Un fil di fumo…
Sono una fumatrice pentita.
Fino al 1994 consumavo ben due pacchetti al giorno di “bionde”, Marboro o MS, poi un ennesimo rincaro mi ha fatto capire che in questo modo foraggiavo sempre più lo Stato con una tassa occulta, e questo, non certo i pensieri sulla salute, mi hanno fatto decidere di smettere.
E si sa che i peggiori nemici delle sigarette sono gli ex fumatori.
Ma adesso che lo stato vuol vendere le sigarette elettroniche, almeno quelle contenenti una parte di nicotina, solo in farmacia mi fa davvero indignare. Non solo, ma detti prodotti verranno anche assoggettati ad una imposta di consumo pari al 58,5 % del prezzo di vendita al pubblico. Tutto questo non per salvaguardare la nostra salute, ma solo per compensare il mancato gettito fiscale derivante dalla vendita dei tabacchi “di Stato”.
Perché allora non vendere anche i tabacchi in farmacia? Poi la nicotina non è che sia la causa dei mali derivanti dal fumo: le malattie sono causate dal catrame, dal monossido di carbonio e dalle materie incombuste presenti nei residui . Soprattutto il catrame (che è possibile vedere come massa nera nei filtri, e che ostruisce le vie broncopolmonari) contiene varie sostanze cancerogene quali il benzopirene e gli idrocarburi.
La nicotina per se stessa non è pericolosa più di tanto, ed è presente anche in vari vegetali che consumiamo abitualmente, come pomodori, peperoni, patate, melanzane…in poche parole piante della famiglia delle solanacee.
L’unico danno grave che provoca è la dipendenza, e per questo le sigarette elettroniche aiutano a disintossicarsi diminuendo via via la dose di questo alcaloide, mantenendo inalterata la gestualità che solitamente gratifica il fumatore. Lo stesso Umberto Veronesi ritiene che le sigarette elettroniche, che non hanno combustione, ma solo vapore, le considera un valido supporto per aiutare chi vuole davvero smettere di fumare. Inoltre le altre sostanze contenute nei liquidi altro non sono che glicerolo e glicole propilenico, adoperati sia in cosmesi che nelle preparazioni farmaceutiche, e il primo addirittura per dare corposità al vino.
Ma lo Stato Mamma, che tutto controlla, che tutto dirige, ha deciso che, per il nostro bene, il liquido da inserire nelle e-cig venga somministrato solo nelle farmacie. Ci manca solo che per comprarlo ci voglia la ricetta medica. Se poi penso che uno dei precedenti governi aveva addirittura proposto di vendere i medicinali da banco nei supermercati, mi vien da ridere pensando all’evidente contraddizione… Inoltre hanno preso in giro quel sacco di gente che ha aperto negozi che commerciano le e-cig, ed ora si ritrovano ad avere un giro d’affari dimezzato se non addirittura inesistente.
Dimenticavo: allo studio c’è anche un provvedimento che imponga di pubblicare su ogni pacchetto immagini orripilanti di polmoni malati ed altre cose del genere, vietando nel contempo di usare astucci copripacchetto. Allora io che, come ho detto, non fumo più, sarò comunque costretta ad osservare, magari al ristorante, queste fotografie.
Lavoratori…tieh
Boh, sto leggendo il decreto legge sul lavoro.
Mi piacerebbe avere alcune delucidazioni.,
Destinatarie sono le imprese (con un contributo che al massimo raggiungerà i 650 euro mensili per un periodo che va dai 18 mesi per i nuovi assunti ai 12 mesi per la trasformazione in contratti a tempo indeterminato), che assumeranno i giovani tra i 18 ed i 29 anni privi di un lavoro regolarmente retribuito da almeno sei mesi, senza diploma di scuola superiore o professionale che vivano soli o con una persona o più a carico. E già in quest’ultima frase ci sono, a parer mio, delle contraddizioni. Sembrerebbero così esclusi quelli che, pur senza lavoro, vivono in famiglia con i genitori e con un titolo di studio…quindi largo solo alla manovalanza. Se hai più della terza media, sei confinato i un ghetto…
Se invece il lavoratore avrà più di 50 anni, dovrà essere disoccupato da almeno 12 mesi. Quindi viene automaticamente esclusa la fascia di lavoratori tra i 30 ed i 49 anni: cosa sono, i figli di un dio minore da non dover avere alcuna possibilità? Loro non hanno figli a carico da mantenere, mutui e bollette da pagare?
Poi una mia riflessione: come potranno trovare lavoro le persone, giovani o meno, se le aziende continuano a chiudere? Non viene in mente al governo che è tutta la materia del costo del lavoro e della tassazione troppo alta che scoraggia le aziende ad assumere e soprattutto a non delocalizzare all’estero e che bisogna partire da là per una riforma veramente seria? E allora perché promuovere la cultura se poi volete solo una massa di poco alfabetizzati? Per poterli manovrare a vostro piacimento?
Giustizia è fatta (?)
Mezza Italia esulta e l’altra mezza si indigna per la condanna di Berlusconi. Le giudici hanno addirittura comminato un anno più di quanto avesse richiesto da (G)Ilda la Rossa, nemica giurata dell’ex Presidente del Consiglio.
E’ naturale che l’opinione pubblica sia compatta in caso di condanna di un omicida o di chi ha commesso altri gravi reati: semmai ha delle divergenze solamente nel caso la condanna sia ritenuta troppo lieve. Nel caso dell’ex Presidente del Consiglio, l’opinione era già preventivamente schierata tra colpevolisti ed innocentisti, ma molto contava anche l’orientamento politico di chi seguiva le fasi del processo.
Ho sempre detto che, nonostante tanti pensino diversamente, a me Berlusconi non è mai stato particolarmente simpatico, tutt’altro, ma questa condanna la trovo incongrua.
Una voce inaspettata giudica la sentenza assolutamente inadeguata, Piero Sansonetti, che non può assolutamente essere tacciato di simpatie filoberlusconiane, essendo davvero il classico veterocomunista, e risponde ad una intervista su ilsussidiario.net esprimendoi suoi dubbi su un certo tipo di magistratura e paragona il giudizio a quello che esprimevano le Brigate Rosse nei loro processi.
E quello che ancor più sconcerta è che tutte, dico TUTTE, le testimonianze a favore, trentadue, non solo quelle delle cosiddette olgettine ma anche quelle dei funzionari della questura che si sono espressi per quel che concerne la famosa telefonata, verranno passate nuovamente al vaglio della magistratura per verificare se ci siano state false testimonianze, il che significa nuovi processi ed altri soldi che lo stato dovrà sborsare dopo le ingenti somme spese per le intercettazioni.
Guarda caso, quando ci fu la famosa legge Severino sulla corruzione si disse che a beneficiarne sarebbe stato Berlusconi, però fino ad oggi l’unico che ne è uscito fuori è stato Penati che, contrariamente a quanto aveva promesso, non ha affatto rinunciato alla prescrizione.
Lo stesso Pierluigi Battista, sul Corriere, fa notare come la condanna di Berlusconi non sia congrua e scrive che le condanne devono essere giuste e non “esemplari”, sottintendendo un certo desiderio di rivendicazione femminile, se non addirittura di vendetta. Altri mass media confrontano con altre condanne e citano ad esempio Misseri e Scattone che hanno avuto condanne simili se non addirittura più lievi per reati molto più gravi.
Peraltro la condanna trasformerà Berlusconi in un martire… quindi piano con le esultanze di chi ora crede di essersene liberato.
lacrime false
Da sportiva, e non solo da tifosa, mi ero commossa vedendo Fabrizio Miccoli piangere alla fine della partita che retrocedeva il Palermo in serie B.
Ma ora che ho letto le dichiarazioni che ha fatto relativamente a Falcone, mi fa solo ribrezzo…
Ius soli
Giovanni Sartori se la prende con il Corriere della Sera. Tutto questo perché il suo articolo, critico nei confronti della ministra Kyenge, non è stato messo in prima pagina a sinistra, come editoriale, bensì di spalla, cioè a destra. Questione di posizione, dunque, non critica per una diversa visione del giornale sull’argomento trattato. Sartori infatti ha solo espresso il convincimento che la Kyenge in quanto oculista non sia la persona più adatta ad occuparsi di integrazione e tanto meno di ius soli. Ne fa pure una questione linguistica riferendosi all’espressione “paese meticcio” pronunciata dalla ministra, in quanto meticcio significa nato da due razze diverse.
Sartori scrive poi quanto segue “La nostra presunta esperta di integrazione dà per scontato che i ragazzini arabi ed africani nati in Italia siano ipso facto cittadini integrati. Questa è da premio Nobel. Non ha mai sentito parlare del sultanato di Dehli, che durò dal XIII al XVI secolo, e poi dell’impero Moghul che controllò il continente indiano fino all’arrivo della compagnia delle Indie? Eppure indù e mussulmani non si sono mai integrati. La prova sta nel fatto che quando gli inglesi se ne andarono furono costretti a creare uno stato islamico che da allora è costantemente sul piede di guerra con l’India”.
In effetti sullo ius soli ci sarebbe da scrivere un trattato intero. Di integrazione qui in Italia se ne vede ben poca, e non perché manchino le strutture per attuarle (scuole ed altro), ma proprio per la resistenza della maggior parte degli stranieri a volersi integrare nel tessuto della nostra società, preferendo “autoghettizzarsi”, con scuole proprie (tipo le madrasse) e quartieri propri. La cittadinanza infatti, più che un fatto “territoriale” è una condizione dovuta alle proprie radici, comprendenti le usanze e le tradizioni proprie dei componenti la famiglia. Difficilmente un immigrato rinuncerà a queste sue “radici”, e la riprova risiede anche nel fatto della forte coesione che esiste negli italiani emigrati all’estero, dove hanno formato comunità ristrette. Ci sono volute generazioni ( non solo due o tre) perché questo legame si spezzasse. Per coerenza allora dovremmo togliere la cittadinanza anche a quegli italiani nati all’estero.
C’è inoltre la forte componente religiosa degli islamici, che privilegiano lo ius sanguinis per cui tutti gli “altri” sono infedeli, e proibiscono ad esempio il matrimonio tra persone di un credo diverso pena la sharia.
Come si può pretendere che queste persone, anche a fronte di un giuramento di fedeltà alla Costituzione, si possano definire integrate se molte delle loro credenze sono in palese disaccordo con le nostre usanze, prima fra tutte sul ruolo della donna, considerata da loro un essere inferiore?
Il giuramento di fedeltà richiede infatti un pieno adattamento alle nostre leggi, la conoscenza della nostra lingua, cultura, storia… Chi verifica che tutto questo verrà fatto osservare ed attuato?
Diventare cittadini solo per effetto dello ius soli in sostanza significa acquisire tutta una serie di imprinting che contrasteranno con l’imprinting che verrà loro trasmesso dalla famiglia e si giungerà al paradosso che si sentiranno estranei sia in famiglia che in società.
E chi ci garantirà che, nati italiani per forza, fuorviati e indottrinati da altri, non compiano atti terroristici? Gli atti di violenza recentemente verificatisi specie in Gran Bretagna sono stati compiuti da giovani di seconda se non addirittura di terza generazione.
L’uguaglianza è una bella cosa, ma bisogna anche considerare fino a che punto sia fattibile e pure la disponibilità, anche economica, dell’Italia ad “assorbire” una massa sempre crescente di stranieri.
Anatema su di voi…
Espulsione dopo espulsione, defezione dopo defezione, il M5S si sta assottigliando e sta facendo una vera cura dimagrante.
Già c’erano vari malumori tra i neo eletti, in parte motivati dalle questioni economiche per via della riduzione dei compensi. Adesso stanno aumentando i mugugni contro il guru considerato assolutista e poco democratico, per cui all’ultima richiesta di espulsione della senatrice Gambaro, rea di aver espresso la propria opinione e di aver criticato nemmeno troppo velatamente l’operato del fondatore considerato un volgare strillone responsabile della debacle alle recenti amministrative, molti eletti stanno pensando di dissociarsi e di confluire nel gruppo misto.
Le recenti elezioni hanno dimostrato anche la disaffezione degli elettori nei confronti di un movimento che inizialmente era stato visto come una nuova risposta al vecchiume della nostra politica, ma considerato che anche i nuovi non si sono dimostrati molto differenti dai vecchi, questo si è tradotto in un massiccio astensionismo.
L’idea di costituire un nuovo gruppo cui demandare il futuro dell’Italia, attingendo esclusivamente al web, si è dimostrata utopistica e fallimentare: tra i nuovi parlamentari ci sono vari sprovveduti ed incompetenti, e viene il sospetto che solo chi segue ciecamente l’indirizzo del Capo possa andare avanti, nonostante la provata incapacità dovuta all’inesperienza.
Ma un poco alla volta qualcuno inizia a pensare con la propria testa ed a rendersi conto di tante incongruenze, tanto da provocare un fuggi-fuggi verso il gruppo misto se non addirittura l’approdo verso altri partiti.
Posso dire che avevo previsto tutto questo: i grillini come scolaretti che devono alzare la mano per andar a fare pipì col permesso dell’insegnante e, tra loro, una massa di gente opportunista che ha visto l’occasione per procurarsi uno straccio di potere con pochissima fatica.
Il Grillo in streaming che dice a chi se ne va :” Ti rendi conto di quello che fai? Se te ne vai, peggio per te!”.
Peggio per chi? Quello – o quella – se ne va, volontariamente o per estromissione, però continua a percepire le generose prebende che lo Stato elargisce, e per giunta senza versare un centesimo nelle casse del movimento.
Crepi….
L’astrologo? no, il metereologo.
La mania di una gran parte degli italiani ormai è diventata la previsione del tempo. Radio e televisioni con gli appositi programmi ci tempestano a tutte le ore con dati su sole, pioggia, vento, temperatura e quant’altro.
Pur non essendo ossessionata da queste cose, ritengo però utile a volte sapere che tempo farà, specie in previsione di un viaggio, così sul cellulare ho ben 4 (quattro) applicazioni che trattano tale materia e altre due le ha mio marito.
Bene, dopo il periodo trascorso a Milano, avevamo un invito da parte della nostra amica per trascorrere la settimana successiva sul lago Maggiore, però ci chiedeva di non andare in caso di brutto tempo, altrimenti avremmo dovuto rintanarci in casa e per giunta al freddo.
Arriva l’ultimo giorno di permanenza in città e consultiamo i vari servizi meteo.
Ognuno di essi prevedeva piogge, temporali, temperature sotto la media, umidità piuttosto alta… Previsioni non proprio catastrofiche, ma quasi.
Decidiamo comunque di partire, anche perché da tempo non vedevamo la nostra amica e ci tenevamo a passare un po’ di tempo con lei.
In effetti la mattina della domenica alla partenza da Milano era un po’ nuvoloso (anche se speravamo che diluviasse per guastare l’ennesima inutile domenica a piedi istituita dal Pisapia).
Costeggiamo il lago Maggiore, ricoperto da una nebbia romantica, e ci prendiamo anche un piccolo scroscio di pioggia. Poi più nulla: ogni giorno aggiornavamo le previsioni che continuavano a predire brutto tempo, e ogni giorno diventava sempre più bello, sereno, caldo, soleggiato… E questa mattina, in cui avremmo dovuto avere pioggia a dirotto, siamo partiti con un caldo bestiale e nemmeno una nuvoletta nel cielo!
Perché?
Perché i giovani turchi che protestano per la distruzione di un parco per consentire la costruzione di un centro commerciale e di una MOSCHEA sono considerati paladini del libero pensiero, ma se un italiano protesta per lo stesso motivo è considerato un oscurantista che si oppone alla libertà di religione?
Perché le ragazze turche che si oppongono al velo nelle scuole sono considerate rivendicatrici di un loro sacrosanto diritto, ma se lo fanno in Francia ledono una loro sacrosanta tradizione?
Perché Erdogan era considerato un islamico moderato e solo adesso si rendono conto che è un dittatore fondamentalista e si ricordano della sua lotta contro i Curdi e che ancora oggi disconosce il genocidio armeno?
Perché solo ora sta dimostrando di voler abolire la Turchia laica e la vuole islamizzare istituendo una serie di divieti quali quelli di bere alcolici, di baciarsi in pubblico e introducendo una severa censura sulla stampa?
Mi piacerebbe sentire il parere di un qualche sinistroide che aveva esultato al momento della sua elezione, senza rendersi conto che l’islamizzazione dell’Europa comporta la snaturalizzazione dei nostri costumi e delle nostre tradizioni per non offendere l’ospite, ad esempio, in Gran Bretagna proibendo ai ciechi di salire sul bus con i cani guida perché considerati impuri o , in Italia, il caso, fortunatamente rientrato, vietando l’impiego delle assistenti donne in spiaggia a Iesolo.
Strano
Vista ieri a Milano nei pressi di via Felice Casati.
Un’automobile tutta ricoperta con il nastro adesivo, quello che si usa per i pacchi.
Un nuovo sistema antiruggine? O gli piaceva il colore?
Mah! 🙂
Piovono polpette
Incuriosita da un “like” ad un mio intervento su Milano, sono andata a spulciare nel blog “Alessandra – Milano da sorseggiare “, ed ho scoperto Ciccilla, la prima polpetteria di Milano.
Facilmente raggiungibile, in parte con i mezzi pubbici, e poi con un brevissimo percorso a piedi in via Volta, nelle vicinanze di via Moscova.
Siamo entrati abbastanza presto, poco prima di mezzogiorno.
Non è un ristorante, ma una semplice gastronomia dove però si possono comunque consumare le cose che si scelgono. Quindi un locale abbastanza piccolo, con pochi tavoli corredati da sgabelloni, tutti all’insegna del colore, dove troneggia un enorme recipiente nel quale viene “coltivata” la spirulina, alga dalle molteplici proprietà.
Ma quello che più ci ha fatto piacere, è che Ciccilla è una cooperativa sociale che dà lavoro a persone svantaggiate che trovano con questa occupazione un’occasione di rendersi economicamente indipendenti. Ci ha accolti un signore gentilissimo e simpatico che ci ha fatto un po’ da guida in questa nuova esperienza. Bisogna, come in un self service, apparecchiarsi la tavola con le tovagliette e tovaglioli di carta, posate di legno e bicchieroni di plastica, servirsi da soli di bevande, poi scegliere dalla vetrina del bancone le polpette che si desiderano. Abbiamo optato per l’offerta del giorno: 5 polpette, timballino di riso accompagnato da una salsa a scelta, un contorno, da scegliere tra 5 o 6 presenti, un cartoccino di pane ed acqua minerale, il tutto per 10 euro a cranio. Abbiamo mangiato più che volentieri e pure bene, tanto da fare i nostri complimenti alla signora ed al ragazzo che trafficavano in cucina. E ci siamo ripromessi di tornare, in occasione della prossima visita a Milano.
Sempre in tram
Sempre ieri, solito giro in tram dopo aver pranzato.
Questa volta è toccato alla linea 24, che parte da piazza Dogana, in centro, per arrivare al Vigentino, zona ultrapopolare. Una linea che passa attraverso la luuuuuunga via Ripamonti
.La signora seduta davanti a noi, sbracciata, con i capelli di un improbabile biondo con sfumature color carota raccolti in cima alla testa con un elastico a mo’ di palma, si sventola pigramente con un foglio di giornale, il sudore rappreso in una riga nera nella piega del collo grassoccio. Un paio di ragazzine tatuate e con piercing provano i trucchi che hanno acquistato da poco e inondano il veicolo con un profumo molto forte. Un ragazzo, tutto intabarrato nonostante il caldo, dorme appoggiato al finestrino ed un vecchio vestito dimessamente sembra che parli con un trolley dove probabilmente tiene tutte le sue cose. E di fronte a noi una zingara disseta un bambino molto piccolo spremendogli direttamente in bocca il succo di un limone.
Al capolinea, un campo pieno di papaveri…bellissimo
Saraa su la clèr
Passando per via Meravigli, quante serrande abbassate. Ed allora mi viene da pensare a quanti negozi anche storici che conoscevo hanno chiuso a Milano o cambiato genere o gestione.
Innanzitutto lo storico Collini di corso Buenos Aires, – del quale avevo già scritto tempo addietro – ferramenta ed altro, dove trovavi di tutto, dalla lametta al katana, dalla torcia al coltellino svizzero, quello originale, negozio riconoscibile per i suoi infissi in metallo verniciato di rosso.
Poi l’Alemagna in Via Manzoni, ora soppiantato da un Armani, proprio a fianco del Grand Hotel et de Milan, separata da esso solo dal “monumento”(?) a Pertini, ossia quell’orrenda scalinata. C’erano anche vari “All’Onestà”, citati anche da Gaber in “Barbera e champagne” (io sono direttore all’Onestà). E il negozio che mi piaceva più di tutti, all’angolo di piazza Duomo, Galtrucco, con le sue magnifiche stoffe: lane pettinate inglesi, cashmir finissima, broccati e sete intarsiate da perle e strass. Al suo posto adesso…Benetton.
Come sono scomparsi pure gli “Italy e Italy”, quei fast food all’italiana dove si mangiavano rigorosamente solo piatti di pasta, al pomodoro, al pesto ed all’amatriciana: ne ricordo uno, nei pressi di san Babila, rilevato dall’ormai onnipresente Dolce e Gabbana, e quello di Corso Buenos Aires.
Sotto casa nostra infine anche il Sergio della Vodafone ha chiuso. Si trasferisce e cambia attività, si dedicherà alla vendita di apparecchi elettronici e sigarette sempre elettroniche, dal nome evocativo e romantico “la scighera” (nebbia, per i non milanesi).
Un poco alla volta chiudono tutti, a volte rilevati da grandi catene oppure da extracomunitari, la maggior parte cinesi, che vendono bigiotterie, vestiario o pellame a poco prezzo e di dubbia qualità oppure servizi di money change, massaggi e parrucchieri. Così la città sta suddividendosi in due sezioni: da una parte le grandi firme, che spesso acquistano interi edifici, ristrutturandoli e trasformandoli in negozi di prestigio; dall’altra appunto bottegucce.
Profondo rosso
Le cose che mi fanno incavolare di brutto.
Notizia di oggi.
Il bilancio del comune di Milano è in rosso, ed allora il sindaco che fa? Cerca di spremere il più possibile dall’IMU, applicando l’aliquota massima.
Poi, ovviamente, riduce le spese.
Sì , ma quali?
Quelle destinate ai disabili. Ridotte del 30% le somme destinate all’assistenza domiciliare. Ridotte del 50% quelle destinate ai soggiorni destinati ai disabili. Nel contempo viene pure ridotto il limite di reddito -da 5 a 2 volte il reddito minimo vitale annuo – per poter accedere alle prestazioni. Però si sono reperiti benissimo i fondi per la festa di Rom, Sinti e Camminanti nonché quelli destinati ad installare l’aria condizionata nelle casette a loro destinati. E dire che fino ad ora l’assistenza ai disabili era stata una delle prerogative del comune: ora passa in secondo piano.
Viaggiando in tram
Ho sempre espresso la mia simpatia per il tram della serie Carrelli, quelli piccoli con le panche di legno, anche se non sempre sono stati così spartani. Inizialmente infatti avevano delle fila di sedili ed in fondo una sorta di salottino di velluto rosso.
Ma i miei preferiti sono quelli della serie 4600 – 4700, alti, con una doppia fila di sedili da un lato, in modo da poter viaggiare vicini, ed una fila singola dall’altro lato.
Quelli che non sopporto invece sono i nuovi Sirietto. Non so chi sia che li abbia progettati, ma ha toppato in pieno. Sono il trionfo della plastica, di color verde mare, e fin qui, passi. Ma il fatto è che i sedili già rigidi di per sé , non sono incavati e la plastica è liscia, con conseguenti scivolamenti ad ogni frenata del mezzo. Non solo, ma i sedili contrapposti tra due file sono molto ravvicinati tra loro, cosicché se uno deve passare si ritrova tra una selva di piedi…
I sedili affiancati poi in estate sono un vero attentato alla salute, perché quelli esterni vengono investiti da raffiche di aria condizionata davvero micidiali. Non parliamo poi dello sferragliamento, davvero inconcepibile per un mezzo moderno e della voce incomprensibile che esce gracchiando dagli altoparlanti. Insomma, uno strazio viaggiare sopra, compensato solamente dalla salita facilitata, molto comoda per anziani e mamme con carrozzine.
(immagini tratte da internet)
4 giugno
Internet, quando si è fuori dal proprio ambiente naturale, è una vera manna. Rispondendo al post sul pomeriggio passato sul Naviglio, tra i like ho notato un blog davvero interessante (naturalmente inserito subito tra i preferiti), e spulciando in esso ho trovato dei posti carini dove mangiare. Solitamente cerchiamo la cucina tipica milanese, per questo “Al Matarel” e “la Madonnina”, dove tra l’altro ci siamo recati oggi, sono tra i nostri locali preferiti, come pure “Un posto a Milano” per l’ambientazione in una vecchia cascina completamente ristrutturata, ma che a Milano ci fosse anche una polpetteria, luogo trovato appunto sul blog di “Alessandra -Milano da sorseggiare”, proprio non me l’aspettavo… E mi sono promessa di “visitarlo” quanto prima…
Alla Madonnina, una sorpresa…l’ossobuco c’era, ma non il risottino con lo zafferano che tradizionalmente l’accompagna. Però la vetrinetta del locale sarebbe piaciuta al Masticone, dato che era tutta costellata di locandine del Boss.
Nel pomeriggio, una visita in corso Magenta 13, per rivisitare quella che è considerata come una piccola Cappella Sistina di Milano, ossia la chiesa di San Maurizio al Monastero maggiore. Anteriormente c’è la chiesa vera e propria con l’altare, e da una minuscola porticina alla sinistra si accede al Coro, con gli stalli di legno, da dove le monache potevano assistere, non viste, alla Messa. Ambedue le sale sono decorate con ricchi affreschi, una parte dei quali ancora in via di restauro.
http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_San_Maurizio_al_Monastero_Maggiore
Poi siamo ritornati per via Meravigli dove, piano piano, stanno scomparendo tutti I negozi. Resiste ancora, ma non so per quanto, quello dei dolciumi dove solitamente troviamo i Cuneesi al Rum della Venchi.
(Immagini tratte da internet)
Pomeriggio sul Naviglio
Passare dai 14 gradi di ieri a Bolzano agli oltre 30 di oggi a Milano è stata dura, ma almeno c’è il sole… E tutto cambia.
Pomeriggio sul Naviglio. Alzaia Naviglio, 4.
Come avevo già scritto,ieri c’era la presentazione del libro di Nazzareno. L’ambientazione semplicemente deliziosa: l’atelier di Mitti, con tutti i suoi bellissimi acquerelli appesi alle pareti, una cantante (mi sembra d’aver capito che si chiamasse Maura)che è una vera ” forza della natura, con le sue ballate in milanese, un chitarrista (ma lui, dove l’avrò già visto? Forse su qualche televisione locale?), ed infine Nazzareno. E’ stato bello conoscerlo, una persona davvero speciale, vera, alla mano, piena di umanità. Spesso siamo di idee differenti, ma contestate sempre nel pieno rispetto dell’antagonista. Però, come ci siamo detti, le idee basiliari di onestà e correttezza, sono comuni.
Una sorpresa: c’era anche Paolo (Popoff) e la compagna di Nazzareno, Rosi, due persone veramente squisite. Un paio d’ore volate via in un attimo… E spero di incontrare ancora tutti in altre occasioni.
L’unico rammarico, non aver potuto incontrare oggi il Masticone, qui a Milano per il concerto di Bruce Springsteen,dato che siamo stati “bloccati” da parenti.
2 giugno
Nuovamente a Milano e poi, tempo permettendo, qualche giorno al lago
Ne sentivo il bisogno
Per certi versi ormai la mia città mi va stretta e qui si trova davvero di tutto e di più.
Ma più che altro è la voglia di evadere, di cambiare aria.
Poi la novità di conoscere Ze’ e il Masticone. 🙂
Cosa ne pensate?