La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per Maggio, 2015

Il suonatore Jones

 

 

violinoLa terra emana una vibrazione
là nel tuo cuore, e quello sei tu.

E se la gente scopre che sai suonare,
ebbene, suonare ti tocca per tutta la vita.
Che cosa vedi, un raccolto di trifoglio?
O un prato da attraversare per arrivare al fiume?
Il vento è nel granturco; tu ti freghi le mani
per i buoi ora pronti per il mercato;
oppure senti il fruscio delle gonne.
Come le ragazze quando ballano nel Boschetto.
Per Cooney Potter una colonna di polvere
o un vortice di foglie significavano disastrosa siccità;
Per me somigliavano a Sammy Testarossa
che danzava al motivo di Toor-a-Loor.
Come potevo coltivare i miei quaranta acri
per non parlare di acquistarne altri, 
con una ridda di corni, fagotti e ottavini
agitata nella mia testa da corvi e pettirossi
e il cigolìo di un mulino a vento – solo questo?
E io non iniziai mai ad arare in vita mia
senza che qualcuno si fermasse per strada
e mi portasse via per un ballo o un picnic.
Finii con quaranta acri;
finii con una viola rotta – 
e una risata spezzata, e mille ricordi, 
e nemmeno un rimpianto.

(Edgar Lee Master – Il violinista Jones – Antologia di Spoon River)

 


Generazioni

Mia madre a me: a tavola non si legge.
Io ai miei figli: a tavola non si guarda la televisione.
Mio figlio a mia nipote: a tavola non si gioca con lo smart Phone.


Inviato dal Veloce promemoria


La minestra riscaldata

minestra
A volte qualcuno mi si ripresenta dopo essere sparito per mesi, spesso senza una spiegazione o almeno un saluto. Il bello è che si ripresenta con grande faccia tosta, come se nulla fosse e nulla fosse cambiato: è successo varie volte in questo periodo e mi stupisce che si aspetti di essere accolto con tutti gli onori, magari con il tappeto rosso e la banda che suona.

Per me non è così.

A me le minestre riscaldate non piacciono: di riscaldato ammetto solo il riso al salto e la ribollita, e pure quelli dopo un po’ di tempo stufano.

Per via di alcune battute non proprio benevole nei loro confronti, un paio di persone, – una mesi fa, l’altra solo un paio di giorni orsono -, mi hanno definita “sarcastica”.

Beh, solitamente sono solo ironica (non con tutti, anzi, principalmente con me stessa, sono la prima a rendermi conto dei miei difetti ed a riderci sopra), però credo che il sarcasmo sia la giusta difesa contro chi non si sia comportato correttamente nei miei riguardi. Ed allora, dopo aver riposto fiducia in alcune persone che assolutamente non la meritavano, si diventa inevitabilmente preda del cinismo più cattivo. Nessuno poi può essere giudicato così importante da poter essere ricordato per lungo tempo.

Del resto chi è uscito da una porta e cerca di rientrare da una finestra, solitamente è solo perché è stato scaricato da qualche altra parte, ed io non intendo assolutamente fare da zerbino o da ruota di scorta per nessuno.


Impresentabili

Berlusconi

Cosa c’entra Berlusconi?, Ah già, lui c’entra sempre.

Sì perché grazie alla legge Severino lui era stato dichiarato ineleggibile, pure con effetto retroattivo della suddetta legge, cosa mai successa prima.

Ora viene fuori che un sacco di altri candidati alle elezioni regionali sono ineleggibili perché indagati, chi per un reato, chi per un altro. Fino ad ieri erano filtrati solo 4 nomi, oggi la lista, grazie alle pressioni, anzi alle urla di Rosi Bindi, si è allungata e di molto, con altri 13 nomi che si aggiungono all’elenco, tutti delle regioni Puglia e Campania.

Il caso più eclatante e noto è quello di Vincenzo De Luca, già decaduto come sindaco di Salerno e ripresentatosi come candidato alle regionali in Campania con il PD.

Però a giudicarlo, qualora dovesse vincere, sarà il giudice ordinario. Il TAR infatti è deputato solo a sollevare i dubbi sulla costituzionalità o meno della legge Severino, sulla regolarità della quale si dovrà esprimere invece la Consulta. Un pasticcio assurdo, all’italiana appunto, che non fa di certo onore alle nostre istituzioni.

Il caso De Luca però non preoccupa minimamente Renzi che ha detto che la legge Severino è facilmente superabile e che uno eletto dalla maggioranza dei cittadini potrà comunque governare legittimamente.

La confusione è massima, ma quello che più rattrista (volevo dire “fa schifo”), è la faccia tosta di chi ci governa.


Mattino

Basta quel finissimo filo di luce che filtra dalle persiane non perfettamente abbassate a destarmi.

Non serve guardare il cellulare per vedere che ore siano: so già che è l’alba, circa le 5 del mattino, un grande silenzio intorno.

Mi alzo piano, per non destare mio marito che dorme, anzi, ronfa beatamente, e socchiudo la porta della stanza dietro di me.

In questi momenti mi piace andare sul terrazzo, annusare il profumo dei gelsomini che sono ormai pienamente sbocciati, poi prepararmi il caffè, doppio, ben forte, amaro…

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Il chiarore dell’alba ormai lascia il posto all’incendio dell’aurora, dietro le alture del Colle, mentre la luce delle ultime stelle (una forse è Venere? Non ho mai imparato a distinguerle) si spegne lentamente, ma una leggera falce di luna permane ancora sospesa nel cielo.

È difficile esprimerlo, ma in questi momenti mi sembra quasi di percepire la presenza di quanti non ci sono più. Dal balcone vedo le finestre della casa dove abitavo da ragazza: le tapparelle sono sollevate, chi ci abitava si è trasferito e l’appartamento è ancora vuoto, ma io vedo ancora mia madre che annaffia le sue piante, la testa bianca di mio padre che legge il giornale, immagino me stessa in camera mia mentre studio o ascolto i miei dischi preferiti… Presenze, fantasmi, spiriti: chi lo sa?

Intanto anche il cielo ha perso il suo rosseggiare: un azzurro sbiadito, qualche nuvola…ed intanto iniziano i rumori mattutini: automobili che passano, porte che sbattono, passi veloci di gente che si affretta al lavoro.

L’incanto è finito, si torna alla realtà.

Se una mattina io
mi accorgessi che con l’alba sei partito
con le tue valigie verso un’altra vita
riempirei di meraviglia la città
Ma forse dopo un po’
prenderei ad organizzarmi l’esistenza
mi convincerei che posso fare senza
chiamerei gli amici con curiosità
e me ne andrei da qua
Cambierei tutte le opinioni
e brucerei le foto
con nuove convinzioni
mi condizionerei
forse ringiovanirei
e comunque ne uscirei
non so quando (quando)
non so come
Ma se domani io
mi accorgessi che ci stiamo sopportando
e capissi che non stiamo più parlando
ti guardassi e non ti conoscessi più
io dipingerei di colori i muri
e stelle sul soffitto
ti direi le cose che non ho mai detto
che pericolo la quotidianità
e la tranquillità
Dove sei, come vivi dentro?
C’e’ sempre sentimento
nel tuo parlare piano
e nella tua mano
c’e’ la voglia di tenere
quella mano nella mia
Tu dormi e non pensare
ai dubbi dell’amore
ogni stupido timore e’ la prova che ti do
e rimango e ti cerco
non ti lascio più
non ti lascio più

 


Ieri ed oggi

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Quella in cui viviamo oggi è una società povera non solo di soldi ma soprattutto di spirito.

Una società di burocrati, notai, ragionieri (mi ci metto pure io nella categoria), avvocati, economisti.

Non ci sono più gli “artisti”, quelli che con le loro opere hanno reso grande l’Italia.

I grandi romanzieri, i pittori, gli scultori, i poeti, gli architetti…spariti, come pure i grandi giornalisti.

Apri un quotidiano, ed ormai si legge solamente di economia e di politica, spariti gli ezelviri, quegli articoli solitamente dedicati all’arte, alla letteratura, alla storia, spesso fonti di discussioni erudite, inizialmente ospitati nella “Terza pagina” che era l’indice della levatura culturale di quel quotidiano in quanto appannaggio di nomi celebri della letteratura che in terza pagina pubblicavano i loro racconti o i romanzi a puntate. Ora, in alternativa alla cultura di cui sopra, impera il gossip, quelle notizie di nessun valore che però solleticano la curiosità di un certo tipo di lettore.

Una parte di responsabilità spetta alla scuola, ridotta ormai ad un nozionificio: i ragazzi imparano certe cose, ma bisogna poi verificare se le hanno veramente capite.

Anche la televisione ha i suoi torti: dove sono i bei film? Le commedie? Le opere liriche?

I palinsesti non le riportano, preferendo format stupidi, serie televisive o telenovelas che però attirano spettatori e, di conseguenza, introiti pubblicitari.

Una volta la televisione era anche fonte di cultura: in un periodo di scarsa scolarizzazione, e grazie anche al monopolio, la RAI aveva avvicinato parte della popolazione meno istruita alle grandi opere, come “I promessi sposi”, “I camaleonti”, “Il mulino del Po”.

Ora tutto questo è sparito e con questo anche le voci degli artisti: chi potrebbe competere oggi con un Visconti o un Fellini? Salvatores, Soldini ed altri sono bravi, ma non dei geni come i loro predecessori.

Chi regge il confronto con Giotto, Raffaello Botticelli o Caravaggio? Tra gli artisti odierni non vedo nessuno.

Chi potrebbe ritenersi pari ad un Montanelli, una Fallaci, un Biagi? Forse Travaglio, Santoro, la Berlinguer? No di certo.

E le opere di Michelangelo e Donatello? Nulla a che vedere con le sculture di Cattelan: possono piacere, certo, ma non hanno l’impatto emotivo di un David o di una Pietà.

E Leonardo? Dove lo mettiamo? C’è qualcuno oggi che possa essere paragonato a lui?

Non è che la genialità sia sparita: semplicemente al giorno d’oggi nessuno offre una possibilità a chi ne sia in possesso di dimostrare la propria capacità. Spesso vengono preferiti  personaggi mediocri ma con “agganci” politici a chi è veramente bravo in un qualsiasi campo.

Allora quei pochi che veramente valgono emigrano verso lidi migliori, mentre quelli che restano hanno ormai l’anima inaridita ed il cervello in disarmo.

E la nostra nazione diventa sempre più povera e spoglia.


conchiglia

 

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Caracola (conchiglia)

Mi hanno portato una conchiglia.
Dentro canta
un mare di carta.
Il mio cuore
si riempie d’acqua
con pesciolini
d’ombra e d’argento.
Mi hanno portato una conchiglia.

(Federico Garcia Lorca)

 

 

Sei la conchiglia
della battigia
che prende il sole
e prende l’onda
e prende il mare
e prende il largo
e si rivolta

E torna a riva
di un’altra spiaggia
e torna al sole
e torna all’onda
e torna al mare
e torna al largo
e prende il largo

Sei la conchiglia
di acqua e sale
che annega il sogno
di riposare
e lascia un pianto
che non si asciuga
e va nel mare

Sei la conchiglia
della battigia
che prende il sole
e prende l’onda
e prende il mare
e prende il largo
e torna al largo


Ballottaggio

… ossia rottura di balle quando nessuno dei due contendenti ti rappresenta e l’esito è  già scontato.


24 maggio 1915

 

 

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Lo so, posso sembrare retorica, ma io ci sono cresciuta con questo… ed in ogni caso, è doveroso ringraziare chi è morto per l’Italia, per quegli ideali che oggi vengono misconosciuti o esaltati a seconda delle convenienze.

Non trovo nulla da festeggiare in questa data: forse l’elevato numero di vittime da parte di coloro che, volenti o nolenti, presero parte al conflitto? Non mi sembra davvero il caso.

Io mi limito a ricordare.

Ricordare chi è morto per un ideale, l’irredentismo, anche se, a mio modesto parere, il riscatto di un territorio non giustificava  l’elevato numero di morti. O chi alla guerra ci andò solamente per assecondare l’imperialismo di talune dinastie. Ma questa è solo la mia personalissima opinione.

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Giudizi universale

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Si è squarciata la nube: ecco nel cielo

l’arcobaleno brilla,

s’avviluppa la terra

in un fanale di pioggia e di luce.

Fui desto. Ma chi offusca

i magici cristalli del mio sogno?

Mi palpitava il cuore

attonito e smarrito.

Il limoneto in fiore

del giardino, i cipressi

il verde prato, il sole, l’acqua, l’iride…

l’acqua nei tuoi capelli!

E tutto si perde nel ricordo

come una bolla di sapone al vento.

(Antonio Machado)

 

Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza 
complicare il pane 
ci si spalma sopra un bel giretto di parole vuote ma doppiate 
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo e quando dormo 
taglia bene l’aquilone, togli la ragione e lasciami sognare, lasciami 
sognare in pace 
Liberi com’eravamo ieri, dei centimetri di libri sotto i piedi 
per tirare la maniglia della porta e andare fuori come Mastroianni 
anni fa, 
come la voce guida la pubblicità 
ci sono stati dei momenti intensi ma li ho persi già 
Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza 
calpestare il cuore 
ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi come sulle aiuole 
Leviamo via il tappeto e poi mettiamoci dei pattini 
per scivolare meglio sopra l’odio 
Torre di controllo, aiuto, sto finendo l’aria dentro al serbatoio 
Potrei ma non voglio fidarmi di te 
io non ti conosco e in fondo non c’è 
in quello che dici qualcosa che pensi 
sei solo la copia di mille riassunti 
Leggera leggera si bagna la fiamma 
rimane la cera e non ci sei più… 
Vuoti di memoria, non c’è posto per tenere insieme tutte le 
puntate di una storia 
piccolissimo particolare, ti ho perduto senza cattiveria 
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo e quando dormo 
taglia bene l’aquilone 
togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace 
Libero com’ero stato ieri ho dei centimetri di cielo sotto ai piedi 
adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori 
come Mastroianni anni fa, sono una nuvola, fra poco pioverà 
e non c’è niente che mi sposta o vento che mi sposterà 

Potrei ma non voglio fidarmi di te
io non ti conosco e in fondo non c’è
in quello che dici qualcosa che pensi
sei solo la copia di mille riassunti
Leggera leggera si bagna la fiamma
rimane la cera e non ci sei più, non ci sei più, non ci sei…

 


Zia Anna

Oggi, dopo tanti anni che è mancata, ho pensato a zia Anna, anzi Marianna, come era stata battezzata.

Mi è ritornata alla mente mentre facevo colazione con i soliti biscotti Oro Saiwa, questa volta spalmati di marmellata. Solitamente non mangio cibi dolci, non li cerco (eccetto la cioccolata fondente), però mi sono fatta tentare da una confettura di amarene, ed allora mi sono ricordata di quella che preparava in casa la zia: una marmellata un po’ acidula, con le drupe ancora intere, solo snocciolate, cotte in un pentolino di alluminio con pochissimo zucchero e subito invasate nei contenitori di vetro chiusi con la carta oleata e qualche giro di spago: la data di confezionamento scritta con calligrafia elegante sopra un’etichetta e i barattoli prendevano la via di Bolzano, in scatole di cartone ripiene di paglia.

Già, perché nonna e zia vivevano in quel di Caserta, piuttosto lontano quindi da Bolzano.

La zia preparava altre cose buone: il nocino, gli struffoli, la pastiera (mai mangiata una buona come la sua), il casatiello, la marmellata di arance con tante scorzette, la caponata, le sarde in tortiera con pane spruzzato di aceto e con aglio ed origano (guai a metterci il prezzemolo, come dicono tante ricette), pietanze che aveva insegnato a cucinare anche a mia madre, trentina, cresciuta a tortèi di patate, smacafàm, strangolapreti, polenta.

Tutte queste cose mi riportano all’infanzia, alle merende estive sul terrazzo di casa della nonna adornato di oleandri e gerani piantati nelle grosse latte che avevano contenuto i pomodori pelati :merende a base di filoncini di pane con pomodori schiacciati irrorati di olio buono e origano, oppure freschissime foglie di basilico, oppure farciti con  con i peperoni arrostiti o, senza che mamma vedesse, peperoni fritti, la mia passione.

Altro che le merendine pubblicizzate in televisione; un gusto per le verdure che ancora adesso mi accompagna.

Zia era zitella e lei stessa scherzava sopra questa sua condizione. Era la sorella minore di mio padre, anche se fisicamente assai differente da lui. Mio padre infatti era bruno, sia di carnagione che di capelli, come mio nonno; la zia invece aveva preso tutto da sua madre.

Non ho mai saputo perché non si fosse mai sposata: da giovane era davvero una bellezza: carnagione chiara, occhi verdazzurri, una massa di capelli castano chiaro racchiusi un una folta treccia, un bellissimo sorriso con denti che si erano conservati bianchissimi e sani fino in tarda età. Ricordo che dopo i 40 anni aveva avuto una proposta di matrimonio da parte di un vedovo, un capitano di marina, ma lei non aveva accettato in quanto avrebbe dovuto trasferirsi in Puglia e non voleva lasciare sola sua madre, ormai anziana, che non voleva abbandonare la casa.

L’unica cosa della quale si rammaricava, era che noi si frequentasse poco o niente la chiesa: lei era molto religiosa, al limite del bigottismo. In casa, dappertutto santini vari, un santo per ogni occasione, con la sua bella preghiera dietro, rosari, una “Deposizione” in cera sotto la campana di vetro sopra il comò, ovunque altre immagini sacre incorniciate.

Con l’avanzare dell’età e la morte di nonna si era concessa qualche piccolo lusso che le permetteva la pensioncina minima della quale godeva. Una stufetta, al posto del braciere che solitamente usava, ed infine in casa era arrivata l’acqua, che prima doveva andare a prendere alla fontana con il secchio: un’acqua freschissima che arrivava direttamente dall’acquedotto Carolino di Ponti della Valle, opera di Vanvitelli, che approvvigionava sia la Reggia di Caserta che gli opifici di san Leucio.

http://www.casertamusica.com/rubriche/speciale/Ponti_della_Valle_Maddaloni_e_Acquedotto_Carolino/Ponti_della_Valle_Maddaloni_Acquedotto_Carolino.asp

Ogni tanto si concedeva qualche piccolo viaggio solitamente pellegrinaggi, ma quando poteva veniva anche a Bolzano, specie in estate, e qui, approfittando delle mie assenze da casa mentre lavoravo, “viziava” i miei figli, tentandoli con biscottini e caramelle.

Con l’avanzare dell’età le visite però si erano diradate fino a cessare del tutto: lei stessa piano piano era sfiorita, trascorrendo le sue giornate tra le visite in chiesa e interminabili rosari in casa, ma sempre senza lamentarsi, fiduciosa in un mondo migliore che l’aspettava lassù…e spero per lei che il suo desiderio si sia avverato.

 


Le anime belle

Andando spesso a Milano, vedevo volta per volta come la città si stava degradando per via di una immigrazione incontrollata. Ne parlavo con amici e colleghi, ricevendo in cambio risatine di scherno e frasi beffarde in quanto mi si rispondeva che quanto dicevo era solo frutto di esagerazione. Adesso basta fare un giro per la città di Bolzano (non parliamo poi dei pressi della stazione), per toccare con mano il degrado che è arrivato anche qui: tutto un pullulare di ragazzoni che,quando non stazionano a crocchi sulle panchine, ridendo, scherzando e telefonando, girovagano per le strade elemosinando con il berretto in mano, aggiungendosi a quei pochi itineranti già presenti da tempo che vendevano cianfrusaglie. Per non parlare della sporcizia che ormai deturpa la città.
Le “anime belle”, che vivono perennemente nelle favole, dove tutto è perfetto, quelle che prima gridavano al razzista, che dicevano che siamo tutti fratelli e che dobbiamo accogliere tutti, adesso sono i primi a lamentarsi per quanto accade e a deplorare quella parte dell’Europa che non vuole accollarsi la sua percentuale di clandestini. Beh, io non mi sento affatto un’anima bella e considero quello che vedo.
Adesso ci ritroviamo a dover mantenere una grande massa di giovanottoni alti e prestanti che bighellonano tutto il giorno, mantenuti a vita dai nostri soldi, praticamente “pensionati” a vita, perché chissà se e quando troveranno un lavoro e se, quando e quanti l’Europa sarà disposta ad accoglierne, senza contare che quanto prima, per via dei ricongiungimenti familiari, verranno raggiunti da padri e madri che percepiranno l’assegno sociale (sempre a spese nostre…per quelli i soldi si trovano sempre).

Poi ci si lamenta che mancano le risorse per rilanciare il lavoro, per fare accedere l’imprenditoria ai finanziamenti, per corrispondere gli adeguamenti programmati ai pensionati, per effettuare lavori pubblici urgenti.

L’Italia è alla frutta.

AMEN.

http://www.secoloditalia.it/2015/05/hotel-stellato-non-basta-limmigrato-si-lamenta-litalia-ci-dei-soldi-video/


Pensioni

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Premetto…non sono una pensionata baby, anzi, non sono neppure una pensionata, e con questi chiari di luna chissà quando riuscirò a vedere quanto ho maturato con oltre 30 anni di contributi in quanto ho lasciato anzitempo il lavoro per scelta personale. Fortunatamente dallo scorso novembre percepisco una rendita che mi sono costituita con dei versamenti volontari presso un’assicurazione: rendita non altissima, però aggiunta alla pensione di mio marito (rimasta senza adeguamento per 3 anni e rivalutata a gennaio del favoloso importo di ben 8 euro!) e ad investimenti oculati, possiamo dire di cavarcela benino mantenendo il tenore di vita cui eravamo abituati.

Però c’è un fatto: su vari giornali e sul web molti hanno paragonato i vitalizi percepiti dai parlamentari (sproporzionati alle somme da loro versati) alla rendita di chi a suo tempo è andato in pensione anticipatamente o con la pensione calcolata con il cosiddetto sistema “retributivo” e non “contributivo”.

Il paragone non può reggere, in quanto la differenza sostanziale risiede nel fatto che i pensionati, baby o meno che siano, hanno usufruito di una legge (pure se iniqua) allora in vigore, votata da altri, per lo più per ottenere consensi elettorali. Se detta legge non fosse stata approvata, moltissime persone avrebbero lavorato molto più a lungo.

I parlamentari invece si sono attribuiti AUTONOMAMENTE i vitalizi che percepiscono, a solo ed esclusivo beneficio delle loro tasche. Non solo, ma c’è gente che incassa mensilmente una cifra sostanziosa per essere rimasto in Parlamento per una sola giornata.

Quindi lo Stato, che a suo tempo aveva assunto un impegno, stipulato un patto con i pensionati, dovrebbe essere tenuto a rispettarlo: può cambiare le regole per gli anni a venire, ma non per il passato. Come si suole dire con una locuzione latina “pacta sunt servanda”.

Adesso Renzi parla di dare a tutti i pensionati sotto i 3000 euro (lordi, per giunta) un importo una tantum di 500 euro.

Ho fatto caso che quando si tratta di prendere i soldini dalle nostre tasche, entra in campo la retroattività, non contano i diritti acquisiti e tutte queste belle cose, ma quando si toccano i privilegi delle caste (parlamentari e magistrati innanzitutto), quelli diventano diritti inalienabili.

Per i pensionati (solo alcuni, per giunta) invece solo le briciole: i soldi che Renzi dice di voler generosamente elargire erano già soldi loro, e tanto per cambiare lo stato se li riprenderà con tasse e balzelli vari. Ma si sa, i pensionati non possono protestare, non possono scioperare, possono solo tacere e sopportare. E la diseguaglianza tra la gente normale e le caste va ampliandosi sempre di più.


Agli imbecilli

 Quando i ramati tramonti
di tutti i nostri orizzonti
iridiamo di smeraldo,
è lecito aspettarci
che chi sta seduto al caldo
eviti di seccarci.
Ci si raffina molto
ma assai magro è il raccolto
a viver di poesia;
Per noi operai della canzone,
da nessuna stazione
passa il treno che ci porta via.
E’ troppo caro il biglietto
per prendere il diretto,
più ancora la nave che plana
sul bel mare turchese;
andare a quel paese
costa un mucchio di grana.
Voi dunque, al caldo seduti,
placidi e ben pasciuti…
non fate troppa festa
al Poeta: La fame gli pesa…
Potrebbe un giorno, a sorpresa,
Piantarvi due pallottole in testa.


Charles Cros

Pabrezan 1.10.1842

Parigi 9.8.1888

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pioggia

Piove.
La pioggia in questa stagione, a meno che non duri giornate intere, mi piace.
Mi accomodo in salotto, accoccolata sulla poltrona, un libro tra le mani (anzi il Kobo, dove sono ancora alle prese con “Le memorie di Adriano”, ma leggerlo direttamente in francese è abbastanza faticoso), accanto alla porta finestra, quella prospiciente il terrazzino. Ne apro solo un’anta, annuso l’odore aromatico delle foglie bagnate e quello muschiato e leggermente marcescente della terra nei vasi, intrisa d’acqua.
Ascolto il picchiettare delle gocce sul gelsomino, prossimo alla fioritura, un suono ipnotico che indurrebbe a dormire se non fosse per il chiacchiericcio insistente di passeri e merli.

Le mie rose, fino ad ieri diritte e rigogliose, adesso sono piegate verso il basso, appesantite perché impregnate dalla pioggia. Domani devo ricordarmi di raddrizzare i rami con dei sostegni.

Un po’ leggo, un po’ penso.

Certo, con questo tempo c’è un filino di malinconia, ma non tristezza, una sensazione sottile, difficile da definire: la pioggia lava via alcuni pensieri, altri ne riporta a galla. Una tazza doppia di caffè bollente, un libro, un po’ di musica… Cosa cercare di meglio?

 



B.B.King

 

 

Addio al Blues Boy, il ragazzo del blues, oggi anche ‘Lucille’, la sua celebre chitarra scampata miracolosamente ad un incendio, lo piange silenziosamente. B.B. King, il re del blues, è morto nella notte nella sua casa di Las Vegas. Aveva 89 anni. Malato di diabete, anche di recente era stato ricoverato in  ospedale a Los Angeles.  “Grazie a tutti per i vostri auguri e per le vostre preghiere” era stato il messaggio postato il primo maggio sul suo sito dallo staff. “Sono in cura nella mia casa a Las Vegas”, aveva fatto sapere. Considerato uno dei migliori chitarristi elettrici, Riley B. King nella sua lunghissima carriera ha inciso 50 album in studio e solo tra il 1951 e il 1985 è entrato 74 volte nella classifica americana sia dei brani sia degli album più venduti. Alcuni suoi brani, come The thrill is gone, Three o’clock blues e Rock me baby, sono diventati successi mondiali e hanno contribuito a rendere ancora più popolare il blues. Il suo stile, il celebre ‘staccato’, ha influenzato generazioni di chitarristi a cominciare da Eric Clapton, ma anche gli U2 lo avevano voluto accanto per l’incisione della loro When love comes to town. Nonostante le sue condizioni di salute, King ha continuato la sua intensa attività concertistica fino agli ultimi anni: in un’intervista che realizzammo con lui nel 2010, aveva all’epoca 85 anni, sottolineava con orgoglio di tenere “ancora più di 150 concerti all’anno”. Ma King diceva anche che quel suo frenetico girovagare era stata la ragione della fine del suo secondo matrimonio: dunque la musica non va d’accordo con il matrimonio? Gli chiedemmo e lui, ironico, “la musica non va d’accordo con il mio matrimonio: mia moglie mi ha chiesto mille volte di smetterla con questi continui viaggi, ma io non sono ancora pronto per fermarmi”. Poi, alla domanda su che cosa avrebbe fatto se non si fosse dedicato alla musica, ci rispose: “Probabilmente avrei fatto il contadino, perché è facendo questo che sono diventato adulto”.


B. B. King era nato a Itta Bena, nella regione del Delta del Mississippi, il 16 settembre del 1925 in una famiglia di contadini. Lui stesso aveva lavorato da ragazzo nei campi di cotone prima di scoprire la sua passione per la musica, dapprima in un coro gospel e poi avvicinandosi al country e alla chitarra blues grazie ai consigli di un cugino, il chitarrista country blues Bukka White, che King incontrò a Memphis dove si trasferì nel 1946 (e Beale Street, la strada dei club di blues di Memphis, è ancora uno dei principali luoghi del culto di B.B. King). Nel giro di un paio d’anni, le radio della città capirono il suo potenziale e cominciarono a trasmettere le sue prime esibizioni live. Il suo debutto discografico avvenne nel 1949, e molti dei primi brani gli vennero prodotti da Sam Phillips, ancora lontano dal fondare la mitica etichetta Sun Records. Tra i maggiori successi degli anni Cinquanta, quando King diventò una formidabile macchina da hit, si ricordano
You know I love you (1952), Woke up this morning e Please love me (1953), When my heart beats like a hammer, Whole lotta’ love e You upset me baby (1954), tutti brani immancabili nei suoi primi concerti. 

Fu proprio in occasione dei suoi primi show che King battezzò la sua Gibson “Lucille”: come raccontò lui stesso, mentre stava tenendo un concerto in una città dell’Arkansas chiamata Twist, due spettatori cominciarono a litigare a causa di una donna che entrambi stavano corteggiando, e così facendo finirono su una lampada a kerosene che rompendosi incendiò il locale. King fuggì come gli altri dalle fiamme ma quando si accorse di aver lasciato la chitarra all’interno rientrò per prenderla e rischiando la vita. A incendio domato seppe che quella donna si chiamava Lucille e così scelse il nome. La Gibson da allora ha una linea di chitarre “Lucille” approvata dal leggendario bluesman.

La longevità artistica di B.B. King discende anche dalla sua curiosità e dalla sua capacità di sperimentare misurandosi con i nuovi linguaggi, cosa che si evidenziò specialmente quando negli anni Settanta il blues elettrico di cui era uno dei principali esponenti si sviluppò nel rhythm’n’blues sorretto da grande ritmica e sontuose sezioni fiati. King nel 1973 non ebbe timore di avventurarsi a Filadelfia per misurarsi con il “Philly sound” e per registrare due formidabili successi come To know you is to love you e I like to live the love. Di lì a qualche anno, anche grazie a questa capacità di tenersi sull’onda delle novità musicali, si sarebbe unito ai Crusaders per approdare al funky di Never make your move too soon e When it all comes down.

Membro storico della Rock’n’roll Hall of Fame, in carriera King ha vinto 15 Grammy Award, l’ultimo nel 2009, per il miglior disco blues. La considerazione che il mondo della musica aveva per lui è testimoniata anche solo dallo sterminato elenco di artisti che hanno voluto suonarci insieme o lo hanno voluto come ospite nei loro dischi, a cominciare da Eric Clapton con il quale BB King registrò l’album Riding with the King;  e che ha salutato il re del blues con un video di un minuto su Facebook definendolo “un mio caro amico” e un “faro del blues”. Invitando poi tutti ad ascoltare il suo album B.B. King Live At The Regal del 1964, “quello che ha messo in moto la mia voglia di diventare un chitarrista”. Poi dice ancora: “Vi voglio soltanto comunicare la mia tristezza e dire grazie al mio caro amico B.B. King”. Ma sono molti altri ad aver avuto il privilegio di suonare con King, da David Gilmour a Elton John, da Luciano Pavarotti a Jeff Beck, da Van Morrison a Phil Collins. Fino a Zucchero che ha voluto dare il suo addio a B.B.King postando sulla sua pagina Facebook le parole di “Hey man”, su cui avevano duettato. Il messaggio è accompagnato da una foto dei due musicisti insieme sul palco. “Lots of love. RIP BB King”, dice il post firmato Zucchero. E poi c’è il presidente Barack Obama, che sul palco alla Casa Bianca tre anni fa aveva accennato alcuni passaggi di Sweet Home Chicago accompagnato da B.B. King. “Il re se n’è andato ma noi sentiremo per sempre quel brivido” ha detto il presidente degli Stati Uniti riferendosi a una delle canzoni più note di King, The thrill is gone. “E se il blues ha perduto il suo re, stasera in paradiso ci sarà una fantastica blues session”. Sempre a proposito della tendenza a realizzare duetti, con la sua proverbiale carica ironica King in quell’intervista ci aveva detto: “Quando ho iniziato a suonare e fare dischi lo facevo da solo, perché ora per fare concerti o incidere un disco dovrei preoccuparmi ogni volta di trovare qualcuno con cui suonare?”. 

 

(da R.it )

 


La collina

spoon river

Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,
l’abulico, l’atletico, il buffone, l’ubriacone, il rissoso?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.

Uno trapassò in una febbre,
uno fu arso in miniera,
uno fu ucciso in rissa,
uno morì in prigione,
uno cadde da un ponte lavorando per i suoi cari –
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.

Dove sono Ella, Kate, Mag, Edith e Lizzie,
la tenera, la semplice, la vociona, l’orgogliosa, la felice?
Tutte, tutte, dormono sulla collina.

Una morì di un parto illecito,
una di amore contrastato,
una sotto le mani di un bruto in un bordello,
una di orgoglio spezzato, mentre anelava al suo ideale,
una inseguendo la vita, lontano, in Londra e Parigi,
ma fu riportata nel piccolo spazio con Ella, con Kate, con Mag –
tutte, tutte dormono, dormono, dormono sulla collina.

Dove sono zio Isaac e la zia Emily,
e il vecchio Towny Kincaid e Sevigne Houghton,
e il maggiore Walker che aveva conosciuto
uomini venerabili della Rivoluzione?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.

Li riportarono, figlioli morti, dalla guerra,
e figlie infrante dalla vita,
e i loro bimbi orfani, piangenti –
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.

Dov’è quel vecchio suonatore Jones
che giocò con la vita per tutti i novant’anni,
fronteggiando il nevischio a petto nudo,
bevendo, facendo chiasso, non pensando né a moglie né a parenti,
né al denaro, né all’amore, né al cielo?
Eccolo! Ciancia delle fritture di tanti anni fa,
delle corse di tanti anni fa nel Boschetto di Clary,
di ciò che Abe Lincoln
disse una volta a Springfield.

(Edgar Lee Master – Antologia diSpoon River)


I soliti idioti

Ho avvisato alcuni miei simpatici contatti “sinistri” (per i quali i leghisti non hanno senso dell’umorismo ed addirittura sarebbero senza cervello), che pure il premier inglese Cameron, rieletto recentemente a grande maggioranza, è su alcune posizioni già enunciate dal “razzista” Salvini.  Cameron ha espressamente dichiarato che sul territorio inglese non vuole assolutamente nessun “migrante”,  e sulle stesse posizioni sono pure l’Irlanda,  la Danimarca, la Repubblica Ceca e la Slovacchia, nonostante l’accordo raggiunto a Bruxelles dall’Alto rappresentante per la sicurezza (?) Mogherini (titolo altisonante per una carica che non vale una cippa ).

 

http://www.piovegovernoladro.info/2015/05/14/la-marina-inglese-preleva-600-clandestini-in-acque-libiche-e-li-porta-in-italia/


O gli inglesi e gli altri sono diventati tutti leghisti (razzisti, stupidi e senza cervello) o i coglioni come al solito siamo noi italiani, perché anche gli stati che accoglieranno alcune quote di migranti richiederanno determinate condizioni, mentre qui si accettano tutti indiscriminatamente.
Anche perché quando si è  trattato di defenestrare  Gheddafi non si è  pensato a lungo: lo si è  fatto e basta. Ora che si parla di affondare i barconi (naturalmente vuoti) si chiedono permessi e si indicono riunioni ONU, UE, Nato e chi ne ha più ne metta.
Per quanto concerne invece il senso dell’umorismo,  è bastato ricordare loro la vicenda di D’Alema…

I soliti idioti (noi o loro?)

 


Analisi votazioni

 

Avevamo una città che era un gioiellino, una città che molti ci invidiavano, una città che quando la classifica per la qualità della vita stilata dal Sole 24 Ore la poneva al terzo posto, iniziavano i mugugni degli abitanti…

Adesso, con la scellerata politica del Governo per l’accoglienza indiscriminata, la città sembra diventata un immondezzaio.

Qui per tradizione siamo accoglienti, ma la prepotenza che dimostrano i clandestini ci innervosisce non poco. Sono ospitati in hotel a quattro stelle in pieno centro, non fanno una cippa dalla mattina alla sera, nemmeno le pulizie che vengono eseguite dai dipendenti dell’albergo, li trovi in giro ad elemosinare davanti ad ogni negozio anche molto lontano dalla destinazione loro assegnata, ed ora hanno anche il coraggio di lamentarsi perché il luogo dove dovrebbero andare a mangiare dista un paio di chilometri dall’hotel e pretendono un autobus per gli spostamenti. Sono ragazzoni grandi, grossi, robusti, giovani dai 20 ai 25 anni, non anziani cadenti o menomati.

Senza contare la sporcizia che si trova in giro, da molte parti si inizia a sentire un forte odore di urina, cosa mai successa prima, gli scippi ed i furti che sono aumentati, le ragazze che hanno paura di uscire alla sera da sole… Aggiungiamoci anche l’emergenza sanitaria in quanto alcuni hanno pure la scabbia.

Ed ora il PD, e pure la SVP che lo sostiene, fanno autocritica, ma solo perché le ultime elezioni hanno premiato altri partiti, come la Lega Nord ed il Movimento 5 Stelle. Credevano di fare il sindaco ancora al primo turno come era successo alle precedenti votazioni, invece si dovrà andare al ballottaggio. Certo, vincerà ancora lui, ed avrà una maggioranza risicata,  ma se per caso quel 42% di persone che non ha espresso il proprio voto (cosa mai successa in percentuali così alte) decidesse di votare scegliendo l’altro candidato, ci sarà da ridere…o piangere. Perché in ogni caso un sindaco di centrodestra non avrà la maggioranza e giocoforza si dovrà ritornare a votare come già era successo anni fa.

Nel frattempo, il sindaco uscente che andrà al ballottaggio, inizia a fare una parziale retromarcia,  riconoscendo che sulla sicurezza si poteva fare di più in senso davvero concreto (in campagna elettorale uno dei candidati della lista che lo sosteneva si era limitato a distribuire dei fischietti di colore rosso da usare in caso di pericolo!): più volte era stato chiesto dalla cittadinanza di dotare i quartieri più a rischio di telecamere, ma si era sempre opposto.

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Adesso addossa molte delle colpe alla Provincia che ha deliberato di accogliere un cospicuo numero di “migranti”, e di aver perso per questa decisione almeno duemila voti. Ma altre decisioni non sono state digerite bene, come quella di installare in città un sacco di autovelox, delibera assurda perché il limite di velocità è di 40 km/h, una cosa demenziale.

E così, tra proclami da una e dall’altra parte iniziano le diatribe tra le due fazioni. Chissà come finirà.

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Mia Martini

Sono già 20 anni che Mimì manca… Tanto tempo, non credevo fosse così tanto.  Una voce ed una personalità incredibile, che non meritava di essere emarginata così tanto, e forse anche questo è uno dei motivi che l’hanno portata alla morte.


Oggi, domenica…

Bene.
Ho espletato il mio dovere (oppure esercitato il mio diritto) di elettrice.

L’ora migliore, come sempre, è quella di pranzo, in pratica eravamo solo mio marito ed io, ma al seggio ci hanno detto che questa mattina c’era stata una forte affluenza, anche se nel pomeriggio è calata, presumibilmente perché la giornata stupenda ha indotto molti ad andare in gita fuori città. Vedremo questa sera… 

C’è stata un po’ di tensione per la disposizione del Comune di Bolzano di tenere chiuse le porte al pubblico durante lo spoglio per motivi di sicurezza (?) e per risparmiare sugli straordinari, ma dopo la segnalazione alla prefettura ed alla Digos da parte di alcuni candidati la decisione è rientrata.

Non capisco quelli che non votano e poi hanno anche il coraggio di lamentarsi. Si vuole giustamente esprimere il proprio dissenso perché non ci si sente rappresentati da nessuno o perché si è delusi dalla politica? Si vada ugualmente a votare, annullando la scheda (lasciarla in bianco espone a brogli ), così viene quantificata esattamente la percentuale di elettori scontenti. Ma disertare il seggio elettorale e mugugnare per gli anni a venire non serve assolutamente a nulla. Se buona parte degli elettori che alle Europee non ha votato si fosse comportata come ho sopra scritto, Renzi adesso non potrebbe certo vantare la percentuale del 41% che in realtà si riferisce infatti solo quella dei votanti,mentre la percentuale degli astenuti era addirittura superiore a quella dei voti da lui presi, ben il 42%, cui bisogna aggiungere anche le percentuali del 3,3% di schede nulle e l’1,99% di schede bianche, in totale quindi oltre il 47% degli italiani hanno dato un giudizio negativo sul premier, ma questo non conta.

Anche se annullare la scheda in pratica serve a poco in quanto fanno testo solo le schede valide, è comunque un segnale indicativo che le cose non filano lisce come sembra…almeno in percentuali molto alte.

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Ultimi giri per la città

Non poteva mancare il solito giro verso corso Como e porta Garibaldi.

Mi entusiasmano quelle geometrie,

 

20150423_114604smartquei cristalli, la guglia che è simbolo dei nuovi templi – quelli della finanza targata Unicredit –

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e mi piace il confronto tra i grattacieli di Gae Aulenti – alla quale è dedicata la piazzetta con il laghetto interno –

 

 

20150423_113129smartcome erano prima, colori tenui e forme originalissime, e come sono stati modificati, con profusione di vetrate e marmi bianchi per meglio inserirli nel contesto degli altri edifici.

 

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E tanto verde…sui viali che portano alla zona, sul “Bosco verticale” che ho visto praticamente nascere

 

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Una vista verso il palazzo Lombardia,

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e confronto infine le moderne torri scintillanti dal poetici nomi “Solaria” ed “Aria”

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con il “vecchio” grattacielo che sta tra via Casati, dove ho abitato, e via Vittor Pisani.

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Altri bei balconi in ferro battuto in via Spadari (ove c’è Peck, famosissimo per la gastronomia) ed in Corso Vittorio Emanuele, che fanno tanto quartiere francese di New Orléans,

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un salto dietro alla Rinascente dove c’è ancora il frontone della chiesa sconsacrata già dedicata a Santa Radegonda,

 

20150422_113721smarted infine una sosta davanti al solito, mitico bar Sant’Ambroeus: questa volta in vetrina è esposto un servizio da the, tutto da mangiare: tazze, teiera, piattini, tovagliolini, vassoio con centro di pizzo, tutto in pasta di zucchero, marzapane e cioccolato: ilprezzo? “Solo” 650 euro…

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Roba da capitalisti che frequentano la Borsa in piazza Affari, con il famoso dito di Cattelan ed un piccolo dettaglio di un palazzo.

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impensabile

In Gran Bretagna appena saputo della vittoria di Cameron, i leader delle formazioni avversarie hanno preso atto della sconfitta, hanno ringraziato i loro elettori e si sono dimessi perché non avevano raggiunto l’obiettivo sperato.
Qui in Italia in un caso simile i politici sconfitti non ci pensano nemmeno, anzi te li ritrovi a concionare nei vari talk – show a spiegare come la loro sconfitta sia invece una vittoria.
Questa è la differenza tra un paese civile (o anche solo normale) ed uno ridicolo.


Inviato dal Veloce promemoria


Elezioni

Dal punto di vista politico Bolzano è un po’ un’anomalia.

Quando tutt’Italia o quasi votava centrosinistra, qui imperversava il MSI (rimasto tale anche parecchio tempo dopo la nascita di AN) più che altro per rimarcare l’italianita’ in contrapposizione ai sudtirolesi che ottenevano molte più risorse del resto della popolazione.

Poi con l’ascesa di Berlusconi e del centrodestra qui si è iniziato a votare a sinistra… boh.
Comunque il partito di maggioranza, la Suedtiroler Volkspartei (Partito Popolare Sudtirolese) più che altro è filogovernativo : Franza o Spagna, purché se magna!

Domenica qui a Bolzano si vota .
Sono solo le comunali e l’esito è già scontato : verrà rieletto il sindaco uscente, area PD, sostenuto non solo dal partito egemone in provincia ( la sunnominata SVP), ma anche da altre tre liste più o meno civetta che lo appoggiano. Le liste sono ben 19 in tutto, ma sono solo due che sostengono un unico candidato, la lega Nord ed il Movimento 5 Stelle. Le altre sono più o meno aggregazioni nate per raccattare più voti possibile.
Il consiglio comunale però dovrebbe comunque cambiare aspetto.
Lo scorso giorno 5, per sostenere i rispettivi candidati, erano qui a Bolzano sia Renzi che Salvini.
Il premier, che ha tenuto una conferenza nell’aula magna dell’Istituto dei Salesiani Rainerum alla presenza di un centinaio di persone, ha visitato anche la Stahlbau-Pichler che ha contribuito all’allestimento di nove padiglioni dell’Expo, ma durante un giro in città è stato accolto con lanci di uova e pomodori da parte di vari abitanti mentre gli studenti lo omaggiavano di cori non molto edificanti.

http://altoadige.gelocal.it/bolzano/cronaca/2015/05/05/news/renzi-a-bolzano-la-diretta-della-visita-del-premier-1.11360844
Salvini invece si è presentato in piazza, ma non una piazza qualsiasi, bensì la piazza Matteotti che ha visto centinaia di comizi “rossi ” essendo una zona fortemente popolare, e l’ha letteralmente riempita: anziani e giovani, fianco a fianco.

http://altoadige.gelocal.it/bolzano/cronaca/2015/05/05/news/matteo-salvini-in-piazza-matteotti-la-diretta-twitter-1.11362599
Qualche disordine per l’intervento di qualche testa calda solitaria “rossa” che si è scontrato con qualche altra testa calda solitaria “nera” prontamente seduto dai poliziotti presenti.

Da questi due fatti, che hanno avuto risonanza solo in ambito locale, si capisce come la politica renziana dell’accoglienza indiscriminata, che ha portato qui a Bolzano una nuova ondata di clandestini da alloggiare in un hotel a 4 stelle in pieno centro a pochi passi dal Duomo , stia creando molto malcontento.

http://altoadige.gelocal.it/bolzano/cronaca/2015/05/07/news/arrivano-i-profughi-lavori-a-ritmo-serrato-all-hotel-alpi-1.11374808

 

L’unica cosa che della quale mi rammarico, è che,nonostante tutto, non cambierà assolutamente nulla.