Il viaggio – Gianmaria Testa
Dentro l’acqua di questo torrente
così limpida e veloce scenderò,
fino a quando la mia montagna,
fino a dove questa montagna
si farà pianura,
molto lontano da questo cielo
così vicino che lo puoi toccare,
fino al punto esatto,
fino al punto dove
il fiume accarezza il mare,
ma chissà
dove il fiume incontra il mare.
Tutte le stelle di questa montagna,
così piccole e vicine saluterò
fino a quando dalla pianura,
fino a quando non potranno
più sentire
e saro lontano da questo cielo,
così lontano da non poterci tornare,
molto vicino al punto,
al punto esatto dove
il fiume accarezza il mare,
molto vicino al punto,
molto vicino a dove
il fiume incontra il mare,
ma chissà
dove il fiume incontra il mare.
…e il viaggio ti sia breve…
Uno dei cantautori che più amo, ci ha lasciato troppo presto…
che le mongolfiere ti portino dove tu desideri
Lasciano tracce impercettibili
le traiettorie delle mongolfiere
e l’uomo che sorveglia il cielo
non scioglie la matassa del volo
e non distingue più l’inizio
di quando sono partite
sopra gli ormeggi e la zavorra sono partite
tolti gli ormeggi e la zavorra
sono partite
A guardarle sono quasi immobili
lune piene contro il cielo chiaro
e l’uomo che le sorveglia
adesso non è più sicuro
se veramente sono mai partite
oppure sono sempre state lì
senza legami, colorate e immobili
così
Anche noi, anche noi
con gli occhi controvento al cielo
abbiamo cercato e perso
le tracce del loro volo
dentro le nuvole del pomeriggio
nei pomeriggi delle città
ma chissà dove è incominciato tutto
chissà
Anche noi, anche noi
con le mani puntate al cielo
abbiamo inseguito e perso
le tracce del loro volo
anche noi, anche noi
nelle nuvole del pomeriggio
nei pomeriggi delle città
ma chissà dove è incominciato tutto
chissà
alla finestra
Non basta aprire la finestra,
per vedere la campagna e il fiume.
Non basta non essere ciechi,
per vedere gli alberi e i fiori.
Bisogna anche non aver nessuna filosofia.
Con la filosofia non vi sono alberi:
vi sono solo idee.
Vi è soltanto ognuno di noi,
simile ad una spelonca.
C’è solo una finestra chiusa,
e tutto il mondo fuori;
e un sogno di ciò che potrebbe esser visto,
se la finestra si aprisse,
che mai è quello che si vede,
quando la finestra si apre.
Fernando Pessoa
Teorie
Tra le tante “teorie” lette su internet, mi ha colpita quella per cui il Belgio si è MERITATO gli attentati per il suo passato “colonialista” e per lo sfruttamento delle risorse africane.
Bene, ero bambina quando vidi su un settimanale l’immagine raccapricciante di soldati belgi che giocavano a calcio con la testa mozzata di un africano, immagine che mi perseguitò per parecchi giorni: nessuna differenza con i terroristi jihadisti che hanno fatto altrettanto le teste tagliate dei loro prigionieri.
Crudeltà gratuita, efferatezza, certamente, e senza dubbio l’occupazione belga fu tra le più feroci, però questo nulla ha a che fare con gli attentati avvenuti a Bruxelles. Del resto il colonialismo ha causato moltissime vittime, sia che i conquistatori fossero i sunnominati belgi, oppure francesi, inglesi, tedeschi, olandesi o italiani (da sfatare il mito del buon italiano: andiamolo a chiedere, per esempio, ai parenti degli eritrei uccisi con l’iprite).
Avrei “forse” potuto avallare questa tesi se i terroristi fossero stati congolesi con credenze religiose di tipo animista. Erano invece islamici nordafricani (marocchini, tunisini, algerini, magrebini) animati da un fanatico odio religioso.
Le fila di questo terrorismo non hanno origine in Africa, ma nel Medioriente.
E guarda caso, questi gruppi terroristici sono finanziati, più o meno velatamente, dai più ricchi paesi petroliferi: Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Emirati vari che certo non sono vittime dello sfruttamento ad opera degli europei.
E chissà perché moltissimi mass-media parlano esclusivamente di “terrorismo” puro e semplice, dimenticando di aggiungere la qualifica di “islamico”. Paura di passare per islamofobi (reato perseguibile grazie a chi ci governa)?
Allora, come definire un tale che si fa esplodere urlando come un invasato “Allah akbar”?
Pietà
Dichiaratamente e consapevolmente agnostica (e pure l’ateismo, in quanto presa di posizione, in fondo è una ideologia), ho avuto l’ennesima riprova che Dio non esiste. Sia chiaro che ho il massimo rispetto per chi crede: io semplicemente, specialmente davanti a certe notizie, non ci riesco.
Non bastavano gli attentati in Belgio della scorsa settimana.
Come si fa a compiere una strage di bimbi e delle rispettive mamme in un parco giochi a Lahore nel giorno di Pasqua?
Che differenza c’è tra una madre pachistana con il suo piccolo morente tra le braccia
ed una Madonna con Cristo nel grembo?
Come si fa ad accoltellare a morte un correligionario solo perché augura Buona Pasqua a dei cristiani?
Se un Dio esiste, perché permette simili efferatezze?
Cristo sarà anche risorto, ma quanti umani sono morti, quanti bambini innocenti?
No, Dio non esiste: esiste invece il Male, il Male assoluto, perché solamente il Male assoluto può accanirsi contro piccoli esseri indifesi.
E se Dio davvero dovesse esistere, che stramaledica in eterno quei vigliacchi e faccia passare loro tutti i tormenti possibili ed immaginabili.
Responsabilità
Apro il cassetto del mobile della cucina: è pieno di coltelli. Grandi, medi, piccoli, a lama liscia, ondulata o seghettata.
Mi servono per affettare il pane, per tagliare la carne, sminuzzare le verdure: con questi di certo non ammazzo nessuno.
Se li usassi per uccidere, la sola responsabile sarei io, non certo il fabbricante o il negoziante che me li ha venduti.
È la volontà umana la sola responsabile delle uccisioni. Chi vuole ammazzare, usa qualsiasi cosa a sua disposizione, e la riprova è che le bombe che hanno devastato Bruxelles erano artigianali, costruite con materiali che ciascuno può procurarsi tranquillamente con poca spesa in qualsiasi supermercato o drogheria.
E responsabili delle guerre sono gli stati ed i loro governanti, che le scatenano per i più svariati motivi.
Le armi quindi sono solo un mezzo.
Dedicato a quel tizio biancovestito che dà la colpa dei massacri e delle guerre ai fabbricanti di armi.
—
Inviato dal Veloce promemoria
L’irriverente
Irriverente, irridente,sarcastico, ironico, surreale, grottesco, ma sempre con molta intelligenza.
Si sprecano gli aggettivi per questo straordinario attore
Chissà se ha fatto l’ultimo sberleffo alla morte?
Ciao Paolo, ci mancherai.
Paure
Avevo preparato per Pasqua un post con le solite immagini carine: uova colorate, coniglietti, colombe bianche, auguri scintillanti, ma quest’anno proprio non me la sono sentita di condividerlo. Allora l’ho sostituito con questo:
Non ci avranno, non ci prenderanno con il terrore.
Le nostre paure vanno affrontate.
Prendiamole per il collo, guardiamole dritto negli occhi senza abbassare lo sguardo e … stringiamo forte, fino a soffocarle.
si vis pacem, para bellum
Sono in attesa che i terroristi islamici facciano altri attentati.
Nel frattempo mi sono premunita:
ho fatto scorta di ceri, gessetti colorati, drappi arcobaleno, torce, bandiere di ogni nazione da postare in sovrimpressione sul profilo facebook.
Sono sicura che con tutti questi aggeggi i terroristi prenderanno una paura del diavolo.
Ma forse è meglio dotarsi di qualcosa di più “concreto”.
La fine e l’inizio
Dopo ogni guerra
c’è chi deve ripulire.
In fondo un po’ d’ordine
da solo non si fa.
C’è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.
C’è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.
C’è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c’è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.
Non è fotogenico
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono già partite
per un’altra guerra.
Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.
C’è chi con la scopa in mano
ricorda ancora com’era.
C’è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata.
Ma presto
gli gireranno intorno altri
che ne saranno annoiati.
C’è chi talvolta
dissotterrerà da sotto un cespuglio
argomenti corrosi dalla ruggine
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.
Chi sapeva
di che si trattava,
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.
Sull’erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c’è chi deve starsene disteso
con la spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.
Wisława Szymborska
22 marzo
Oggi è un altro di quei giorni in cui non si sa se piangere in silenzio o urlare dalla rabbia. Oggi è un’altra data da aggiungere a quelle altre tristissime dei precedenti attentati. Non parlo solo di quelli recenti a Parigi a Charlie Hebdo il 9 gennaio 2015 e ancora Parigi il 13 novembre 2015 al Bataclan ed allo stadio. O quello al museo ebraico di Bruxelles del 24 maggio 2014.
Parlo degli altri attentati, dei quali la gente non ha più memoria, come Madrid l’11 marzo 2004 o Londra il 7 luglio dell’anno seguente, nelle stazioni ferroviarie o delle metropolitane.
Oppure degli attentati che noi consideriamo con minor attenzione, in quanto compiuti in Nigeria o altri stati africani e mediorientali in quanto lontani fisicamente dalle nostre realtà: ma sempre di matrice islamica e terrorista si tratta, spesso con bambine usate come bombe umane.
La conta dei morti durante la giornata si è fatta sempre più pesante, l’ultimo dato ne enumera 34 tra l’attacco all’aeroporto e quello alla metropolitana ed oltre 200 feriti.
Noi europei questa gente l’abbiamo fatta entrare senza che possedesse i requisiti, le abbiamo dato casa, vitto, assistenza sanitaria, argent de poche (in alcuni stati anche un reddito di cittadinanza); abbiamo accettato perfino che non lavorassero, e per tutta risposta cosa abbiamo ottenuto? Disprezzo, mancanza di rispetto, arroganza.
Allora abbiamo perseverato nel dispensare loro altre concessioni: luoghi di culto, anche se le moschee si sono dimostrate posti ove fare proselitismo.
Abbiamo rinunciato a nostre tradizioni, religiose e culinarie, concesso le consulte nelle votazioni comunali affinché pure loro avessero voce e per tutta risposta, abbiamo ottenuto ancora maggiore arroganza nelle loro PRETESE.
Già, perché è nella loro natura disprezzare chi si mostra condiscendente verso di loro, scambiando per debolezza la nostra tolleranza nei loro confronti: e l’ultima dimostrazione di debolezza la darà Giovedì Santo il papa, lavando i piedi a questi clandestini musulmani.
Decenni fa Livia Turco, alle prime “invasioni” disse testualmente: aspettiamo le seconde e terze generazioni…si integreranno.
Balle: i primi immigrati, ancora poco numerosi, rispettavano le leggi per paura di essere rimandati nelle loro nazioni e che venisse tolto loro quel poco di lavoro che facevano: commercio ambulante (vu cumprà…) o quei lavori che, si diceva, gli italiani non volevano più esercitare (pulizie, magazzinaggio etc).
I loro figli hanno studiato nelle nostre scuole ed ora, istruiti e con la pancia piena, possono dedicarsi non all’integrazione, ma all’integralismo, se non alla DISintegrazione di noi europei. I terroristi che hanno compiuto attentati in Belgio erano tutti cittadini con passaporto europeo.
Ormai sono convinta che l’islamico moderato non esista: nel migliore dei casi è là che aspetta che il suo confratello con la vocazione al martirio faccia il lavoro sporco, per poi goderne i frutti. Non paghi di quanto noi italiani abbiamo sopportato fino ad oggi e che dovremo ancora sopportare, i nostri governanti, che fino ad oggi hanno pensato solo ai matrimoni gay ed alla stepchild adoption, oppure a salvare le banche, vogliono concedere la cittadinanza a chiunque nasca sul suolo italiano.
Quei prelati che parlano ancora di integrazione, come oggi fa mons. Galantino non considerano che non si può integrare chi non vuole essere integrato: non so in quale mondo vivano questi preti, non so se sanno (ma credo che lo sappiano benissimo) che gli islamici ci considerano infedeli, quindi da sterminare tutti, che hanno idee retrograde, specie nei riguardi delle donne; l’integrazione è solo una favoletta che ci hanno raccontato fino ad oggi per tenerci buoni, ma ora essere buoni significa solo essere c…retini (il termine sarebbe stato un altro…).
Ed Enrico Mentana, che mi è sempre stato cordialmente antipatico, oggi ha acquisito nuova stima presso di me, quando ha “tagliato” il video delle dichiarazioni della presidente Boldrini, dicendo che le sue parole ce le risparmiava.
Basta buonismo, basta accoglienza indiscriminata, basta criticare chi erige muri.
E quando sento un premier (purtroppo il nostro) che enuncia “Chi si illude e dice ‘chiudiamo le frontiere’ non si rende conto che i nemici sono già dentro le nostre città”, gli domando solo “ CHI LI HA FATTI ENTRARE?”.
La farsa…
Se fossi un cittadino romano elettore di centro destra sarei davvero in imbarazzo.
Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini si erano accordati inizialmente e concordemente sulla candidatura di Guido Bertolaso, poi, come si sa, Matteo Salvini ha fatto marcia indietro, Giorgia Meloni lo ha seguito e si è candidata pure lei.
Cosa ci sia dietro non lo so. Fatto sta che la Meloni prima ci ha frastornato con la storia della maternità che le avrebbe impedito di svolgere con impegno e serietà il compito di Sindaco, poi si è risentita perché Guido Bertolaso (ed a seguire Silvio Berlusconi) le hanno detto di fare solo la mamma, (beata lei che potrebbe farlo tranquillamente), ribadendo che le donne possono fare tutto (e chi lo mette in dubbio? Tante lavorano, allevano figli e curano la casa…). Salvini probabilmente sospettava che, come fa di solito, la magistratura sarebbe intervenuta per stoppare in candidato di centrodestra giusto prima delle elezioni, ma delle indagini su Bertolaso il leader della lega era già a conoscenza, quindi perché approvarlo in precedenza per poi ritrattare? (nb: sappiamo già che qui in Italia certa magistratura interviene ad orologeria; in questo caso, l’inchiesta è ferma dal 2012… non èmai troppo tardi).
Bisogna però dire che Guido Bertolaso, ottimo organizzatore, è anche un gaffeur non da poco e se ne è uscito con delle frasi poco opportune.
Mi sono presa la briga di fare una piccola cronistoria della vicenda delle candidature ricavandola dai giornali.
4 febbraio
Meloni:
mi sfilo dalla candidatura perché incinta
12 febbraio
Meloni:
Bertolaso guiderà un’ampia coalizione di centrodestra. Io capolista Fdi.
13 febbraio
Salvini:
Mai avuto problemi su Bertolaso
16 febbraio
Salvini:
Il candidato ideale non esiste ma ormai c’è, viva il candidato
Meloni:
Fatevene una ragione: Bertolaso e io già al lavoro per ricostruire Roma
18 febbraio
Salvini:
Bertolaso candidato Lega? Ascolterò romani
19 febbraio
Salvini:
Una settimana di riflessione
Meloni:
Bertolaso buon candidato, dispiace per fuoco amico
21 febbraio
Meloni: Nuovo candidato di Salvini? Addio alleanza
22 febbraio
Salvini:
Da Bertolaso troppe uscite infelici
Meloni:
Disorientata da Salvini, basta con tira e molla
23 febbraio
Meloni:
Difficile campagna sotto fuoco amico
24 febbraio
Salvini:
Ascoltiamo i cittadini romani
Meloni:
Io candidata? Extrema ratio
29 febbraio
Salvini:
Bertolaso convinca gli elettori
1 marzo
Meloni:
Bertolaso potrebbe governare, su lui fuoco amico
2 marzo
Salvini:
Bertolaso non è mio candidato, ok se è Meloni
5 marzo
Salvini:
Se romani sceglieranno Bertolaso bene, se no seguiremo altre vie
Meloni:
Ok gazebo ma si facciano subito, tra una settimana
7 marzo
Meloni:
Ok Bertolaso, a dispetto di altri io mantengo la parola
9 marzo
Salvini:
Se vince no a Bertolaso tocca a Meloni
13 marzo
Meloni:
Chiedo incontro risolutivo a Berlusconi e Salvini. Metto a disposizione mia candidatura
Salvini:
No a Bertolaso, sostegno a Meloni se in campo
18 marzo
Meloni
Facciamo le primarie ma entro 15 giorni
Pascale
La Meloni è una raffinata fascista moderna (e Berlusconi ha bisogno di un appoggio “esterno”? mah)
19 marzo
Bertolaso.
Per le primarie siamo fuori tempo
20 marzo
Meloni.
Sono qui per vincere. Spero che Berlusconi mi appoggi: io unica candidata sindaco, Bertolaso city manager. (e qui lo scenario che avevo prospettato: Bertolaso come “badante” della Meloni)
La farsa continua… e tra i due litiganti, come dice il proverbio….
Django – l’originale
Sono una fan di Quentin Tarantino.
Lo so, i suoi film sono violenti, con tanto di quel sangue al limite dello splatter, però mi piacciono incondizionatamente, tanto che ad eccezione dell’ultimo (non ancora uscito in DVD) e di Four rooms, sono tutti presenti nella mia videoteca. Quentin poi è un maestro nell’inserire scene che rimandano ad altri capolavori del passato: ha attinto a piene mani dalla cinematografia statunitense del passato, da quella giapponese e, ultimamente, dagli spaghetti-western (del quale è un grande estimatore), ma spesso ci sono molti riferimenti anche ai suoi stessi film precedenti.
Qualche sera fa quindi ci siamo rivisti il DVD di Django Unchained, e la cosa mi ha lasciato incuriosita: ho voluto quindi informarmi sul Django “originale”, il film di Sergio Corbucci interpretato da Franco Nero.
Detto, fatto: un clic su Amazon e il DVD è stato ordinato, assieme ad altri di quel genere. Il film è del 1966…non so quindi se all’epoca l’avessi visto o meno, credo proprio di no. Solitamente le vecchie pellicole – piene di graffi e pezzi mancanti – venivano proiettate nei cinema parrocchiali, ma questo non era certamente il genere che i preti degli oratòri preferivano far vedere ai ragazzini. In effetti, a parte l’ambientazione davvero squallida, con il protagonista (un Franco Nero che si trascina una bara dietro alle spalle, sporco, lacero ed infangato, ma nonostante tutto davvero bello), i morti sono davvero un’enormità, talmente tanti che non si possono nemmeno contare.
Non racconto la trama: la si può leggere qui sul link https://it.wikipedia.org/wiki/Django .
La colonna sonora – di Bacalov – è davvero bella, non per altro Tarantino l’ha riproposta tale e quale nel suo Diango Unchained (e anche là i morti non si contano 🙂 ).
Inoltre Franco Nero è stato gratificato dallo stesso Tarantino con un cameo nella sua opera, quasi a rappresentare una continuità tra il nostro ed il suo film, un omaggio a quello che hanno rappresentato i western all’italiana nella vita del regista americano.
Beh, mi aspetta una settimana di spaghetti-western… Seguiranno infatti “Diango il ritorno”, sempre con Franco Nero, “Una pistola per Ringo”, “Il ritorno di Ringo” e “Vivi o preferibilmente morti” con Giuliano Gemma. Non saranno all’altezza dei film di Sergio Leone, ma sono comunque una pietra miliare del nostro cinema, apprezzati più all’estero che dai critici nostrani.
AUGURI :-)
I novant’anni di un genio del cinema, che ha fatto sorridere tanti di noi.
Ecco uno dei suoi pezzi più conosciuti.
Auguri, Jerry
Xenofobia
Immagine da “la Stampa”
Xenofobia, ossia paura dello straniero, NON razzismo.
Paura, certo, perché non solo veniamo depauperati dagli “invasori” del benessere che ci siamo creati nel corso di decenni, ma ci derubano anche della nostra identità, delle nostre tradizioni, delle nostre credenze religiose – per chi le possiede -, in sostanza della nostra libertà.
E non è un atteggiamento solo dell’Italia. Le ultime votazioni in Germania hanno visto un sensibile arretramento della CDU e l’incremento dei voti presi dall’AfD (Alternativa per la Germania). Per non parlare di tutti quei paesi che hanno sbarrato le frontiere ai “profughi”. I primi poi a contrastare la politica dell’accoglienza della Merkel sono stati i paesi del gruppo Visegrad (Slovacchia, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, che faticosamente si stanno costruendo un minimo di agiatezza dopo anni di comunismo), affiancati da Austria e Danimarca, mentre misure restrittive sono state attuate anche dalla civilissima Svezia.
Io distinguerei.
Ai confini della Grecia, della Macedonia, del Montenegro ed altri paesi balcanici si presentano lunghe file di persone: sono tutti gruppi di famiglie, con donne, bambini, anziani. Vengono alloggiati in tende nel grande campo di Idomeni (lo chiamano campo della vergogna, ma avete presente la miseria dei popoli che ospitano questi disgraziati? Sono solo un gradino al di sopra di loro, e di più non possono certo fare, mentre il resto dell’Europa e del mondo se ne disinteressa). Hanno anche documenti che conservano gelosamente perché sono l’unica prova che dimostri che sono effettivamente profughi.
Immagine da internet
Poi ci sono gli altri, quelli che arrivano da noi su barconi – o che andiamo addirittura a prelevare – e che partono dalla Libia. La maggior parte giovanottoni robusti, che non patiscono certamente la fame, anzi sono dotati di smartphone e tablets tutti o quasi rigorosamente sprovvisti di documenti. E questi sono i cosiddetti migranti economici che arrivavo nel nostro continente per usufruire del nostro stato sociale e, eventualmente, per avere delle opportunità di lavoro.
Immagine da “la Stampa”
Stazione di Bolzano
Noi certamente non possiamo permetterci di accogliere e mantenere una così grande massa di persone. Si obietterà che i loro paesi sono devastati dalle guerre (ed allora perché non portarsi dietro le famiglie?), ma santo cielo, anche dopo la seconda guerra mondiale l’intera Europa era ridotta ad un cumulo di macerie: Italia Francia per non parlare della Germania: ci siamo rimboccati le maniche ed abbiamo iniziato a ricostruire. Certo, ci sono stati gli aiuti non indifferenti dagli Stati Uniti, ma anche noi versiamo fior di soldi per le varie iniziative benefiche e di investimento nei paesi del Terzo Mondo, solo che non controlliamo come vengano spesi questi soldi, ed a chi vengano destinati. Tanto per fare un esempio, nel 2014 l’Unione Europea ha inviato ben 200 milioni di euro ai palestinesi. Ora viene fuori che i gruppi terroristici palestinesi sono in possesso di un altissimo numero di armamenti, mentre la popolazione soffre la fame…chissà da dove provenivano quei soldi che sono serviti per l’acquisto delle armi… Non parliamo poi dei fondi che sono stati trovati presso le banche svizzere alla morte di Arafat, depositati sui suoi conti personali.
Credo che lo stesso avvenga per altri paesi siti in zone di guerra.
E se personalmente sono disposta che una parte delle mie tasse vadano a soccorrere chi davvero ne ha bisogno, non sono altrettanto disposta a concedere lo stesso trattamento a chi arriva qui e con arroganza pretende senza dimostrare un briciolo di riconoscenza..
questione di soldi
Quello che molti non capiscono.
Non è tanto la questione Euro o non Euro, Lira o non Lira.
Non importa come si chiami la moneta: è sempre un pezzo di carta che rappresenta qualcosa.
Una volta rappresentava le riserve auree (la cosiddetta “convertibilità”); adesso dovrebbe rappresentare la ricchezza di un paese espressa in altri termini: materie prime, fabbriche manifatturiere, beni archeologici ed artistici, turismo, manodopera etc, in poche parole le attività produttive di una nazione.
Ma se uno stato rapace e predatore tassa le attività produttive in un modo asfissiante, costringendole a chiudere e/o a cercare lidi migliori, questa moneta non sarà altro che carta straccia senza valore.
L’unica via per riprendere a crescere è quindi una tassazione equa ed una seria riduzione delle spese correnti, altrimenti impediremo sia lo sviluppo che la crescita, innescando un circolo vizioso per cui meno attività produttive produrranno meno introiti fiscali, il che si concretizzerà in un aggravio di tassazione sulle attività rimanenti e così via…
Caput mundi…
Di questo passo, il centro destra a Roma è votato al suicidio.
Cosa cavolo vuol dire “Meloni sindaco e Bertolaso prosindaco” come va dicendo La Russa?
La Meloni sindaco con Bertolaso quale badante come è successo a Marino nel suo ultimo periodo?
Un sindaco o è tale o è meglio che resti a casa, ammesso che si riesca ad eleggerlo.
La stessa Giorgia Meloni, per dignità, dovrebbe evitare una simile prospettiva.
Per mio conto, se si continua così, ci sarà un ballottaggio tra M5S (con nessunissima esperienza, figuriamoci per governare Roma) e, per l’ennesima volta, ancora il PD…
Noterella
Per scalare la classifica dei libri più venduti occorre essere morti.
Vedi Umberto Eco con il suo libro postumo “Papé Satàn” o Harper Lee con la riedizione de “Il buio oltre la siepe “.
Keith
Lo ricordo con il brano che più mi è piaciuto e che, con le sue annotazioni, fa davvero immaginare di essere sul treno…
Treno che, spero, ti porti i luoghi migliori.
Solitudine
Da bambino sentivo di essere solo, e lo sono ancora oggi, perché conosco cose e debbo riferirmi a cose delle quali gli altri apparentemente non conoscono nulla, e per lo più nemmeno vogliono conoscere nulla.
La solitudine non deriva dal fatto di non avere nessuno intorno, ma dalla incapacità di comunicare le cose che ci sembrano importanti, o dal dare valore a certi pensieri che gli altri giudicano inammissibili.
La solitudine cominciò con le esperienze dei miei primi sogni, e raggiunse il suo culmine al tempo in cui mi occupavo dell’inconscio.
Quando un uomo sa più degli altri diventa solitario.
Ma la solitudine non è necessariamente nemica dell’amicizia, perché nessuno è più sensibile alle relazioni che il solitario, e l’amicizia fiorisce soltanto quando ogni individuo è memore della propria individualità e non si identifica con gli altri.
Carl Gustav Jung
Vergissmeinnicht
Beh, forse la “vera” primavera sta arrivando.
Sono spuntate primule e viole nel prato condominiale e sono fioriti i cespugli delle forsizie.
Sul balcone stanno per germogliare i giacinti e i muscari (qui li chiamiamo “morette”), quindi è ora di rinnovare le piantine annuali che tengo sul terrazzino, tra le prime quelle di nontiscordardime (Myosotis).
Qui noi le chiamiamo ancora alla tedesca, Vergissmeinnicht, che ha il medesimo significato.
Ci sono innumerevoli leggende intorno al particolare nome di questi fiorellini, di per sé insignificanti, se non fosse per il colore azzurro intenso delle loro minuscole corolle al centro delle quali spicca il cuore giallo.
La favola più accreditata è quella del cavaliere che passeggiava lungo un fiume tenendo per mano la sua amata, ma per raccogliere dei fiorellini azzurri per fargliene dono, scivolò e appesantito dall’armatura di metallo non riuscì più a riguadagnare la riva. Ebbe solo il tempo di lanciare un grido alla dama, dicendole appunto prima di annegare “ non ti scordar di me”. E da allora quei minuscoli fiori assunsero quel nome e sono diventati simbolo di fedeltà.
Però presso altri paesi hanno anche il significato di “ricordo delle persone scomparse”, ed in Canada vengono portati all’occhiello per commemorare i caduti della Grande Guerra nella Battaglia della Somme, in Piccardia. Sempre in Canada, sono stati assunti come simbolo del morbo di Alzheimer, causa la degenerazione della memoria che questa malattia provoca.
Dei piccoli fiori da non dimenticare.
Nove marzo
Ho volutamente fatto passare l’otto marzo, con le sue frasi fatte, la sua retorica, le sue celebrazioni, i suoi riti immutabili da anni, le sue mimose, il cui profumo proprio non mi piace, anzi, mi provoca allergia.
Una cosa però mi ha lasciato perplessa. Ricordare Valeria Solesin ci può stare, certo, ma commemorarla quasi fosse un’eroina proprio no (io almeno ho avuto questa impressione). In fondo era una ragazza che in compagnia degli amici e del fidanzato era andata al Bataclan per una serata di evasione. Una giovane vita spezzata, specie se in maniera così tragica, causa sempre dolore e sgomento, ma per “eroina” io intendo qualcosa di diverso, una persona che si sacrifica per gli altri, che dedica la propria esistenza a qualcosa di costruttivo a favore degli altri, senza ricavarne alcun vantaggio personale.
Lo so, magari vado controcorrente, però la penso così.
Cosa ne pensate?