Idioti
Utile idiota è colui che, in cambio di qualche poltrona ministeriale, fa da stampella a questo governo.
Inutile idiota chi, oltre alle cose di cui sopra, ci caccia in un MARE ( MOSTRUM ) di guai.
Utile o inutile. .. sempre idiota resta.
In giro per Bolzano – passeggiata del Guncina
Se c’è una cosa della quale a Bolzano andiamo particolarmente fieri è il verde cittadino.
Innanzitutto le storiche passeggiate del Guncina, ideate dal sindaco di Gries, Lintner, e patrocinate dall’arciduca Heinrich d’Asburgo,
(Foto tratta dal sito “Bolzano scomparsa” di Ettore Frangipane)
portate poi a compimento dall’ingegnere Weyersberg, che ne progettò il tracciato, e dal Giardiniere Imperiale Conte Wenzel Vikary che studiò quali piante interrare.
L’itinerario parte da Gries, antico borgo climatico ora inglobato nella città, particolarmente apprezzato per la mitezza della temperatura anche in inverno, arrivando quasi al paese di San Genesio; il percorso funge un poco anche da orto botanico in quanto ci sono moltissime varietà di piante, ognuna catalogata con la denominazione in tre lingue: italiano, tedesco e quello scientifico latino: piante tipiche del luogo ma anche varietà mediterranee, quali ad esempio fichi d’India, palme ed eucalipti. Queste piante vegetano comunque bene, in quanto la collina è riparata dai venti del nord ed è molto esposta al sole, così il porfido, riscaldandosi, accumula calore, rilasciandolo nelle ore più fredde.
Lungo il percorso, panchine di legno per riposarsi, poste sul sentiero per ammirare il panorama o in angolini appartati. Panchine ormai intagliate con date e iniziali incise all’interno di cuori intrecciati o trafitti da frecce.
Salendo, si può ammirare una bella veduta panoramica della conca di Bolzano e, sullo sfondo, il gruppo dolomitico del Catinaccio (Rosengarten).
Gries, come ho scritto prima, era un centro climatico ed in esso sorgevano varie strutture alberghiere, caffè ed altri ritrovi frequentati dai turisti (tra questi molti appartenenti all’aristocrazia austriaca), che vi affluivano numerosi. Molti tra i cittadini e frequentatori del paese offrirono contributi sostanziosi per la realizzazione della passeggiata; tra i più generosi ci fu appunto l’arciduca Enrico d’Asburgo, al quale fu intitolata l’opera. Il nobile purtroppo non fu in grado di presenziare all’inaugurazione di questa sua opera, avvenuta verso la fine del 1892, in quanto era morto poco tempo prima ed anche il busto a lui dedicato scomparve durante l’ epoca fascista.
A metà circa della passeggiata si trovava l’Hotel Germania, (purtroppo demolito tempo addietro)
dove si interruppe la prima parte del percorso. Questo fu fatto infine proseguire nel 1899 fino all’hotel Reichrieglerhof.
Qualche anno di splendore ancora, quindi prima la Grande Guerra, poi l’avvento del fascismo fecero perdere importanza alla stazione climatica e pure la passeggiata (Heinrichpromenade) cambiò di nome, diventando semplicemente “passeggiata del Guncina”. Questa però restò sempre un’area molto curata dalla giardineria comunale, ed è ancor oggi apprezzata per la varietà di piante e per il panorama del quale si gode.
Compiti delle vacanze
Mi sembra di essere tornata indietro di molti anni nel seguire i compiti delle vacanze di mia nipote.
Sta seduta in cucina, allo stesso posto dove stava suo padre tanti, tanti anni fa. E quindi ogni mattina qualche esercizio, che sia un’analisi grammaticale oppure qualche operazione di aritmetica, la risoluzione di qualche problema di matematica (costo, ricavo e cose simili), qualche frase con gn e gl ed i plurali di -cia e -gia; un’oretta passa via abbastanza in fretta. Oggi una ricerca sulla città dove abita (e qui ho visto come si muove con scioltezza anche su internet!)… e piano piano, i compiti vengono finiti.
riposo :-)
Qualche giorno di riposo (si fa per dire) con la nipotina. Solitamente veniva qui da noi alla fine della scuola, ma quest’anno, in quel periodo, è stata dagli altri nonni. Fortunatamente non è stata accompagnata dalla cugina ormai sedicenne…difficile sorvegliare una ragazzina di quell’età, però devo comunque sorvegliare che la piccola faccia i compiti per le vacanze..
Terrorismo
Sarà perché sono nata in una provincia dove il terrorismo è stato attivo per oltre un ventennio, ma ogni volta che sento questa parola mi vengono i brividi.
Alessandro di Battista è del 1978, e senza dubbio dell’Alto Adige non ha mai sentito parlare come pure degli attentati di matrice sia rossa che nera o di matrice islamica o mafiosa che sono avvenuti negli anni di piombo, quali le stragi di Fiumicino nel 1973 e nel 1985, l’Italicus, la stazione di Bologna, Piazza Fontana a Milano, del rapido 904, via dei Georgofili a Firenze etc etc. (non finirei mai di elencare tutti questi fatti).
Sarebbe bastato consultare una buona enciclopedia, oppure documentarsi su internet, e certe cavolate dalla sua bocca probabilmente non sarebbero uscite.
Inoltre, come si fa a stare dalla parte di tagliagole (nel senso letterale della parola) che impongono a forza la loro religione? Moltissimi islamici da parte loro deplorano questo califfato instauratosi con la violenza, deciso a soppiantare Assad e continuando l’opera di Osama Bin Laden, cancellando cristiani, curdi e yazidi dalla faccia della terra (per adesso solo dal suo territorio), con stragi quanto mai efferate.
Qui in Italia, inizialmente era stato Manlio di Stefano, sempre del M5S, a pontificare che ci vuole rispetto per l’ISIS. Rispetto per chi effettua stragi e genocidio? Rispetto per chi rapisce donne e bambine per venderle come schiave? Rispetto per chi non professa il tuo stesso credo e distrugge case e luoghi di culto, marchiandone le abitazioni con un simbolo che le identifica come domicilio di cristiani?
Non dimentichiamo poi che il primo a schierarsi dalla parte dell’Islam a suo tempo era stato proprio Beppone nostro, visto che ha la moglie iraniana: mi chiedo se l’abbia mai portata in patria a sfoggiare i minuscoli bikini che indossa sulle nostre spiagge, ma forse è proprio lei a preferire di restare in Italia per non indossare l”hijab (e meno male che non è afghana, altrimenti le spetterebbe il burka).
Le parole di di Battista mi lasciano esterrefatta:
“Questo è un punto complesso ma decisivo. Nell’era dei droni e del totale squilibrio degli armamenti il terrorismo, purtroppo, è la sola arma violenta rimasta a chi si ribella. È triste ma è una realtà. Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato a distanza io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche non violente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana. Non sto né giustificando né approvando, lungi da me. Sto provando a capire.”
Già, perché yazidi, curdi e cristiani usano forse i droni? Allora di chi sono quelle lunghe code di persone che si inerpicano sulla montagna? E per questo si armerebbe di una cintura esplosiva e si farebbe saltare in aria in una metropolitana, causando la morte di tanti innocenti? Bel parlamentare che abbiamo… Se proprio ci tiene tanto, che si rechi nel califfato, unitamente a moglie e figlie, se le ha… con i miei migliori auguri.
Ho incollato un video che ho trovato poco dopo…è molto crudo, ma chi se la sente, può vedere di che razza di gente si tratta.
ATTENZIONE…SOLO PER ADULTI
Pensieri di un pomeriggio di mezza estate
Certo è che Renzi ha un bel coraggio a paragonare il baratro in cui l’Italia sta sprofondando alla flessione che sta registrando l’economia tedesca.
Sembra che si compiaccia di questo, che ritenga che la stagnazione che sta riguardando l’Eurozona sia la normalità…solo che da noi questa normalità sta durando da anni. In poche parole, vede il fuscello nell’occhio del vicino e non considera la trave che ha nel proprio.
Oltretutto è convinto (?) che l’Italia facendo le riforme possa trainare l’Europa trascinando l’Eurozona fuori dalla crisi! Semplicemente folle!
Intanto, il nostro debito pubblico continua a salire vertiginosamente e nonostante le tasse siano aumentate in maniera esponenziale, le entrate tributarie diminuiscono (effetto curva Laffer, ma forse i nostri pseudo-economisti, bocconiani in testa, non lo sanno!). La disoccupazione pure è aumentata, il PIL è sceso, non si parla più di inflazione ma di pericolosissima deflazione. Il “Mare nostrum” e l’accoglienza dei clandestini (io continuo a chiamarli così, perché ben pochi arrivano in Italia forniti di documenti), ci costano una cifra.
Fino ad ora il governo Renzi non ha effettuato una riforma costruttiva che sia una! Se per riforma intende quella del Senato, è semplicemente una beffa. Pe mio conto, il Senato l’avrei abolito del tutto da tempo. Prima perché com’era concepito inizialmente ostacolava invece di favorire la fase di formazione delle leggi.Poi per le funzioni che gli rimarranno, visto che riguarderanno principalmente gli affari regionali, quelli potevano essere discussi e varati nelle sedi opportune, i Consigli e le Giunte regionali appunto, senza far convergere tutte queste persone nella solita, eterna Roma, in quanto, pur senza percepire emolumenti di sorta, almeno il rimborso spese dovrà comunque essere corrisposto.
Avevo riposto in Renzi qualche speranza, confidando nel nuovo, ma vedo che al peggio non c’è mai fine!
Ferragosto 2014
Ferragosto in città… da quanto tempo non succedeva.
Anche se preferiamo andare in ferie in altre stagioni, in periodi più tranquilli e meno frequentati, negli ultimi anni almeno qualche giorno a cavallo di ferragosto lo passavamo in montagna, a Tavon, in val di Non, presso un agriturismo in compagnia di amici: grigliate (verdure per noi, carne per gli altri), passeggiate nei boschi, maneggio con i cavalli, raccolta di funghi da mangiare poi con la polenta cotta all’aperto.
Oggi però era troppo freddo per salire in montagna perché il tempo era anche peggio del solito: a mezzogiorno in città c’erano solo 16 gradi, vento e pioggia, una tipica giornata di novembre più che ferragosto. Questa pazza estate ha stravolto tutto: bagni ai laghi o in piscina ne abbiamo fatti ben pochi, così pure le escursioni sulle Dolomiti quindi anche oggi non ci è restato che rimanere in città, ed a causa del maltempo anche i villeggianti, impediti dal fare le solite escursioni, si sono riversati in centro, sotto i Portici o si sono sobbarcati lunghe file aspettando di visitare a piccoli gruppi la mummia conservata nel museo a lei dedicato.
Tanta gente l’avevo vista solo nel periodo natalizio, quando c’è il mercatino.
Pantaloni, felpa leggera e giacchina impermeabile: questa la “divisa” . Passeggiata lungo il torrente, limaccioso ed impetuoso come poche altre volte, le acque di un color fango invece che limpide e trasparenti come al solito.
Poi abbiamo cercato un posto dove pranzare: i nostri due ristorantini dove solitamente ci rechiamo erano chiusi: uno per ferie, l’altro, purtroppo, per cessazione dell’attività, dovuta alle congiunture economiche di questo sciagurato governo. I ristoranti tipici erano pieni, letteralmente presi d’assalto dai turisti, quindi non ci è restato che tornare verso casa dove, fortunatamente, un locale era aperto. Una coppia di coraggiosi e pure di una certa età ha preferito restare nel giardinetto, riparati dal tendone: li vedevamo tremare, con le maniche corte, mentre mangiavano. Ma chi glie lo ha fatto fare? Pure la cameriera era scocciata quando doveva uscire per servirli: non era certo piacevole passare dal relativo tepore del locale al freddo umido dell’esterno. Altra passeggiata nel pomeriggio. Volevamo concederci un gelato 🙂 da mangiare questa sera a casa davanti alla televisione, ma anche il gelataio ha preferito fare il ponte…beh, pazienza, ce ne sono altri confezionati nel freezer.
Insomma, una giornata “balenga”, nulla di speciale, completamente diversa dagli altri ferragosto degli anni passati. Questo semmai sembrava un ferrottobre!
T’ho fregato…per ora
Con calma mi sono messa a “trappolare” ed ho risolto il problema dei video. Ci si impiega un po’ di più, in quanto devo entrare dalla bacheca, ma almeno da là la schermata iniziale è rimasta identica!
Tiè…per adesso ti ho fregato, ma in futuro non cambiare più!
beep beep boop
Uffa che noia la scritta che da oggi appare su WordPress…cambiato tutto…
Avevo messo dei filmati di You tube…dopo un poco sono scomparsi ed appare silo il link…
GRRRRRRRRRRRRRRRRRR
AH…SONO SCOMPARSI ANCHE I TAGS!
Ma perché non lasciano le cose come stanno e cambiano sempre?
Crazy heart
Un bellissimo film con un grande interprete.
La storia si può riassumere in poche parole: la caduta del cinquantasettenne cantante country Bad Blake, preda dell’alcool e del fumo, e la sua successiva resurrezione grazie all’amore per una donna, anche se la storia tra loro due non avrà un buon fine.
Spettacolari le musiche, incredibili i paesaggi del Texas, con quelle praterie sterminate, percorse da strade diritte e vuote, tanto che ad un certo punto Bad alla domanda “Dove ti trovi?”, risponderà “Non lo so, sono disperso nel nulla”.
Cieli infiniti, con nuvole che vagano piene di riflessi rosati o color d’oro, città con grattacieli altissimi (Houston), oppure le tipiche cittadine di provincia con i bar che hanno preso il posto dei saloon western, in cui gruppetti di aficionados si radunano per ascoltare la musica preferita.
Bad Blake è un cane sciolto: dopo aver avuto il suo momento di gloria ed aver lanciato un altro cantante, Tommy, che è diventato più famoso di lui, vede che la sua parabola ha iniziato a prendere un andamento discendente e si rifugia nell’alcool e nelle sigarette. Per racimolare un po’ di soldi si accontenta quindi di interpretazioni in piccoli paesi che raggiunge a bordo della sua station wagon. Non ha una sua band, e si fa accompagnare quindi sempre da artisti locali. In uno di questi paesi conosce un tastierista che si ricorda della sua fama passata e che gli propone di farsi intervistare da sua nipote Jean, giornalista presso una testata locale. Bad fino a quel momento non ha dato molta importanza alla sua salute, vivendo giorno per giorno, cercando anzi di autodistruggersi. Ma l’incontro con questa donna cambia totalmente la sua visione della vita: la cerca, le telefona anche quando è lontano, la chiama nel momento in cui, dopo un incidente automobilistico, si frattura una caviglia e lei lo accoglie in casa sua dove vive con il figlioletto di quattro anni. Tutto sembra andare per il meglio: Bad addirittura ottiene, in qualità di ospite “speciale”, di aprire un concerto prima del suo ex-pupillo Tommy (che lo ricorda sempre con affetto e riconoscenza, pur non ricambiato). Un giorno però, quando Jean gli affida il piccolo per un pomeriggio, Bad si ferma in un bar a bere e perde di vista il bambino: questo verrà poi ritrovato dalla polizia, ma Jean, pur amandolo, non vorrà più saperne di lui. Bad si rifugia sempre di più nell’alcool, ma dopo una gravissima crisi, decide di disintossicarsi, con l’aiuto di un amico che gestisce un locale. Sarà dura e lunga, ma ce la farà. Nel frattempo ritrova la sua vena artistica e si rimette a comporre canzoni per Tommy, che le lancia, ottenendo un grandissimo successo, guadagnando anche un bel po’ di soldi grazie ai diritti. Passato qualche anno, dopo un concerto di Tommy al quale ha assistito, ritrova Jean e le comunica di essere cambiato, e a parziale risarcimento per quanto aveva combinato smarrendo suo figlio, la obbliga ad accettare una parte dei diritti d’autore che gli spettano. Lei ormai è già con un altro uomo, ma si dice felice della rinascita del cantante…
Jeff Bridges, per questa interpretazione, ha vinto l’Oscar quale attore protagonista, anche se nel doppiaggio si perde tutto l’impegno messo nell’influenza dialettale.
Una vera sorpresa invece sentir cantare sia Jeff Bridges che Colin Farrell, che interpreta Tommy…tutte canzoni country, una più bella dell’altra…
Robin Williams
Una mattina come le altre: sveglia all’incirca alle 6, la solita pastiglia per la tiroide, doccia, la cura delle piante sul terrazzino. Poi la colazione e, mentre bevo il primo caffè della giornata, apro il cellulare per leggere le notizie Ansa senza accendere la radio per non svegliare mio marito che dorme ancora.
Le solite notizie di economia e politica: Moodys che fa le più gravi previsioni per l’Italia, la tregua in Palestina, il califfo dell’Isis che stermina i cristiani, decapitazioni, esodi, le solite balle governative, i sorrisetti di Renzi che non incantano più nessuno. Insomma, solite cose di ordinaria follia.
Poi lo sport con l’elezione di Tavecchio, chi ha vinto, chi ha perso ecc ecc ecc.
Infine la pagina degli spettacoli.
La prima notizia è quella della scomparsa di Robin Williams, ed è davvero una doccia fredda. Da ragazzina guardavo Mork e Mindy. Poi ho apprezzato quel piccolo capolavoro di ” Good morning, Vietnam”. Ma il film che davvero me l’ha fatto amare è stato “L’attimo fuggente”. E allora, più che pensare al celebre “Oh capitano, mio capitano”, ho ricordato un’altra celebre frase citata in questo film. “Cogli l’attimo, cogli la rosa quand’è il momento, perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà. »(John Keating).
John Keating: Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita. Un interprete strepitoso per un film incredibile, dove un professore anticonformista cerca di rendere liberi i propri allievi, liberi nel pensiero, liberi nelle decisioni, quindi autonomi e liberi nella vita.
(“La strada che non presi”, una poesia di Robert Frost, che ho già ricordato tempo addietro, e che mi è particolarmente cara.)
ombradiunsorriso.wordpress.com/2012/11/29/la-strada-che-non-presi/
Ed un finale davvero commovente in cui i ragazzi, dimostrando di aver appreso l’insegnamento del professore, si “ribellano” al conformismo e salutano il docente alla loro maniera.
Oggi avrei voluto scrivere qualcosa d’altro, ma ricordare un simile interprete era doveroso.
Ciao professore
Oh! Capitano, mio Capitano, il tremendo viaggio è compiuto,
La nostra nave ha resistito ogni tempesta: abbiamo conseguito il premio desiderato.
Il porto è prossimo; odo le campane, il popolo tutto esulta.
Mentre gli occhi seguono la salda carena,
la nave austera e ardita.
Ma o cuore, cuore, cuore,
O stillanti gocce rosse
Dove sul ponte giace il mio Capitano.
Caduto freddo e morto.
O Capitano, mio Capitano, levati e ascolta le campane.
Levati, per te la bandiera sventola, squilla per te la tromba;
Per te mazzi e corone e nastri; per te le sponde si affollano;
Te acclamano le folle ondeggianti, volgendo i cupidi volti.
Qui Capitano, caro padre,
Questo mio braccio sotto la tua testa;
È un sogno che qui sopra il ponte
Tu giaccia freddo e morto.
Il mio Capitano tace: le sue labbra sono pallide e serrate;
Il mio padre non sente il mio braccio,
Non ha polso, né volontà;
La nave è ancorata sicura e ferma ed il ciclo del viaggio è compiuto.
Dal tremendo viaggio la nave vincitrice arriva col compito esaurito,
Esultino le sponde e suonino le campane!
Ma io con passo dolorante
Passeggio sul ponte, ove giace il mio Capitano caduto freddo e morto.
Canzoni per Milano – La luna è una lampadina
Visto che ieri c’era la “superluna”, che ha offuscato anche le stelle cadenti di San Lorenzo, ecco una canzone dello straLUNAto Enzo Jannacci in tema con l’argomento…
In giro per Bolzano
Devo iniziare a guardare la mia città con gli occhi del turista.
Ogni volta che dico di essere di Bolzano, tutti si premurano di dirmi quanto è carina la mia città, ordinata, pulita e tante altre belle cose. Invece io, che ci abito, sono sempre propensa a trovarne i difetti, a scrivere che è molto provinciale (il che è vero, ma non necessariamente è un difetto), che non c’è abbastanza offerta culturale, almeno in confronto ad altre località, e quella che c’è viene necessariamente suddivisa tra i due gruppi linguistici, italiano e tedesco.
Allora mi sono proprio detta che devo imparare ad osservarla sotto un’altra prospettiva.
Ho iniziato dal centro: non i soliti Portici, la solita piazza Walther, il solito Duomo, il solito monumento alla Vittoria che un po’ tutti conoscono, ma dalle stradine limitrofe.
La mia preferita è la via dott.Streiter, sorta sull’antico fossato (poi interrato nel 1277 ad opera di Mainardo II) che difendeva la città.
Anticamente si chiamava via dei Carrettai, in quanto per quella strada passavano i carri che trasportavano le merci destinate alla parallela via dei Portici, alla quale è collegata da vari caratteristici passaggi.
Le botteghe sotto i portici infatti avevano il retro proprio su questa stradina, e là erano ubicati i magazzini. La via infatti inizia dalla via Bottai, dove erano situate molte cantine (ora sostituite da trattorie e ristoranti) : i bottai, data la prevalenza dell’attività di viticoltura di questa zona, costituivano una corporazione molto considerata e potente.
Nonostante la via dr Streiter sia stretta e relativamente corta, è molto frequentata: vi si trovano infatti vari ristorantini caratteristici e dei bar, alcuni all’aperto, che le danno un’aria quasi “parigina”.
Il più caratteristico è quello situato presso gli antichi banchi del pesce: grandi vasche marmoree
ora circondati da tavolini e piante verdi, dove esercita un noto vignettista nostrano, Cobo, grande conoscitore della storia locale e che ha disegnato vari scorci bolzanini su cartoline umoristiche, ormai da collezione, dove dei panciuti piccioni illustrano, sia in italiano che in tedesco, la città ed evidenziano a volte i difetti di noi bolzanini.
http://www.weinstrasse.com/it/video/cobo-e-la-sua-bolzano/
In uno dei passaggoi suddetti c’è il primo Municipio di Bolzano, che fu sede dell’amministrazione comunale dal 1455 al 1907, trasferito in seguito in piazza Municipio, alla fine dei Portici e nuovamente traslocato in epoca recente in vicolo Gumer.
In questo edificio è attualmente ospitato l’Archivo storico della città di Bozano. L’ala verso la via Portici è decorata con affreschi di Konrad Waider, originario della Baviera, mentre le sale verso la via dr. Streiter sono state affrescate da Georg Mueller, proveniente dalla Franconia.
Nell’archivio storico vengono conservati tutti i documenti e gli atti notarili inerenti la vita della città. Il più antico porta la data del 2 aprile 1223 ed è relativo alla vendita di una cantina murata sita a Vanga -San Giorgio (pressappoco dove ora c’è l’uscita autostradale di Bolzano nord) ed è redatto in latino. Solo nel 1300/1400 il volgare italiano ed il tedesco sostituiranno il latino, che era un po’ la lingua franca del medioevo.
Alla fine, la via dr. Streiter si collega con la via dei Francescani, che prende il nome dal convento situato ancora oggi in questa strada.
Canzoni per Milano -Milano circonvallazione esterna
Milano non è solo dialetto e milanesità.
È anche modernità, avanguardia…
Allora via con gli Afterhours, bella musica e testo da interpretare…
Quattro e mezza di mattino per la radio
sono troppo triste e il dj non mi parlerà
sembra avere tutto così chiaro questo scemo
sembra sempre una sola la realtà
che qui non ho il diritto
di non essere felice
di non sentirmi vivo
nella mediocrità
che mi propini.
Se volessi modificherei il mio viso
e ripartirei da zero
ma sarebbe come arrendersi
a quello che non sono
e non sentirsi libero
di non essere felice
di non sentirmi vivo
di non accontentarmi
della mediocrità
che mi propini.
Perché non posso dirti
di non essere felice?
non sono meno vivo
non sono meno vivo
Mimmo
Vent’anni fa ci ha lasciato Mimmo. Conosciuto in tutto il mondo per la canzone “Nel blu dipinto di blu”, tanto da essere ricordato all’estero come “Mister Volare”
Ho sempre amato la canzone napoletana, quella “vecchia”, quindi mi piacciono tantissime sue canzoni, come “Resta cu ‘mme” e “Tu si na cosa grande”, ma quella che prediligo in assoluto, pur non in dialetto, è questa…
Il mio passato
Spesso ripeto sottovoce
Che si deve vivere di ricordi solo
Quando sono rimasti pochi giorni.
Quello che è passato
È come se non ci fosse mai stato.
Il passato è un laccio che
Stringe la gola alla mia mente
E toglie energie per affrontare il mio presente.
Il passato è solo fumo
Di chi non ha vissuto.
Quello che ho già visto
Non conta più niente.
Il passato ed il futuro
Non sono realtà ma solo effimere illusioni.
Devo liberarmi del tempo
E vivere il presente giacché non esiste altro tempo
Che questo meraviglioso istante.
Alda Merini
Un giallo altoatesino
Am 16 Juli 1876 wurde
hier MadaleineTourville von
ihrem Gatten ermordert
Nello scorso luglio, visto il clima sempre inclemente, ovviamente non si poteva andare al lago a fare il bagno, quindi ci siamo recati, tempo permettendo, in montagna: almeno qualche fungo in saccoccia siamo riusciti a metterlo. Una di queste volte, sui tornanti che portano allo Stelvio ho notato una lapide murata sulla massicciata che fiancheggia la strada. La scritta mi ha incuriosito, così ho cercato di documentarmi su chi fosse questa Madeleine de Tourville, uccisa da marito il 16 luglio del 1876.
La signora era la seconda moglie del conte Henri Perreau de Tourville, nato a Valenciennes, in Francia, ma naturalizzato inglese. La coppia risiedeva a Londra e il 15 luglio 1876 si recò in Val Venosta per un periodo di ferie, per la precisione a Spondigna. Già il giorno seguente i due coniugi si recarono sullo Stelvio per una gita, ma alla sera in albergo ritornò solo il marito, dicendo prima che la moglie era stata vittima di una disgrazia poi, modificando la deposizione, affermando che la donna si era tolta la vita gettandosi in un dirupo. Le versioni del conte però insospettirono la polizia: si trovarono alcuni testimoni che smentirono le sue dichiarazioni asserendo di aver visto con i propri occhi il marito spingere la moglie nel baratro. Il processo si tenne a Bolzano: vi assistettero giornalisti venuti da tutto il mondo, inviati da giornali quali il New York Times, il Glasgow Herald, Le Figaro. Quest’ultimo descrisse l’imputato, allora quarantenne, come un ragazzo elegante, col sorriso sulle labbra, l’aria sicura ed il volto incorniciato da una barba nera, mentre i capelli sulle tempie erano appena ingrigiti.. Tutto questo interesse della stampa non era tanto per la morte di Madeleine, quanto per il fatto che Henri era finito sotto il mirino di Scotland Yard , poiché anni prima era stato accusato della morte della ricchissima suocera, Elizabeth Brigham, madre della sua prima moglie, uccisa da un colpo di pistola alla testa, ma era stato assolto perché le cause del decesso erano state considerate accidentali: il colpo sarebbe partito per errore e la signora, anziana, era anche molto inesperta. La giuria bolzanina, pur non raggiungendo l’unanimità (un giurato infatti diede parere opposto), non credette alle coincidenze e il 2 luglio 1877 condannò a morte per impiccagione il conte. La condanna fu però commutata in 20 anni di carcere con tanto di lavori forzati, ma l’uomo si spense 14 anni dopo. Le cronache di quel tempo addossarono a de Tourville molti altri crimini: la morte della prima moglie e quella di altre sette donne, tanto che il 23 febbraio 1890 il New York Times titolò “ Uno dei più straordinari criminali dei tempi moderni ha appena interrotto la sua vita in una cella della prigione di Karlau, a Graz, in Austria”.
“Ma l’ho visto con i miei occhi”, mormora il pastore armeggiando timidamente al proprio cappello di feltro. “Ha spinto di proprio pugno la gentile signora nella gola.”
L’Unità
Ho problemi con il router e condivido la chiavetta con mio marito quindi, con un po’ di ritardo, commento la notizia della chiusura de “l’Unità”.
Il giornale innanzitutto paga in parte la crisi della carta stampata, che coinvolge quasi tutto il mondo dell’editoria; le notizie al giorno d’oggi viaggiano più velocemente su internet, preferito dalla maggior parte delle persone per quel che concerne l’informazione. La carta stampata resta quindi solo una fonte di opinioni e, in questo caso specifico, di “indottrinamento” politico, in quanto l’informazione di partito è ligia solo all’ortodossia marxista.
Poi, al giorno d’oggi, per campare devi rendere, ossia riuscire a vendere il maggior numero di copie per raggiungere anche una maggior raccolta pubblicitaria.
A Bolzano vedevo solo qualche pagina esposta in bacheca presso il circolo Nikoletti; a Milano lo stesso presso il circolo di Unità proletaria di viale Monza. In metropolitana, da anni, nessuno che avesse una copia del quotidiano sottobraccio: era più facile vedere qualcuno, dal look inconfondibile, che leggesse il Manifesto, adesso girano tutti forniti di Repubblica o Il Fatto quotidiano.
Quello che mi stupisce però è il fatto che dei tanti che deplorano la chiusura di questo giornale, sulla scena dal 1924, nessuno abbia messo mano al portafoglio per formare una cordata per salvarlo: tanti “compagni” di nome, assolutamente non di fatto…
Cosa ne pensate?