La balada del Genesio
E la “Balada del Genesio” è il bilancio della vita…
E la “Balada del Genesio” è una sorta di bilancio dell’anno…
Me ciàmi Genèsio e ho faa un pöë de tütt
puèta, spazzèn, astronauta e magütt
ho pirlàa per el muund fino all’ultimo chilometro
innànz e indree cumè el mercurio nel termometro.
Sun naa in söe la löena dumà cun’t i öcc
ho sparaa cuntra el teemp e ho desfàa i urelòcc
ho pregaa mìla voolt senza nà giò in genöcc
ho giraa cun’t el smoking e a pee biùtt piee de piöcc…
M’è tucaa impara’ che la röeda la gira
che ogni taant se stravàcca el büceer de la bìra
tra furtöena e scarogna gh’è una corda che tira
quaand el diàvul el pica el ciàpa la mira…
Sun staa l’incüdin e quai volta el martèll
ho dato retta al cuore e quai volta a l’üsèll
e nel böcc de la chitàra ho scundüü questa vita
sia i pàgin in rùss che quii scrivüü a matita…
El curtèll in una man e nell’oltra un màzz de fiuu
perchè l’amuur e la moort i henn sempru lè scundüü
ogni dè nàvi via cun un basèn o una pesciàda
cul destèn de dree di spàll per mulàmm ‘na bastunàda…
E de ogni mia dona se regòrdi el surìis
anca se cun nissöena sun rüvaa ai benìis
tanti donn che in sacòcia gh’eren scià el paradiis
insèma al rusètt hann lassàa i cicatriis…
Scapàvi e inseguìvi senza mai ciapà fiaa
curiàndul nel veent… fiuu senza praa
una trottùla mata sempru in giir senza sosta
un boomerang ciùcch senza mài una risposta…
Zìngher e sciuur sempru söel mè binàri
suta un’alba e un tramuunt püssèe rùss del Campàri
ma i ricordi i hènn smagg e me spècia el dumàn
el me spècia incazzàa cun scià i buumb a màn.
Sigarètt senza nomm e büceer senza storia
hann faa i ghirigori nella mia strana memoria
tatüagg invisìbil che me càgnen de nòcc
e una vita tiràda cumè un nastru de scotch…
La mia ciciaràda làssa el teemp che la tröeva
vardi el cieel de nuvembra cun la sua löena nöeva
sun el Genèsio e questu l’è tütt…
cun qualsiasi vestii, suta … sun biùtt…
Mi chiamo Genesio e ho fatto un po’ di tutto
poeta, spazzino, astonauta e muratore
ho girato per il mondo fino all’ultimo chilometro
avanti e indietro come il mercurio nel termometro.
Sono andato sulla luna solo con gli occhi
ho sparato contro il tempo e ho disfatto gli orologi
ho pregato mille volte senza andare giù in ginocchio
ho girato con lo smoking e a piedi nudi pieno di pidocchi.
ho dovuto imparare che la ruota gira
che ogni tanto si rovescia il bicchiere della birra
tra fortuna e sfortuna c’è una corda che tira
quando il diavolo picchia prende la mira…
Sono stato l’incudine e qualche volta il martello
ho dato retta al cuore e qualche volta all’uccello
e nel buco della chitarra ho nascosto questa vita
sia le pagine in rosso che quelle scritte e matita…
Il coltello in una mano e nell’altra un mazzo di fiori
perchè l’amore e la morte sono sempre lì nascosti
ogni giorno andavo via con un bacio o una pedata
con il destino dietro alle spalle per mollarmi una bastonata.
E di ogni mia donna mi ricordo il sorriso
anche se con nessuna sono arrivato ai confetti
tante donne che in tasca avevano il paradiso
al rossetto hanno lasciato le cicatrici…
Scappavo e inseguivo senza mai prendere fiato
coriandolo nel vento… e fiore senza prato
una trottola matta sempre in giro senza sosta
un boomerang ubriaco senza mai una risposta…
Zingari e signori sempre sul mio binario
sotto un’alba e un tramonto più rossi del Campari
ma i ricordi sono macchie e mi aspetta il domani
mi aspetta incazzato con lì le bombe a mano.
Sigarette senza nome e bicchieri senza storia
hanno fatto i ghirigori nella mia strana memoria
tatuaggi invisibili che mi mordono di notte
e una vita tirata come un nastro di scotch…
La mia chiacchierata lascia il tempo che trova
guardo il cielo di novembre con la sua luna nuova
sono il Genesio e questo è tutto…
con qualsiasi vestito, sotto… sono nudo…
sconfitte
Vincere…
Perdere…
Vincere o perdere sono solamente due verbi, due parole insignificanti che sovente si equivalgono, perché spesso si impara più da una sconfitta che da una vittoria.
L’errore che commettono le persone (fallibili, in quanto esseri umani) è quello di considerare l’esistenza come una lotta continua, da dover combattere e vincere a tutti i costi.
Ma la vera battaglia dobbiamo combatterla con noi stessi e non con (o contro) gli altri: non è necessario cercare la considerazione, il consenso altrui, se prima non riusciamo a guardare in noi stessi ed ottenere la nostra personale, intima approvazione, trovando la capacità di ricominciare tutto daccapo.
Quindi non si sconfiggono gli “altri”, ma si sconfigge prima quello che c’è dentro di noi.
E da ogni sconfitta, da ogni dolore, da ogni perdita, si impara ugualmente qualcosa: si cade, ma poi è necessario rialzarsi, una, due volte, costantemente, instancabilmente.
Le lezioni migliori che ci dà la vita si imparano sbagliando: ogni ferita, ogni pugnalata alle spalle, ogni fiducia mal riposta, ci insegnano solo a non ripetere i medesimi errori, a liberarci dai fardelli inutili e a dare il giusto valore alle cose ed alle persone veramente importanti.
E questo, è praticamente una sintesi del mio bilancio di fine anno.
Ti saluto, 2014.
Mi hai portato via due persone alle quali ero molto affezionata, un caro amico di famiglia ed un’amica con la quale condividevo la passione per il teatro…
A mai più rivederci.
Incazzatura
Quando dico, o scrivo, di essere INCAZZATA, è perché lo sono veramente.
Ho passato un buon Natale, grazie al maggiore dei miei figli, mia nuora, la nipotina ed altri parenti da parte di mia nuora; l’unica cosa che mi disturba è che non abbiamo ricevuto nemmeno una parola dal figlio minore.
D’accordo, tempo addietro mio marito ed io abbiamo avuto una discussione di tipo politico (non un diverbio) con sua moglie, e ci siamo mantenuti su toni civili – del resto ho tantissimi amici di ogni colore politico, che spaziano dal rosso più scarlatto al nero più profondo, e di ogni credo religioso -ma sentirmi dire che chi non concorda con le sue idee difetta di intelligenza o non capisce una mazza (testuali parole) mi ha fatto imbufalire. Però, per evitare disaccordo tra lei e mio figlio ho lasciato perdere, perché la cosa più importante è che stiano bene insieme.
Ma sentirmi la lezioncina da una che prima di sposarsi era tutta dolcezza, mentre poi ha cambiato completamente carattere, da chi ormai trentenne da anni deve sempre dare gli ultimi due esami prima di discutere la tesi, da chi ha lavorato sì e no 6 mesi in vita sua e dorme fino alle 10 della mattina, da chi pensa di conoscere il mondo guardandolo solo da dietro lo schermo di un PC pontificando su tutto e tutti…questo è francamente troppo.
Stare zitta mi è costato molto, lo ammetto. Poi non sono l’orsa scorbutica che posso sembrare a prima vista, anzi, sono piuttosto conciliante, tanto che ragazzi anche più giovani dei miei figli quando siamo a Milano ci cercano e fanno di tutto per uscire con me e mio marito perché si trovano bene in nostra compagnia. L’altra nuora poi mi cerca spesso, anche se sta lontana, e il complimento più bello che mai mi abbia fatto è quello di non considerarmi affatto una suocera.
Sembra stupido prendersela per una questione che ho trattato civilmente, semmai dovrei essere io a legarmela al dito per le frasi che ha detto. Adesso aspettiamo Capodanno…vedremo come si comportano.
Il prigioniero e la tramontana
Forse ho tenuto in ostaggio per troppo tempo la luna
fermo nella bottiglia del temporale
Tramontana dove vai
portami via da questo posto
ogni ombra è una vela ed ogni cuore ha un timone…
Forse sono inciampato nella mia catena
forse ho sbagliato la strada e la direzione
Tramontana cosa fai
fai tacere questa voce
guardo il muro della cella e col gesso cancello il mondo…
E diciamo tutti che ormai è tardi
e diciamo tutti che è troppo presto
e diciamo tutti che è presto, è tardi, ma nessuno sa per che cosa
e diciamo tutti che eravamo angeli e che però ci hanno dirottato
e abbiamo le ali stropicciate e ripiegate sotto il cappotto…
Forse ho ancora il segno sulla mia schiena
il diavolo fa i tatuaggi col suo forcone
Tramontana dove sei…
non lasciarmi solo
è un viavai di fantasmi e mi domandano tutti perché…
Forse la mia risposta ormai è fredda
dentro la clessidra di questa prigione
Tramontana cosa vuoi… abbiamo un tuono senza voce
Ogni clessidra sogna di perdere la sabbia in un deserto…
E diciamo tutti che ormai è tardi
e diciamo tutti che è troppo presto
e diciamo tutti che è presto, è tardi, ma nessuno sa per che cosa
e diciamo tutti che eravamo angeli e che però ci hanno dirottato
e abbiamo le ali stropicciate e ripiegate sotto il cappotto…
Mercatino di Bolzano
Contrariamente agli altri anni in cui chiudeva alla vigilia di natale, quest’anno il Mercatino di Bolzano proseguirà la propria attività fino al 6 di gennaio, analogamente ai mercatini delle altre città. Noi bolzanini abbiamo un rapporto ambivalente: se da un lato lo apprezziamo e ne andiamo fieri (è stato il primo in Italia del suo genere, copiato dai mercatini nordici, in particolare quelli della Germania), dall’altro proviamo spesso un senso di fastidio per l’enorme massa di gente che si riversa in città, con conseguente traffico ed inquinamento.
Nuvole
– Dimmi, enigmatico uomo, chi ami di più? Tuo padre, tua madre, tua sorella o tuo fratello?
– Non ho né padre, né madre, né sorella, né fratello.
– I tuoi amici?
– Usate una parola il cui senso mi è rimasto fino ad oggi sconosciuto.
– La patria?
– Non so sotto quale latitudine si trovi.
– La bellezza?
– L’amerei volentieri, ma dea e immortale.
– L’oro?
– Lo odio come voi odiate Dio.
– Ma allora che cosa ami, meraviglioso straniero?
– Amo le nuvole … le nuvole che passano… laggiù… le meravigliose nuvole!
Charles Baudelaire
Troppo bella….
Dovevo condividerla per forza…è troppo bella.E ringrazio Rosella per avermela mandata… Un affettuoso abbraccio, cara Rosella…
Winter Moon
Per iniziare bene l’inverno, una bellissima canzone di Hoagy Carmichael, del quale avevo già parlato poco tempo fa.
Poesia inverno
di E. Thovez
Sorge la luna
Scheletri neri di morte boscaglie, rigide e immote
contro il tramonto d’inverno! Il sole muore lontano
dietro il confine dei boschi, in un incendio diffuso,
corusco, come in un rogo…
O falce di luna d’oro nel cielo chiaro d’inverno!
Langue laggiù in occidente, sfavilla al vespero.
Inalba di un chiaror vago le nevi sui tetti colmi;
alta in cielo sopra le case, mi splende in viso,
in fondo alle vie.
Era lei, la neve
E un mattino
appena alzati, pieni di sonno,
ignari ancora,
d’improvviso aperta la porta,
meravigliati la calpestammo:
Posava, alta e pulita
in tutta la sua tenera semplicità.
Era
timidamente festosa
era
fittissimamente di sé sicura.
Giacque
in terra
sui tetti
e stupì tutti
con la sua bianchezza.
(E. Evtusenko)
Profondo rosso
Con quale coraggio ci hanno detto che per la prima volta questo Governo aveva abbassato le tasse?
Da aprile ci hanno continuato a ripetere il medesimo ritornello: siamo bravi, belli e buoni, abbiamo abbassato l’Irap, abbiamo abbassato il costo del lavoro, abbiamo fatto un sacco di riforme: quella della Pubblica Amministrazione, abbiamo riformato il lavoro, riformato anche il Senato, abolito le province, aiutato le imprese.
BALLE
Pochi giorni fa la rapina delle tasse sulla casa, aumentate a dismisura.
L’Irap…ci siamo sbagliati…e chiedono anche la retroattività di sei mesi.
Gli alluvionati? Oh, poverini, hanno la nostra comprensione, ma devono pagare comunque tutto e pure entro il 22 dicembre.
L’ultima, l’aumento assai probabile dell’IVA dal 10 al 22% sul pellet, oltretutto combustibile altamente ecologico, come se riscaldarsi in inverno fosse un lusso e non una necessità.
E mentre aumentano le pensioni di ben 6 euro LORDI, loro continuano imperterriti a spendere e spandere, mangiano a più non posso, non rinunciano nemmeno ad una briciola…e se capita magari intascano anche qualche bustarella.
In compenso, il povero Cottarelli era diventato scomodo…molto scomodo…
Roberto Benigni – Comandamenti
Pochi minuti solo per rendermi conto, poi ho guardato altro.
Non sono riuscita a seguire oltre Benigni (chi mi conosce, sa già che mi sta abbondantemente sulle scatole).
Mi sono rifiutata per vari motivi.
Primo, il costo: 4 milioni di euro, 400 mila a comandamento…un po’ caruccio, vero?
Poi questa “conversione” di chi la religione l’aveva sempre derisa e sbeffeggiata, con interventi spesso volgari e di pessimo gusto,mi sembra quanto mai inopportuna.
Se poi davvero volessi farmi spiegare per bene i comandamenti, non chiederei certamente ad un guitto ma mi rivolgerei non dico ad un teologo, ma anche solamente al mio parroco (oltretutto senza alcuna spesa).
Consideriamo poi che questa è anche un’operazione del tutto commerciale tra Benigni e la sua casa di produzione, intestata a lui ed alla consorte, supportata dai compensi pubblicitari degli sponsor. Vabbè, ha seguito, la gente lo guarda (però bisogna anche dire che le altre reti non offrivano nulla di abbastanza appetibile).
Mi chiedo dove fossero tutti quei moralizzatori (naturalmente di una certa parte politica) che concionavano contro i compensi troppo alti percepiti da calciatori, manager, attori perfino…purché della parte avversa, che discettano sulla dignità dei lavoratori etc etc etc…
Ma quello che più mi fa incavolare, è sentir sbandierare gli spettacoli di questo giullare come “Cultura”.
A mio parere, la cultura è tutt’altra cosa, e se voglio davvero vedere uno spettacolo culturale, vado al cinema (sempre più raramente) o a teatro, o acquisto libri e DVD, pago e guardo, o leggo, quello che mi piace, e non quello che mi viene imposto.
Bollino blu
Bollino blu
Non so se la notizia sia vera o meno, l’ho ripresa da Libero. Però se fosse vero che Renzi ha proposto il bollino blu per i non corrotti, è davvero segno che l’Italia è il paese delle banane e che siamo arrivati alla frutta.
Milano – Palazzo reale – Mostra di Giovanni Segantini
Se c’è una mostra che mi ha davvero entusiasmato, è stata proprio quella su Segantini.
Non aggiungo cenni biografici, in quanto si possono reperire facilmente su internet.
http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Segantini
http://www.comune.arco.tn.it/conoscere/Personaggi_storici/Giovanni_Segantini/Giovanni_Segantini.aspx
http://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-segantini
Per chi ha Facebook, c’è anche la pagina Mostra Segantini che riporta molte notizie interessanti oltre a dipinti e bozzetti.
All’ingresso della mostra, subito in evidenza un bellissimo busto bronzeo raffigurante il pittore, opera di Paolo Troubetzkoy, scultore di nobili origini russe – pur essendo nato a Verbania – artista della Scapigliatura milanese, amico del pittore. Segantini è ritratto in una posa assai spavalda, anche se intensa.
Segue la sala dove sono esposti alcuni suoi autoritratti, da quello giovanile senza barba a quelli in età più matura, come ormai è conosciuto da tutti. Molto particolare quello in cui l’autore sembra guardare direttamente lo spettatore, con un’aria quasi mefistofelica.
C’è quindi il secondo busto, questa volta in terracotta, opera di Emilio Quadrelli.
La sala seguente ospita le tele del periodo milanese di Segantini: ecco quindi il ritratto della Signora Torelli, moglie del fondatore del “Corriere della sera”, poi alcune giovani donne che passano sul ponte san Marco sul Naviglio ed il Coro della chiesa di Sant’Antonio Abate, dal chiaro taglio fotografico. Già da questi dipinti si denota la ricerca di rappresentare la luce, sia negli ambienti chiusi che in quelli aperti.
Nel frattempo il pittore, grazie all’amico Grubicy, si era avvicinato alle tecniche divisioniste francesi, in particolare a quelle di Millet. Da qui nasce forse il suo quadro più bello, “Ave Maria a trasbordo”. L’immagine fotografica non riesce a trasmettere la vera essenza dell’opera: la luce letteralmente “esplode” sullo sfondo, riflettendosi sulle acque calme del lago di Pusiano, appena increspate davanti alla barca, dalla quale si sporgono le pecore. Il quadro è stato ridipinto, in quanto la prima versione si era annerita a causa di una vernice inadatta. Sempre accanto al quadro, sono esposti alcuni bozzetti preparatori, in bianconero a tratteggio, cosa comune anche ad altri dipinti esposti alla mostra. L’Avemaria a trasbordo fu premiata con la medaglia d’oro all’Esposizione nazionale di Amsterdam. Il tema del dipinto è la circolarità: la forma rotonda del cielo, l’irradiarsi appunto dei raggi del sole, i cerchi del battello (simile alle “Lucie” del lago di Como), le piccole onde concentriche dell’acqua. C’è inoltre un richiamo biblico alla Sacra Famiglia. Madre e figlioletto accompagnati da un uomo più anziano con un gregge di pecore che paiono volersi abbeverare nelle acque del lago.
Tra le prime esperienze divisioniste di Segantini ci sono alcuni ritratti: quello di Claudio Rotta, fondatore dell’Ospedale Maggiore, l’effige di un uomo deceduto, impressionante per il suo realismo, ed infine quello intitolato “Petalo di rosa”, che ritrae la moglie del pittore, Bice Bugatti, con le gote arrossate dalla tubercolosi.
Seguono poi varie nature morte ed infine quelli dedicati all’Engadina, alla sua gente, ai pascoli, gli animali…un’esplosione di colore e di luce. Ed ecco quindi la “Raffigurazione della primavera”, le contadine che bevono alla fonte nel caratteristico costume dei Grigioni,
ed il celebre “Mezzogiorno sulle Alpi”, che raffigura Baba (Barbara Uffer), governante di Segantini – spesso raffigurata nei suoi quadri – con un cappello di paglia che la ripara dai raggi del sole mentre lo tiene fermo con una mano per evitare che il vento lo faccia volare via.
Poi contadini e contadine che riposano o lavorano, come nella “Raccolta dei bozzoli”, o intente alla cura dei figli, come nelle “Due madri” (ne esistono altre versioni, con una pecora o una capra al posto della vacca), animali al pascolo come nella celeberrima “Alla stanga”, un quadro dalle dimensioni davvero imponenti, cui è annesso il bozzetto preparatorio, o una “Vacca bagnata”.
Grande attenzione anche ai pastori di pecora: i due bozzetti quasi speculari del “Reddito del pastore”, il bozzetto (favoloso) di “Effetto di luna”, divenuto poi il dipinto “Dopo il temporale”.
C’è poi un quadro, “Ritorno dal bosco” al quale sono affezionata perché sull’antologia delle scuole medie illustrava un racconto di Selma Lagerlöf, che mi piaceva tantissimo (La vecchia Agneta).
Gli ultimi quadri sono anche davvero belli: il primo è “L’albero della vita”,un dipinto anch’esso dalle grandi proporzioni, ma con allegati altri piccoli dipinti dello stesso soggetto, poi c’è “La benedizione delle pecore”, ed anche qui la luce è protagonista, sia quella del giorno che sta per spuntare che quella, fievole, della lampada appoggiata sugli scalini accanto al prete: la pecora in primo piano si volta curiosa a guardare lo spettatore.
Infine “A messa prima”, con un sacerdote che si inerpica su una larga scalinata, voltandosi appena indietro.
È solo un piccolo assaggio di quanto è stato esposto, perché le opere in tutto erano oltre un centinaio…ma almeno così ricorderò le cose salienti.
Ritorno alla base.
Alle sette del mattino di una uggiosa domenica di dicembre, Milano è bella. Il cielo è ancora buio, poco prima dell’alba. Risplendono le luci natalizie del negozio all’angolo e su qualche balcone. Poche anche le finestre illuminate… La luce giallastra dei lampioni fende la nebbiolina che si alza dall’asfalto.
Viale Monza quasi vuoto: la giornalaia ingoffata in una serie di maglie indossate una sull’altra per difendersi dal freddo mi conta il resto con le dita intirizzite che spuntano dai mezzi guanti. Prendiamo la metropolitana per Precotto, dove è parcheggiata la macchina.
I vagoni sono vuoti o quasi. Una ragazza, i piedi abbarbicati ad un trolley, la testa abbandonata contro la parete, dorme: una fine ciocca di capelli si muove regolarmente al ritmo del suo respiro.
Un uomo con una cuffia marchiata D&G, pantaloni sdruciti, sembra anche assopito, ma ad un tratto apre gli occhi e ingolla una grossa sorsata di birra da una bottiglia senza tappo che tiene tra le mani.
Poi c’è lei.
Sembra uscita da un quadro di Tamara de Lempika. Non giovanissima, ma davvero bella.
Cappottino nero aderente, stivaletti stringati alti sulla caviglia, un viso pallido dove spiccano gli occhi cerchiati di nero e una bocca rosso fuoco. In testa una cloche in feltro nero guarnito da un fiore sempre di feltro, dalla quale fuoriescono due virgole di capelli scuri. Sembra fuori luogo in questo posto ed a quest’ora.
Ritiriamo l’auto, ritorniamo in viale Monza per caricare le valigie.
Piove, non piove… il pave’ è traslucido, sembra tirato a cera. L’auto sobbalza per tutta la via Leoncavallo. Ormai il cielo va schiarendosi. I lampioni un poco alla volta si spengono.
Ecco la Torre Mediaset… e poco dopo il casello dell’autostrada.
Ciao Milano… si ritorna a casa.
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Inviato dal Veloce promemoria
Pensiero personale
Ci avrei giurato.
A buon intenditor…
Sabato 13
Piove… non piove. La solita dannata acquerugiola che si appiccica alla faccia ed ai vestiti. Siamo costretti ad acquistare un ombrello dall’extracomunitario alla fermata del tram.
Siamo ritornati in corso Como: ci vivrei là, tra i nuovi palazzi scintillanti di cristalli.
La guglia dell’Unicredit è sempre bella, da qualsiasi angolazione la si guardi.
L”Italian way è costellata da bancarelle di Natale, simili a quelle del nostro mercatino bolzanino.
Anche l’albero (in costruzione l’altro giorno) è ormai completo.
Dal sovrappasso, il palazzo Lombardia emerge dalle brume di dicembre,
dall’altro fianco, il traffico scorre veloce.
A Repubblica prendiamo la gialla. Il treno arriva, preceduto dal rombo amplificato dalla stretta galleria e dallo spostamento d’aria… poca gente, per fortuna.
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Inviato dal Veloce promemoria
Venerdì
Oggi è venerdì.
Che c’è di strano?
È che il venerdì viene solitamente scelto dai sindacati per proclamare lo sciopero generale: ci si attaccano il sabato e la domenica e si fa un bel ponte lungo lungo.
Naturalmente scioperano quelli che hanno un lavoro sicuro, anche se i rinnovi contrattuali sono fermi da qualche anno: che dovrebbero fare allora precari, cassintegrati, esodati, disoccupati…tutta quella gente che non può contare più su un reddito certo?
Accanto agli scioperanti, studenti (per marinare la scuola va tutto bene) ed i soliti nullafacenti dei centri sociali ed affini, buoni solo a rompere le scatole.
Ultimamente i sindacati mi stanno sempre più sulle scatole… come un fumatore pentito aborre chi fuma ancora, io da ex rappresentante sindacale non posso più sopportare i sindacati, anche perché sono sempre intenti a difendere i diritti dei lavoratori (anche quando sono immeritati) e non parlano mai di doveri.
Non nego che in tempi remoti non abbiano avuto la loro utilità, ma adesso le cose sono cambiate: non ci sono più i “padroni”, ma gli imprenditori, ed i lavoratori adesso possono essere considerati dei ”collaboratori” dell’imprenditore, anzi sono nella stessa barca: se l’imprenditore affonda, vanno a mare pure loro (l’imprenditore anzi va pure peggio perché non ha alcuna tutela). Paradossalmente si potrebbe dire che il vero “datore di lavoro” è il cliente che commissiona i lavori e si aspetta di averli in un tempo ragionevole ed ad un prezzo equo. Ma questo i sindacati non lo capiscono e restano arroccati sulle loro posizioni ormai sorpassate.
I sindacati sono fra le categorie che godono delle maggiori agevolazioni. Hanno fatturati da multinazionale, con un esercito di ventimila dipendenti. Possiedono immobili per centinaia di migliaia di metri quadri donati loro dallo stato (esborso di soldi pubblici!) sui quali non hanno mai pagato l’ICI prima e non pagheranno l’IMU adesso (ma pretendono che lo faccia la Chiesa). I delegati sono 700mila… Quanto costano alle aziende costrette a pagare i permessi come se fossero ore lavorative? Si stimano circa 200 milioni di euro! Degli iscritti,la metà sono pensionati… l’altro 50% rappresenta solo un quarto della forza lavoro. Oltretutto, i sindacati non è vero che difendano i lavoratori, ma difendono esclusivamente i loro iscritti….
Sono foraggiati tramite finanziamenti statali, quindi sempre con soldi pubblici che escono dalle nostre tasche. Quindi possiamo considerare i sindacati una casta a tutti gli effetti, tale e quale i politici.
Beh, la filippica è finita, mi sono sfogata un poco. Si potranno o meno condividere queste idee, ma così la penso io.
Oggi
Oggi pensavamo di dover saltare la mostra di Van Gogh a causa dello sciopero generale. Fortunatamente i mezzi pubblici iniziano la sospensione dell’attività dalle ore 19 fino alle 24, quindi non abbiamo avuto disagi. Anche le mostre, nonostante gli avvisi all’entrata, erano regolarmente aperte. Anche di questa visita riferiro’ con più calma al ritorno a Bolzano. In piazza Duomo c’era comunque il palco per i comizi dei sindacati. .. ma i partecipanti non mi sono sembrati così numerosi.
Nel pomeriggio abbiamo comunque percorso un bel tratto a piedi, attraverso i giardini pubblici. Un po’ la giornata grigia e fredda, un po’ il tappeto di foglie morte per terra… ma tutto aveva un’aria così triste. ..
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Inviato dal Veloce promemoria
Brigitta
Sono sempre stata restia a conoscere persone “incontrate” sui network…
Avevo fatto un’eccezione per Nazzareno quando aveva presentato il suo libro di poesie nel laboratorio di Mitti Piantanida sul Naviglio, ed in quell’occasione avevo incontrato un altro paio di persone delle quali seguivo i blog e con le quali mi sono sentita in sintonia.
Per facebook invece era diverso: ero fermamente decisa a non conoscere davvero nessuno, essendo un ambiente molto differente da quello dei blogger…poi sul mio cammino è apparsa Brigitta.
Ci siamo intese subito, anche perché lei, pur essendo milanese è di origini altoatesine…
Da cosa nasce cosa, ci siamo date appuntamento (mio marito a dire il vero non era molto convinto, ma l’ho persuaso io a venire). L’unica condizione che ha messo è stata quella di non vederci a pranzo, ma solo per un caffè alla mattina, pensando di cavarsela in poco tempo. Alle 10 finalmente ci siamo incontrate, anche con Valeria, un’altra conoscenza…e così parlando e parlando, ridendo, scherzando, chiacchierando…due ore e mezzo sono letteralmente volate via…
Beh, speriamo davvero di poter ripetere questa bella giornata.
Sempre a Milano
Qualche giorno senza toccare il computer, ma solo utilizzando il cellulare per postare qualche cosa e leggere qualche post (non tanti quanti ne vorrei). Del resto, tra le visite ad amici e parenti, le mostre ed altre cose… il tempo vola. Questa mattina finalmente siamoriusciti a vedere la mostra di Segantini, quella che più mi interessava. Se mi riesce, al ritorno ne scriverò più dettagliatamente. Per ora solo un commento: bellissima ed indescrivibile 🙂
L’ultima parola
Sto su Fb per “cazzeggiare” un pochino, leggere qualche sito interessante ed eventualmente commentarlo, condividere qualcosa o, a volte, scrivere qualcosa di mio: insomma, per passare un po’ di tempo senza troppi patemi.
Ogni tanto però casco nella trappola delle polemiche, specie quando si inizia a parlare di antisemitismo.
Così, quando ho letto “un mondo senza ebrei sarebbe sicuramente migliore”, ho chiesto con educazione che mi si spiegasse questa frase. Ho ripetuto per ben due volte la domanda, aggiungendo pure che in caso di risposta esaustiva magari avrei potuto dar ragione a chi aveva scritto tale frase. Non ho avuto risposta, anzi il tipo si è lanciato in tortuosi ragionamenti.
Ha perfino pubblicato la mappa dell’espansionismo israeliano che da tempo circola sul web e che si è rivelato una colossale bufala.
Al che ho lasciato perdere. Quando una mente è “sedimentata” sui pregiudizi, non c’è nulla da fare.
A volte lasciare l’ultima parola a qualcuno non significa dargliela vinta, ma solo constatare l’impossibilità e quindi l’inutilità di instaurare un dialogo.
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Inviato dal Veloce promemoria
Cosa ne pensate?