In giro per Milano
Dopo aver mangiato in corso Como (i soliti buonissimi tranci della pizzeria Garibaldi), una breve sbirciata al nuovo centro Feltrinelli dalla forma piramidale. Ormai la costruzione è terminata, mancano solo pochi dettagli. È singolare guardare attraverso i finestroni e vedere le case sull’altro lato della strada.
Cosa c’è di meglio per rallegrare una giornata grigia? Dei bei graffiti colorati. Ed eccoli qui, dipinti sui muri di una vecchia casa dalle finestre sbarrate e murate, che qualcuno aveva anche cercato di forzare, desistendo quando ha visto che dietro ai mattoni c’erano anche delle robuste sbarre.
Poi un giro verso via San Marco. Prima c’è la Conca dell’Incoronata, o Conca delle Gabelle, ultimi resti della Martesana in città, con l’ultima chiusa e l’ultimo ponte originali dell’epoca. La conca venne costruita per ovviare alla differenza tra i corsi d’acqua della Martesana e quella degli altri Navigli milanesi, e fu costruita ai tempi di Ludovico il Moro – come ricorda una targa in pietra – con la supervisione di Leonardo da Vinci. Ora, dove scorreva l’acqua, c’è una serie di casette per i gatti con le relative ciotole.
Proseguendo per la via, dove un tempo c’era il Tombon di San Marc, ossia un porto fluviale con darsena,
vediamo una serie di sette altissimi silos esternamente arrugginiti.
Una gentilissima signorina ci invita ad entrare e ci accoglie un’atmosfera da film horror (non entrate in quella porta 🙂 ) : tutto buio, tranne un po’ di luce che filtra dall’alto, nel primo silos un grande metronomo che batte il tempo, a seguire una serie di cerchi con lampade a forma di candela che illuminano fiocamente gli interni, una musica leggera come corde vibranti d’arpa, le pareti di un vano sono interamente ricoperti da specchi, il passaggi tra un silos e l’altro diventa sempre più stretto finché nell’ultimo silos vediamo un inginocchiatoio ricoperto da velluto consunto (“Per ringraziar Dio di essere uscita” dice con spirito macabro mio marito.
Usciamo, ed alla fine di via San Marco, in lontananza si scorge la guglia Unicredit, che si staglia contro il cielo plumbeo quasi fosse un disegno.
Per finire, una capatina a Brera, al bar Jamaica,
un tempo (anni ’50) frequentato da artisti e scrittori: di esso resta l’arredo originale dell’epoca ed il nome: l’atmosfera, purtroppo, non c’è più.
http://www.jamaicabar.it/storia/
(le foto in bianconero sono tratte da internet)
23 novembre 2016 | Categorie: cronache da Milano | Tags: bar Jamaica, Brera, Conca dell'Incoronata, Piramide Feltrinelli, Tombon de San Marc | 13 commenti
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