La farfalla
La farfalla
L´ultima, proprio l´ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
– così gialla, così gialla! –
l´ultima,
volava in alto leggera
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà la mia settima settimana
di ghetto…
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell´altra volta fu l´ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.
Pavel Friedmann, da Vedem, 4.6.1942
Non so cosa dire. Mi mancano le parole e non
riesco a trovarle per questo Abominio della
razza di/sumana.
In silenzio rendo onore a questo Giorno.
Con Affetto
Gina
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27 gennaio 2011 alle 08:22
@Gina… Il silenzio delle parole, non quello della mente. E’ la poesia di un bambino, Gina, e per questo tanto più straziante, un bimbo che avrebbe dovuto (non solo voluto) giocare, studiare, amare…vivere insomma., e gli è stato negato nella maniera più infame imprigionandolo in un lager di soli bambini.
Un caro abbraccio.
Loredana
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27 gennaio 2011 alle 11:04
Sto imparando da qualche tempo a non cercar parole difronte a certe realtà.
In compenso mi viene spontanea, sempre, una sola risposta, che è una preghiera. Muta. Ma vera.
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28 gennaio 2011 alle 14:45
Non sono religiosa, Carlo, nel senso che non frequento da anni la Chiesa. Ma in ciascuno di noi è insita una certa spiritualità, a meno che non sia una belva, come coloro che hanno voluto questo abominio. Credo quindi che una testimonianza per ricordare una simile giornata sia stata doverosa per ricordare i milioni di vittime.
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28 gennaio 2011 alle 15:10
Un caro amico, anziano padre missionario, psicologo e sociologo: “Vivere e sentire umanità e fraternità è spiritualità, che non è (soltanto) quella di noi preti”.
Tu hai spiritualità, Loredana, alla facciaccia di tante ipocrisie di persone che si dicono religiose.
Un sincero saluto.
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28 gennaio 2011 alle 21:46
Credo che un poco di spiritualità sia innata in ciascuno di noi, solo che spesso entra in conflitto con la nostra parte” materiale”. E’ questo che ci rende umani, ma bisogna vedere quale delle due parti prevale sull’altra. Non ritengo che frequentare assiduamente la chiesa sia simbolo di spiritualità…basta vedere quanti bigotti e bacchettoni si sentono a posto con la coscienza per il solo fatto di andare a messa in tutte le feste comandate, e poi in privato razzolano assai male. 🙂
Io cerco semplicemente di essere in pace con me stessa… ascoltando la famosa vicina dentro di noi….
Un ringraziamento per l’attenzione ed un caro saluto.
Loredana
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29 gennaio 2011 alle 15:22
“A che serve dirmi soddisfatto per la chiesa affollata nei dì di feste – diceva sovente quel missionario – se poi, dentro, in ogni persona, non cambia mai nulla per essere credenti coerenti credibili, fuori?”.
Se ci fosse davvero questa testimonianza di coerenza di fede… se ci fosse stata in quei tempi maledetti, in un’Europa dalle diffuse origini cristiane!
Umanità e fraternità, già, appunto.
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28 gennaio 2011 alle 22:02