Mattino
Basta quel finissimo filo di luce che filtra dalle persiane non perfettamente abbassate a destarmi.
Non serve guardare il cellulare per vedere che ore siano: so già che è l’alba, circa le 5 del mattino, un grande silenzio intorno.
Mi alzo piano, per non destare mio marito che dorme, anzi, ronfa beatamente, e socchiudo la porta della stanza dietro di me.
In questi momenti mi piace andare sul terrazzo, annusare il profumo dei gelsomini che sono ormai pienamente sbocciati, poi prepararmi il caffè, doppio, ben forte, amaro…
Il chiarore dell’alba ormai lascia il posto all’incendio dell’aurora, dietro le alture del Colle, mentre la luce delle ultime stelle (una forse è Venere? Non ho mai imparato a distinguerle) si spegne lentamente, ma una leggera falce di luna permane ancora sospesa nel cielo.
È difficile esprimerlo, ma in questi momenti mi sembra quasi di percepire la presenza di quanti non ci sono più. Dal balcone vedo le finestre della casa dove abitavo da ragazza: le tapparelle sono sollevate, chi ci abitava si è trasferito e l’appartamento è ancora vuoto, ma io vedo ancora mia madre che annaffia le sue piante, la testa bianca di mio padre che legge il giornale, immagino me stessa in camera mia mentre studio o ascolto i miei dischi preferiti… Presenze, fantasmi, spiriti: chi lo sa?
Intanto anche il cielo ha perso il suo rosseggiare: un azzurro sbiadito, qualche nuvola…ed intanto iniziano i rumori mattutini: automobili che passano, porte che sbattono, passi veloci di gente che si affretta al lavoro.
L’incanto è finito, si torna alla realtà.
Se una mattina io
mi accorgessi che con l’alba sei partito
con le tue valigie verso un’altra vita
riempirei di meraviglia la città
Ma forse dopo un po’
prenderei ad organizzarmi l’esistenza
mi convincerei che posso fare senza
chiamerei gli amici con curiosità
e me ne andrei da qua
Cambierei tutte le opinioni
e brucerei le foto
con nuove convinzioni
mi condizionerei
forse ringiovanirei
e comunque ne uscirei
non so quando (quando)
non so come
Ma se domani io
mi accorgessi che ci stiamo sopportando
e capissi che non stiamo più parlando
ti guardassi e non ti conoscessi più
io dipingerei di colori i muri
e stelle sul soffitto
ti direi le cose che non ho mai detto
che pericolo la quotidianità
e la tranquillità
Dove sei, come vivi dentro?
C’e’ sempre sentimento
nel tuo parlare piano
e nella tua mano
c’e’ la voglia di tenere
quella mano nella mia
Tu dormi e non pensare
ai dubbi dell’amore
ogni stupido timore e’ la prova che ti do
e rimango e ti cerco
non ti lascio più
non ti lascio più
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