Ah…c’è un’ultima cosa…
Aria dimessa, quasi da sprovveduto, un impermeabile perennemente sgualcito (che l’attore stesso acquistò, a serie conclusa) e che venne cambiato solo nel 1992, una macchina vecchissima (Peugeot 403 cabrio del 1957 targata 044APD) dal colore indefinibile,
comunque sempre meno vecchia di quella che usava sua moglie, un cane praticamente immobile e senza nome (razza basset-hound), una consorte sempre presente ma invisibile (“Devo dirlo a mia moglie”), i pasti al chiosco a base di chili con carne, il sigaro in bocca anche se spesso spento ed in tanti anni di indagini condotte felicemente, dopo aver raccolto un sacco di prove diligentemente annotate sul taccuino chiedendo spesso una matita in prestito, mai una promozione…
Ed un numero infinito di estimatori…
Ciao, tenente Colombo, ruolo per il quale vinse 4 Emmy ed un Golden Globe, ciao Peter Falk, indimenticabile attore.
Lo rammento molto giovane in uno dei miei film preferiti, “Angeli con la pistola” di Frank Capra, dove impersonava Carmelo, uno dei gangster al servizio di Glenn Ford, bandito dal cuore d’oro che trasforma in realtà il sogno della stracciona Bette Davis trasformandola in una dama raffinata in occasione del ritorno a casa della figliola, ruolo per il quale Peter Falk ottenne una nomination per l’Oscar.
Interpretò varie volte personaggi italiani o di origine italiana, tanto da riceverne idealmente la cittadinanza. Oltre ai succitati Colombo e Carmelo fu il tenente Mario Salvioni in “Italiani, brava gente”, poi un mafioso ne “Gli intoccabili” di Montaldo, il sergente Rossi in “Ardenne ’44, un inferno”, e l’operaio Nick Longhetti in “Una moglie”, al fianco di Gena Rowlands, moglie del suo grande amico John Cassavetes.
Se ne è andato così, devastato da quella terribile malattia che è l’Alzheimer, com’è successo a tanti altri divi di Hollywood, quali Charles Bronson e Charlton Heston, un morbo che l’aveva estraniato dal mondo, non facendogli più riconoscere nessuno…
Cima Vallona
Ci fu un tuono secco però non pioveva,
un lampo di fuoco da terra veniva.
E l’eco veloce si sparse lontano
riempiendo di fumo le valli ed il piano.
Ma il vento quel giorno era dolce e veloce
portò via quel fumo ogni grido e ogni voce,
e là sulla cima il silenzio tornava
e tutto tranquillo di nuovo sembrava.
Tornò dell’estate il rumore leggero
tornarono i falchi a volare nel cielo.
Restarono i quattro che a terra straziati
guardando quel cielo con gli occhi sbarrati.
Guardando le nubi vicine lassù
con occhi che ormai non vedevano più,
l’odore di morte era in quella giornata
soltanto una grande bestemmia insensata.
Portate dei fiori, portate parole,
portate canzoni, portategli il sole,
portate ogni cosa che serva per loro
a fare più dolce il sereno riposo.
Portategli il vostro sincero rimpianto,
portategli il vostro ricordo soltanto,
che sappiano loro che sono partiti
che noi tutti noi siam rimasti feriti.
Portategli i fiori, portategli il sole,
un bacio di donna, un ricordo d’amore.
Chi sa maledire o chi sa pregare
quei quattro ragazzi dovrà ricordare.
Voglio saper se la mano assassina
che ha mosso la terra, che ha messo la mina,
sa stringere un’altra, se sa accarezzare
se quella d’un uomo può ancora sembrare.
(Francesco Guccini)
Cosa ne pensate?