Il cestino da lavoro
Un paio di pantaloni nuovi, però lunghi, e quindi l’orlo da è accorciare.
Là, nascosto nell’armadio, c’è un vecchio cestino da lavoro, di legno, che si apre a fisarmonica, mostrando i cassettini pieni di rocchetti multicolori,le cartine degli aghi, forbici, ditali. Era di mia madre e lo uso ancora io, anzi, l’ho sostituito al mio, di plastica e stoffa. Sul legno consumato c’è ancora la scritta incerta “MAMMA”, che ho inciso da bambina e delle decalcomanie di margherite e fiordalisi. Tra le forbici ce n’è un paio, da ricamo, che ancora adesso mi affascina, con la sua apparenza strana, una cicogna (o un airone) in cui le due lame formano il becco. Le ho conservate, quelle forbicine da ricamo, anche se ormai non tagliano più bene, e di arrotini che le affilino non si trovano più. Tutto è rimasto come allora, e ripenso a mia madre che cuce, vicino alla finestra, o che mi insegna a ricamare, cosa che da bambina mi indispettiva moltissimo per via dei chilometri (mi sembravano così tanti allora) di punto a giorno, per orlare lenzuola che avrebbero dovuto servire per il mio corredo e che ho usato pochissimo, preferendo quelle stampate e colorate. Adesso dalla mio balcone vedo “quella” finestra, e nel cuore arriva un tuffo di commozione di nostalgia per la mamma, casa mia ed i tempi spensierati dell’infanzia
Cosa ne pensate?