La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per 12 agosto 2014

Robin Williams

Una mattina come le altre: sveglia all’incirca alle 6, la solita pastiglia per la tiroide, doccia, la cura delle piante sul terrazzino. Poi la colazione e, mentre bevo il primo caffè della giornata, apro il cellulare per leggere le notizie Ansa senza accendere la radio per non svegliare mio marito che dorme ancora.

Le solite notizie di economia e politica: Moodys che fa le più gravi previsioni per l’Italia, la tregua in Palestina, il califfo dell’Isis che stermina i cristiani, decapitazioni, esodi, le solite balle governative, i sorrisetti di Renzi che non incantano più nessuno. Insomma, solite cose di ordinaria follia.

Poi lo sport con l’elezione di Tavecchio, chi ha vinto, chi ha perso ecc ecc ecc.

Infine la pagina degli spettacoli.

La prima notizia è quella della scomparsa di Robin Williams, ed è davvero una doccia fredda. Da ragazzina guardavo Mork e Mindy. Poi ho apprezzato quel piccolo capolavoro di ” Good morning, Vietnam”. Ma il film che davvero me l’ha fatto amare è stato “L’attimo fuggente”. E allora, più che pensare al celebre “Oh capitano, mio capitano”, ho ricordato un’altra celebre frase citata in questo film.  “Cogli l’attimo, cogli la rosa quand’è il momento, perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà. »(John Keating).

John Keating: Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita. Un interprete strepitoso per un film incredibile, dove un professore anticonformista cerca di rendere liberi i propri allievi, liberi nel pensiero, liberi nelle decisioni, quindi autonomi e liberi nella vita.

(“La strada che non presi”, una poesia di Robert Frost, che ho già ricordato tempo addietro, e che mi è particolarmente cara.)

ombradiunsorriso.wordpress.com/2012/11/29/la-strada-che-non-presi/

Ed un finale davvero commovente in cui i ragazzi, dimostrando di aver appreso l’insegnamento del professore, si “ribellano” al conformismo e salutano il docente alla loro maniera.

 

 

Oggi avrei voluto scrivere qualcosa d’altro, ma ricordare un simile interprete era doveroso.

 

 

 

 

 


Ciao professore

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Oh! Capitano, mio Capitano, il tremendo viaggio è compiuto,
La nostra nave ha resistito ogni tempesta: abbiamo conseguito il premio desiderato.

Il porto è prossimo; odo le campane, il popolo tutto esulta.
Mentre gli occhi seguono la salda carena,
la nave austera e ardita.

Ma o cuore, cuore, cuore,
O stillanti gocce rosse
Dove sul ponte giace il mio Capitano.
Caduto freddo e morto.

O Capitano, mio Capitano, levati e ascolta le campane.
Levati, per te la bandiera sventola, squilla per te la tromba;
Per te mazzi e corone e nastri; per te le sponde si affollano;
Te acclamano le folle ondeggianti, volgendo i cupidi volti.

Qui Capitano, caro padre,
Questo mio braccio sotto la tua testa;
È un sogno che qui sopra il ponte
Tu giaccia freddo e morto.

Il mio Capitano tace: le sue labbra sono pallide e serrate;
Il mio padre non sente il mio braccio,
Non ha polso, né volontà;
La nave è ancorata sicura e ferma ed il ciclo del viaggio è compiuto.
Dal tremendo viaggio la nave vincitrice arriva col compito esaurito,

Esultino le sponde e suonino le campane!
Ma io con passo dolorante
Passeggio sul ponte, ove giace il mio Capitano caduto freddo e morto.