La mia medicina
Quando sono depressa o anche solamente di cattivo umore, ho un’ottima medicina. Non serve ricetta medica, non bisogna pagare ticket…bastano una poltrona, un angolo tranquillo ed un libro di Giovannino.
Giovannino? Sì, Giovannino. Ormai è di famiglia, lo conosco praticamente da quando sono nata, credo perfino che quando ero bambina mia madre al posto delle favole, per addormentarmi, mi leggesse uno dei suoi racconti. E’ invece certo che mio padre lo usava come libro di lettura durante le vacanze estive che passavamo dalla nonna, e mi ci faceva pure i dettati o mi costringeva a riassumere quello che avevamo letto.
Parlo di Giovanni Guareschi, il “papà” di don Camillo e Peppone e del loro straordinario Mondo piccolo che gravita in quella fetta di Bassa padana piatta ed afosa, che lo stesso Guareschi ha saputo anche rappresentare con pochi tratti di china, disegni essenziali ma molto esplicativi. Naturalmente non parlo solo della saga del Mondo piccolo, ma anche degli altri suoi scritti, quali “La scoperta di Milano”, “Il destino si chiama Clotilde”, i volumi de “L’Italia provvisoria”, “Diario clandestino”, “Il decimo clandestino”, la dolcissima “Favola di Natale” e quello che meglio descrive la sua vita, ossia il “Corrierino delle famiglie”,con la moglie Margherita, la figlia Carlotta, soprannominata la Pasionaria, ed il piccolo Albertino.
Quando mio padre venne a mancare, in cantina conservava ancora intere annate del fogliaccio, ossia il Candido, che riuscii in parte a leggere. Rappresentavano un’Italia che non avevo conosciuto, in quanto lo scrittore morì pochi anni dopo la mia nascita ed egli raccontava moltissimo del periodo della guerra e dell’immediato dopoguerra che non avevo vissuto. Mi ero ripromessa di portare i giornali a casa mia per poterli sfogliare con calma, non solo per leggere gli scritti di Guareschi, ma anche quelli di Carletto Manzoni (quello del surreale signor Veneranda”) e di Giovanni Mosca, ma mia madre, in un momento di scoramento, li buttò tutti via unitamente ad altri ricordi cui tenevo moltissimo.
Qualche anno fa ci siamo recati a Roncole Verdi dove, a poca distanza dalla casa natale di Giuseppe Verdi, c’è il bar, in origine una locanda, di Giovannino, dove abbiamo avuto il piacere di conoscere il figlio Alberto che ci ha fatto personalmente da guida in questa casa-museo, dove sono esposte un sacco di testimonianze della vita e delle opere dello scrittore, tra le quali le svariate edizioni delle sue opere tradotte in un sacco di lingue.
Là, Guareschi amava farsi chiamare “caffettiere”, preparando egli stesso la bevanda alla macchina dell’espresso per amici ed avventori del bar. E là ho acquistato, benissimo rimasterizzati, tutti i DVD della serie di don Camillo.
Preferisco però leggere i suoi racconti, pieni di delicato umorismo e di umanità, a volte venata da tristezza…
Stamattina era appunto uno di quei giorni… e grazie alla mia “medicina” , nella fattispecie alcuni racconti appu to del Corrierino delle famiglie, ho risolto tutto con un sorriso.
Che bellissima pagina in ricordo di un grandissimo uomo!
E quante volte ho visto e rivisto, vedo e rivedo, i suoi film: un autentico spaccato di genuina umanità, di valori intramontabili della gente vera, onesta, laboriosa, essenziale. Che faccio a tempo a ricordare, con profonda malinconìa, e che da molto non (ri)trovo più; anche quando incontro qualcuno, ragazzo come me di quei tempi… cambiato fuori, ovvio, ma purtroppo anche dentro.
Ciao, Loredana.
Carlo
(mentre il Pasquale annuisce e saluta te e… i bei ricordi: che ci possiamo fare se tutto è irreversibilmente cambiato? Dobbiamo restare nella realtà del presente, anche se… l’è dùra!).
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2 aprile 2011 alle 17:05
Carlo…Pasquale…purtroppo il tempo corre avanti, inesorabilmente. Ma trovo che sia bello che ci siano ancora queste testimonianze a ricordarcelo. Un tempo in cui c’era poco, ci si accontentava anche di poco, non c’era tutta questa “civiltà” del benessere, che consiste appunto più nell’apparire che nell’essere, nel possedere, anche cose inutili, quando i veri valori ormai sono misconosciuti. In cui, in politica, si era avversari, ma non nemici.
Ora tutto è stravolto. Il tempo corre troppo in fretta, il denaro sembra che sovrasti tutto…avere…avere…avere… e poi non saluti nemmeno il vicino di casa o trascuri le cose davvero importanti. e questa per me è miseria, morale ma sempre miseria.
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2 aprile 2011 alle 17:24
Hai perfettamente ragione, Loredana.
Una volta, poveri materialmente, si era davvero tanto ricchi sul piano umano; oggi siam diventati ricchi nell’avere e nel possedere sempre di più ma siam tutti estramamente poveri in umanità.
Rileggere e rivedere Giovannino accentua questo contrasto di ciò che si era con quanto siamo oggi.
Purtroppo, peggio ancora, sembra che non ce ne accorgiamo… (anche quando si sostiene di amare Dio Trino e in realtà si ama dio quattrino; ma forse son cattivo a dirlo, anche perchè è fuori tema).
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2 aprile 2011 alle 18:33
No, cattivo no, ma crudelmente realistico 😦
Loredana
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2 aprile 2011 alle 18:49
Una nipote, assistente sociale, diceva che solo in questa società di opulenza e di avere, in cui tutti corrono, indifferenti l’uno verso l’altro, spesso anche cinicamente indifferenti, si conoscono malattie e/o forme di disagio psicologico che una volta erano pressochè inesistenti e sconosciute, così come ancor lo sono in società con altri stili e ritmi di vita.
Guarda caso in quei tempi, quando c’era l’umanità di quei personaggi di Guareschi, la medicina era “ad ampio spettro” d’azione: la gente, stare insieme, sentirsi solidali, per davvero, pronti a darsi una mano, a sostenersi, ad aiutarsi, tutti per uno…
Scusa la mia… insistenza, Loredana: chiedo scusa e non vorrei appesantire il post.
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2 aprile 2011 alle 19:28
Sei sempree il benvenuto… Non ti preoccupare 🙂
Quello che hai detto sopra è perché forse nei momenti di bisogno scatta la molla della solidarietà… Per adesso ti aiuto io, sperando che quando sarò io ad averne bisogno tu faccia altrettanto…
Un caro saluto a te e Pasquale.
Buona domenica
Loredana
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3 aprile 2011 alle 07:19
Ciao Loredana , anche se conosco poco
” Giovannino” tranne per i Film (Don Camillo e Peppone) tratti dal suo scritto, concordo con Te sulla terapia miracolosa di una buona e “cara” lettura.
La mia medicina si chiama: Musica, ma
anche una “lettura” che amo riesce a curarmi.
Buona domenica
Un abbraccio
Gina
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3 aprile 2011 alle 08:48
Cara Gina, “Giovannino” per me è un vero toccasana. Tutti i libri che possiedo di Guareschi poi m sono doppiamente cari perché provengono, tranne poche eccezioni, dalla biblioteca di mio padre.
Se poi la lettura è accompagnata da un buon sottofondo musicale…ancora meglio, e Giovannino non me ne vorrà se dico di preferire Puccini a Verdi 🙂
Una buona domenica, anche se volge ormai alla fine
Loredana
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3 aprile 2011 alle 15:16