La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Pausa pranzo

Verso le ore 13 scatta la pausa pranzo.

Una pausa “mordi e fuggi”, perché il tempo è contato ed il lavoro deve riprendere al più presto.

Bar, pizzerie – classiche o al trancio – tavole calde e fredde, paninoteche, fast-foods, insalaterie, trattorie e ristoranti si riempiono di persone con il loro bel ticket in mano.

Anche i ristoranti si adeguano, proponendo menu a prezzo ridotto e senza l’aggiunta di quel balzello tipicamente italiano che è il coperto.

Non tutti però trovano posto. Allora, per necessità o per scelta, un sacco di persone mangiano direttamente per strada e nel contempo telefonano o leggono il giornale.

Vedi allora distinti signori e ragazze eleganti con un panino, un trancio di pizza o un kebab, o che pescano in un contenitore di cartone patatine fritte irrorate abbondantemente dal ketchup,

i più “salutisti” con yoghurt, frutta o contenitori di insalata già condita, stando ben attenti a non sbrodolarsi, estraendo infine dalla borsa, a volte firmata, l’immancabile mezzo litro di minerale, e si concedono una sosta al volo nel bar per un espresso.

Questo perché in città è pressocché impossibile tornare a casa per un pranzo tradizionale, dato che molti lavorano in posti molto distanti dall’abitazione ed hanno difficoltà a raggiungerla anche con i mezzi pubblici

ed inoltre per non appesantirsi troppo, riducendo così la produttività nell’ambito lavorativo.

Già, la prodittività…quella che condiziona la vita di questa città in ogni istante, costringendoti a mangiare in fretta e furia, senza un attimo di sosta, sospirando solo la fine del lavoro per poter tornare a casa tranquillamente (?) e finalmente gustarsi una cena in compagnia della famiglia….

14 Risposte

  1. sì, è un rito di tutti noi pendolari per via del lavoro—

    e anche in quello la creatività dà a volte risulòtato inaspettati—

    dal fai-da-te all’hi-tech—

    buona serata

    S

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    12 Maggio 2011 alle 16:55

    • Io per anni ho mangiato alla “mordi e fuggi”, ed anche peggio, perché mi portavo qualcosa da casa e mangiavo lavorando……
      Non credo che la creatività ne abbia guadagnato 🙂

      Buona serata

      Loredana

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      12 Maggio 2011 alle 17:43

  2. Carlo

    Ah, i bei tempi di nostri padri e fratelli maggiori, con la loro famosa, storica “schiscètta”… che sta ritornando fortemente in auge!

    Ciao, Loredana!

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    12 Maggio 2011 alle 20:04

    • La mitica schiscètta l’ho vista solo sui banchetti di un mercatino. Me l’ha mostrata mio marito, perché io nemmeno sapevo cosa fosse. Comunque consisteva in 2 contenitori solitamente in alluminio: nel superiore il primo – risottino, minestrone o pasta – nell’ inferiore la pietanza – bistecchina o frittata. che veniva schiacciata (da qui il nome), dal contenitore sovrastante.
      🙂

      Loredana

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      13 Maggio 2011 alle 15:59

  3. oggi si deve essere produttivi a Milano come Canigatti va bè forse esagero. comunque nelle mie Marche si corre, oggi anche troppo. pause pranzo ridotte. se incontri un collega, una volta magari ti gustavi il pranzo acconpagnandolo con un buon verdicchio. oggi non si può, a causa della patente a punti. insomma non ci resta che piangere. va bè dai diciamo non ci resta che essre sempre più tristi. sta cazzo di crisi ha rotto le palle scusa la mia scurrilità, ma non né posso veramente più . buona serata un bacio una buona cena almeno questa tranquilla. a presto nazz…

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    12 Maggio 2011 alle 20:48

    • La concorrenza è spietata, Nazz… e se non lavori non mangi. Però è anche vero che se non mangi, non hai la forza di lavorare, come il gatto che si morde la coda 🙂

      Un abbraccio e buona serata a te

      Loredana

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      13 Maggio 2011 alle 16:00

  4. Carlo

    Ha ragione il tuo attento ospite che mi precede.
    Il fatto è che per noi sarà sempre peggio.
    Non è pessimismo, ma sano realismo.
    Purtroppo.
    Anche se qualcuno auspica l’azzeramento dell’avere e del possedere a favore di una riscoperta dell’essere.
    Per poter gustare anche l’avere, che oggi è diventato bene assoluto; di felicità?

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    13 Maggio 2011 alle 07:29

    • Ho sempre dato la preferenza all’essere, ma non si può rinunciare proprio a tutto, vero Carlo?
      Specialmente ad un buon caffè 🙂

      Un abbraccio

      Loredana

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      13 Maggio 2011 alle 16:02

  5. bè, sin da piccolo ricordo il mitico “baracchino” metallico che mio padre, muratore, portava via—
    mi ricordo che ci raccontava che lo scaldavano a bagno maria per avere sempre cibo caldo, sioprattutto in inverno—
    io invece porto le cose nei barattoli di plastica e scaldo con il microonde—
    cambiano i materiali ma il principio è lo stesso: la sera prima pensare a cosa si mangerà il pranzo successivo—

    🙂

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    13 Maggio 2011 alle 08:16

    • Vale quanto ho scritto sopra a Carlo, a proposito della schiscètta, che voi a Torino chiamate “baracchino”… E tu mi hai spiegato come si faceva a scaldare il cibo
      🙂

      Loredana

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      13 Maggio 2011 alle 16:04

  6. Se al mattino sono sono in ritardo, il pranzo mi piace prepararlo in casa e di solito è a base di insalata, legumi e frutta. Se mi alzo tardi mi tocca adeguarmi in giro ma poi sto male tutto il giorno. Vivere per lavorare, siamo ridotti a questo. E dobbiamo pure ringraziare… (non so chi, ma guai lamentarsi! :-))
    Un abbraccione. Giancarlo

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    13 Maggio 2011 alle 08:36

    • Quando lavoravo ancora, preferivo fare una abbondante colazione…caffè (quello non mancava MAI), poi latte con muesli e fette biscottate con marmellata. In ufficio mi portavo dei crackers integrali e frutta, da mangiare lavorando (che bello…!!!!)Purtroppoil pasto forte era alla sera, pasta per lo più…, ed è da allora che ho iniziato a ridurre il cosumo della carne (cosa che non mi dispiace affatto)
      🙂

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      13 Maggio 2011 alle 16:10

  7. Carlo

    Giancarlo carissimo, ciao!
    – “Vivere per lavorare” e/o lavorare per vivere?
    E poichè si parla di cibi, di pranzi:
    – Vivere per mangiare e/o mangiare per vivere?
    Interrogativi (ma interessa saperlo?) delle 12,33, pausa pranzo.

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    13 Maggio 2011 alle 11:33

    • Una battuta di Enrico Brignano
      “Si deve lavorare per vivere o per morire? Vi prego: prendiamocela più comoda”.

      filosofia tutta romana, ma si adatta anche ai milanesi

      🙂
      Loredana

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      13 Maggio 2011 alle 16:17

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