La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Da “Il bestiario” di Giampaolo Pansa

All’inizio la questione sembrava molto semplice. Dei terroristi legati ad Hamas o arabi sequestrano tre adolescenti ebrei che escono da scuola e li ammazzano. Per ritorsione, un ebreo squilibrato cattura un giovane palestinese e lo uccide. Basta poco per innescare una guerra. Da Gaza le bande di Hamas cominciano a lanciare razzi contro le città di Israele. Sono missili carichi di esplosivo e un congegno ideato da Tel Aviv li distrugge prima che cadano. Ma la pioggia di bombe volanti s’intensifica. Sono sempre più potenti e con una gittata sempre più lunga. Possono colpire anche città molto lontane da Gaza e strutture vitali come l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Risulta chiaro che, nella striscia di Gaza, Hamas nasconde le rampe di lancio dentro le case dei civili, le scuole, gli ospedali. E tratta gli abitanti da scudi umani.  A questo punto come reagisce Israele? Come qualsiasi stato che veda a rischio l’incolumità della sua gente e la propria stessa esistenza. È costretto ad attaccare la roccaforte di Hamas, per individuare le rampe e i depositi dei missili. E scoprire i tunnel scavati dai terroristi palestinesi per infiltrarsi in territorio israeliano. Siamo di fronte a un’altra guerra che lo stato di Israele deve combattere per non essere annientato. Ma una parte dell’opinione pubblica mondiale non ammette che gli ebrei possano difendersi.

LO SPETTRO
Emerge un vecchio spettro: l’antisemitismo. Esplodono dimostrazioni di piazza, battaglie di strada, aggressioni individuali. Proclami allucinanti ricordano il dramma più nefando per la nostra civiltà: la politica razziale della Germania nazista e lo sterminio degli israeliti tedeschi e di molte altre nazioni, compresa l’Italia.
Chi non ha vissuto o assistito, anche soltanto da bambino, alle deportazioni degli ebrei in tanti campi di morte, primo fra tutti Auschwitz, non può avvertire l’angoscia che provano gli italiani della mia generazione. Oggi in Italia non vediamo ancora i cortei che intossicano Paesi come la Francia, la Germania, l’Olanda. Mi auguro che il nostro Paese resti immune da questo virus disumano. Ma se debbo essere sincero non sono affatto sicuro che da noi non accada nulla. C’è anche un’Italia che odia gli ebrei o resta indifferente alla loro sorte. Esattamente come avvenne alla fine degli anni Trenta, nella fase terminale della dittatura fascista. Qui lo rammenterò in una sintesi estrema.
Da bambino il mio mondo era la città dove ero nato e crescevo: Casale Monferrato. Anche qui esisteva un ghetto, la vecchia Contrada degli ebrei, e una sinagoga tra le più belle in Italia. La comunità israelitica era ben inserita nella società cittadina. Vantava commercianti, impiegati, professionisti, medici, insegnanti. Il fondatore della squadra di calcio, il Casale Fbc, i famosi nerostellati, era un professore ebreo che tutti stimavano. Le ragazze del ghetto erano famose per la loro bellezza e molto ricercate come mogli.
Nel 1939 Mussolini varò le leggi razziali. Fu l’inizio della persecuzione. Gli ebrei che avevano incarichi pubblici, come il fondatore della quadra di calcio, vennero licenziati. I professori e gli studenti furono cacciati dalle scuole. Le famiglie che avevano colf o governanti ebree vennero obbligate a mandarle via. I negozi degli israeliti dovettero chiudere. Tanti anni dopo, quando decisi di ricostruire quel che era accaduto, mi resi conto che, a parte qualche caso isolato, la città dei cattolici non batté ciglio davanti a quel disastro.

La mia famiglia viveva nel centro di Casale, in un grande appartamento di un palazzo nobiliare decaduto. Dopo la cena, venivano a trovarci parenti e amici. Gli adulti discutevano di tutto. Del fascismo, del socialismo, del comunismo, della guerra e in seguito dell’armistizio, della Repubblica sociale e dei partigiani. L’opinione più diffusa era vagamente socialista. Andavo per i dieci anni, ma restavo sveglio per ascoltare i grandi. Ebbene non ho mai sentito una parola su quanto accadeva agli ebrei della città.
Quando vennero avviati al lavoro obbligatorio accadde di peggio. Le donne ebree furono mandate in un’industria cartotecnica di Casale. Qui incontrarono delle operaie che non volevano averle accanto. Ringhiavano: «Riportatele nel ghetto, non debbono restare qui con noi!». Andò meglio agli uomini inviati in un’azienda agricola della Cartiera Burgo. Erano quasi tutti signori anziani e venivano da professioni che non prevedevano l’uso della vanga e della pala. Ebbero la fortuna di incontrare dei capi operai comprensivi che tentarono di rendere meno pesante il lavoro.
Ma il peggio lo si vide all’inizio del 1944, il giorno che cominciarono le catture e le deportazioni. In città tutti sapevano che cosa stava accadendo. Mia madre lo apprese dalla famosa Gigin, la portinaia di un casamento di fronte al ghetto. Era stata una ragazza ardente, pronta a passare da un amore all’altro. Da anziana aveva iniziato a lavorare da cartomante. L’unico lusso di mia madre era l’andare spesso da lei per farsi leggere il futuro sui tarocchi.
La Gigin aveva già visto arrestare un’inquilina del palazzo, un’antiquaria molto conosciuta in città. E un paio di mesi dopo era presente quando i poliziotti del commissariato si portarono via la madre ottantenne della stessa signora. La cartomante ne avrà di certo parlato con mia madre, ma in casa nostra non si discusse mai di quelle catture.

L’INDIFFERENZA
È possibile che i miei genitori abbiano deciso di non dire nulla in presenza dei due figli piccoli. Ma anni dopo mi resi conto che, tranne in pochi casi, l’arresto degli ebrei della città non suscitò reazioni. Dominò l’indifferenza. Il caso più clamoroso fu quello dei ferrovieri alla guida dei treni blindati che partivano dalla stazione di Carpi carichi di ebrei raccolti nel campo di Fossoli, in provincia di Modena.
Sino alla frontiera del Brennero, il macchinista e il fuochista erano italiani. Scendevano dal treno al momento di entrare nel territorio del Reich e lo consegnavano ai ferrovieri tedeschi. Conoscevano di certo il carico che trasportavano: ebrei di ogni età, dagli ottantenni ai bambini e ai neonati, tutti destinati alle camere a gas. Ma la storia dello sterminio non ci consegna nessun gesto di rifiuto o di ribellione. L’unica attenuante era la condizione dell’Italia del centro e del nord: un Paese occupato dall’esercito di Hitler.

Dove la minima opposizione poteva costare il carcere o la partenza verso il campo di sterminio. Dopo la fine della guerra, una volta ritornati in Italia, i pochi ebrei sopravvissuti si resero conto di essere stranieri in patria. Gli eroi di quell’epoca erano i partigiani. Dello sterminio non parlava quasi nessuno. L’indifferenza restava un muro difficile da scalfire. Il motivo poteva essere un gigantesco complesso di colpa per la morte di tanti italiani che professavano una religione diversa da quella cattolica?
Mi piacerebbe pensare che fosse così. Ma temo che la causa di quel silenzio fosse l’egoismo che connota tutti gli esseri umani: mi sono salvato io e la tua morte non mi riguarda. Adesso i terroristi di Hamas vorrebbero trasformare Israele in una gigantesca Auschwitz. Tanti di noi stanno a guardare, in silenzio. È chiaro che la storia non ci ha insegnato niente. Prima o poi ne pagheremo lo scotto.

 

Le persone ed i popoli non imparano mai dal passato e ripetono sempre i medesimi errori.

6 Risposte

  1. mic

    Ti invito a leggere questo: http://www.linkiesta.it/refusal-israel-defense-forces

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    29 luglio 2014 alle 00:22

    • Premetto che le guerre sono sempre sporche.
      Certo, dissenso ce n’è ovunque, anche tra gli israeliani stessi. Però bisogna considerare che se fino ad oggi in Israele ci sono state relativamente poche vittime, è anche in virtù del sistema di protezione antirazzi che hanno impiantato. Poi se i palestinesi nascondono armi all’interno di case, scuole, perfino ospedali, la colpa ricade unicamente sui TERRORISTI (riconosciuti come tali anche dall’ONU) di Hamas.
      Loredana

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      30 luglio 2014 alle 19:27

      • mic

        Loredana è una situazione incredibilmente grande e quello che sta succedendo in questo periodo storico è sconcertante.
        Tolstoj diceva che la guerra è l’espressione più alta dell’irrazionalità umana.
        I partigiani nascondevano le armi nelle chiese, i nazisti uccidevano civili. I sotterranei di Torino erano pieni di esplosivi dei rivoluzionari. Purtroppo sono cose già vissute, strategie di guerra e che non cambieranno mai di fronte alle logiche violente e di morte.
        Ieri è stata bombardata una scuola, altri 30 morti, in totale 1300palestinesi (circa 200 bambini) 53 soldati e 3 civili israeliani. Negli anni scorsi l’ONU aveva anche denunciato un macabro rituale da parte degli israeliani sui bambini palestinesi arrestati (che puoi leggere qui http://www.scribd.com/doc/149501448/Report-Onu-Palestina). 7000 bambini arrestati violentati e torturati nelle carceri.
        Io non sono pro nessuno, la guerra non è giustificabile e ognuno ha la sue colpe. Ma quello che sta facendo Israele è molto vicino ad un annientamento del popolo palestinese con il benestare di Nato, Russia e Cina.

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        31 luglio 2014 alle 11:13

        • Quando con la risoluzione 181 della Società delle Nazioni (progenitrice dell’ONU) fu proposta la suddivisione della Palestina in due territori, uno arabo ed uno ebreo, gli arabi rifiutarono e già pochi mesi dopo lanciarono i primi attacchi contro Israele (un attacco congiunto degli eserciti egiziani,
          siriani, iracheni, libanesi e transgiordani).
          Di fatto però uno stato palestinese non era comunque mai esistito prima: i territori acquistati a prezzi davvero esosi ancora a fine 1800 dai primi coloni ebrei apparteneva a sceicchi, emiri ed altri signorotti simili, che li lasciavano pressocché incolti. Il territorio inoltre è sempre stato sotto la dominazione ottomana, fin dai tempi delle crociate, alla cui disfatta seguì il mandato inglese: è falso quindi affermare che la Palestina sia uno stato.
          Se una parte degli ebrei è contraria alle azioni di guerra nella striscia di Gaza, è altrettanto vero che ci sono anche molti palestinesi che in Israele lavorano, studiano, vengono curati. Quando durante una tregua si apre un corridoio umanitario, Israele lascia passare i convogli che però vengono fatti transitare nella striscia solo dopo aver pagato ai sostenitori di Hamas una sorta di tassa!
          Israele non ha nessun interesse a scatenare un conflitto, anche a causa degli alti costi. Hamas utilizza i fondi “umanitari” per acquistare armi. Tutti, giustamente, piangono i civili, tra i quali innumerevoli bambini, di Gaza…Non ho visto altrettanta compassione quando i terroristi massacravano le famiglie nei kibbutz. Nello statuto di Hamas è scritto a chiare lettere che lo stato di Israele deve essere sterminato.
          Poi personalmente ricordo solo le stragi che i palestinesi hanno fatto non solo in Israele, ma anche altrove: Fiumicino, 1973 – settembre nero, sempre Fiumicino 1985, Abu Nidal; Monaco, olimpiadi del 1972… a che scopo?
          Spero che questa follia finisca presto: in altre parti ci sono molti più morti, ma quelle passano sotto silenzio…chissà perché. Anche tra le vittime ci sono quelle di serie A e quelle di serie B.
          Un saluto
          Loredana

          ps . http://www.liberoquotidiano.it/blog/11663961/L-Egitto-mette-in-piazza-la.html#.U9lyefyEg5w.facebook

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          31 luglio 2014 alle 18:38

  2. mario

    Ciao Lore
    Niente di nuovo sotto il cielo . Continuano a nascere e a morire .In questi giorni , pare a me , muoiono piu’ Palestinesi . Cercare colpe o responsabilita’ …. BOH . Qualcuno ha scritto: chi e’ senza peccato …… : Va ‘ che di brutti e di belli ce ne son di qua’ e di la’ .Quel che fa’ male e’ che sempre , e ripeto sempre ,l’e’ che a pigliallo a quel posto tocca sempre a quelli bischeri !
    Ma oh . Che Pe ‘ n’a volta succedesse che quelli rossi e quelli neri si bruciasseno n’siemeeeeeeeeeeeee . CHE GODURIA .
    ciao Lore bg

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    3 agosto 2014 alle 14:32

    • Bentornato 🙂
      Se dovessimo indagare da quale parte inizia la colpa dovremmo probabilmente risalire ad Adamo ed Eva… Certo, chi ci rimette sono sempre i bischeri, come li chiami tu, ossia i più deboli…ed i bambini contribuiscono molto a smuovere l’opinione pubblica.
      Io invece spero che tutto finisca al più presto: lo so, sono un’inguaribile utopista, però ci spero sempre.
      Un caro saluto Mario
      Loredana

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      3 agosto 2014 alle 19:28

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