La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per luglio, 2014

Giorgio Gaslini

Un altro grande della musica è scomparso ieri all’età di 84 anni: Giorgio Gaslini, pianista, compositore, teorico della “musica totale”: la musica è musica e basta, non bisogna valutarla per generi, rock, pop, jazz, classica. E lui si è sempre battuto perché al jazz venisse riconosciuta la medesima valenza della musica classica, ed è grazie a questa sua battaglia se finalmente nei Conservatori si insegna anche il jazz.

Milanese di origine, aveva ottenuto dalla sua città natale il riconoscimento dell’Ambrogino d’oro nel 2010 ed è ricordato, oltre che come eccellente interprete sia di musica jazz che classica, anche come compositore, specie di colonne sonore. Molti lo ricordano appunto per il tema di “Profondo rosso”, ma a mio parere, la più emozionante è la colonna sonora de “La notte” di Michelangelo Antonioni.

 

 


Da “Il bestiario” di Giampaolo Pansa

All’inizio la questione sembrava molto semplice. Dei terroristi legati ad Hamas o arabi sequestrano tre adolescenti ebrei che escono da scuola e li ammazzano. Per ritorsione, un ebreo squilibrato cattura un giovane palestinese e lo uccide. Basta poco per innescare una guerra. Da Gaza le bande di Hamas cominciano a lanciare razzi contro le città di Israele. Sono missili carichi di esplosivo e un congegno ideato da Tel Aviv li distrugge prima che cadano. Ma la pioggia di bombe volanti s’intensifica. Sono sempre più potenti e con una gittata sempre più lunga. Possono colpire anche città molto lontane da Gaza e strutture vitali come l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Risulta chiaro che, nella striscia di Gaza, Hamas nasconde le rampe di lancio dentro le case dei civili, le scuole, gli ospedali. E tratta gli abitanti da scudi umani.  A questo punto come reagisce Israele? Come qualsiasi stato che veda a rischio l’incolumità della sua gente e la propria stessa esistenza. È costretto ad attaccare la roccaforte di Hamas, per individuare le rampe e i depositi dei missili. E scoprire i tunnel scavati dai terroristi palestinesi per infiltrarsi in territorio israeliano. Siamo di fronte a un’altra guerra che lo stato di Israele deve combattere per non essere annientato. Ma una parte dell’opinione pubblica mondiale non ammette che gli ebrei possano difendersi.

LO SPETTRO
Emerge un vecchio spettro: l’antisemitismo. Esplodono dimostrazioni di piazza, battaglie di strada, aggressioni individuali. Proclami allucinanti ricordano il dramma più nefando per la nostra civiltà: la politica razziale della Germania nazista e lo sterminio degli israeliti tedeschi e di molte altre nazioni, compresa l’Italia.
Chi non ha vissuto o assistito, anche soltanto da bambino, alle deportazioni degli ebrei in tanti campi di morte, primo fra tutti Auschwitz, non può avvertire l’angoscia che provano gli italiani della mia generazione. Oggi in Italia non vediamo ancora i cortei che intossicano Paesi come la Francia, la Germania, l’Olanda. Mi auguro che il nostro Paese resti immune da questo virus disumano. Ma se debbo essere sincero non sono affatto sicuro che da noi non accada nulla. C’è anche un’Italia che odia gli ebrei o resta indifferente alla loro sorte. Esattamente come avvenne alla fine degli anni Trenta, nella fase terminale della dittatura fascista. Qui lo rammenterò in una sintesi estrema.
Da bambino il mio mondo era la città dove ero nato e crescevo: Casale Monferrato. Anche qui esisteva un ghetto, la vecchia Contrada degli ebrei, e una sinagoga tra le più belle in Italia. La comunità israelitica era ben inserita nella società cittadina. Vantava commercianti, impiegati, professionisti, medici, insegnanti. Il fondatore della squadra di calcio, il Casale Fbc, i famosi nerostellati, era un professore ebreo che tutti stimavano. Le ragazze del ghetto erano famose per la loro bellezza e molto ricercate come mogli.
Nel 1939 Mussolini varò le leggi razziali. Fu l’inizio della persecuzione. Gli ebrei che avevano incarichi pubblici, come il fondatore della quadra di calcio, vennero licenziati. I professori e gli studenti furono cacciati dalle scuole. Le famiglie che avevano colf o governanti ebree vennero obbligate a mandarle via. I negozi degli israeliti dovettero chiudere. Tanti anni dopo, quando decisi di ricostruire quel che era accaduto, mi resi conto che, a parte qualche caso isolato, la città dei cattolici non batté ciglio davanti a quel disastro.

La mia famiglia viveva nel centro di Casale, in un grande appartamento di un palazzo nobiliare decaduto. Dopo la cena, venivano a trovarci parenti e amici. Gli adulti discutevano di tutto. Del fascismo, del socialismo, del comunismo, della guerra e in seguito dell’armistizio, della Repubblica sociale e dei partigiani. L’opinione più diffusa era vagamente socialista. Andavo per i dieci anni, ma restavo sveglio per ascoltare i grandi. Ebbene non ho mai sentito una parola su quanto accadeva agli ebrei della città.
Quando vennero avviati al lavoro obbligatorio accadde di peggio. Le donne ebree furono mandate in un’industria cartotecnica di Casale. Qui incontrarono delle operaie che non volevano averle accanto. Ringhiavano: «Riportatele nel ghetto, non debbono restare qui con noi!». Andò meglio agli uomini inviati in un’azienda agricola della Cartiera Burgo. Erano quasi tutti signori anziani e venivano da professioni che non prevedevano l’uso della vanga e della pala. Ebbero la fortuna di incontrare dei capi operai comprensivi che tentarono di rendere meno pesante il lavoro.
Ma il peggio lo si vide all’inizio del 1944, il giorno che cominciarono le catture e le deportazioni. In città tutti sapevano che cosa stava accadendo. Mia madre lo apprese dalla famosa Gigin, la portinaia di un casamento di fronte al ghetto. Era stata una ragazza ardente, pronta a passare da un amore all’altro. Da anziana aveva iniziato a lavorare da cartomante. L’unico lusso di mia madre era l’andare spesso da lei per farsi leggere il futuro sui tarocchi.
La Gigin aveva già visto arrestare un’inquilina del palazzo, un’antiquaria molto conosciuta in città. E un paio di mesi dopo era presente quando i poliziotti del commissariato si portarono via la madre ottantenne della stessa signora. La cartomante ne avrà di certo parlato con mia madre, ma in casa nostra non si discusse mai di quelle catture.

L’INDIFFERENZA
È possibile che i miei genitori abbiano deciso di non dire nulla in presenza dei due figli piccoli. Ma anni dopo mi resi conto che, tranne in pochi casi, l’arresto degli ebrei della città non suscitò reazioni. Dominò l’indifferenza. Il caso più clamoroso fu quello dei ferrovieri alla guida dei treni blindati che partivano dalla stazione di Carpi carichi di ebrei raccolti nel campo di Fossoli, in provincia di Modena.
Sino alla frontiera del Brennero, il macchinista e il fuochista erano italiani. Scendevano dal treno al momento di entrare nel territorio del Reich e lo consegnavano ai ferrovieri tedeschi. Conoscevano di certo il carico che trasportavano: ebrei di ogni età, dagli ottantenni ai bambini e ai neonati, tutti destinati alle camere a gas. Ma la storia dello sterminio non ci consegna nessun gesto di rifiuto o di ribellione. L’unica attenuante era la condizione dell’Italia del centro e del nord: un Paese occupato dall’esercito di Hitler.

Dove la minima opposizione poteva costare il carcere o la partenza verso il campo di sterminio. Dopo la fine della guerra, una volta ritornati in Italia, i pochi ebrei sopravvissuti si resero conto di essere stranieri in patria. Gli eroi di quell’epoca erano i partigiani. Dello sterminio non parlava quasi nessuno. L’indifferenza restava un muro difficile da scalfire. Il motivo poteva essere un gigantesco complesso di colpa per la morte di tanti italiani che professavano una religione diversa da quella cattolica?
Mi piacerebbe pensare che fosse così. Ma temo che la causa di quel silenzio fosse l’egoismo che connota tutti gli esseri umani: mi sono salvato io e la tua morte non mi riguarda. Adesso i terroristi di Hamas vorrebbero trasformare Israele in una gigantesca Auschwitz. Tanti di noi stanno a guardare, in silenzio. È chiaro che la storia non ci ha insegnato niente. Prima o poi ne pagheremo lo scotto.

 

Le persone ed i popoli non imparano mai dal passato e ripetono sempre i medesimi errori.


Fanatismo

 

 

 

fanatismoTemo ogni estremismo: che si tratti di fanatismo politico, religioso o anche solamente sportivo, è un atteggiamento che francamente fa paura.

I fanatici non vedono oltre il loro naso, girano con i paraocchi, non accettano confronto con chicchessia. Vedono solo il loro punto di vista, null’altro.

Quando li metti davanti all’evidenza dei fatti, negano spudoratamente e, quel che è peggio, convinti di essere nel vero.

Non si rendono nemmeno conto di essere delle masse manovrate da un qualche burattinaio nascosto che li aizza fomentando il loro odio, restandosene però ben nascosto.
Gregge di pecore nell’aggregarsi.

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Branco di iene nell’attaccare.

 

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Antisemitismo

 

Vorrei ricordare a quanti vomitano odio contro Israele in virtù di una presunta inferiorità della “razza” ebraica e per questo parteggiano per Hamas ed i suoi sostenitori, che ebrei e palestinesi provengono dal medesimo ceppo semita, anzi quello palestinese è ancora più puro di quello israeliano che, in virtù o per colpa dell’Esodo, si è mescolato ad altre “razze”. Ho visto postare fotografie come questa per giustificare la tesi dell’ inferiorità.

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Al che ho ribattuto con questa, dicendo che l’aspetto esteriore non era poi migliore

 

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERANon che sia una seguace delle teorie lombrosiane, tutt’altro, perché a mio parere l’aspetto non è affatto indice del carattere di una persona: però l’accostamento ci stava bene. 

 


Amy Winehouse – I love you more

 

Nel terzo anniversario della morte di questa artista dalla voce incredibile

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Quando…

 

Quando provochi l’assassinio di tre adolescenti innocenti;

Quando attacchi uno stato e sai che militarmente non sei in grado di batterlo;

Quando ti propongono una tregua e la rifiuti;

Quando le madri inneggiano ai figli martiri, incitandoli a farsi uccidere;

Quando obblighi la tua gente a restare nelle case, sapendo che queste saranno bombardate e utilizzi i civili come scudo;

Quando sai che certamente in questo conflitto avrai dei morti;

Allora sei responsabile di queste vittime anche se materialmente le ha uccise il tuo nemico.

 


Parere sempre più personale.

Se, come molti pensano, Berlusconi è stato assolto per salvaguardare i patti del Nazzareno, allora è anche vero che la magistratura non è imparziale e giudica solo in modo politico.
E questo è molto più pericoloso.


Inviato dal Veloce promemoria


Giustizia è fatta?

 

 

 

 

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Per aver sostenuto che la precedente condanna di Berlusconi era una porcata, in quanto non c’erano prove e sia l’imputato che la “vittima” negavano di aver avuto rapporti intimi, mi sono sentita dire che ero berlusconiana.

Ora sono diventati berlusconiani pure i giudici che oggi lo hanno assolto?

Intanto, proporrei una bella class-action di tutti i contribuenti per far pagare tutte le spese per i processi e per le intercettazioni, perché non è giusto che queste ricadano sulla gente comune, però purtroppo la responsabilità civile dei giudici non esiste ancora, perché è un attentato al loro portafoglio…ops..alla loro indipendenza.

Resta comunque il fatto che,senza cambiare nulla nel castello della difesa, prima i giudici condannano e poi assolvono…e questo è molto preoccupante.

 

https://ombradiunsorriso.wordpress.com/2012/07/05/lamica/

 


Vallanzasca

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Bene, è un criminale, un efferato assassino,condannato a ben quattro ergastoli ed altri 295 anni di reclusione per sette omicidi e vari sequestri di persona, ha scontato 40 anni di prigione di cui 11 in isolamento.

Assassino sì, stupido di certo no.

Quindi sono quasi sicura che quello che asserisce (essere stato incastrato per furto di concime, di una cesoia e di mutande in un supermercato Esselunga a Milano) sia vero, tanto più che le registrazioni delle telecamere di sorveglianza che potrebbero confermare la sua versione dei fatti sono sparite.

Sembrerebbe invece quasi una ritorsione per le rapine effettuate a suo tempo, sempre all’Esselunga di Milano, da Vallanzasca e la sua banda negli anni ’70.

 

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Non è possibile che uno già in regime di semilibertà ed alla soglia della libertà condizionale sia così stupido da farsi incastrare per un furto da 70 euro. Il personaggio è scomodo, strafottente, (“non sono mica un detenuto da quattro soldi”), irritante perfino. E non è neppure più il bel René cui un certo pubblico femminile perdonava tante cose in virtù di quei begli occhi e di quell’aria “vissuta”. L’unica cosa che “apprezzo” in lui è l’essersi sempre assunto le sue responsabilità, a volte addossandosi anche le colpe di altri malavitosi, e di non aver mai considerato la società responsabile di quello che era diventato (“Non diciamo cazzate”) oltre all’aver detto ai ragazzi di non ritenersi assolutamente un mito, visto che era finito in galera per ben quarant’anni.

Del resto ci sono assassini matricolati efferati quanto lui che sono in libertà, tipo Felice Maniero (7 omicidi pure lui, varie rapine, spaccio di droga e “solo”17 anni di carcere, pure lui “faccia d’angelo”). Ma quest’ultimo, si sa, è considerato”collaboratore”, ed ora è libero e tranquillo e fa l’imprenditore, attività magari avviata con il frutto delle rapine effettuate a suo tempo.

 

 

 


Lorin Maazel

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Raccolgo, con un po’ di ritardo, l’invito di Isabella…ed eccomi a parlare di Lorin Maazel, scomparso il 13 luglio.
Enfant prodige, di origini ebraiche ma nato nel 1930 in Francia e costretto per via delle leggi razziali ad emigrare negli Stati Uniti, fu scoperto da Arturo Toscanini che, all’età di soli 11anni, lo chiamò a dirigere la prestigiosa orchestra sinfonica della NBC . Non era solo direttore d’orchestra, ma anche violinista e compositore: sua l’opera “1984” ispirata all’omonimo romanzo di George Orwell.

La passione per la musica lo portò ad abbandonare gli studi di matematica e fisica a Pittsbugh per dedicarsi inizialmente al violino, quindi al perfezionamento della direzione. A soli 21 anni vinse una borsa di studio che lo condusse in Italia, dove approfondì lo studio della musica barocca. Approdò infine a Catania nel 1953 poi, due anni dopo, alla Scala di Milano. Nel 1958, ormai già conosciuto, diresse un concerto con il grande Arturo Benedetti Michelangeli. Dal 1960 in poi fu alla guida delle principali orchestre mondiali, nei teatri più famosi: Bayreuth, Berlino, Cleveland ed altri. Dal 1982 al 1984 fu sopraintendente della Wiener Staatsoper; dal 1993 al 2002 fu direttore musicale della Radio Bavarese e dal 2002 al 2009 direttore della New York Philarmonic. Nel 2006 gli fu conferita la direzione a vita della Symphonica Toscanini. Nel 2013 diresse l’orchestra della Fenice di Venezia, in occasione del decennale della ricostruzione, anche se l’anno precedente aveva annunciato la sua decisione di ritirarsi per problemi di salute, lasciando la direzione della Munich Philarmonica Orchesta.

Al suo attivo una corposa produzione discografica, comprendente oltre trecento titoli.

La sua energia era proverbiale, essendo in grado di dirigere, alternando ben tre orchestre, tutte le Nove sinfonie di Beethoven… Collaborò anche con il cinema, dirigendo le orchestre delle colonne sonore della “Carmen” di Francesco Rosi ed “Otello” di Franco Zeffirelli.

Uomo di grande fascino personale,amante dell’Italia, molto noto anche per la sua eleganza, sia nel vestire che nel dirigere, nel 1996 diresse con estro ed allegria il Concerto di Capodanno a Vienna…Ed è con questo che lo voglio ricordare.

 

 

 

 


Assolti per violenza, i poliziotti sono stanchi!!!

Parole in Giacca Blu

Chi ha rispetto delle forze dell’ordine ?
La risposta può essere semplicemente lapidaria: praticamente nessuno!!
Le ragioni sono molteplici e non mancano certo le responsabilità proprie di chi la divisa la indossa, del resto la cronaca non risparmia scandali sotto ogni punto di vista.
Da chi ruba, a chi truffa, a chi picchia, a chi è violento, a chi arresta senza titolo, a chi perquisisce arbitrariamente l’elenco dei reati dei pubblici ufficiali in uniforme potrebbe essere ancora lungo e a parte lo scandalo moltissime di quelle storie, strombazzate ai quattro venti in maniera spesse volte gratuitamente denigratoria, di solito nemmeno sappiamo come sono andate a finire.
Del resto non importa, nel mondo della delazione a tutti i costi, del business dello scandalo, a chi potrebbe mai importare ?
Al cittadino piace sentirsi raccontare dello sbirro sporco e corrotto e non certo delle migliaia di divise che in questo momento operano nel…

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200 anni

Oggi rinnovo gli auguri all’Arma…

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 Ne avevo già scritto in occasione della festa dell’Arma il 5 giugno scorso

https://ombradiunsorriso.wordpress.com/2014/06/05/200-anni-e-non-li-dimostra/


vincere o perdere

 

Non so cosa dirvi davvero.
Tre minuti alla nostra più difficile sfida professionale.
Tutto si decide oggi.
Ora noi, o risorgiamo come squadra, o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, sino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso, signori miei. Credetemi.
E… possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi oppure aprirci la strada lottando verso la luce.
Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta.

Io però non posso farlo per voi, sono troppo vecchio.
Mi guardo intorno vedo i vostri giovani volti e penso… certo che… ho commesso tutti gli errori che un uomo di mezza età possa fare. Sì perché io ho sperperato tutti i miei soldi, che ci crediate o no. Ho cacciato via tutti quelli che mi volevano bene e da qualche anno mi dà anche fastidio la faccia che vedo nello specchio.
Sapete col tempo, con l’età tante cose ci vengono tolte ma questo fa… fa parte della vita.
Però tu lo impari solo quando quelle cose le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri. E così è il football.
Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine d’errore è ridottissimo. Capitelo…
Mezzo passo fatto un po’ in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate. Mezzo secondo troppo veloci o troppo lenti e mancate la presa. Ma i centimetri che ci servono sono dappertutto, sono intorno a noi, ci sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo.
In questa squadra si combatte per un centimetro. In questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi, per un centimetro. Ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro.
Perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri, il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza tra vivere e morire.
E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro.
E io so che se potrò avere un’esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì. In questo consiste, e in quei 10 centimetri davanti alla faccia.

Ma io non posso obbligarvi a lottare! Dovrete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi. Io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi. Che ci vedrete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui.
Questo è essere una squadra, signori miei!
Perciò… o noi risorgiamo adesso, come collettivo, o saremo annientati individualmente.
È il football ragazzi! È tutto qui.


La pace

Israele-Palestina

 

 

La pace che sgorga dal cuore

e a volte diventa sangue,

il tuo amore che a volte mi tocca

e poi diventa tragedia

la morte qui sulle mie spalle,

come un bambino pieno di fame

che chiede luce e cammina.

Far camminare un bimbo è cosa semplice,

tremendo è portare gli uomini

verso la pace,

essi accontentano la morte

per ogni dove,

come se fosse una bocca da sfamare.

Ma tu maestro che ascolti

i palpiti di tanti soldati,

sai che le bocche della morte

sono di cartapesta,

più sinuosi dei dolci

le labbra della donna che t’ama.

(Alda Merini)

 

 

 

 

 

 


Quasi un madrigale

 

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Il girasole piega a occidente
e già precipita il giorno
nel suo occhio in rovina
e l’aria dell’estate s’addensa
e già curva le foglie
e il fumo dei cantieri.
S’allontana con scorrere
secco di nubi e stridere di fulmini
quest’ultimo gioco del cielo.
Ancora, e da anni, cara, ci ferma
il mutarsi degli alberi
stretti dentro la cerchia dei Navigli.
Ma è sempre il nostro giorno
e sempre quel sole che se ne va
con il filo del suo raggio affettuoso.
Non ho più ricordi,
non voglio ricordare;
la memoria risale dalla morte,
la vita è senza fine.
Ogni giorno è nostro.
Uno si fermerà per sempre,
e tu con me, quando ci sembri tardi.
Qui sull’argine del canale,
i piedi in altalena, come di fanciulli,
guardiamo l’acqua, i primi rami dentro
il suo colore verde che s’oscura.
E l’uomo che in silenzio s’avvicina
non nasconde un coltello fra le mani,
ma un fiore di geranio.


(S. Quasimodo)

 


Conflitto arabo-israeliano

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Risposta a Lezapp

Allora mettiamola così: per gli ebrei (ma solo per loro) è ANCHE una questione religiosa, in quanto la Palestina è la terra a loro destinata da Dio. Per questo motivo, alcuni coloni decisero di ACQUISTARE le prime terre ancora alla fine del 1800. Uno dei primi insediamenti, un quartiere ebraico a Gerusalemme, fu opera di Moses Montefiore, ebreo di origini livornesi.

Il pogrom in Russia conseguente all’assassinio dello zar Alessandro II costrinse molti ebrei ad emigrare in quelle terre acquistando con il denaro del Fondo nazionale ebraico molti terreni INCOLTI. Il primo kibbutz data infatti dal 1909 (Deganya), stesso anno della fondazione di Tel Aviv. All’atto dello scoppio della prima guerra mondiale, in Palestina c’erano già 85mila ebrei, molti dei quali si arruolarono nella Legione ebraica combattendo a fianco degli inglesi contro l’impero ottomano. In seguito a ciò la dichiarazione di Balfour sancì il diritto degli ebrei di avere una patria e questo scatenò l’ira araba. Notare che le prime cose che facevano gli ebrei era quella di bonificare i terreni incolti, irrigandoli e rendendoli coltivabili. Ovvio che questo ingolosiva i palestinesi che si trovavano così a vedere dei campi fertili e produttivi.

Altri ebrei giunsero tra il 1919 ed il 1922, fino a che la Società delle Nazioni affidò il mandato della Palestina alla Gran Bretagna che nell’anno seguente staccò dalla Palestina la Transgiordania, consegnandola agli arabi.

Gli arrivi di ebrei intanto si susseguirono, specie con l’avvento di Hitler , finché il Governatorato inglese (Commissione Peel), per evitare tensioni, decise di suddividere la Palestina in due territori, ma questo provvedimento non incontrò il favore arabo.

A proposito di Hitler, la soluzione iniziale, prima del genocidio, era quella di caricare su una nave tutti gli ebrei residenti in Germania (naturalmente dopo la spoliazione dei loro beni) e deportarli in Israele (Haavara). Poi sappiamo come andò a finire.

Dall’ascesa di Hitler arrivarono in Palestina oltre 160mila ebrei, la maggior parte intellettuali, professionisti e studiosi, che costituirono la futura classe dirigente dello stato. Gli inglesi vollero limitare il numero dei nuovi arrivi a 15mila annui, ma gli ebrei si organizzarono creando reti clandestine armate per combattere gli inglesi. Dopo la fine della guerra (nella quale un’altra Legione ebraica affiancò gli Alleati contro i Gran Muftì di Gerusalemme che sosteneva la Germania), un’altra ondata di profughi si riversò in Palestina, spesso respinti dal blocco navale inglese che li dirottava a Cipro o addirittura li rimandava in Germania, come nel caso della Exodus.

Nel 1947 le Nazioni Unite approvarono la suddivisione della Palestina in due stati: opzione accettata dagli ebrei ma osteggiata dai palestinesi. Finito il mandato britannico nel 1948, il giorno seguente (15 maggio) fu proclamata la nascita dello stato di Israele, ma subito dopo Giordania, Egitto, Irak, Siria ed un contingente saudita invasero il nuovo stato, mentre molti palestinesi lasciavano le loro terre per approdare nei campi profughi con la promessa che le terre sarebbero state riconsegnate loro. Israele riuscì comunque a stipulare trattati d’armistizio con i vari stati, separatamente. In questi accordi veniva riconosciuta l’appartenenza del Negev e della Galilea ad Israele, della Cisgiordania alla Giordania e la striscia di Gaza all’Egitto.

Con la “Legge del ritorno” Israele aprì le sue frontiere a tutti gli ebrei che volevano ritornare dalla Diaspora, concedendo loro subito lo status di cittadini israeliani.

Il resto è storia “quasi” odierna. Il blocco del canale di Suez che provocò la guerra del Sinai è del 1956, ed i territori conquistati furono restituiti l’anno seguente in cambio di un accordo bilaterale.Ma nel 1967 l’Egitto provò nuovamente a chiudere il canale, provocando la “guerra dei sei giorni” impadronendosi della striscia di Gaza. Questo inasprì i rapporti diplomatici che dichiararono di non voler più accettare nessun negoziato con Israele, e nel 1973 scatenarono la guerra del Kippur, venendo sconfitti per l’ennesima volta. Ci furono poi i negoziati con la mediazione di Kissinger, e gli accordi di Camp David. Si chiudeva un fronte e se ne apriva un altro. Questa volta contro il Libano, il che portò le truppe israeliane alle porte di Damasco. Nel corso di questa guerra si verificò il massacro di Sabra e Chatila ad opera di falangisti libanesi, massacro che portò alle dimissioni di Ariel Sharon, ministro della difesa. Intanto era nata l’Intifada: donne, bambini e ragazzi che lanciavano pietre e molotov contro l’esercito regolare israeliano che non poteva certo rispondere con le armi convenzionali.

Dopo la guerra del Golfo, Israele (sotto la presidenza di Rabin) iniziò a negoziare con l’OLP, ed in seguito all’accordo di Oslo, Yasser Arafat ritornò a Gaza ed in Cisgiordania.

Le tensioni però continuarono: ci furono le stragi di coloni ad opera di Hamas, l’uccisione di 30 palestinesi ad Hebron (Tombe dei Patriarchi) ed infine l’attentato a Rabin, ucciso a Tel Aviv , poi tutta una serie di attentati terroristici ad opera di Hamas, cui seguiva puntualmente la rappresaglia israeliana.

E la storia continua: l’odio ormai è troppo radicato e difficile da estirpare.

Come vedi, la religione non c’entra per nulla…almeno a mio parere.

 


Non ci volevo credere

 

 

 

giorgio-falettiCari amici,
purtroppo a volte l’età, portatrice di acciacchi, è nemica della gioia. Ho dovuto a malincuore rinunciare alla pur breve tournée per motivi di salute legati principalmente alle condizioni precarie della mia schiena, che mi impedisce di sostenere la durata dello spettacolo. Mi piange davvero il cuore perché incontrare degli amici come voi è ogni volta un piccolo prodigio che si ripete e che ogni volta mi inorgoglisce e mi commuove. Un abbraccio di cuore.”

Un artista davvero completo ci ha abbandonato, lasciando un grande vuoto…

 

 


Censura

 

Avevo postato un video su Facebook dove si vedevano dei bambini e dei preadolescenti islamici addestrarsi all’uso di armi, pistole e mitra, per poi recarsi in madrassa a recitare il corano. 

Il video mi è stato cancellato, come pure una successiva versione ridotta fornitami da un contatto che ho postato anche qui su WordPress. L’ho riproposto su Facebook per la terza volta, classificandolo per i soli amici e per ora resiste. Non so chi abbia richiesto la cancellazione, se è qualcuno contrario a che questi fatti vengano a conoscenza dell’opinione pubblica oppure se sia opera della stessa Facebook. In quest’ultimo caso, la cosa mi dà ancora più fastidio perché su questo sito su vedono a volte esimie porcherie o cose stucchevoli o palesemente false.

La verità è fastidiosa, sempre…

 

 


Vittime

 

Dedicato a chi mi ha scritto di non dispiacersi per la morte dei tre ragazzi ebrei, perché al mondo ci sono tante altre vittime per tutte le guerre scatenate da “noi” occidentali, in Siria, in Ucraina e da altre parti del mondo e dice che a nessuno frega nulla di questi morti, quindi nemmeno a lui frega che tre ragazzi siano stati uccisi e fatti letteralmente a pezzi.

Invece a me dispiace per tutte le vittime indistintamente, ed a queste aggiungo le ragazze indiane stuprate ed impiccate, le pachistane lapidate, le afgane vessate dai talebani, i ragazzini africani considerati carne da macello e mandati a combattere, i bambini imbottiti di tritolo per trasformarli in bombe umane.

Non hai colto la differenza tra queste vittime ed i tre ragazzi: le prime SUBISCONO, e a loro favore ci sono solo marce, fiaccolate, selfie su Facebook col cartello al collo “basta violenza”.

Per i tre ragazzi come per le altre vittime israeliane invece, i palestinesi non aspettano altro che la rappresaglia, per poi dimostrare al mondo quanto Israele sia cattiva e violenta. E pure questa è un’azione vigliacca, al pari di chi addirittura presume che gli stessi israeliani abbiano ucciso gli studenti, anzi a loro ebrei non interessa affatto perché l’importante è distruggere la Palestina.

Finché in giro ci saranno certi cervelli bacati ogni azione sarà inutile. Ps. Dire che non te ne importa un tubo non fa onore alla tua intelligenza. Non farti imbrigliare dai pregiudizi.

E qui di seguito, come vengono addestrati adolescenti e pure bambini per farne dei futuri terroristi.

 

http://youmedia.fanpage.it/video/aa/UXaICuSwVdIRhKRG

 


Tre ragazzi

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L’ immagine dell’odio
Commento di Deborah Fait

 

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Quando ho visto questa foto mi si è gelato il  sangue nelle vene, non potevo credere, pensavo di avere le traveggole perché non è umana una cosa simile, non è possibile che un essere pensante arrivi ad essere tanto malvagio.
Ho pensato  ai nazisti, quelli che si facevano fotografare ridendo mentre tiravano dei vecchi ebrei per la barba o mentre li bastonavano o mentre, sghignazzando soddisfatti, tenevano aperti i portelli dei  forni crematori e si mettevano in posa davanti alla macchina fotografica.
La donna nella foto, quella che fa il tre e che unisce come a dire OK le due dita che le rimangono, e fa questo gesto osceno davanti a un forno acceso si chiama Samantha Comizzoli, una sconosciuta che sta diventando famosa per il suo amore per il terrorismo palestinese e il suo odio per gli ebrei, un odio viscerale, un odio profondo, radicato come un cancro maligno dentro di lei. Quale marciume deve avere nel cervello una donna simile? Una putrefazione di sentimenti, una cancrena al posto del cuore.
Questa donna, sul suo blog, scrive che “tre coloni soldati”  sono stati rapiti 10 giorni fa, significa che  nel momento in cui scriveva queste parole sapeva che i tre rapiti erano  ragazzini,  non  soldati, erano dei ragazzini ebrei non dei coloni, ragazzini ebrei cui lei augura di finire in un forno crematorio.

http://samanthacomizzoli.blogspot.co.il/

Nelle sue pagine di FB pubblica, oltre a se stessa davanti al forno,  la foto della bambina araba di Gaza, di tre anni, uccisa da un missile di Hamas che doveva finire in Israele e che invece ha sbagliato traiettoria  andando a colpire una casa palestinese. La Comizzoli  maledice i sionisti per averla ammazzata. Persino Rosa Schiano  la contraddice ricordando che si è trattato di un incidente “interno”, e alle sue proteste aggiunge “fai schifo”

https://www.facebook.com/samantha.comizzoli

Rosa Schiano non è certamente un’ amica di Israele, è quella che ha preso, a Gaza, il posto che fu di Vittorio Arrigoni , ammazzato dai suoi adorati  palestinesi perchè gay. La Schiano odia Israele ma persino lei, di fronte alle  menzogne troppo smaccate della  collega, si arrabbia, forse perchè teme di perdere credibilità nel suo lavoro di propaganda antiisraeliana. E’ una lotta tra primedonne odiatrici che si affrontano sul web per guadagnarsi il titolo di leader filoterrorista . Infatti al “fai schifo” della Schiano  lei reagisce  bannandola dal suo FB.

http://www.left.it/2014/04/10/arrigoni-hanno-ucciso-vik-per-colpire-la-speranza-intervista-a-rosa-schiano/15829/

Lotte interne: persino condividendo l’odio per Israele  non sanno andare d’accordo. Esattamente come i  palestinisti che, appena possono, si scannano tra loro.
Ecco cosa dice della Comizzoli Paolo Barnard, sapete, quella specie di ex giornalista

http://paolobarnard.info/chi.php

che scriveva contro Israele cose inenarrabili  e che ha detto delle donne (cito perciò chiedo scusa) “Le donne sono tutte troie, inclusa mia madre, mia moglie e la mia fidanzata, e le altre 16 che mi scopo”.    Un Signore, insomma!

http://www.tvblog.it/post/527731/paolo-barnard-cacciato-da-la-gabbia-per-offese-alle-donne-e-insulta-paragone-affogati-sei-uno-zero

Costui che odia le donne, persino sua madre,  pare  adori quelle platealmente antisemite e dall’ animo nazista.

http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=791

Al di là di ogni ragionamento che a me non riesce di fare freddamente, mi chiedo come sia possibile che una donna apparentemente normale arrivi a riempirsi di un odio così irragionevole e feroce al punto di augurare a tre ragazzini ebrei di finire in un forno come i 6 milioni della Shoà e come lei, alla luce di quanto esprime sul web,  spera accada a tutti gli ebrei che ancora esistono nel mondo.

Una persona  posseduta dall’odio antisemita.

Deborah Fait

da “L’informazione corretta”

 

invece su “Il fatto quotidiano”

Commento di tal Nicola Morella sul FQ.
“Nessun dubbio. A Israele non importa sapere chi sia stato, magari sono stati loro stessi. L’importante è distruggere la Palestina.”

 

 

La chiusa è mia:

I soliti stronzi che blaterano tanto contro Israele per ora stanno zitti, salvo riprendere a puntare il dito in caso di GIUSTA rappresaglia.

Certa gentaglia come quel tale Morella  nella scatola cranica al posto del cervello ha solo segatura. Se avesse il vuoto farebbe meno danni.


Inno

 

 

Ieri sera alle 22, partita di calcio della Germania.

Ogni volta che sento l’inno tedesco, ripenso a quando Schumacher correva per la Ferrari ed alla fine della corsa venivano suonati sia l’inno tedesco in onore del pilota che quello italiano per celebrare la casa costruttrice, ed ovviamente il nostro inno ne usciva perdente. Il primo solenne e coinvolgente, l’altro tutto sembra meno che un inno: è piuttosto una marcetta da banda di paese.

E dire che abbiamo avuto i migliori musicisti del mondo… Verdi, Puccini, Rossini, Donizetti, Leoncavallo, Scarlatti, Pergolesi, Paisiello, Giordano e tanti altri.

Non me ne vogliate, però il nostro inno non mi emoziona.

Mi hanno contestato che bisogna amare il nostro inno ed essere nazionalisti: quello che certe persone non hanno capito è che io non contesto l’inno in sé, per quello che rappresenta, ma lo giudico solo dal punto musicale: è brutto.

Stop.

Non che non ci siano “marce” belle: moltissime marce militari sono davvero emozionanti, ma questa, ribadisco, non lo è.

Mi hanno contestato anche il fatto per cui bisogna collocarlo nell’epoca in cui è stato scritto e collegarlo al testo: ebbene, la musica dell’Inno di Mameli, diventato poi chissà perché “Il canto degli Italiani”, fu composta nel 1875 (il testo invece è del 1824), proprio nel periodo di maggior splendore dell’operistica italiana. Penso ad un inno con musiche di Verdi, simile alla Marcia trionfale dell’Aida, o da Puccini, come “All’alba vincerò”… sarebbe tutt’altra cosa.

Non parliamo del testo: pura retorica, ma questo è logico: analizzando anche i testi degli altri inni esteri la retorica abbonda pure lì, anche perché risalgono tutti ad epoche passate, quando le parolone abbondavano e proliferavano. In questo caso, il più bello e poetico è forse Say Can You See, l’inno statunitense.

E che il nostro inno sia brutto, lo dimostra forse anche il fatto che è rimasto “provvisorio” dal 1946, quando sostituì la Marcia Reale (quella sì, bella), fino alla definitiva consacrazione e legittimazione nel 2012.