chiaramente “pezzi di merda”)

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/fiorello-attacca-charlie-hebdo-ecco-perch-sono-pezzi-m-1354200.html?mobile_detect=false

se la prendono con dei morti per una sciagura magari evitabile ma naturale.
Cosa c’è da ridere su questo?  Cosa c’era da ridere sul precedente terremoto? Cosa c’era da ridere sui morti di Nizza?
Nemmeno provocazioni,  ma solo volgarità gratuite.
Si considerano “liberi”.
Allora che escano alla luce del sole ed esprimano liberamente la propria opinione.
Libertà  è  anche prendersi la responsabilità di quanto pubblicano, uscendo dal buco in cui lavorano rintanati come topi di fogna, ai quali li accomuno, e rinuncino alla protezione loro assegnata.
E che vadano a farsi fottere!


Rispetto

Oggi ci sarà la manifestazione delle donne contro il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Nulla da obiettare, se non fosse che molte di queste dimostranti sfilano per protestare contro il poco rispetto che Trump avrebbe dimostrato nei confronti del cosiddetto sesso debole e che, tra quante mostrano il proprio disappunto, ci sono artiste che meglio farebbero a tacere, tipo Madonna, 

che prometteva sesso orale a chi avesse votato per Hillary Clinton ed altre tipo Miles Cyrus che sul palco o sullo schermo, mostravano di tutto e di più.


Volete rispetto?
Iniziate a comportarvi di conseguenza, altrimenti state a casa e non lamentatevi.


Inviato dal Veloce promemoria


Maturità

Da sempre sono convinta che la maturità di un ragazzo non si possa certo valutare tramite un esame, valutazione per lo più affidata a personale esterno che nulla conosce dell’esaminando.
Però se esame ci deve essere, che sia almeno serio.
Invece si sta svalutando sempre più quello che una volta era l’esame di stato (incubo di gran parte degli studenti con la verifica in tutte le materie di studio) introducendo criteri sempre meno selettivi a discapito del merito.
Adesso per essere ammessi basta essere in possesso della media del sei, incluso quello di condotta e
non è dato sapere se in questa media siano inclusi anche i voti di religione ed educazione fisica.
Il test Invalsi non verrà più eseguito all’esame, però sarà obbligatorio sostenerlo durante l’anno scolastico, quindi le prove scritte scenderanno da 3 a 2.
Un esame così semplificato sembra fatto apposta per appiattire verso il basso il livello degli studenti, abolendo la meritocrazia.
Il degrado è iniziato con l’istituzione della “media unificata”, abbassando la qualità dell’insegnamento e con il famoso 18 politico. Uno studente mefiocre infatti si chiedeva giustamente perché penare tanto sui libri se poteva raggiungere il medesimo risultato senza molta fatica.
La “Buona scuola” (?) mortifica quanti, oltre all’impegno posto nell’apprendimento, sono dotati anche d’ingegno superiore alla media.
Ovviamente tutti hanno diritto allo studio, ma altrettanto vero è che non tutti possiedono la medesima intelligenza.
Quindi le menti più brillanti non vengono valorizzate al meglio, cosa che invece potrebbe accadere se ci fossero dei corsi e dei percorsi seri studiati appositamente per loro utilizzando criteri davvero selettivi.
Oggi molti accedono all’università però non sono in grado di scrivere e parlare correttamente: almeno questo dovrebbe essere garantito, ma si vedono certi laureati commettere errori non solo di sintassi, ma anche di semplice ortografia, e questo non è ammissibile, anche perché molti di questi diventeranno i futuri insegnanti, con quale esito è facile immaginare.


Inviato dal Veloce promemoria


Gli italiani lo fanno meglio.

…o quantomeno per primi.
Disoccupati negli Stati Uniti pagati 15 dollari per manifestare contro Donald Trump? (Là il costo della vita è più alto).
Beh, qui ci sono i viaggi ed i cestini con bevanda e panino pagati da un sindacato per le manifestazioni a Roma.
Per non parlare del rimborso dato a coloro che si recavano a votare alle primarie del PD: monetine, certo, ma tutto fa brodo.
Ma già in tempi remoti un certo Lauro regalava la scarpa destra e, ad elezione avvenuta, consegnava la sinistra.
Non c’è che dire: siamo anche più fantasiosi 🙂


Inviato dal Veloce promemoria


Intervista 

Questa mattina mi limito a proporre un’intervista trovata sul web che illustra bene il peso della burocrazia anche nei casi di emergenza.
Sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi 

Qua ci vuole un cambio di rotta serio. C’è un momento in cui bisogna dire “basta!”, e quel momento signori miei è arrivato. Dal 24 agosto ad oggi una sciagura dietro l’altra ha segnato la mia gente e la mia terra, e se contro Madre Natura possiamo ben poco, contro la burocrazia possiamo eccome, e dunque basta, ma basta davvero. Ho la responsabilità di guidare una comunità verso la resurrezione e la guiderò, come faccio da quando ho indossato per la prima volta quella fascia tricolore. L’ho fatto sempre nel rispetto delle Istituzioni, ho sempre messo il “noi” davanti all’ “io”, la mia comunità l’ho guidata così, invocando sempre il rispetto di tutti, il coraggio nonostante tutto, la speranza, e anche nei momenti più bui la mia gente ha dato prova immensa di fierezza, ha combattuto contro tutto e contro tutti, lo ha fatto dal primo momento, quando ancora piangevamo i nostri morti, le nostre case distrutte, le nostre Chiese crollate, il nostro mondo che cadeva a pezzi. Non ci siamo arresi nemmeno per un istante, e non ci arrenderemo mai. Però basta! Basta burocrazia, basta parole, basta carte bollate, basta riunioni fiume, basta basta basta. Adesso quassù si pretende la massima operatività, adesso quassù si pretende di fare le cose con urgenza, con somma urgenza, il che significa interventi immediati, in tutto, per tutto, su tutto.
E comincio dalla neve: è un segreto che a 1000 metri di altitudine nevica, e di brutto? È un segreto, forse, che in una terra massacrata dalle calamità naturali, dove si sa che l’inverno è duro, dove ci sono strade che sono state abbandonate dalle Istituzioni per tre decenni, la situazione diventi ingestibile? No, non è un segreto, si sa. E lo dico da mesi. Che ci vogliono le turbine mi sembra chiaro come il sole, ho fatto mille appelli, che deve fare la mia gente?
Il problema delle stalle risale a soli pochi giorni fa, anche in quel caso ho dovuto alzare la voce, invocare rapidità, perché qua ci sono gli allevatori, gli animali, questa terra ha delle peculiarità che vanno conosciute, tutelate, e che non aspettano i tempi maledetti delle scartoffie all’italiana, dei mille passaggi di scrivanie, di mille firme e mille timbri.
La neve. Il Pass della Protezione Civile è crollato la scorsa notte, sotto il peso della neve: tra la gente si è diffuso il panico, complici la paura, lo sconcerto, i disagi quotidiani, il dolore. La neve pesa sulle case e sui monumenti già duramente provati, il danno che era già immenso ora è diventato incalcolabile.
Le macerie ancora invadono il territorio, da mesi si attende che i nostri monumenti vengano messi in sicurezza: adesso è crollata anche la Torre di Sant’Agostino, un simbolo per la mia terra e per il mio popolo, e chissà quanti altri tesori sono andati perduti. Altri, perché tantissimi li avevamo persi dopo il 24 agosto, tanti altri dopo la tragedia del 30 ottobre. Si doveva attendere anche questa del 18 gennaio? Bisogna attendere ancora? Lo diciamo da mesi, mesi!
Questa burocrazia sta uccidendo l’Italia, non solo Amatrice, non solo questo cratere. Da mesi chiediamo la messa in sicurezza di una serie di edifici, settimana dopo settimana si rimanda, si attende l’ennesimo timbro, l’ennesima firma, l’ennesimo dannatissimo parere, mille giri di carte e di autorizzazioni, e intanto la nostra terra continua a subire una devastazione senza precedenti.
Qualcuno dovrà assumersi la responsabilità per le nostre Chiese crollate, per i nostri campanili caduti, per le nostre persone che soffrono ancora, e da oggi si deve cambiare musica.
Ecco perché ora basta. Basta con le carte, basta con la burocrazia, questo evento catastrofico deve segnare un cambio di passo per tutto il Paese, ora, subito, non domani o dopodomani, o la settimana prossima, o fra un mese. Ora. Adesso.
Ho invitato ad Amatrice i Parlamentari, sono venuti, si sono resi conto della situazione. Vanno approntati gli strumenti normativi idonei a fronteggiare tutto con celerità, ogni giorno che passa è uno scivolare sempre più giù. Questa tragedia deve essere il punto di non ritorno, i libri di storia dovranno raccontare ai posteri come l’Italia sarà cambiata completamente dopo tutto questo, l’Italia deve essere in grado di mostrare al mondo come si fanno le cose, una volta per tutte. Da adesso. Se vogliamo siamo una grande Nazione e un grande popolo.
(Il Tempo 19 gennaio 2017)


Inviato dal Veloce promemoria


Terremoto

Se sento ancora qualcuno criticare Berlusconi e Bertolaso per come hanno gestito il terremoto a L’Aquila mi incazzo.

Vedere  quei poveretti dopo mesi ancora sotto le tende e per di più sommersi dalla neve e senza corrente, massacrati inoltre  da una burocrazia stupida ed inumano grida vendetta. In tanti mesi sino stati solo capaci di consegnare, ad estrazione come in una riffa,  solo venti casette ed un centinaio di container.Errani dovrebbe avere solo il coraggio di dimettersi. 👿


…e io pago!

Gli italiani sono stufi di pagare.
Questa volta non parlo del solito esborso per recupero ed assistenza ai clandestini, cui si sta aggiungendo anche il costo del rimpatrio per quanti non hanno diritto a restare, ma di una semplice legge di mercato.

L’Unità è già stata salvata due volte, ma ora è nuovamente sull’orlo del fallimento.
Perché dobbiamo sborsare altri soldi per salvarla? Premesso che sono contrarissima al finanziamento pubblico dell’editoria, un giornale che pur finanziato non vende significa che non viene apprezzato dal lettore/cliente, quindi perché perseverare nel foraggiarlo?

Lo stesso dicasi per Alitalia, tenuta in piedi per cosa? In nome dell’italianità del servizio? Non ha alcun senso. Per sottrarre soldi mediante tassazioni inique ad aziende ben gestite che producono utili dirottandoli su baracconi decotti che ingrassano solo i loro manager?

Questo è il sistema migliore per far fallire al più presto l’Italia.


Teoremi

Come enuncia Poletti: c’è più lavoro se aumentano i disoccupati.

Global warming: se la temperatura cala (Asiago ha registrato stanotte oltre 31 sotto lo zero) il riscaldamento è maggiore.

Ah, anche le tasse sono diminuite, però paghiamo di più.
Qualcosa non mi torna 


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Slot machine

Martedì mattina è il giorno in cui mio marito gioca le schedine del lotto valevoli per tutta la settimana, un’abitudine presa da suo padre, quando ancora l’estrazione avveniva nella giornata del sabato. Ora lo stato ha bisogno di spennarci un po’ di più, quindi le estrazioni sono diventate prima due, quindi tre. Comunque, ha azzeccato vari ambi e qualche volta perfino dei terni, ma nel totale mi sa che in ogni caso ci perde, però è una tradizione alla quale non intende rinunciare, anche perché le somme destinate allo scopo sono esigue.
Sia a Bolzano che a Milano per questa “incombenza” ci rechiamo dal tabacchino e qui mi sale l’indignazione mista a tristezza. In ciascun negozio infatti ormai troneggiano quelle infernali slot -machine, in posizione un pochino defilata, in un retrobottega appositamente attrezzato oppure nascoste anche solo da un paravento per celarle alla vista dei ragazzini.
Però chi sono gli avventori più assidui?
I pensionati.
Li vedi in piedi o seduti sugli sgabelli, secondo lo spazio messo a loro disposizione, con gli occhi fissi sulle ruote che girano, premendo i tasti o abbassando leve in maniera compulsiva e molti di loro dilapidano letteralmente la pensione in questo gioco stupido in cui non serve alcuna abilità ma c’entra solamente la fortuna che, come in un qualsiasi gioco d’azzardo, è sempre a favore del banco.
Non credo che i pensionati si accaniscano a giocare alle macchinette solo per vizio: in qualche modo c’entra anche la speranza di poter afferrare l’occasione per rimpinguare un poco le scarse entrate, ma non si accorgono invece che stanno perdendo su tutta la linea. Pochi sono infatti quelli che si pongono un limite alle giocate. Molti invece continuano, arrivando al limite della patologia, indebitandosi anche pesantemente e cadendo a volte nelle grinfie degli usurai.
Non sono quindi solo i giovani ad essere attirati, e quindi difesi, dall’azzardo, ma tutti i soggetti cosiddetti “deboli”, tra i quali vanno annoverati appunto gli anziani. E questi ultimi, più bassa è la loro rendita, più sperperano soldi.
Il danno poi è ancora maggiore in quanto stanno proliferando ovunque anche le sale gioco e quelle di scommesse, pubblicizzate continuamente in TV con immagini accattivanti, per non parlare dei vari siti internet (questi sí frequentati maggiormente dai ragazzi).
E lo stato cosa fa per difenderci?
Assolutamente nulla, perché non intende certo rinunciare ad una cospicua fetta di guadagni.


Inviato dal Veloce promemoria


Social

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Sono iscritta a qualche social: twitter, instagram, google+ e naturalmente facebook, ma nessuno di questi mi entusiasma.

Instagram lo tengo perché ogni tanto vi posto le foto della mia città, di Milano, dei luoghi e dei locali che ho frequentato.

Twitter più che altro per seguire qualche sito che mi interessa (non molti, per la verità), non mi garba più di tanto e sto pensando di disiscrivermi.

Google + è un’imitazione malriuscita di Facebook, almeno secondo la mia opinione.

Frequento maggiormente facebook…e là scatta il divertimento.

Già, perché è un vero covo di vipere, specialmente tra le donne.

Amiche che fino a poco tempo fa si frequentavano anche di persona e che ora si detestano cordialmente tanto da chiamarsi reciprocamente “befana” e “ciabatta” e che si sono bannate vicendevolmente, salvo poi essere perfettamente a conoscenza di quanto una scrive dell’altra, il che significa pure che hanno dei doppi (o tripli) profili.

Tutto perché in quel grande pollaio che è diventato quel social non c’è posto per due galline faraone che vogliono prevalere l’una sull’altra, a colpi di “like” e del numero di follower.

Essendo “amica” di ambedue, mi diverto a leggere le vicende che le vedono protagoniste su fronti contrapposti. Fa specie, perché sono ambedue donne intelligenti e pure belle, che postano anche cose interessanti ma che, pur definendosi liberali (una addirittura libertaria), non accettano eventuali idee discordanti e tanto meno il contraddittorio.

Tra gli uomini, non è che sia diverso, e quando si discute di politica o di calcio le offese sono all’ordine del giorno…

Quanto è meglio il blog…

Più rilassante 🙂

Scrivo quello che voglio, ciascuno è libero di commentare quanto vuole, non si è costretti ad essere reciprocamente “amici”, non c’è neppure quella censura bigotta di Facebook, che tempo addietro aveva addirittura cancellato l’immagine di Kim Phuc (la bimba che correva nuda in quanto aveva la pelle bruciata dal napalm) ritenendola pedopornografica.

Poi da quando anche sullo smartphone ho scaricato wordpress e posso postare direttamente da là, senza essere vincolata al PC, tutto è più agevole (connessione permettendo).

Qui è veramente “casa mia”.

Scrivo quello che mi passa per la mente, metto poesie, immagini, musiche e frasi che mi hanno particolarmente colpito, a volte anche fatti di cronaca che mi hanno fatto incazzare, senza che per questo voglia convincere qualcuno a condividere le mie convinzioni.

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Su facebook c’è gente che si scanna per un like in più e si adonta se non glielo metti…qui ciascuno è libero di agire come crede.

Ti piace e me lo segnali? Sono contenta, grazie.

Non ti piace? Beh, non si può essere d’accordo con tutti :-).

Ti è piaciuto il post e ti sei dimenticato di mettere il “mi piace”? Lo metterai la prossima volta.

Non è certo il caso di farsi venire il mal d fegato per questo. Ci sono cose assai più importanti.

Tutto sta nel prendere i social con la dovuta leggerezza, cautela e moderazione, ignorare le voci cattive e, se un sito proprio non piace, basta passare oltre.

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Revival

E di colpo mi ritrovo a vivere nei favolosi  ’70, a bordo di un maggiolone. 

Risentire nell’abitacolo l’odore della benzina e dell’olio, ascoltando il rombo del motore… che emozione 🙂 ❤


I viaggi

Ma forse mancano i viaggi più straordinari. Sono quelli che non ho mai fatto, quelli che non potrò mai fare. Restano non scritti, o chiusi in un loro segreto alfabeto, sotto le palpebre, la sera.

Poi arriva il sonno, e si salpa.

Antonio Tabucchi

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Barboni

Milano, ieri.
Freddo.
Un’aria tagliente che ho avvertito principalmente sul viso, anche se era affondato letteralmente nella sciarpa. Pure le mani ben inserite nelle tasche del giaccone imbottito erano gelide.

Camminavo in fretta, così mi sembrava di percepire meno la morsa del gelo.

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Ogni tanto, sulla strada, i giacigli di qualche clochard.
Una volta li si chiamava “barboni”, senza tanti giri di parole, ma clochard è più “romantico”: cambia il termine, ma la sostanza è la stessa.
Si vedevano in giro, con i cappotti laceri, berrettoni informi sul capo con i punti di lana un poco smagliati, un sacchetto di plastica dal quale affiorava un pack di vino, un po’ di pane, una cartata di mortadella, raramente chiedevano l’elemosina, l’occhio puntato a terra per ghermire in fretta una cicca ancora abbastanza lunga per essere fumata. Tempo addietro all’ora di pranzo si mettevano ordinatamente in fila alla mensa di san Francesco presso Piazza Concordia o al Pane quotidiano in viale Monza.

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Ora lo fanno sempre meno spesso, perché il loro posto è stato preso dai nuovi “poveri”, ragazzoni di colore con tanto di giacche a vento, gilet in piuma, jeans, scarpe da tennis e l’immancabile smartphone, radunati in gruppi chiassosi, tanto i barboni erano riservati, quasi a voler passare inosservati.

E ogni tanto li vedi in un cantone , avvolti in coperte o vecchie trapunte, sopra un pavimento di cartoni che li isolano dal marciapiede, a volte con un cagnetto a far loro compagnia, col quale dividono quel poco che hanno. Oppure, se il tempo lo permette, in piccoli gruppetti al parco, su una panchina, passando di mano in mano il cartone di vino dozzinale.
Qualcuno però è ancora vestito decentemente: fa parte di quanti hanno perduto il lavoro e cercano di mantenere la loro dignità, un minimo di decoro. Sono quelli che pur dormendo per strada frequentano comunque le docce presso le istituzioni caritatevoli, sempre sperando di trovare un’occupazione qualsiasi che permetta loro di rialzarsi dalla situazione nella quale sono precipitati.
Qui a Milano i posti letto per la notte non mancano, ma il vero barbone rifiuta di usarli preferendo la propria indipendenza. Poi ci sono altri che non vogliono (o possono) utilizzarli perché non gradiscono essere registrati ed identificati.
Ricordo ancora una notte di novembre a Torino : sotto i portici una serie di scatoloni con una piccola apertura per far circolare l’aria; tante piccole “abitazioni” per questi derelitti che di giorno, non so in quale modo, le facevano sparire.

barboni-del-centro-foto-versienti1-2Oggi in via San Pietro all’Orto non c’era il solito giaciglio disordinato: tutto era stato ricoperto con un plaid ed accatastato in perfetto ordine, come il famoso “cubo” che facevano i militari nelle camerata. Il “proprietario” però non si vedeva, forse era in giro per cercare di rimediare qualcosa.

Molti passano le notti a Linate, all’aeroporto: caldo in inverno, fresco d’estate: non sarebbe consentito, ma se gli “ospiti” si comportano bene e non litigano, i sorveglianti lasciano correre, però al minimo sgarro, buttano fuori tutti.

Le giornate invernali invece le passano nelle biblioteche: sono luoghi caldi e tranquilli, c’è il wi-fi e si può ricaricare il telefonino. Inoltre ci sono i servizi igienici molto puliti. Poi si può leggere, si possono visionare filmati, ci sono i quotidiani da sfogliare per tenersi aggiornati e per leggere gli annunci economici: qualcosa magari può sempre saltare fuori.

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Sul tram, un bravo violinista passa con disinvoltura dalla “Ciaccona” di Bach a “O mia bèla Madonina”, passando per la “Cumparsita” ed un valzer musette eseguito a pizzicato. Gli chiedo se è ungherese, dato che gli tzigani sono maestri nel suonare questo strumento. Mi risponde, in un italiano abbastanza buono, che è polacco, che ha studiato per dieci anni al conservatorio e sembra essere più contento del fatto che gli abbia rivolto la parola che delle monete che gli ho offerto.

A volte, per queste persone, un cenno di attenzione vale più del denaro. Spesso vorrebbero rendersi invisibili, ma è sufficiente una frase, un cenno, un sorriso e subito si crea una certa empatia.


Il viaggio

screenshot_2017-01-11-18-32-35La vita è un viaggio sperimentale fatto involontariamente.

È un viaggio dello spirito attraverso la materia, e poiché è lo spirito che viaggia, è in esso che noi viviamo. Ci sono perciò anime che hanno vissuto più intensamente, più largamente, più tumultuosamente di altre che hanno vissuto la vita esterna.

Conta il risultato.

Ciò che abbiamo sentito è ciò che abbiamo vissuto. Si ritorna stanchi sa un sogno come da un lavoro reale. Non si è mai vissuto tanto come quando si è pensato molto.

Fernando Pessoa


crescere


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“Tanta fretta di crescere, e poi?…E poi capisci che essere bambini e’ la cosa più bella del mondo”.
(James Matthew Barrie  ” Le avventure di Peter Pan ” )

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FAI LA GIRAVOLTA


…falla un’altra volta.
Se l’altro giorno sghignazzavo, ieri mi rotolavo letteralmente dalle risate per la figuraccia di Grillo.
I M5S (o meglio il guru ed il suo compare) hanno effettuato l’ennesima giravolta dopo la smusata ricevuta da Verhofstadt, ritornando a capo chino e coperto di cenere da Farage che li terrà in posizione subordinata, facendoli rinunciare a varie prerogative che detenevano, tra le quali la vicepresidenza del gruppo.
Ora è chiaro a tutti che la votazione per aderire all’ALDE era dettata da motivi puramente economici. Coloro che passavano per duri e puri, che gridavano “onestà, onestà ” altro non sono che politici come tutti gli altri, alla ricerca di fondi e di poltrone.
Oltre all’aumento dei finanziamenti europei, c’era di mezzo qualche poltrona nel M.I.P. (Mercato Interno Protezione ) che regolamenterà l’e-commerce cui era interessato Casaleggio jr, però questa volta hanno fatto male i calcoli e si sono dimostrati “professionisti del dilettantismo “. Intanto un eurodeputato, Affronte, ha lasciato il movimento trasmigrando presso i verdi (per intenderci, quelli rossi dentro). Resta da vedere se pagherà la penale come sottoscritto all’atto dell’elezione, ma certamente invocherà la scusante che il patto firmato non ha validità in quanto le caratteristiche del movimento sono molto cambiate.
Chissà se ora molti seguaci del M5S si renderanno conto del comportamento anguillesco di Grillo: qualcuno lo aveva definito “idealista “, quando invece è solo un opportunista pronto a cambiar bandiera secondo come soffia il vento. Lo si è visto tempo addietro con l’immigrazione, recentemente con l’avviso di garanzia ed ora con questo doppio salto mortale in cui si denota chiaramente che le votazioni on-line degli adepti non sono che fumo negli occhi.

Inviato dal Veloce promemoria


La salute innanzitutto


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Leggo che il ministero della Sanità ha mandato l’ispezione all’ospedale di Nola per via dello scandalo dei malati che sono stati visitati mentre erano stesi sul pavimento in quanto i posti letto erano tutti occupati e c’era perfino carenza di barelle, tanto da dover utilizzare quelle delle ambulanze. Leggo inoltre che tre dirigenti sono stato sospesi, il capo del Pronto Soccorso, il direttore e il responsabile dell’area emergenze per “carenza di comunicazione”. In poche parole, bastava avvisare della carenza di letti e barelle e chi di dovere avrebbe provveduto. Poco importa che la situazione fosse stata già denunciata nel 2015, ma senza ottenere riscontro.  

Chi tuona più di tutti poi è il governatore della Campania. Bello fare le prediche ed invocare il pugno di ferro quando le colpe ricadono maggiormente in alto loco. 

Grazie alla spending review, il pronto soccorso di una zona limitrofa era già stato soppresso e quello di Nola si è trovato a far fronte alle emergenze con soli 107 posti letto a disposizione con un bacino di utenze di oltre 600 mila persone. I medici cosa dovevano fare in questo caso? Rimandare i malati a casa dichiarando il “tutto esaurito”? A questo punto, meglio visitare i pazienti sul pavimento, e per uno hanno dovuto perfino usare un defibrillatore.

Si calcola che in Italia ci siano 3,5 posti letto ogni mille abitanti, mentre la media europea si attesta sui 5,5 posti/1000. Nola quindi è abbondantemente distante da queste medie, ma non certo per colpa di medici e dirigenti, che in pratica fungeranno da capri espiatori mentre i soliti politici con il culo al caldo (scusate il francesismo) la sfangheranno come al solito, giocando allo scaricabarile.

Questo avviene perché molte persone utilizzano il pronto soccorso come sostituto del medico di famiglia anche per disturbi che non necessitano di ricovero: un’influenza ad esempio rientra tra questi casi. Per un simile malanno non mi sono mai sognata di ricorrere all’ospedale, né per me né per miei figli anche quando erano piccoli, anche perché un malato che esce di casa con la febbre a 39 rischia sia di beccarsi una broncopolmonite aggravando la sua patologia, sia di infettare altri che influenzati non sono (a dire il vero, non dovrei nemmeno fare testo, perché in ogni caso sono piuttosto restia a recarmi dal medico, me ne sto a casa aspettando che passi). 

C’è però da dire che in altri tempi il medico di famiglia veniva anche a visitare a domicilio, cosa che ora non avviene più: forse lo fa ancora qualche pediatra, ma non tutti.

In pronto soccorso poi si verifica il caso che il dottore è obbligato in ogni caso a visitare il paziente, qualunque sia il disturbo che avverte: anche solo un’occhiata, ma gliela deve dare, in quanto è personalmente responsabile.

Per alleggerire i reparti di pronto soccorso il metodo ci sarebbe: far pagare un ticket sostanzioso a chi si presenta per qualcosa che potrebbe benissimo essere effettuata o dal medico di famiglia o anche solo in farmacia, lasciando quindi maggior spazio ai casi più gravi.

C’è però una cosa che non riesco a capire: il ministero della Sanità (anzi, della Salute come lo chiamano adesso) manda gli ispettori ed i carabinieri del NAS, poi il ministro stesso – Beatrice Lorenzin – dice che lei sta dalla parte dei medici e che è sicura che a loro non debba essere addebitata alcuna responsabilità.

Intanto i poveri cristi del 118 si beccano insulti ed improperi, manco fossero quegli assenteisti che usufruiscono dei finti permessi o che timbrano il cartellino e poi si recano a fare i cavolacci loro.


Le comiche finali

Mezza Italia sta sghignazzando.
Il guru aveva deciso di abbandonare il gruppo di Farage per approdare in ALDE, gli accoliti avevano votato on line in conformità al suo volere, sempre ammesso che tutti avessero capito cosa significasse trasmigrare da un gruppo all’altro (i maligni affermano che sia stata solo una questione di finanziamenti, ma un puro che va sbraitando “onestà onestà ” non può abbassarsi a tanto 😅  ), ma nessuno aveva previsto la risposta di Guy Verhofstadt che nel suo gruppo LIBERALE (?!?) del quale fa parte pure Prodi 😉 i grillini proprio non li ha voluti.
Allora il guru cosa ha escogitato?
“Tutta colpa dell’establishment: hanno paura di noi perché abbiamo fatto tremare il sistema “.
Per la serie : “ce ne hanno date tante, ma quante glie ne abbiamo dette”.
E certi, tutti tremano, ma per le risate.


Inviato dal Veloce promemoria