Secondo giorno
Bolzano e Milano…Due città da amare ed odiare per motivi esattamente opposti. Una troppo grande, l’altra troppo piccola. Una ordinata, l’altra caotica, anche se non ai livelli di Roma. Una dove trovi poco o niente e l’altra dove c’è di tutto. Una che giri in mezz’ora, l’altra dove ogni giorno scopri nuovi itinerari, nuove zone, ma i punti principali sono sempre gli stessi, a partire da piazza Duomo. La Feltrinelli, ad esempio, la Ricordi, le ex Messaggerie Musicali (ora Mondadori Multipoint)… Ci passerei intere giornate a frugare tra i CD ed i DVD, a sfogliare i libri; da Feltrinelli in piazza Piemonte o alla FNAC puoi anche berti un caffè o fare un rapido brunch…
Poi ci sono i mercati… E là davvero la mattinata vola. Altro che triangolo della moda. C’è sempre qualcosina che attira l’attenzione, ma il bello è la gente che li frequenta. Gli immancabili extracomunitari, sia come venditori che compratori, che contrattano di tutto e su tutto… E i meneghini DOC con il loro dialetto e quel tipico anteporre l’articolo davanti ai nomi propri ( il Francèsco, la Mariuccia…etc). Un vero spaccato di umanità.
Invece di prendere la metro, deicdiamo per il tram nr.1 che fa capolinea in via Spoleto e che porta fino in centro.
Oggi si va alla trattoria La Madonnina, in via dei Gentilini, perché solo martedí la cuoca prepara ossobuco col risotto. Ambiente rustico ma gradevole, pareti tappezzate da un lato con manifesti di vecchi spettacoli e commedie musicali con Rascel ed altri attori anni 1950, dall’altra esposizione di quadri di vari stili, che cambiano periodicamente. L’ultima volta ce n’era uno raffigurante una rimessa con un tram in riparazione, riprodotto in modo tanto realistico da sembrare una foto, con i riflessi dentro le macchie d’olio sull’impiantito.
Il miglior ossobuco però lo si mangia al Matarel, in via Mantegazza, a gestione familiare, con la Elide in cucina ed il Marco a servire ai tavoli, pareti affrescate in maniera strana raffiguranti una Milano che fu.
Alla Madonnina ci si arriva con il tram numero 3. Cerco di immaginarmi corso di Porta Ticinese con i marciapiedi sgombri da auto e motorini posteggiati, ed i muri ripuliti da graffiti e manifestini vari, ma non ci riesco: fa parte della sua natura, non sarebbe più la stessa città. Corso san Gottardo è già meglio, più largo e con muri più puliti. Degustato il nostro oss-buss, con sottofondo di diatribe milan-interiste in puro vernacolo intercalato da “pirla” e “va a dar via i ciàpp”, ci avviamo a piedi verso la Bocconi e quindi porta Romana. Da lì, sempre col tram, verso porta Venezia (piazza Oberdan), e poi a piedi fino alla Feltrinelli di corso Buones Aires, con breve sosta per piccoli acquisti, indi a Lima dove prendiamo nuovamente la metropolitana fino a casa. A Lima, nel sotterraneo, c’è il solito venditore di cravatte dove ne ho acquistato un sacco per mio marito, con le più differenti fantasie…tra sassofoni, dipinti di Van Gogh, ritratti di Elvis Presley e gatto nero (la cravatta più bella, probabilmente). Uno dei pochi negozi che ancora resistono all’assalto di cinesi ed altri extracomunitari.
Cosa ne pensate?