La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per febbraio, 2014

Pubblico impiego

Da qualche tempo leggo sempre più frequentemente su internet delle teorie semplicemente demenziali.

Secondo alcune persone i dipendenti pubblici non pagano le tasse. Se detti interventi fossero scritti da ignoranti potrei anche capire, ma tra loro ci sono anche molte persone che si intendono sia di contabilità che di lavoro e quindi la cosa mi lascia alquanto interdetta.

Qualcuno parla di “cuneo fiscale” adducendo, giustamente, che i lavoratori privati producono un lordo sul quale il datore versa contributi ed IRPEF, mentre il dipendente pubblico costa alla colllettività per il suo netto percepito più il mancato introito per contributi e tasse. Ma da qui a dire che i pubblici non pagano le tasse ce ne corre.

Ormai io sono fuori dal mondo produttivo da un po’ di tempo, però mi piacerebbe far vedere a certi individui lo statino dello stipendio che percepivo in quanto dipendente parastatale, per nulla differente da quello di un qualsiasi dipendente privato: retribuzione lorda cui si aggiungono eventuali straordinari (non sempre pagati) detratti i contributi previdenziali e le ritenute IRPEF.

PUNTO!

Lo stesso per altri tra parenti e conoscenti che sono invece dipendenti statali.

Se, come tanti scrivono, lo Stato non versa i contributi o l’Irpef in quanto queste voci rappresentano una partita di giro, di questo il dipendente pubblico non ha alcuna responsabilità perché queste poste passive vengono comunque detratte dal suo stipendio lordo. Ho letto anche altre scemenze per cui uno statale non saprebbe nemmeno a quanto ammonti la sua retribuzione lorda e parli solamente del netto: beh, chiedete ad un metalmeccanico o a un commesso di supermercato quanto percepisca al mese e vi dirà quanto prende al netto anche se tutti (statali compresi) sono a conoscenza degli importi lordi stabiliti dai vari contratti di lavoro. Se invece vogliono affermare che i dipendenti pubblici RAPPRESENTANO le tasse posso in parte concordare perché pure io sarei propensa ad eliminare tutti quei dipendenti necessari all’espletamento di quella montagna di burocrazia impostaci da leggi e leggine, montagna che va aumentando sempre più invece di diminuire.

Per il resto che facciamo?

Aboliamo gli insegnanti? Medici e paramedici? Forze dell’ordine? Magistrati? Esercito? Gli enti di previdenza? Gli impiegati dell’anagrafe e del catasto?

Le tasse servono anche a questo. L’unica cosa necessaria sarebbe riformare la pubblica amministrazione consentendo di licenziare i rami secchi ed improduttivi, gli impiegati che hanno un doppio lavoro, quelli che non svolgono scrupolosamente le mansioni loro assegnate. Ci vogliono seri controlli di produttività iniziando dall’alto. Ci sono fior di dirigenti lautamente retribuiti che dilapidano allegramente i fondi pubblici perché tanto non sono soldi loro. Le cronache sono piene di questi episodi e non sempre i responsabili pagano.

Il problema sta proprio nel numero eccessivo di dipendenti pubblici che lavorano poco e male, per lo meno in molti settori, mentre in altri sono sfruttati e sottopagati. Basti vedere il numero di dipendenti della regione Lombardia e confrontarli con quelli della Sicilia, o il famoso numero dei forestali calabresi confrontato con quelli del Trentino-Alto Adige. E’ inammissibile che al giorno d’oggi non si sia ancora in grado di valutare il lavoro di un dipendente e che ci sia ancora una marea di enti inutili per dare un posto  a certa gente.

Tra poco, dicono, dovrebbero eliminare le Province: forse risparmieremo sui compensi elargiti ai vari consigli e giunte provinciali, ma la marea di dipendenti dove la sistemeranno? Una parte magari verrà riassorbita dalla Regione, ma il numero rimanente invece di essere eliminato (per ragioni vuoi clientelari che altre) troverà comunque una sistemazione a nostro carico…e la farsa continuerà.

Pensate a quando si andava alla scuola elementare anche solo venti anni fa: c’era una sola insegnante più il prete per l’ora di catechismo, ora ce ne sono almeno tre per lo stesso numero di ore.

E molti di quelli che criticano a tutto spiano lo stato dimenticano che molte malefatte avvengono anche nel privato. Per la burocrazia, chiedete un mutuo alla banca, contate carte e controlli che richiedono, verificate i tempi di attesa ( e non sempre il mutuo viene concesso). Per la cattiva amministrazione, ricordate il caso Parmalat o quello Olivetti, tanto per fare un paio di esempi. Poste e trasporti sono stati privatizzati, ma non è che i servizi siano migliorati.

E per il resto tappatevi la bocca. 

 


Tonino

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Uno dei miei interventi sul gruppo di Facebook cui appartengo riguardava Tonino. Domandavo ai componenti del gruppo quanti di loro si ricordassero di lui, allegando una foto sbiadita tratta da un ritaglio di giornale che avevo conservato per un decennio. Il post è stato tra quelli che più ha avuto riconoscimenti, quasi 700 like, ed in effetti non era possibile non ricordarsi di Tonino.

Tonino ( di cognome faceva Cattoi) era nato a Bolzano nel 1924, e ancora in giovane età si era ammalato di poliomielite, in quell’epoca in cui non esistevano ancora né i vaccini né le cure per alleviare un poco la condizione di disabilità nella quale si trovava chi ne veniva colpito. Essendo invalido ed inabile a qualsiasi lavoro, Tonino si era “inventato” un mestiere, quello di venditore di giocattolini, ed aveva anche trovato un buon posto per esporre e vendere la sua mercanzia, in pieno centro a Bolzano, nella Piazza delle Erbe proprio accanto alla Fontana del Nettuno all’inizio dei Portici, passaggio obbligato per chi si recava a fare la spesa “elegante” in pieno centro. Ovviamente non esercitava in un negozio, ma su un grosso motociclo grigio, dove esponeva girandole, soldatini, animaletti, i quadrati con il gioco del 15 (versione bidimensionale ed antidiluviana del cubo di Rubik), pupazzetti vari,”cappette” per le pistole giocattolo, archi con le frecce terminanti con una piccola ventosa, palloncini di gomma,bolle di sapone, cartoline e piccoli souvenir.

Dall’immediato dopoguerra Tonino svolgeva questa occupazione ed ogni mattina partiva dalla sua casa in periferia per recarsi in città, dove ormai lo conoscevano tutti, diventando una mascotte dei negozianti dei banchetti della piazza.

Nel tempo libero si curava dell’orto e di qualche coniglio che allevava per passione, oppure suonava il mandolino, avendo studiato al Conservatorio. Ha condotto questa vita per tanti anni, cessando di lavorare all’età di 78 anni e trasferendosi in una casa di riposo a Castelrotto. Là si è spento due anni dopo, il 28 gennaio del 2004, ma ancora oggi resta nel ricordo di chi lo ha conosciuto, di chi ha acquistato da lui almeno una volta un giochino che porgeva sempre con un sorriso.

A Tonino è collegato anche un ricordo personale: poco dopo la nascita del mio secondo figlio mia madre ed io ci eravamo fermate con una conoscente che si congratulava con me per questo evento. Il primogenito, di circa 20 mesi, era improvvisamente sparito mentre facevo vedere il minore alla signora, convinta io che lo tenesse per mano mia madre e mia madre che lo tenessi io… Un attimo di smarrimento, poi lo abbiamo trovato pochi metri più in là, incantato davanti al grosso motociclo pieno di balocchi… ed ovviamente ne abbiamo comperato subito uno.

Ciao Tonino…un ricordo.


Signori, si cambia

Adesso lo vedremo all’opera…

Un conto è criticare chi governa, un conto è prendere il suo posto e rebdersi conto dei paletti che ci si trova davanti.

Innanzitutto quello di alcuni ministri “stoppati” dal solito King Georg, un po’ per far contenta la troika, un po’, forse, per preconcetti o antipatie personali.

Diamogli il tempo di far vedere cosa vale e se le sue idee sono davvero valide e se saranno accettate dal parlamento. Innanzitutto mi aspetto che venga quanto prima varata una nuova legge elettorale perché se dovesse andare male anche questo tentativo (come purtroppo prevedo) almeno potremo andare alle urne senza che il solito zar ci imponga un nuovo predicente del Consiglio. Lui, l’Italicum, ce l’aveva promesso entro febbraio, ma ormai mancano soli 3 giorni 🙂 e miracoli certamente non ne può fare!

La speranza è l’ultima a morire…

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(vignetta di Simone Baldelli)


Modena City Ramblers -La strada


Canzoni per Milano – Il ragazzo della via Gluck

Non poteva mancare, nella carrellata delle canzoni per Milano, quella relativa alla via Gluck cantata da Adriano Celentano, che vi ha abitato al civico 14. Non ho mai visto la strada come era una volta: adesso è una piccola via anonima, piena di automobili parcheggiate su ambedue i lati del marciapiede. E non riesco proprio ad immaginarla fiancheggiata dal verde dei campi… E qui di seguito invece il link della risposta che gli diede Giorgio Gaber.

https://ombradiunsorriso.wordpress.com/2012/10/10/rock-economy-che-cavolo-vuol-dire/


Banco Mutuo Soccorso – Lontano da – R.I.P.

Non potevo non ricordare Francesco Di Giacomo.. 😦

anche con questo brano


Come una farfalla….

Prima l’Ave Maria di Schubert

Poi il Bolero di Ravel


Sceneggiata.

Il vis-a-vis tra Renzi e Grillo ha rivelato tutto l’istrionismo del comico e la sua voglia di allestire uno spettacolo per compiacere gli ascoltatori che ancora si fanno incantare dalle sue parole, anzi dai suoi insulti verso tutti quelli che detengono il potere. Se alcune delle sue idee (in particolare quelle sui privilegi della casta e sulle riduzioni di alcune spese) sono proponibili e possono essere condivise, il tutto viene vanificato dal modo volgare e becero in cui vengono esposte.
Poi c’è sempre la questione della mancanza di democrazia nel movimento. I quattro seguaci che avevano osato criticarlo sono stati subito “invitati” a dimettersi, (invito non raccolto) e subissati di insulti volgari sul web. Un sondaggio ha però evidenziato come la maggior parte degli ascoltatori (non è detto se simpatizzanti o meno di Grillo) sia stata maggiormente a favore di Renzi.
Quest’ultimo sarà anche manovrato da poteri occulti, ma i grullini non si avvedono che a loro è precluso pensare con la propria testa e che devono seguire ciecamente il diktat del nuovo ducetto in pectore.
Lo stesso Grillo ha detto di non essere democratico e di sperare in una “sobria dittatura”. (sobria? boh!)

In sintesi: o con me o vaffanculo!


Inviato dal Veloce promemoria


Modena city ramblers – i fabbricante di sogni

A mio parere, questo è il brano più bello dei MCR, per le sue atmosfere celtico-irlandesi.

 


(dis)informazione

Qualche giornale ne ha scritto, ma non tutti, e per lo più si sono limitati ad un piccolo articolo. Le televisioni fino all’altro giorno hanno ignorato del tutto la notizia, prese com’erano dal festival di Sanremo (sigh!), dalle olimpiadi invernali a Sochi, dal nuovo governo, con l’appendice dell’incontro tra Renzi e Grillo, dalla rivolta a Kiev.

Di quanto succede in Venezuela sembra non interessare nessuno. Una nazione già ricca per le riserve petrolifere, per oro, uranio, ferro e ridotta in malora prima da Chavez ed ora dal suo successore Maduro, che sta attuando una feroce repressione contro i suoi oppositori. La stampa venezuelana propagandista dà notizia che i poveri stanno con il presidente mentre la classe ricca è all’opposizione, ma non è assolutamente vero. Adesso anche i generi di prima necessità, cibo e medicine, scarseggiano, ma all’esterno trapelano poche notizie, perché Maduro ha chiuso le varie emittenti televisive ed ha pure negato la carta per stampare i giornali. Non solo, ha espulso pure tre diplomatici Statunitensi, mentre ha chiamato in aiuto del suo esecutivo moltissimi soldati cubani. (Tra parentesi, con i soldi delle tasse dei venezuelani, hanno regalato a Castro un aereo privato e tutto il petrolio che gli serve e così pure a molti paesi dell’America Latina che però si fano pagare a caro prezzo mais riso e pollame che rivendono al Venezuela a caro prezzo). Sono i soldati cubani ad avere sparato sulla folla che manifestava contro il governo e le sue decisioni. In questi giorni quattro persone sono morte, ma ci è voluta l’uccisione di Genesis Carmona , la studentessa ventitreenne già miss Turismo, per destare l’attenzione dei mass-media.

Si sa, una ragazza giovane e bella attira l’attenzione ed essendo un personaggio noto nell’America Latina il suo assassinio non poteva esser messo sotto silenzio. Degli altri morti, sconosciuti ai più, non può fregare di meno all’estero, tanto più che tutto questo avviene dall’altra parte del pianeta e non alle porte dell’Europa come a Kiev.

La situazione è tragica, perché il petrolio è stato dato in concessione ai cinesi: i tecnici locali allontanati perché le infrastrutture sono state nazionalizzate, e quindi adesso non c’è nessuno in grado di farle funzionare, né le industrie estrattive, né le raffinerie.. Lo stesso per le ditte private, espropriate di tutto (in mano a “sporchi borghesi”).

Ai contadini è stata regalata la terra, vero, ma questi in maggior parte preferiscono non lavorare e percepire invece una pensione misera dallo stato, le riserve auree, una volta cospicue, finite in tasca ai vari dirigenti. Ecco come si riduce in miseria una nazione ,già florida, in nome del “socialismo reale”, come già è successo a Cuba alla fine degli anni ’50.

Quello che è più triste è che pochi se ne interessano, tantomeno gli organi che dovrebbero essere preposti all’informazione.

Panem et circenses…e così addormentiamo le coscienze della gente.

http://www.vivereperraccontarla.com/blog/fuoco-e-fiamme-nelle-principali-citta-venezuelane/

http://www.vivereperraccontarla.com/blog/venezuela-non-ti-arrendere/


Un giorno di pioggia – Modena City Ramblers


Parere personale

Non ho nulla contro gli omosessuali, a patto che vivano serenamente la propria condizione senza provocazioni, esibizionismi e carnevalate.

Mi riferisco, ovviamente, a lla messa in scena volutamente messa in atto da Luxuria in occasione delle Olimpiadi invernali di Sochi. Ora, in Russia un omosessuale non è perseguito, almeno formalmente, come tale: sono invece proibiti comportamenti ed esibizioni che pubblicizzino in maniera esplicita, in presenza di minori, il comportamento omosessuale. E Vladimiro Guadagno (per me resterà comunque sempre e soltanto un uomo “travestito” almeno fino a che non si sottoporrà ad un’operazione di cambiaento di sesso) si è recato in un paese violando esplicitamente questo divieto che, volente o no, là è vietato. (E sempre secondo me, questi sono comportamenti che più recano danno al movimento omosessuale)

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Poi c’è la questione nostrana, dove la scuola si sta ingerendo sempre più massicciamente nell’educazione che dovrebbe invece essere impartita dai genitori, la cui funzione formativa viene sempre più sminuita e snaturata. Ci sono infatti delle decisioni (e non certamente “scelte” come alcuni le hanno definite), che  vengono imposte sempre più frequentemente.

La scuola ha il compito di istruire, l’educazione spetta alla famiglia. Invece ci si sta avviando verso una cultura dell’omologazione sessuale (spacciata per “progressismo”, “omogenitorialità” e “cultura della differenza”), estraniando del tutto i genitori dall’educazione dei figli. C’è un orientamento preciso per questo argomento, (*) che prevede corsi di educazione obbligatoria sui diritti dei LGBT sia per gli insegnanti che per il personale non docente, ossia addetti alla segreteria e bidelli.

L’educazione sessuale di base, come materia scolastica, (in questo caso sarebbe appunto meglio parlare di istruzione sessuale)  va bene, però certi argomenti sono di stretta competenza della famiglia. In questo modo viene completamente cancellata l’infanzia dei bambini, investendoli con problemi a loro estranei e che ciascuno di loro dovrebbe affrontare a tempo debito (non tutti maturano allo stesso momento) per entrare gradualmente nel mondo degli adulti.

Ci sono infatti delle decisioni (e non certamente “scelte” come alcuni le hanno definite), che vengono imposte sempre più frequentemente, quando, nemmeno tanto velatamente, si instilla la cultura del “diverso”. Ora, il diverso è tale in quanto esula dalla normalità. Non è detto che sia un male, ma di certo la maggioranza delle persone non è così. Trovo quindi assurdo voler plasmare ( per non dire plagiare) la mente di bambini ancora in tenera età (parlo di scuole dell’infanzia ed elementari) inculcando loro tramite favolette create all’uopo o addirittura semplici problemi di matematica questa problematica che dovrebbero affrontare in epoca più matura. 

Questo inizia con la proposta di storielle dove un pulcino ha due mamme galline o dove una bambina va al supermarket con i suoi due papà e compra tre lattine di bibite e deve calcolare quanto spenderà per questo acquisto. Una maniera che io definisco subdola per inculcare l’idea che il diverso sia la normalità. 

(*) progetto in mano al gruppo di lavoro LGBT formato da 29 associazioni tutte affiliate all’Arcigay

e “controllata” dall’OSCAD, (Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori), una forza composta da polizia e carabinieri che tanto ricorda le polizie dei regimi dittatoriali, anche se dal 2010 in poi sono state fatte solamente 83 denunce per reati relativi all’orientamento sessuale (aggressioni, offese, minacce, ) il che non configura certamente un’emergenza nazionale come vorrebbe far credere Scalfarotto, estensore di un progetto di legge contro l’omofobia. Questo contrasterebbe in sostanza con l’art.3 della costituzione in cui si dice che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale (ecc.ecc…) senza distinzione di sesso (ecc.ecc)…” mentre in tal modo si creerebbe una categoria di cittadini con maggiori tutele rispetto agli altri.


Dedicata a..

Quant’è bella giovinezza
Che si fugge tuttavia
Chi vuol esser lieto sia
DEL DOMAN NON V’È CERTEZZA

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Presa da internet…

Elementare, Watson…

Il PD ha deciso che il PD non è in grado di governare… Perciò il PD chiede di governare per fare le cose che il PD non è in grado di fare…


Coincidenze?

Con tutta questo baillamme, mi viene in mente la Divina commedia… forse per il fatto che Renzi è fiorentino?

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave senza nocchiero in gran tempesta,

non donna di province, ma bordello!


Patrono degli sfigati?

Il 14 febbraio 1929 Al Capone fece la strage di San Valentino.
14 febbraio 2014 Matteo Renzi “elimina” Enrico Letta.
Che san Valentino porti sfortuna?


Droghe

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Letta si sente zen. Si droga?
Appunto
Zen…zero.


Un articolo mancante

“Impegno Italia” il nuovo programma di Letta dopo il decreto del (non) fare.
Forse voleva dire “impegno l’Italia”… ammesso che ci sia ancora qualcosa da impegnare.


Sull’onda dei ricordi…

 

Non tutto Facebook vien per nuocere.

Archiviata la precedente esperienza non molto gratificante, ho rinnovato l’iscrizione questa volta con un nuovo account di fantasia. Selezionate le “amicizie” (?), scelte in base a sintonia di pensiero e di interesse, eliminati alcuni elementi “molesti”, questa volta sembra funzionare.

Ultimamente sono entrata in un nuovo gruppo dove si parla della mia città e questa esperienza si è rivelata davvero positiva e piena di sorprese. Già, perché molti interventi sono dovuti a persone di una certa età, anche più avanzata della mia, che hanno dei bei ricordi di Bolzano e tantissimi anche del quartiere dove sono nata e dove sono tornata ad abitare. La zona è popolare, costruita in epoca fascista quando, per italianizzare il territorio quasi esclusivamente di idioma tedesco, vennero impiantate varie fabbriche ( Acciaierie, con la Lama Bolzano, Montecatini, Alumix – popolarmente denominata Alluminio -, Magnesio, Lancia – http://www.carloromeo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=214&Itemid=54 – ) e per dare alloggio agli operai provenienti da ogni parte d’Italia, (Veneto, in gran parte della zona rodigina, Meridione e Sardegna), vennero edificati due grossi rioni: uno di caseggiati piuttosto alti collegati tra di loro da ampi cortili, (rione Littorio)

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Littorio_1506011_10152205856847937_237033743_ne l’altro costituito da casette a due piani con annesso un orto (rione Dux) in modo da consentire la coltivazione di qualche ortaggio e consentire anche un piccolo risparmio sulla spesa. Queste ultime quindi vennero chiamate anche “Semirurali”.

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Annesse alle Semirurali c’erano, sempre nello stesso stile, anche la caserma dei Carabinieri, la chiesetta e le scuole elementari che avevo frequentato (san Filippo Neri, già don Sordo), scuole talmente piccine (10 classi in tutto, 2 per ogni anno) da essere rinominate “le Scolette”, praticamente una “succursale” delle scuole principali che erano ad un isolato di distanza, le “don Bosco”, nell’omonima piazza ed adiacenti all’omonima chiesa.

La sorpresa maggiore è venuta da un signore bolzanino (John Maniezzo) che però risiede ormai a Toronto da quando era ancora bambino, che ha postato tantissime fotografie relative a questo quartiere. Con commozione e piacere ho visto allora le mie scuole, (anche se la fotografia è più recente relativamente alle altre), la chiesetta dove sono stata battezzata e che ho visto solo in fotografia in quanto è stata demolita quando ero ancora piccola, il cinema nel quale ho trascorso molti pomeriggi domenicali, alcuni negozi dove andavo a fare la spesa… John non sa nemmeno quale grande regalo mi abbia fatto (non solo a me, ma anche ad altri partecipanti al gruppo), mettendo quelle vecchie fotografie.

Ora il quartiere delle Semirurali è stato completamente demolito e le casette sostituite da condomini ed altri edifici. Un  pezzo di storia della mia vita che se ne è andato e sopravvive solo nei ricordi.

Ed è  “percorrendo” quelle strade con la memoria, che in questi giorni ho trascurato un poco il blog…

https://www.facebook.com/pages/Bolzano-Ricordarsi/1461249970754203

In una foto appare il Maso di via Palermo (maso Geier), del quale ho parlato n un post precedente (https://ombradiunsorriso.wordpress.com/2011/08/17/seppl/) circondato dalle campagne, ancora prima che costruissero il caseggiato dove sono nata. Al  posto del maso adesso c’è invece il condominio dove abito tutt’ora.

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Ribloggato da “Qelsi”

“Mi hai gettato nella fossa profonda, in caverne tenebrose, in abissi. Fra i morti è il mio giaciglio” (Salmo 88). “Quante volte questo grido di sofferenza si è dovuto levare dal cuore di donne e di uomini dal 1 settembre 1939 alla fine dell’estate 1945. Ma occorre parlarne? Bisogna far sì che quel tragico evento non cessi di essere un avvertimento. La generazione che l’ha sperimentato e sofferto vive ancora”. Vaticano, 26 agosto 1989 – Papa Giovanni Paolo II (Lett. Apostolica per il 50° anniversario dell’inizio della II guerra mondiale).Fino a qualche decennio fa, tra i massacri degli anni tragici della 2° guerra mondiale, per la Storia ufficiale c’era soltanto posto per l’olocausto degli ebrei, ora pare che abbia preso piede anche quello delle foibe: un piccolo olocausto, in questo caso di uomini e donne italiane.Certo ancora altre mattanze fanno fatica ad essere riconosciute e pensiamo all’Holodomor ucraino, per settant’anni censurato, una carestia di massa pianificata a tavolino dai comunisti sovietici che in quattro anni dal 1929 al 1933 ha causato quasi 6 milioni di ucraini morti, tanti quanti furono gli ebrei eliminati da Hitler. E come non ricordare “Le fosse di Katyn”, dove vennero trucidati a freddo migliaia di militari polacchi che si erano consegnati ai sovietici per sfuggire alla cattura da parte dei tedeschi. In pratica l’intera classe dirigente della futura Polonia è stata eliminata per ordine di Stalin.A questo proposito sarebbe importante che qualcuno progettasse, come hanno fatto per l’olocausto ebraico, di far partire qualche “treno della memoria” per far visitare anche i luoghi di questi orrori. Anzi, forse sarebbe meglio farlo partire dalla Stazione di Bologna, dove nel 1946 si è verificato un episodio di vera barbarie, protagonisti i ferrovieri comunisti che con tanto di bandiere rosse inveivanp contro gli esuli istriani dalmati giuliani al grido di “fascisti”, di fatto impedendogli di scendere dal treno e quindi di essere aiutati dalle dame della carità venuti in loro soccorso. Del resto per molto tempo i comunisti italiani erano convinti che dentro le foibe ci fossero soltanto fascisti che hanno meritato questa fine.L’episodio di Bologna viene raccontato anche nel libro “Magazzino 18” di Simone Cristicchi appena uscito nelle librerie, che riporta la citazione dell’Unità del 30 novembre 1946, che considerava gli esuli degli “indesiderabili(…) criminali (…) che sfuggono al giusto castigo della giustizia popolare jugoslava e che si presentano qui da noi, in veste di vittime, essi che furono carnefici”.Dunque le foibe entrano nel dizionario criminale. Il termine “foiba” deriva dal latino “fovea” e significa fossa, cava, buca. Le foibe sono voragini rocciose, create dall’erosione violenta di molti corsi d’acqua; possono raggiungere anche 300 metri di profondità e si perdono in tanti cunicoli nelle viscere della terra. In Istria esistono 1.700 foibe. Queste cavità venivano usate abitualmente come discariche, dove veniva gettato ciò che non serviva più, ma tra il 1943 e il 45 furono utilizzate per “infoibare” (spingere nella foiba) migliaia di istriani e triestini, ma anche slavi, antifascisti e fascisti, colpevoli di opporsi all’espansionismo comunista del maresciallo Tito.I massacri degli italiani si sono svolti in due fasi, la prima nel 1943 subito dopo l’armistizio dell’8 settembre di Badoglio: in breve sia i militari italiani che i civili si trovarono in balia delle epurazioni, delle rappresaglie e delle vendette degli slavi partigiani comunisti. I titini conquistarono rapidamente l’Istria senza essere contrastati da nessuno. Il 26 settembre a Pisino fu proclamata la separazione dell’Istria dall’Italia e il suo ricongiungimento alla madrepatria jugoslavia. Furono abolite tutte le leggi politiche, economiche e sociali imposte dal regime fascista e soprattutto, scrive Arrigo Petacco, nel suo “Esodo”: “veniva stabilito che tutti gli italiani trasferiti in Istria dopo il 1918 sarebbero stati ‘restituiti all’Italia’ e che tutte le forzate italianizzazioni dei nomi e delle scritte avrebbero riassunto i vecchi nomi croati”. A Pisino viene istituito un “Tribunale del popolo”, composto da tre contadini, presieduto da Ivan Motika, il “boia”, un avvocato di Zagabria. Da questo momento, inizia la caccia al fascista, all’italiano, entra in azione la “ghepeù slava”.E’ una stagione di terrore in cui gli uomini del nuovo potere si aggirano per i paesi armi in pugno, minacciano epurazioni e vendette e, soprattutto di notte penetrano nelle case prelevando uomini e donne sulla cui sorte nulla dicono. Si tende ad eliminare la classe dirigente italiana di ogni attività, dal podestà all’ufficiale postale, dalla levatrice, all’insegnante, al carabiniere etc.Nessuno sa quanti siano stati gli infoibati. Stime ricorrenti esprimono valutazioni da un minimo di cinquemila ad un massimo di oltre ventimila vittime. In grande maggioranza sono italiani, ma gli storici scrivono che c’erano anche tedeschi, ustascia, cetnici e persino soldati neozelandesi dell’esercito britannico. “In realtà, – scrive Petacco – il conto esatto non si potrà mai fare. Nella foiba di Basovizza, presso Trieste furono ricuperati 500 metri cubi di resti umani e si calcolò brutalmente che le vittime dovevano essere 2.000: quattro per metro cubo”. Naturalmente gli jugoslavi hanno sempre rifiutato ogni forma di collaborazione e comunque avevano già distrutto gli archivi. Tra i tanti episodi di uccisioni di uomini e donne, abitualmente sui libri si ricorda quella di Norma Cossetto, una ragazza istriana di 23 anni, di Santa Domenica di Visinada, che ha subito un vero e proprio martirio dai suoi aguzzini. Norma ormai simboleggia la bestiale ondata di violenza che si abbatté sugli italiani. Dopo atroci sevizie e torture, i martiri spesso venivano evirati e denudati, condotti nei pressi della foiba, gli venivano legati i polsi e i piedi con filo di ferro e poi uniti gli uni agli altri sempre tramite fil di ferro. I partigiani si divertivano a sparare al primo del gruppo che cadeva nella foiba trascinando tutti gli altri, tra l’altro così risparmiavano le pallottole. Mentre nelle località costiere per eliminare gli italiani si preferiva utilizzare il metodo degli annegamenti collettivi. “Legati l’uno all’altro col filo di ferro e opportunamente zavorrati con grosse pietre venivano portati al largo su grosse barche e gettati in mare”, in pratica quello che facevano già i rivoluzionari giacobini in Francia con i vandeani.Si attua così un assassinio collettivo indiscriminato: una lotta senza pietà che usa il terrorismo per seminare il panico. Ormai si conoscono quasi tutti i numerosi giudici-carnefici che si resero tristemente famosi in tutta l’Istria per la loro spietatezza.Negli anni ’90 Il Secolo d’Italia, quotidiano di Alleanza Nazionale, aveva intrapreso una campagna di denuncia contro questi signori, i vari “Priebke jugoslavi”, alcuni tra l’altro percepivano la pensione da parte dello Stato italiano.La prima fase dei massacri degli italiani si concluse con l’arrivo dei soldati tedeschi, che paradossalmente furono accolti come liberatori, forse non era accaduto in nessun’altra parte d’Europa, scrive Petacco. L’Istria viene riconquistata, nasce la “Adriatisches Kustenland”, i tedeschi, soprattutto le SS operano una spietata controffensiva, naturalmente comportandosi come i comunisti titini. A questo punto si rimescolano le carte, troviamo italiani che combattono a fianco dei tedeschi, altri italiani con i partigiani titini che operano prevalentemente con azioni di guerriglia. E’ importante raccontare le varie posizioni politiche dei vari gruppi in guerra, in particolare il Pci di Togliatti che aveva scelto di combattere a fianco di Tito. Lo fanno bene Petacco, ma anche Pupo.La seconda fase dei massacri degli italiani iniziò subito dopo la disfatta nazista, alla fine di aprile 1945. “Enormi masse di uomini armati con le loro donne, i loro figli e le loro cose affardellate su muli e carriaggi, si erano messi in marcia dalle varie regioni della Jugoslavia puntando verso occidente”. In questo clima le truppe di Tito si aprono la strada avventandosi con armi in pugno su uomini e donne che magari avevano collaborato con gli occupanti tedeschi. Inizia la pulizia etnica e quella politica. Pensiamo che secondo testimonianze raccolte dallo storico Pier Arrigo Carnier, circa 75.000 croati furono uccisi nei dintorni di Maribor e sepolti in enormi fosse comuni. O alla consegna dei britannici ai sovietici dei 60.000 cosacchi della Carnia, che al momento della consegna, preferirono suicidarsi collettivamente.L’Italia subisce l’assalto degli eserciti di Tito, nella memoria di molti è rimasto quello dei cetnici del generale Draza Mihajlovic sulla città di Gorizia e poi i quaranta giorni di Trieste in mano alle “guardie del popolo” e alla polizia segreta OZNA di Tito che seminano il terrore. E poi l’esodo dei 350 mila italiani che preferirono abbandonare le loro terre e le loro case, di questo ne dà ampio risalto il libro di Raul Pupo, “Il lungo esodo”. Ma la rappresentazione teatrale “Magazzino 18” di Cristicchi, che vedremo lunedì in occasione della “Giornata del Ricordo”, sarà in grado di spiegare bene la tragedia che hanno subito tanti nostri connazionali.


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Oggi…

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Chi più spende meno spende

Vecchia massima, però assolutamente vera.

Cacciare soldi non piace quasi a nessuno però a volte è necessario. Come avevo espresso in una risposta data qualche giorno fa, non investire in manutenzione significa spendere assai di più per riparare i danni causati dall’incuria. Non tutto è da addebitarsi alla legge di stabilità che impedisce ai comuni di spendere oltre un certo limite. Molto è dovuto anche all’incapacità degli amministratori che in tempi passati hanno preferito – ad esempio – sperperare soldi in manifestazioni di piazza per sollazzare le folle piuttosto di provvedere alla sicurezza delle stesse e che oggi si ritrovano i municipi con i bilanci in rosso.

In Italia poi siamo maestri nel buttare via i soldi senza scopo. Altro esempio: le amministrazioni pubbliche non pagano? Bene, l’Europa ci multa in maniera salata, (3 miliardi di Euro ma altre fonti riportano esattamente il doppio) così ai debiti verso i fornitori si aggiunge quello verso l’UE. http://www.lagazzettadeglientilocali.it/pf/articolo/25595/Ritardi-pagamenti-pa-oggi-avvio-procedura-Ue-di-infrazione

Le carceri sono piene ed i detenuti fanno causa richiedendo un indennizzo di 100 euro per ogni giorno di detenzione? Premesso che ci sono carceri già pronte ma vuote, preferiamo pagare gli indennizzi e fare un bell’indulto piuttosto che usare le strutture già pronte o rimandare una parte dei reclusi extracomunitari a scontare la pena nei relativi paesi . http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/04/svuota-carceri-caos-sanzioni-e-risarcimenti-da-bluff-per-leuropa-a-rovina-dei-conti-pubblici/846200/

Altra sanzione sui derivati o sui cartelli bancari http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-12-04/banche-multa-ue-17-miliardi-manipolazione-euribor-e-libor-113030.shtml?uuid=AB1tenh

Poi le varie multe per non applicare le normative europee per quanto concerne i test sugli animali, che comportano  una sanzione di 150 mila euro per ogni giorno di ritardo nell’applicazione della normativa europea. http://www.corriere.it/animali/14_gennaio_21/denuncia-ue-vivisezione-test-animali-multa-italia-dcdda3d2-82bc-11e3-9102-882f8e7f5a8c.shtml

Altre sono previste per le apparecchiature elettriche che utilizzano sostanze pericolose. https://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/rifiuti/2013/11/20/Italia-rischia-multa-Ue-norme-apparecchiature-elettriche_9651247.html .

Eccetera eccetera eccetera…

Poi qualcuno va in Medio Oriente e si rallegra perché gli sceicchi sono disposti a d investire 500 milioni (praticamente bruscolini in confronto alle sanzioni che dovremo pagare), per svendere al migliore offerente i nostri brand di qualità. Tanto chi paga siamo sempre noi…


Canzoni per Milano – Ma mì

Una delle canzoni interpretate dalla regina delle canzoni della mala milanese, scritta nientemeno che da Giorgio Strehler su musica di Fiorenzo Carpi de Resmini. Il canto di un partigiano caduto in mano ai tedeschi a causa di una imboscata e che resiste alle torture pur di non tradire i suoi compagni.

La mitica Ornella Vanoni quest’anno compirà ottant’anni, ed ha iniziato la sua carriera proprio interpretando le canzoni della mala in collaborazione appunto con il regista Strehler, passando poi a un genere più romantico, forse in contemporanea con la sua relazione con Gino Paoli che le dedicò “Senza fine”, una delle sue più belle interpretazioni.

La canzone seguente è i dialetto, ma non credo che serva una traduzione (e spero che Isabella sia contenta di questa mia scelta).

Serom in quatter col Padola, 
el Rodolfo, el Gaina e poeu mi: 
quatter amis, quatter malnatt, 
vegnu su insemma compagn di gatt. 
Emm fa la guera in Albania, 
poeu su in montagna a ciapà i ratt: 
negher Todesch del la Wermacht, 
mi fan morire domaa a pensagh! 
Poeu m’hann cataa in d’una imboscada: 
pugnn e pesciad e ‘na fusilada… 
Ma mi, ma mi, ma mi, 
quaranta dì, quaranta nott, 
A San Vittur a ciapaa i bott, 
dormì de can, pien de malann!… 
Ma mi, ma mi, ma mi, 
quaranta dì, quaranta nott, 
sbattuu de su, sbattuu de giò: 
mi sont de quei che parlen no! 
El Commissari ‘na mattina 
el me manda a ciamà lì per lì: 
“Noi siamo qui, non sente alcun- 
el me diseva ‘sto brutt terron! 
El me diseva – i tuoi compari 
nui li pigliasse senza di te… 
ma se parlasse ti firmo accà 
il tuo condono: la libertà! 
Fesso sì tu se resti contento 
d’essere solo chiuso qua ddentro…” 
Ma mi, ma mi, ma mi, 
quaranta dì, quaranta nott, 
A San Vittur a ciapaa i bott, 
dormì de can, pien de malann!… 
Ma mi, ma mi, ma mi, 
quaranta dì, quaranta nott, 
sbattuu de su, sbattuu de giò: 
mi sont de quei che parlen no! 
Sont saraa su in ‘sta ratera 
piena de nebbia, de fregg e de scur, 
sotta a ‘sti mur passen i tramm, 
frecass e vita del me Milan… 
El coeur se streng, venn giò la sira, 
me senti mal, e stoo minga in pee, 
cucciaa in sul lett in d’on canton 
me par de vess propri nissun! 
L’è pegg che in guera staa su la tera: 
la libertà la var ‘na spiada! 
Ma mi, ma mi, ma mi, 
quaranta dì, quaranta nott, 
A San Vittur a ciapaa i bott, 
dormì de can, pien de malann!… 
Ma mi, ma mi, ma mi, 
quaranta dì, quaranta nott, 
sbattuu de su, sbattuu de giò: 
mi sont de quei che parlen no! 
(gridando) Mi parli no!


Madri, figli e cellulari

Un contratto molto particolare.

L’ho trovato qualche tempo fa su un giornale. E’ un contratto tra madre e figlio adolescente relativo all’uso del cellulare.

1 -Il telefono è mio. L’ho comprato io . L’ho pagato io. In sostanza te lo sto prestando.

2 -Saprò sempre la password.

3 -Se suona, rispondi. È un telefono. Dì “Ciao”, sii educato. Non provare mai ad ignorare una telefonata se, sullo schermo, vedi scritto “Mamma” o “Papà”. MAI!

4 -Consegnalo ai genitori alle 19.30 dei giorni di scuola ed alle 21.00 nei fine settimana. A riacceso alle 7.30.

5 -Il telefono non viene a scuola con te

6 -Se lo rompi sei responsabile del costo di sostituzione o riparazione. Taglia l’erba, fai il baby sitter, metti da parte i soldi.

7 -Non usare la tecnologia per mentire, deridere o ingannare un altro essere umano. Non farti coinvolgere in conversazioni che possano fare del male a qualcu altro.

8 -Non scrivere in un messaggio o in una mail qualcosa che non diresti di persona.

9 -Non scrivere qualcosa che non diresti ai tuoi genitori.

10 -Niente porno. Cerca sul web contenuti dei quali parleresti anche con me. Se hai domande, chiedi a noi.

11 -Spegnilo o rendilo silenzioso in pubblico.

12 -Non inviare e non chiedere foto delle tue parti intime o di quelle di altri. È rischioso e potrebbe rovinare la tua vita futura. Internet è vasto ed è difficile far sparire una cattiva reputazione.

13 -Non fare miliardi di foto e video. Non c’è bisogno di documentare tutto. Vivi le tue esperienze, usa la tua memoria.

14 -Qualche volta lascia il telefono a casa e sentiti sicuro lo stesso.

15 -Scarica musica nuova o classica o diversa da quella che ascoltano milioni di tuoi coetanei. Espandi i tuoi orizzonti.

16 -Gioca a qualche gioco di parole che stimoli la tua mente.

17 -Tieni gli occhi aperti. Guarda intorno a te. Ascolta. Fai una passeggiata, fai lavorare l’immaginazione senza Google.

18 -Farai qualche casino. Ti ritirerò il telefono. Ci metteremo seduti e ne parleremo. Poi ricominceremo da capo. Siamo una squadra io e te.